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5 giocatori da seguire all'Australian Open 2025
, 11 Gennaio 2025

5 giocatori da seguire all'Australian Open 2025


Giovani, vecchi, chill guys, modelli e mancati surfisti da seguire all'Australian Open 2025.

Arriva il primo Slam dell’anno, questa volta un po’ presto, solo pochi giorni dopo che la befana ha spento luminarie e chiuso la stagione delle feste. Proprio mentre scendevamo in cantina con gli scatoloni dell’albero e del presepe, siamo stati sorpresi dalla notizia della morte di Rino Tommasi.

Una delle perifrasi più usate per descrivere un evento che la nostra mente non potrà mai comprendere fino in fondo, è quella che usa il verbo scomparire. Eppure in un certo senso accade anche un movimento di segno opposto: la morte non cancella, anzi ravviva il ricordo e valorizza ciò che rimane; e l’eredità del Maestro, la sua competenza gentile e la sua arte di raccontare lo sport valorizzandolo senza inutili sensazionalismi e senza sovrapporsi all’evento, ci servirebbe più che mai oggi – tempi di grida e di narcisismo, di botti e di gare a chi la spara più greve, più forte e più in alto.

E allora è impossibile non sognare la coppia con Gianni Clerici finalmente ricomposta, a commentare da lassù questo Australian Open, come due amici che ci accolgono fra loro e condividono con noi quella passione colorita, seria e leggera, che spazia dallo sguardo tecnico, confortato da un solido piedistallo di numeri e statistiche, alla curiosità per gli aspetti più umani, estetici, psicologici e anche poetici. Niente come il tennis saprà onorarne la memoria.

La settimana pre-Slam ha come fulcro il sorteggio, il pattern su cui costruiamo i viaggi immaginari e le ipotesi pronte per essere smentite. Una volta tanto sembra che Jannik Sinner sia stato fortunato: il percorso è buono fino agli ottavi (dove troverà Berrettini, Rune o Hurkacz), mentre ai quarti si candida uno tra De Minaur e Tsitsipas, e in semifinale ci dovrebbe essere Medvedev. Il vero vantaggio è trovarsi dall’altro lato rispetto a Zverev, Alcaraz e Djokovic.

Come Jannik, anche Zverev può beneficiare di un tabellone benevolo, vedremo se saprà cogliere l’occasione o se troverà un modo creativo per tirarsi la zappa sui piedi. Per i bookmakers la difesa dell'Australian Open è per distacco l’evento più probabile: speriamo che abbiano ragione e che Jannik ricominci come aveva finito, però sappiamo che non sarà facile. È ciò che facevano Roger, Rafa e Nole, animati da una fame inestinguibile: ripetersi vorrebbe dire porsi definitivamente sul solco tracciato da quei tre.

Oltre ai rivali più scontati, c’è spazio come al solito per qualche novità o ritorno; noi facciamo la nostra parte, selezionando cinque giocatori che non vinceranno ma che meritano uno sguardo nel palinsesto meraviglioso e intricato dei primi turni di questo Australian Open. (di Nicola Balossi)

Nishesh Basavareddy

Pronti per l'upset of the year? Scherzi a parte, immaginarsi Novak Djokovic uscire al primo turno dell'Australian Open contro una wild card è molto difficile, ma noi siamo qui per darvi dei consigli di vita. E il primo è di guardare attentamente Nishesh Basavareddy.

Il classe 2005 statunitense, di fatto, è venuto fuori poco più di un mese fa, quando a dicembre ha partecipato alle Next Gen ATP Finals di Jeddah, uscendo alla fase ai gironi con una vittoria sul cinese Shang e due sconfitte combattute contro Alex Michelsen e Luca Van Assche. Il suo primo torneo davanti a un grande pubblico (se così possiamo parlare della manifestazione in Arabia), perché fino a quel momento aveva disputato solamente tornei Challenger e del circuito universitario (studiava ingegneria), con un'apparizione nel tabellone dello US Open sconfitto nel round finale da Medjedovic.

