Rockets-Celtics 86-109, Considerazioni Sparse
I Boston Celtics non sentono la fatica e schiantano gli Houston Rockets: White e Tatum dirigono l’orchestra.
Come a Minnesota, ora a Houston. Nonostante le assenze di Jaylen Brown e Al Horford i Boston Celtics vincono sul campo dei Rockets anche la seconda gara del loro back to back. Si può dire che sia stata un’autentica prova di forza, Houston arrivava alla partita come la terza forza della Western Conference, ma non c’è mai stata realmente gara. I Celtics hanno disputato una gara semplicemente perfetta ed hanno condotto dall’inizio alla fine. Boston ha finalmente messo l’intensità giusta che serve per vincere le partite: ha difeso bene e con grande attenzione ed anche offensivamente ha attaccato intelligentemente il ferro oltre ad offrirci una straordinaria prova nel tiro da tre punti. 2 vittorie su 2 in trasferta contro squadre dell’ovest nel 2025 ed ora il viaggio continua: mancano Oklahoma City e Denver prima di ritornare a casa.
La partita per Houston era già cominciata male con la notizia dell’infortunio di Jabari Smith Jr. L’ala dei Rockets si è infortunato durante lo shoot around prima della partita contro i Celtics ed ha riportato una frattura alla mano sinistra. Ciò significa che sarà fuori dalle quattro alle otto settimane, quindi del suo rientro non c’è ancora una data precisa, dipenderà molto dall’evoluzione dell’infortunio e della sua riabilitazione. Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino i Rockets avevano capito che non sarebbe stata una bella partita. Houston ha attaccato male e tolto qualche lampo di Jalen Green non è mai sembrata in grado di poter fare male ai Celtics. Inoltre ha sofferto tantissimo il doppio lungo di Boston e questa notte si son visti in modo nitido i tanti limiti difensivi di Alperen Sengun, non è un caso, infatti, che i ragazzi di Mazzulla abbiano tirato con uno straordinario 19/34 nel pitturato.
Monumentale Jrue Holiday. Del top scorer della serata ne parleremo dopo, ora è giusto soffermarsi sulla grandissima gara che ha giocato il numero 4 dei verdi. Jrue è stato perfetto ambo i lati del parquet, offensivamente ha tirato bene da 3 con il 40% ed ha anche attaccato in modo giusto il ferro segnando tre volte su quattro tentativi effettuati. Ciò che fa la differenza, però, è stata come al solito la sua enorme difesa. Ha limitato bene sia VanVleet che Green quando era accoppiato a lui e tra le altre cose ha anche registrato sia una stoppata che una rubata. La sua leadership è sempre più eccezionale partita dopo partita e non è stato sicuramente un caso che nelle ultime sconfitte contro Indiana e Philadelphia lui fosse assente.
Derrick White: il top scorer della serata. Nelle prime votazioni per l’All-Star Game è arrivato 10° ed allora ha deciso di innalzare sensibilmente il suo livello per sognare di essere convocato. Con l’assenza di Brown ha abbracciato in modo perfetto il ruolo di secondo violino ed ha replicato la straordinaria prova di Minnesota. White è un two-way player eccezionale e gara dopo gara si conferma sempre di più una delle guardie migliori a livello difensivo. La sua statline forse non riesce nemmeno a descrivere bene l’ottima partita che ha disputato. L’ex Spurs ha siglato 23 punti tirando con il 50% sia da tre punti che dal campo, ha catturato due rimbalzi offensivi ed ha anche fatto registrare due stoppate, di cui una bellissima su Jalen Green. La trade deadline del 2022, con l’aggiunta di Derrick White in cambio di Josh Richardson, Romeo Langford e una prima scelta, rimane la Gioconda di Brad Stevens.
Che differenza che fa Kristaps Porzingis. Il lettone non è il giocatore più forte dei Celtics, ma è quello che probabilmente più cambia il volto alla squadra. Peccato sia fragile e molto portato agli infortuni, perché vederlo giocare è davvero una gioia per gli occhi non solo per chi tifa Boston, ma anche per chi è appassionato di pallacanestro. Quando c’è lui in campo i Celtics possono contare su un cinque che apre il campo come pochi, che è una minaccia da tre punti, ma che ti garantisce anche grande verticalità sia in attacco che in difesa. Sono sempre più nitidi anche i tanti miglioramenti che ha fatto nella protezione del ferro nella sua esperienza a Washington. A Dallas, infatti, spesso era stato bacchettato per non essere un buon giocatore a livello difensivo, ma oggi quei limiti sembrano superati. E Boston se lo coccola, quando può.
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