Torino-Juventus 1-1, Considerazioni Sparse
Toro gagliardo, Juve incompiuta: il cielo su Torino, da ambo le parti, è decisamente plumbeo.
Il derby è, per definizione, la gara che può cambiare una stagione: a maggior ragione se le due squadre che lo giocano hanno una prima parte di stagione da farsi perdonare ed un riscatto da cercare. Juventus e Torino arrivano alla stracittadina numero 210 nella consueta atmosfera da brividi, ma insoddisfatte ed in cerca d’autore: per questo e per via delle numerose assenze, da ambo i lati si vedono scelte tattiche e di formazione sorprendenti, alla ricerca di una svolta che potrebbe avvenire nel giorno calcisticamente più atteso in terra sabauda. Il campo conferma le difficoltà delle due contendenti con una partita intensa ma bruttina, abbellita solo dalle due perle di Yildiz e Vlasic che sigillano il punteggio sul 1-1: un pareggio giusto per quanto visto sul rettangolo verde, e che probabilmente serve più al Torino, sia in termini di classifica (si tratta comunque di un altro passettino verso una salvezza non scontata) sia in termini di morale. Un derby che conferma la retorica che vorrebbe una Juventus più signora ed un Torino più guerriero, ma che di fatto dimostra come entrambe non siano, ad oggi, capaci di compiersi appieno in alcun ruolo.
E’ un Torino che vuole fare la partita, tatticamente ed emotivamente: Vanoli rispolvera un baricentro altissimo in non possesso che riporta ai tempi di Juric, scegliendo un 4-2-3-1 che intende aumentare la produzione offensiva. I granata, al netto della doccia fredda iniziale, per un’ora di gioco si insediano stabilmente nella metà campo avversaria con la partita più volitiva ed aggressiva della stagione, infiammando una tifoseria che dimostra di farsi bastare davvero poco per applaudire i suoi: un Torino gagliardo, rugbystico, intenso, incitato alla morte dal suo tecnico indiavolato (espulso assieme al collega a metà ripresa), che paga il dazio della stanchezza negli ultimi 25’ rischiando una sconfitta che sarebbe stata immeritata. Certo, si tratta della Juve probabilmente più vulnerabile degli ultimi anni, piena di infortunati e anche di gente messa fuori ruolo dal suo tecnico in una gestione probabilmente masochista, ma rispetto al derby di andata si è vista una virata netta almeno rispetto all’atteggiamento, e questa è una buona notizia per un finale di stagione in cui proprio l’attitudine alla lotta sarà fondamentale per salvarsi in una stagione travagliata.
Thiago Motta, dopo aver declamato il consueto elenco degli assenti, deve pescare dalla panchina: e Nico Gonzalez è schierato da falso nueve al posto di Vlahovic, mentre le chiavi del centrocampo finalmente date a Douglas Luiz, il vero oggetto misterioso del mercato di Giuntoli. La perla di Yildiz dopo 9’, con la gentile collaborazione di Milinkovic Savic, anziché rinvigorire i bianconeri, ne richiama quella versione attendista che già è capitato di vedere più volte in stagione: i bianconeri mostrano di saperci fare con la palla tra i piedi, ma è come se decidessero di non prendere in mano le redini del match, lasciando il pallino agli avversari finchè non pareggiano (ed in questo caso anche oltre). Pur con tutte le attenuanti di questo mondo, dall’infermeria piena al progetto in costruzione, non si capisce bene la direzione che i bianconeri stanno prendendo: forse l’etichetta di giochista dominante è stata data al tecnico brasiliano troppo frettolosamente, perché questa è una squadra che rifiuta di fare la partita anche contro un Torino in difficoltà disarmante. Davvero basta una squadra che ci mette un po' di “garra”, ma che pur sempre ne ha vinta 1 delle ultime 11, a fermare la proposta di gioco di questo nuovo corso?
Per guardare promossi e bocciati, conviene guardare i dirimpettai in questi moduli speculari. Promossi i due marcatori innanzitutto, perché i due gol sono proprio belli: su quello di Yildiz però c’è un ritardo evidente di Milinkovic Savic, forse al primo errore stagionale ma capace di riscattarsi nel finale con un paio di interventi sicuri e provvidenziali. Nico avrebbe dovuto fare lo stesso lavoro di Vlasic, ma se il serbo si inserisce più volte tra le linee, il bianconero sceglie di provare a far la boa, che evidentemente non è il suo lavoro: quell’inserimento tra le linee è mancato per causa sua ma anche di un Koopmeiners sempre più incomprensibile, probabilmente il peggiore in campo. In regia Douglas Luiz mostra che con la palla tra i piedi ha una qualità fuori dal comune ma logicamente manca di ritmo, mentre Ricci opta per una gara generosa, più di lotta che di governo: entrambi sufficienti senza squilli. Qualche insufficienza da ambo i lati sulle fasce, dove McKennie fatica in una posizione non sua e viene stressato da un Lazaro frizzante, ma non da Pedersen che conferma i suoi evidenti limiti tecnici. Infine, molti promossi in difesa: se il parziale non varia, è perché Maripan e Gatti giganteggiano in più occasioni, specialmente sulle palle alte.
Il cielo su Torino, in questa stagione, è decisamente plumbeo. Da una parte Urbano Cairo, che ieri aveva aperto le porte del Filadelfia invitando Ciccio Graziani: una captatio benevolentiae sfruttando una icona del Torino che fu, che ben presto è diventata un ulteriore oggetto di scherno sul fatto che Graziani sia stato l’unico attaccante portato dal club, fermo sul mercato benchè a conoscenza dell’infortunio di Duvan Zapata da mesi. Ad oggi il trend nei derby di Cairo è spaventoso: in 19 anni di presidenza si conta una sola vittoria (nel 2015), tanto che oramai i primi sostenitori dell’imprenditore alessandrino sono proprio i tifosi bianconeri. Con una Juventus in questa difficoltà, questo derby poteva essere una ghiotta occasione “salva-stagione”, ma i granata confermano tutti i limiti strutturali di una rosa costruita al risparmio, e tutto quello che possono fare, nel migliore dei casi, sarà ottenere una salvezza striminzita. Non che possa esser una consolazione, ma le cose dall’altra sponda del Po non vanno meglio, perché quando si parla troppo di progetto significa che scarseggiano i passi avanti che lo dovrebbero caratterizzare: non riuscire a sconfiggere questo Torino, anche in virtù della sua allergia ai derby, era un’impresa, eppure questa Juventus titubante ci è riuscita.
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