Dopo la soddisfacente campagna araba però, il tennista di origini indiane si è qualificato ai 250 prima di Brisbane e poi di Auckland, spingendosi in quest'ultimo addirittura fino alle semifinali. Non male per essere il suo secondo torneo ATP. Nelle ultime due settimane ha avuto la meglio su tennisti più blasonati di lui, come Tabilo, van de Zandschulp e Altmaier, ma anche su quasi coetanei che sembravano, fino a pochi giorni fa, decisamente più avanti di lui nel percorso di crescita, come Alex Michelsen. Proprio contro quest'ultimo, ad Auckland, Basavareddy ha dimostrato grande forza mentale, recuperando da un set di svantaggio e facendo emergere tutta l'instabilità del suo avversario, dimostratosi ancora troppo immaturo.

L'essere a proprio agio in campo è forse la qualità migliore di Basavareddy, che sembra non sentire il peso dell'inesperienza e non perdere mai la lucidità, come dimostrano le tante vittorie al terzo set in queste prime uscite stagionali. Il classe 2005 è un giocatore serio, sia a livello comportamentale che tecnico. Il suo gioco non mostra vistosi punti deboli, al di là di un servizio non particolarmente incisivo, e riesce a sopperire a una potenza non straordinaria con un ritmo sostenuto e tanta precisione.

Non è un picchiatore che rompe la guardia, ma uno stratega che ti lavora ai fianchi e che, soprattutto, non cala mai di concentrazione. Uno di quei tennisti che sembra non fare fatica a colpire, con un gioco da fondo ben strutturato (anche se non particolarmente verticale) e una sporadica ricerca dell'imprevedibile con la palla corta.

La sfida con Djokovic è la vetrina giusta per vederlo all'opera e per testare definitivamente la sua tenuta mentale. Esordio in uno Slam, prima volta contro un top (e che top) e un'altra lunghissima serie di prime esperienze. Le probabilità di vittoria rasentano lo zero, quindi diciamolo in coro: non succede, ma se succede...

Noi vi avevamo avvertito. (di Matteo Petrera)

Kei Nishikori

Ma come? È ancora in attività? Se questa è la reazione che avete avuto leggendo il nome del giapponese in questa lista, in realtà è abbastanza normale, perché è vero che Nishikori non si è mai ritirato dal tennis, ma è pur vero che per un lungo periodo di tempo nessuno di noi ne ha più sentito parlare.

Per essere precisi, un periodo di 21 mesi (tra il 2022 e il 2023), quelli che lo hanno visto lontano dai campi per un'operazione all'anca che, per quello che ne sapevamo noi, poteva aver tranquillamente concluso la sua carriera, considerando anche che la sua carta d'identità dice 1989.

E invece Nishikori non ha smesso di combattere e, non senza fatica, ha ripreso confidenza col circuito, fino ad un finale di stagione che, sorprendentemente, è tornato a mostrare una versione del giapponese decisamente più competitiva del previsto. È arrivata a 9 la striscia di vittorie consecutive, tra la fine del 2024 e l'inizio del 2025, che lo ha portato prima a vincere il challenger di Helsinki, e poi ad arrivare in finale nel 250 di Hong Kong, risalendo alla posizione 74, dopo essere addirittura uscito dalla classifica.

Era il 2019, a Brisbane (sempre un torneo pre Australian Open) quando Kei Nishikori giocava la sua ultima finale a livello ATP: allora vinse il torneo, battendo in 3 set niente meno che Daniil Medvedev. Sei anni dopo si è dovuto fermare contro il certamente meno prestigioso Alexandre Muller, facendosi rimontare un set di vantaggio ma, alla fine, alzi la mano chi si aspettava di rivedere Nishikori giocare una finale nel 2025.

