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Top 10 rap
, 31 Dicembre 2024

10 pezzi rap che ci sono piaciuti nel 2024


Gradite conferme, emergenti d'impatto, qualche sorpresa: riviviamo insieme un anno di rap.

Le ultime settimane del 2024 hanno offerto qualche botto gradito e imprevisto, dall'album di Marracash a quello di thasup e Mara Sattei, passando per Players Club '24 e Angels & Demons di Shiva. In generale, l'anno solare che si sta concludendo ha visto qualche ritorno importante sulla scena rap, e l'affermarsi di alcuni nomi che fino all'altro ieri consideravamo di nicchia, mentre ora li ritroviamo frequentemente in radio e nelle playlist di Spotify.

Nello stilare questo elenco, assolutamente soggettivo e per questo opinabile, ci siamo dati un'unica regola, la stessa dell'edizione 2023: non più di un brano proveniente dallo stesso album. Vi lasciamo alla lettura (e all'ascolto), desiderosi di conoscere anche la vostra opinione.

Club Dogo - Mafia Del Boom Bap (prod. Don Joe)

"Questo sarà l'inno di Mameli della gente coi problemi": così entra Jake la Furia nella prima strofa che segue il ritornello di quella che è la traccia di Club Dogo che ci riporta davvero dentro al mondo dei Dogo, che mai avevamo dimenticato. Ancor più dell'opening C'era Una Volta In Italia, Mafia del Boom Bap cancella con un colpo di spugna i 10 anni di distanza da Non siamo più quelli di Mi Fist, riuscendo a sembrare allo stesso tempo un classico hip hop e un pezzo estremamente contemporaneo.

Sul beat di Don Joe sfila un florilegio di citazioni, dal mondo degli anime giapponesi al cinema d'autore - le più apprezzabili sono quelle riferite alla discografia degli stessi Guè e Jake (se non ricordate più Modalità Aereo, correte a riascoltarla). Il tema di fondo, nemmeno a dirlo, è il ritorno dei Dogo sulla scena, che ha come conseguenza una sovversione delle gerarchie nel mondo del rap. Una restaurazione vera e propria, che va accettata senza appello alcuno - "Puoi essere il numero primo, il numero uno/Però Dogo is back e tu non sei invitato alla reunion".

L'utilizzo del termine Boom Bap, a rievocare suoni tipici della produzione hip hop statunitense, non è casuale: testimonia la volontà di affrancarsi da quella parte della scena strettamente legata al panorama trap. I Club Dogo sono tornati senza alcun'intenzione di scendere a compromessi, con un disco solido che va oltre l'effetto nostalgia.

Fabri Fibra feat. Emma & Baby Gang - In Italia 2024 (prod. Big Fish)

Sono passati quasi vent'anni dalla prima uscita di In Italia. Fabri Fibra è passato dall'essere il nemico pubblico numero 1, il cattivo esempio dei ragazzini, a rapper affermato capace di ispirare le nuove generazioni fino a diventare quello che è oggi: uno che pubblica pochissimo, ma che lo fa solo quando ha qualcosa da dire. In Caos, l'ultimo album, lo abbiamo sentito riflettere sulle radici della sua carriera, sulla sua evoluzione musicale, sul politicamente corretto.

In Italia 2024, uno "spin-off" della canzone con Gianna Nannini, sembra un abito su misura per legare il cambiamento umano e artistico di Fibra con quello dell'Italia in cui vive. C'è la coscienza storica: le citazioni a Stefano Cucchi e a Enzo Tortora non sono casuali. Si inseriscono nel quadro più complesso di un'Italia decadente, criminale, figlia dell'assurdità. E poi c'è il particolare della vita, e della carriera, di Fibra stesso: «Quante rime devo fare / per sentirmi dire sei speciale?».

Sulla traccia a dividere le strofe, oltre al ritornello cantato da Emma, c'è un rapper controverso e tormentato: un italiano di seconda generazione, Baby Gang. È una scelta meta-narrativa, che dice molto sul punto di vista che Fabri Fibra ha voluto offrire del paese oggi. Un'Italia che non ha ancora fatto i conti con i figli di famiglie immigrate che si sentono parte di qualcosa da cui, spesso, sono ancora esclusi. Un'Italia a cui vale ancora la pena associare «razzisti e fascisti» e «corrotti e mafia».

Come dice Baby Gang stesso in una delle barre più affilate della canzone: «lo Stato ci discrimina soltanto per la faccia / lo sanno che una penna può far più male di un'arma».

Diss Gacha feat. Wiz Khalifa - Mississippi Drive (prod. Sala, Don Lito)

Diss Gacha è approdato sulla scena rap italiana su una navicella. Nessuno conosceva questo torinese gracile, occhialini da nerd, una lingua tutta sua, balletti cringe come uno strambo personaggio laterale di Rick & Morty. Non un alieno che incute terrore, ma di quelli che sanno metterti a disagio per la loro stranezza. La musica di Diss Gacha non può piacere a tutti: innanzitutto perché è assolutamente originale.

I flow e le metriche che usa, con l'aiuto di Sala alla produzione, ricordano Atlanta e non Milano. L'America e non l'Italia. Il tutto condito da una forte rottura dei circuiti espressivi che dominano il rap italiano. Per dirla con le parole di Gacha stesso, la sua musica è «freshness come una vigorsol, fresh». In nessuna altra canzone emerge questa freschezza, questa ventata di aria primaverile che ricorda che non è tutto buio e freddo, come in Mississippi Drive (feat. Wiz Khalifa), uscita in un EP scanzonato come Cultura Italiana Pt1.

