Fiorentina-Napoli 0-3, Considerazioni Sparse
Il cinismo del Napoli affonda una Fiorentina che sembra aver perso smalto e certezze.
Un punto in quattro gare per la Fiorentina che vede portarsi via un po' delle certezze assunte dopo tre mesi di altissimo livello, quarta vittoria consecutiva del Napoli dopo il doppio scivolone campionato-Coppa Italia contro la Lazio, che vale per la squadra di Conte il solitario primo posto (ma con una gara in più) in Serie A ed evidenzia la forza, non solo tecnica ma anche mentale, della formazione partenopea, che oramai al giro di boa della stagione non può più esser messa in secondo piano nella corsa per lo scudetto.
Il Napoli di Conte infatti spicca per cinismo e spietatezza al Franchi, capitalizzando al massimo gli errori di una Fiorentina che si riscopre fragile e in netta flessione. Lo 0-3 è un risultato forse troppo severo per la Viola, nel quadro di una partita comunque bilanciata fino al raddoppio su rigore di Lukaku (follia di Moreno all'esordio in Serie A), ma che comunque evidenzia le difficoltà della squadra di Palladino tanto in termini di tranquillità quanto a livello di soluzioni e riferimenti tattici.
Contro un Napoli spuntato dalle assenze pesanti di Kvaratskhelia e del lungodegente Buongiorno, Palladino prende di petto i problemi delle ultime settimane rivoluzionando la disposizione della sua Fiorentina: ritorno della difesa a tre, fuori Gudmundsson e Colpani oltre a Gosens (e al febbricitante Cataldi), e soprattutto abbandono dell'idea di difendere compatti e di reparto per riprovare, come a inizio stagione, a giocare uomo su uomo. Per buona parte di gara, i tre centrali - rimasti esposti nelle ultime partite a terrificanti folate sulle corsie intermedie - sono sembrati capaci di trarre beneficio da questa nuova disposizione, con Comuzzo in marcatura su un affaticato Lukaku e Moreno (centrodestra) e Ranieri (centrosinistra) chiamati a assorbire le mezzali del Napoli, lasciando ai quinti la prima aggressione su Neres e sul sostituto di turno di Kvaratskhelia, ovvero Spinazzola. Ma ci sono due ordini di problemi che la Fiorentina fatica a gestire: la sofferenza negli 1vs1 di Dodô e Parisi e i tagli dentro dei terzini del Napoli (in particolare quelli da sinistra di Olivera), per i quali sembra mancare il riferimento.
"Cambiare tutto per non cambiare niente" è un po' la frase che potrebbe riassumere le scelte del tecnico viola per questa partita. Se a inizio stagione in quell'intervallo con la Lazio le decisioni radicali - a partita in corso - fissarono punti fermi efficaci per i mesi a seguire, stavolta la rivoluzione di Palladino probabilmente individua bene i problemi ma non ne offre la risoluzione. Che la rosa nel suo complesso non fosse né portata né adeguata sul piano atletico a un gioco aggressivo uomo su uomo lo si era visto nelle partite di agosto e settembre, e questa sfida ne ribadisce l'inadeguatezza in tal senso, certificata dal ritorno al 4-2-3-1 dopo il raddoppio subito (disposizione che, forse, avrebbe semplificato i riferimenti sulla costruzione del Napoli). Alla fine, tutti i gol nascono da duelli persi dai quinti di centrocampo (e da un intervento sciagurato di un difensore mai utilizzato), mentre il leitmotiv della gara è stata la rinnovata sofferenza del duo di centrocampo (stavolta formato da Adli e Mandragora) di aggredire in avanti per chiudere le corse centrali. La perdita di Bove ha privato la Fiorentina di un elemento persino sottovalutato in termini di equilibri, una mancanza che finora Palladino non sta riuscendo a compensare e che è stata messa violentemente a nudo nelle ultime - difficili - gare.
Parlare di un Napoli cinico non deve far pensare a un Napoli semplicemente fortunato, o remissivo e attendeista sul piano dell'approccio del gioco. La squadra di Conte dopo un avvio di gara un po' sottoritmo ha preso il controllo della partita, accentando di buona lena di rispondere per le rime ai duelli cercati dai viola e manipolando con crescente abilità i riferimenti della Fiorentina, consapevole che avrebbe avuto così margine per colpire. Nonostante un Lukaku vistosamente appannato (ma preciso dal dischetto) e il fatto che sia servita una fiammata quasi estemporanea di Neres per far saltare il tappo della partita, il controllo sulla partita dei partenopei è stato feroce, con un solo vero attimo di sbandamento dopo il raddoppio. In questo si segnala la prova di Juan Jesus, in grado (anche con fortuna come in occasione del gol annullato) di neutralizzare un cliente difficile come il Moise Kean dei tempi recenti.
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