Come andò il suo Australian Open sei anni fa? Si ritirò durante il quarto di finale contro Djokovic. Naturalmente non sono queste le aspettative per questo slam, ma tenete d'occhio Nishikori, perché di certo ci tiene a far sapere che è tornato. (di Marco Ballinazzo)

Tomáš Macháč

Tomas Machac non è propriamente un tipo che buca lo schermo. 24 anni, n. 26 del ranking, ha in carriera sei titoli Challenger e una finale ATP. Indossa kit della Joma e un cappellino al rovescio da NPC e quasi nessuno sa pronunciarne il cognome.

In un’epoca che assottiglia il confine tra meme e realtà fino a farlo scomparire, alla ricerca spasmodica del personaggio – il Predestinato Joao Fonseca, Giovanni Mpetshi Perricard mostro finale del servizio, le mille e una rinascite del solito Kyrgios – un tennista normale come Machac corre il rischio di scomparire. È il n. 1 ceco, eppure quasi tutti parlano dei suoi connazionali più giovani, più futuribili: Jacub Mensik, Jiri Lehecka.

L’anno scorso a Shanghai Machac ha battuto Carlos Alcaraz in due set giocando un match sensazionale, il migliore della sua vita. Si era appena misurato con un’ottima versione dello spagnolo, reduce da 12 vittorie consecutive, ma prima della stretta di mano si è limitato a un sorriso, un mix tra sollievo e sorpresa, la perfetta trasposizione tennistica del chill guy.

Questo basso profilo, questa inconsistenza mediatica di Machac stridono in modo sorprendente con il suo gioco brillante, un tennis ad alta percentuale di rischio che spesso paga proprio con avversari più quotati: Rublev a Miami, Djokovic a Ginevra sono altri pregevoli scalpi del suo 2024. Una combinazione di atletismo, attitudine al contrattacco e sensibilità a rete (è anche ottimo doppista, n. 49 del mondo e oro olimpico nel doppio misto) che meriterebbe ben altra attenzione.

Dieci giorni fa, in United Cup, Machac è arrivato a match point contro Taylor Fritz, uno dei giocatori del momento, finalista a New York e a Torino, prima di arrendersi ai crampi. Per il ceco il 2025 potrebbe essere l’anno della consacrazione: un ingresso in top 20, o in top 15, capace di attirare i riflettori persino su di lui. Il sorteggio dell'Australian Open gli apre scenari interessanti: l’abbordabile esordio con Nagal, l’incrocio con il redivivo Opelka, poi l’eventuale sfida a Novak Djokovic, sognando l’ennesimo upset.

Insomma, il nostro consiglio spassionato è di dare una chance a questo simpatico ragazzotto di Beroun fuori dall’hype. Approfittiamone finché siamo in tempo: per noi potrebbe essere l’ultima occasione di suggerire Tomas Machac, per voi di salire sul carro prima che lo facciano tutti. (di Francesco Garamanti)

Jack Draper

Il fascino del tennista mancino, il talento che gli ha permesso l’identikit di giovane annunciato a una gran carriera, la rievocazione britannica appena dopo il ritiro di Murray. E diciamocelo, il plus dell’estetica di un ragazzo alto e tirato, con inconfondibile sponsor Nike e cappellino tirato all’indietro ormai marchio di fabbrica. Jack Draper ha tutto per essere amato. Oppure odiato, scegliete voi. Difficilmente non risulterà un tipo piuttosto divisivo.

Al di là dei fattori extra-campo, il 2024 del ragazzo di Sutton merita davvero tanta considerazione. Soprattutto da giugno a ottobre, anche perché negli ultimi Australian Open abbandona la competizione al secondo turno. Si regala due finali ad Adelaide e Acapulco, ma sono solo l’antipasto. Memorabile il successo a Stoccarda, dove batte dai quarti in poi Tiafoe, Nakashima e Matteo Berrettini in rimonta. Vince anche un altro titolo, dominando il Vienna Open con un solo set perso in cinque incontri. I regali che lo consegnano definitivamente al palcoscenico mediatico sono il successo senza possibilità di appello su Carlitos Alcaraz (7-6 6-3), negli ottavi del Queen’s, e uno strepitoso percorso agli US Open, fino alla semifinale (persa) contro Jannik Sinner.

