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, 6 Gennaio 2025

Inter-Milan 2-3, Considerazioni Sparse


Un'irriconoscibile Inter si fa rimontare da un favoloso Milan, che vince con merito la Supercoppa Italiana.

Minuto 46: De Vrij, lasciato solo in impostazione, lancia lungo all’indirizzo di Taremi. L’iraniano, che ha preso il tempo alla retroguardia del Milan, stoppa un pallone difficilissimo e trafigge un immobile Maignan che nulla può sulla conclusione dell’ex Porto. Il maxischermo recita 2-0 per la squadra di Inzaghi: il match sembra indirizzato, e pare una di quelle serate in cui l’Inter decide di fare l’Inter ammazzando gli avversari in pochi minuti. I nerazzurri si sono distinti, in questi anni, per essere quadrati e cinici nei momenti catartici. Non è questa l’occasione.

Il Milan, pochi giorni fa, ha rimontato una sorniona Juventus dopo il gol di Yildiz, dimostrandosi una squadra rivitalizzata da Conceicao e tenace nel non mollare un centimetro. Sulla scia di quella partita, il Diavolo ha confermato quanto mostrato coi bianconeri, rimontando in maniera eccezionale anche questa sera. La punizione di Theo Hernandez propiziata da un Sommer tutt’altro che reattivo, il gol di rapina di Pulisic e il tap-in di Abraham ribaltano i cugini nerazzurri, e lo fanno con pieno merito. Sia chiaro: non senza patemi, anzi. Il Milan ha confermato di essere una squadra che deve ancora registrare la fase di non possesso data la mole di gioco macinata dall’Inter, ma questa grinta, nei mesi targati Fonseca, non si era mai vista. Una grinta che ha permesso a Leao e compagni di gettare il cuore oltre l’ostacolo, di rendersi pericolosa al cospetto di una squadra ben più rodata e di aggiungere un trofeo in bacheca. 

A venir meno nell’Inter è stato quel senso di squadra che ha caratterizzato i meneghini nel corso di questi anni. Non a caso, il fallo di Mkhitaryan su Leao che ha portato alla punizione segnata da Theo è frutto di una transizione negativa poco convincente, che ha costretto l’armeno ad affondare il colpo. Il gol del pareggio di Pulisic nasce invece da una dormita collettiva che consente allo statunitense di stoppare il pallone indisturbato e di trovare un gran diagonale sul quale Sommer non può nulla. La terza rete rossonera, infine, è semplicemente inspiegabile: perdersi Leao in quel modo è inconcepibile e la passività con la quale Frattesi e Darmian - appena entrati in campo - ripiegano su Abraham è gravissima. Ciò che fa specie, in particolare, è l’incapacità dell’Inter nel saper gestire i momenti clou della stagione, come nel derby di campionato e in quest’ultimo di Supercoppa, oltre che nella partita casalinga col Napoli e nel 4-4 con la Juventus. Tutti campanelli d’allarme che nella splendida scorsa annata non erano stati ravvisati, ma che Inzaghi deve ora analizzare ed affrontare.

Conceicao sembra aver trovato un paio di punti di partenza sui quali costruire il proprio Milan: il pressing alto mirato ad infastidire i tentativi di costruzione avversari e la verticalità trovata tramite un gioco diretto sembrano funzionare. La rimonta di stasera è un’impresa favolosa che resterà impressa nel cuore dei tifosi rossoneri per anni, ma è doveroso analizzare un aspetto negativo che accomuna la partita di oggi con quella della Juventus: il Milan si è reso pericoloso principalmente in situazione di svantaggio, come se fosse necessario subire un primo colpo per alzare i giri del motore. Nel primo tempo la soluzione del 5-4-1 basso per chiudere le linee di passaggio agli avversari ha pagato, con la squadra che ha risposto bene al palleggio nerazzurro senza correre grossi rischi fino al vantaggio siglato da Lautaro. Il secondo tempo, invece, fa poco testo tatticamente parlando: una volta segnato il 2-1 di Theo Hernandez le maglie si sono allungate irreversibilmente con continui ribaltamenti di fronte, ragion per cui a prevalere è stata la squadra più grintosa.

Il primo trofeo stagionale se lo aggiudica dunque il Milan, ai danni di un Inzaghi che raramente aveva steccato la Supercoppa. Da ambo le parti c’è da lavorare, con una grande differenza: i rossoneri lo faranno col sorriso, i nerazzurri con la speranza di ritrovarlo presto.

  • Nato a Venezia nel 2003, studia Scienze della Comunicazione a Verona. Si è avvicinato al mondo del calcio grazie alle repliche delle partite di Serie A su Rai Sport e a quelle del PSG su Sportitalia.

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