Inter-Atalanta 2-0, Considerazioni Sparse
L'Inter batte l'Atalanta grazie alla doppietta più inattesa, in una cornice che non rende onore alle squadre.
Rimane solo da capire se sarà Derby d'Italia o Derby di Milano. L'Inter raggiunge la sua quarta finale consecutiva di Supercoppa Italiana grazie a una doppietta di Denzel Dumfries, inaspettata sia per la duplice marcatura in sé che per la fattura delle reti realizzate: pregevole e insperabile considerando il bagaglio tecnico mostrato sin qui dall'ex capitano del PSV Eindhoven. Il percorso dell'Atalanta esordiente della competizione s'interrompe invece prima di quanto sperato anche per responsabilità di alcune scelte di Gasperini che decide di privarsi dal 1' dei suoi tre giocatori migliori: la mancanza di qualità offensiva non ha aiutato l'Atalanta ad approcciare la partita nel modo migliore possibile, anche considerando il momento di leggera flessione che stanno attraversando i bergamaschi.
Nonostante le assenze nell'XI titolare della Dea e nonostante l'atmosfera surreale che circonda le due squadre nella loro missione saudita, il primo tempo è piacevole e rende giustizia al livello delle due migliori squadre del nostro campionato. L'Atalanta sembra soffrire in particolar modo le proiezioni in verticale di Calhanoglu e delle due mezzali interiste nonché il buon lavoro spalle alla porta di Thuram e Lautaro, bravi nel solito gioco di stanare e spostare i difensori atalantini e creare spazio per gli inserimenti da dietro. A facilitare le cose per la squadra d'Inzaghi è anche lo scarso rendimento del tridente d'attacco bergamasco e l'assenza di Ederson in mezzo al campo, sostituito da uno Scalvini lontanissimo dalla sua forma migliore. La mancanza del brasiliano rende la mediana atalantina più porosa e facile da superare per l'Inter mentre il trio Samardzic-Brescianini-Zaniolo fa fatica ad assicurare una corretta occupazione degli spazi e una prima linea di pressione idonea a mettere in difficoltà l'impostazione di De Vrij, che permette a Calhanoglu di avere le mani più libere di avanzare.
Le difficoltà dei suoi attaccanti sono ben evidenti a Gasperini che, dopo un primo tempo d'insofferenza, decide che del turnover ne ha avuto anche abbastanza e sostituisce il serbo e l'ex Roma nei momenti immediatamente successivi alla rete del vantaggio interista. L'innesto di Ederson cambia la partita dell'Atalanta, restituendo quantità in fase d'interdizione e qualità in quella di possesso a una squadra che comunque paga soprattutto il fatto di non essere riuscita ad alzare i ritmi nel corso della ripresa rispetto ad un'Inter che, dopo il raddoppio ed una considerevole girandola di sostituzioni, ha preferito contenere e gestire le transizioni. L'Atalanta, mantenuta in piedi anche dagli straordinari riflessi di Carnesecchi, è stata più sfortunata di quanto avrebbe meritato, considerando le dinamiche dei gol di Dumfries e di quella della rete annullata proprio ad Ederson, ma non può certamente dirsi soddisfatta per la prestazione offerta in una partita che, dal punto di vista simbolico ed emotivo, poteva valere anche più di una finale.
L'Inter, dal canto suo, aspetta di conoscere l'avversaria che dovrà affrontare lunedì sera forte di una prestazione autorevole arrivata nella più difficile delle partite. La squadra d'Inzaghi ha fatto sfoggio in modo convincente della sua sapiente gestione della fase difensiva rischiando poco anche quando Gasperini ha deciso di gettare nella mischia Lookman e De Ketelaere, mentre il centrocampo si è comportato molto bene, soprattutto per il modo in cui ha saputo coniugare qualità nelle letture, dinamismo ed equilibrio, facendo sì che l'Inter non soffrisse l'inferiorità numerica nella propria metà campo. L'eroe di serata è, ovviamente, Denzel Dumfries: stasera ci ha regalato una rovesciata, un destro imparabile e la sensazione che, per le qualità fisiche e il suo apporto in termini di verticalità, l'olandese sia uno degli uomini in più del buon momento dell'Inter. I suoi splendidi gol fanno il paio con le incredibili occasioni divorate dal solito Lautaro Martinez, quasi come se il sacrificio del bomber di razza fosse necessario per la doppietta dell'eroe inaspettato. Il capitano interista ha in realtà giocato un'ottima partita in tutto ciò che non attiene allo spingere il pallone in fondo alla rete, mostrando comunque una presenza mentale solida e non scontata visto il periodo. Ma è abbastanza per potersi ritenere soddisfatti?
La prima semifinale di questa Supercoppa Italiana va in archivio e, nonostante la qualità e il livello delle squadre in campo, lo fa in modo dimenticabile e scialbo. La colpa non è dei protagonisti, ma della freddezza asettica della cornice offerta dall'organizzazione saudita. Ai lettori di una certa età, la partita di questa sera avrà probabilmente fatto venire in mente la modalità allenamento dei vecchi Pro Evolution Soccer, in cui potevi giocare una partitella senza pubblico e commento, nel campo da gioco più anonimo e generico che la programmazione d'inizio anni '00 potesse offrire. L'anonimato che ha circondato la celebrazione di questa partita ha francamente reso ancora più difficile sentirsi coinvolti da una competizione e da una formula che da sempre o quasi non scalda i cuori dei tifosi italiani. Gli scialbi cori intonati dai pochi tifosi sauditi presenti (paganti o pagati?) sembrano generati da una IA di basso costo: l'idea restituita è una partita e una coppa che si sarebbe potuta giocare in qualsiasi posto del mondo e con qualsiasi squadra in campo, ma che sarebbe rimasta solo il pretesto per racimolare qualche € in più. Abbiamo voluto evitare l'ennesima figuraccia per il minuto di silenzio doveroso in ricordo di Aldo Agroppi, non abbiamo potuto evitare quella intrinseca alla scelta di esporre il meglio del nostro calcio nello zoo degli oligarchi del petrolio.
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