Il classe 2001 non è certo una novità sulla scena, da anni è sotto la lente d’ingrandimento di tanti appassionati. Anche se con rendimento un po’ zoppicante, spesso condizionato da infortuni e poca buona sorte in momenti pesanti. Quando è in campo ruba l’occhio, non potrebbe essere altrimenti per un tennista rapido e dinamico come lui. Si esalta quando la pallina viaggia a grande velocità, gioca spesso con la rete e con le palle corte, con le quali ha un buon feeling. L’ultima versione vista ha stupito proprio per la complessità e completezza del repertorio.

Il numero 15 del ranking ATP ha una bella manche da giocarsi, sulla superficie dove ha la percentuale di vittorie più alta in carriera (74,31% su cemento indoor). Il problema? Il britannico, destinato entro breve alla scalata verso la top 10, è stato frenato da ulteriori problemi fisici all’anca, che lo tengono fuori dal 31 ottobre 2024. Quello verso l'Australian Open è un rientro lampo e poco programmato. Al primo turno si troverà contro un coetaneo potenzialmente insidioso, l’argentino Mariano Navone.

L’invito è estendere l’attenzione su Jack Draper all’intero 2025, se siete alla ricerca di un millennial che possa quantomeno mettere in discussione il duopolio Alcaraz-Sinner. Esperimento da mille controindicazioni, ma al britannico non mancano i mezzi per competere ai vertici. Per ora, l’avventura oceanica è strettamente legata alle condizioni fisiche, ancora un punto interrogativo. Se lo sosterranno, gli spunti che saprà regalare meriteranno considerazione. E se così non sarà, almeno per gennaio, è solo questione di tempo. (di Niccolò Masini)

Tommy Paul

Il nostro manipolo di antieroi aveva pur bisogno di una guida sicura, un capitano coraggioso in grado di suonare la carica. In effetti l’americano è piuttosto lontano dai nomi improbabili che in genere popolano la nostra rubrica, ma rimane comunque un outsider di lusso.

I risultati della scorsa stagione – ha vinto tre dei quattro titoli sollevati in quasi dieci anni di professionismo – l’hanno portato a lambire la top ten, e la dea bendata gli ha fornito uno spicchio di tabellone abbastanza abbordabile, con tanti buoni giocatori ma nessuno impossibile. Il quarto di finale teorico con Zverev è un obiettivo difficile ma verosimile, senza contare poi che il tedesco ha una propensione naturale a complicarsi la vita.

Dopotutto non possiamo dimenticare che questo ragazzo rubato al surf, con la mascella volitiva, l’immancabile cappellino e la tempra di chi non teme nessuno, ha già raggiunto la semifinale all'Australian Open: correva l’anno 2023 e l’unico in grado di fermare la sua cavalcata fu Novak Djokovic, uno che in quel momento era semplicemente imbattibile. L’ultimo statunitense a riuscirci era stato Andy Roddick, che guarda caso è il suo idolo d’infanzia e il suo tennista di riferimento.

Giocatore solido e completo, soprattutto nei colpi da fondo, il buon Tommy – adesso ventisettenne – non è certo un big server ma predilige le superfici veloci, dove ha vinto tutti i titoli (tre sul cemento indoor e uno sull’erba). In questa fase della stagione è difficile pronunciarsi sullo stato di forma - ha perso in semifinale con Auger Aliassime ad Auckland, ma la propensione alle imprese non manca, il carattere nemmeno, così come la voglia di continuare il percorso delle ultime stagioni, a cominciare dall'Australian Open 2025. (di Nicola Balossi)

  • La Redazione di Sportellate è un miscuglio di persone che provano a scrivere di sport senza mai tirarsi indietro.

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