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Fiorentina-Torino 1-1
, 19 Gennaio 2025

Fiorentina-Torino 1-1, Considerazioni Sparse


Il Toro non molla in 10 uomini, la Fiorentina non si ritrova più ed esce sotto i fischi.

Tutto c'era d'aspettarsi, tranne che una partita dove all'intervallo si vedeva la Fiorentina padrona di casa avanti 1-0, e il Torino ospite già in inferiorità numerica, terminasse con un pareggio dove quasi manca qualcosa a chi è rientrato in campo con l'uomo in meno. Una gara quella del Franchi segnata dalla paura da parte di entrambe le squadre, ma dove i granata colgono con merito un punto prezioso proprio a premio della capacità di scuotersi di dosso per primi ansie e sfiducia. Per i viola, il valore aggiunto della striscia di 8 vittorie sembra ormai dissipato: 2 punti nelle ultime sei gare

Avvio frenetico, poi le squadre si placano e si studiano. Nonostante il pari del derby, i granata pur armati di buona volontà non sembrano troppo a loro agio nel proporre con precisione quelle combinazioni chieste da Vanoli (assente per squalifica). Vlasic, schierato a supporto di Adams, si perde nelle maglie di un centrocampo viola rinfoltito dall'esordio di Folorunsho (nelle vesti di esterno "muscolare" alla Bove) e particolarmente attento a tenere quelle corrette spaziature a protezione, grande mancanza dell'ultimo mese. La Fiorentina di contro manda segnali positivi dai singoli ma ritrasmette anche una tensione, seppur sottotraccia: c'è tanta voglia di proporsi, di mostrarsi nel vivo del gioco; ma manca sicurezza nelle giocate, manca convinzione al momento di fare qualcosa palla al piede.

L'episodio che sembra spaccare la gara è il doppio giallo, nel giro di pochi minuti, del giovane Dembelé: prima decisivo nel chiudere in sequenza su Kean e (fallosamente) su Gosens lanciati in campo aperto, poi ingenuo nell'aggrapparsi a Folorunsho per una situazione con palla a metà campo. Toro in dieci, saltano un po' di riferimenti, e i viola strappano con il solito Kean, bravo a ribadire in porta la giravolta di Colpani innescato dalla fiammata di un pimpante Gudmundsson. Ma l'autotraversa che nel recupero Comuzzo colpisce sugli sviluppi di un corner con De Gea battuto, sembra quasi il campanello d'allarme di una squadra con l'ansia - e la paura - di vincere.

La colpa maggiore dei viola nella ripresa è la stessa, fatale, di Monza: aver lasciato percepire all'avversario le proprie preoccupazioni. L'approccio della Fiorentina nel secondo tempo è molto accorto ma fin troppo conservativo. Con l'uomo in più, si vanno a tagliare le linee di passaggio senza alzare di intensità la prima pressione, lasciando ai granata l'onere di un possesso palla complicato. La linea difensiva è alta ma solo in funzione di non perdere le distanze con il centrocampo, che sulla trequarti avversaria sfrutta la superiorità numerica per giocare anche sugli anticipi. Sembra una cerniera perfetta, ma è chiara la volontà di anestetizzare una partita che la Fiorentina avrebbe mezzi e situazione per invece azzannare. Il Torino annusa il clima e azzarda, sentendo che il calo di concentrazione è nell'aria. Lo combinano Comuzzo e Adli in un possesso basso gestito leziosamente dal franco-algerino (bravo Gineitis ad aggredirlo e segnare); pochi istanti prima Njie aveva graziato De Gea, in un collasso generale della difesa viola su una palla diretta letta male e affrontata peggio.

Cuore Toro, si dirà forse con troppa semplicità a proposito degli uomini di Vanoli che, dopo il pari in rimonta del derby, sono in grado di replicare a Firenze. Ma è oggettivo che, al netto delle titubanze avversarie, la squadra granata pur con tutti i suoi limiti e le sue carenze strutturali, fa ancora un'ennesima prestazione ammirevole per abnegazione e impegno. Ad esempio, partita da lode quella di Che Adams, costretto ancora per necessità a fare da unica punta senza averne né la struttura né le caratteristiche. Lato Fiorentina la questione è ben diversa: se il primo tempo di due sottolente come Gudmundsson e Colpani era stato rinfrancante, la ripresa ha visto soprattutto l'ex Monza di nuovo cadere nella trappola dell'errore costante da tremarella. La percezione è di sfiducia generale, fin troppo rappresentato, oltre che nella contestazione finale della curva, nei fischi che la tribuna ha rivolto ai cambi proprio dei due giocatori, verso Palladino per l'uscita dell'islandese e verso l'ex Monza per il suo lasciar posto (al 90esimo) a Kouamé. Lo stesso tecnico, al di là del costante tentativo di presentarsi sicuro e fiducioso ai microfoni, sembra esser a corto di idee. L'allenatore campano pare ripiombato nel buio di inizio stagione, dove rispetto ai problemi di gioco - e di risultati - gli accorgimenti erano tutti orientati al tentare disperatamente di aumentare la tenuta difensiva della squadra. In questo, difficile giudicare la prestazione di Folorunsho: l'utilizzo prettamente senza palla, con compiti di rottura, ricerca dei duelli e sostegno alla profondità può aver aiutato la squadra, ma è solo una minima parte del suo potenziale.

  • Scribacchino sull'ala sinistra. Fiorentina o barbarie dal 1990. Evidenzio le complessità di un gioco molto semplice.

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