È il primo featuring di Wiz Khalifa con un artista italiano. Non c'è troppo da stupirsi: le sonorità West Coast di Diss Gacha suonano bene a un orecchio statunitense. Il suo è un rap intrinsecamente internazionale, capace di esprimersi non solo attraverso le parole ma anche grazie alle sporche, ai versi con cui rende le sue canzoni quasi inimitabili. Mississippi Drive conquista con un ritornello catchy, ma agli ascolti successivi riesce sempre a darti qualcosa.

Una di quelle che puoi mettere sempre in auto il sabato sera con gli amici, un usato sicuro per la socialità. In fondo non serve anche a questo, il rap?

ANNA feat. Tony Boy & thasup - ABC (prod. Sadturs, Kiid, MILES)

Il volto femminile della musica italiana del 2024 è quello giovane e scanzonato di Anna Pepe. L'artista di La Spezia, una predestinata già dai tempi di Bando, ha sconquassato il paese con l'album d'esordio Vera Baddie, che ha trasformato Anna da illustre sconosciuta - notissima solo nella piccola grande nicchia dei giovanissimi e dei cultori del rap - ad artista donna più ascoltata in Italia nel 2024.

Definire Vera Baddie un prodotto marcatamente rap o hip hop, in una top 10 in cui compaiono tracce agli antipodi rispetto a quelle contenute nell'album, non rispecchia del tutto la realtà: sono fortissime le contaminazioni provenienti da generi come pop, dance e disco. Nondimeno, lo stile di Anna si è evoluto nel tempo: la cantante classe 2004 ha mostrato di sapersi destreggiare molto bene sia su beat classici che su produzioni più leggere.

Il brano più convincente in questo senso è ABC, in collaborazione con altri due esponenti della Gen Z come thasup e Tony Boy. I toni spensierati ed eccessivi di Vera Baddie lasciano spazio a un beat cupo e a tratti minimale; il testo è poco più di un'autoaffermazione, nemmeno troppo profonda, resa però credibile dai tre artisti che tra flow e rime si esprimono su alti livelli, in particolare un thasup che sembra rievocare una sua precocissima versione, quando era lui il volto nuovo del rap italiano.

Artie 5ive feat. Guè - MILANO TESTAROSSA (prod. Ddusi)

Ivan Arturo Barioli, noto al grande pubblico con lo pseudonimo Artie 5ive, sta completando il viaggio che porta un artista dall'essere considerato emergente, con tutta la curiosità e le attenuanti del caso, al banchettare (e duellare) con i big del suo stesso genere. Nel 2024 la portata di Artie è aumentata esponenzialmente, grazie alle collaborazioni con Kid Yugi (anche se Capra a Tre Teste non appare all'altezza di Porto il Commerciale), Bresh e della (ex?) fidanzata Anna Pepe: un anno più che positivo, chiuso con la partecipazione ai progetti di Night Skinny, Containers e Players Club '24.

In Milano Testarossa comprendiamo il perché Artie 5ive, pur essendo relativamente nuovo sulla scena, si sposi alla perfezione con i grandi del rap italiano. Nel suo featuring con Guè, che apre la strada al giovane collega senza farlo sfigurare, vengono riprese sonorità cupe tipiche del rap statunitense anni '90, abbinate a un testo che, per stessa ammissione di Artie, è rivolto sia al suo pubblico che a quello mediamente più adulto dei Club Dogo. L'atmosfera tetra è in contrasto con le tematiche non esattamente profonde della traccia, che dà il massimo se pompata a tutto volume, possibilmente "con il vetro basso" come suggeriscono Artie e Guè.

Co'Sang - O primm post (prod. Geeno & Torok)

Ormai siamo nell'era dei remake e quindi, di riflesso, delle reunion.

Che Luchè e Ntò potessero mai tornare a rappare sulla stessa base – come facevano da adolescenti a Marianella, nella periferia nord di Napoli – era però difficile da immaginare. Per le diverse pieghe che avevano preso le rispettive carriere, vite, visioni del mondo. Il loro nuovo album sotto il nome Co'Sang è Dinastia e in poco tempo ha rimpinguato l'effetto nostalgia su una porzione ampia del pubblico italiano, quantomeno quello appassionato di rap.

Molti degli appassionati più giovani hanno cominciato ad avvicinarsi al rap quando i Co'Sang si erano già sciolti, vivendoli a posteriori, soprattutto nei racconti e nelle emozioni di chi in quegli anni c'era. Di chi veniva a conoscenza attraverso la musica di Luca e Antonio delle guerre di camorra, i morti per strada. Di una parte di Napoli che non può essere messa in una cartolina.

In O Primm Post c'è tutto questo: la rivendicazione di essere stati testimoni, aver creato un'arte tragica e impossibile cucita su una realtà, allo stesso modo, tragica e invece possibile. I Co'Sang hanno raccontato la crudeltà della loro terra senza scadere nella retorica, e questo è uno dei motivi per cui sono stati amati in maniera trasversale.

«'E piezz de Co'Sang eran' 'o visor VR», dice Ntò. Tradurlo sarebbe probabilmente innaturale: questa canzone ha la sua forza nella crudezza, nelle asperità linguistiche e narrative del testo. In questo pezzo c'è ovviamente anche la rivincita, l'orgoglio di aver provocato un trauma nella scena al momento della separazione. Ci sono le luci del successo di Luchè, le citazioni puramente hip hop di Ntò – come quella al pittore e writer Keith Haring. Insomma, se siete o eravate fan dei Co'Sang questa è una canzone che vi fa sentire parte di qualcosa di più grande. Di una vera e propria cultura.

Simba La Rue - MI PIACCIONO LE ARMI (prod. F.T. Kings & Sick Luke)

Quando lo scorso dicembre venne annunciato TUNNEL per i primi di gennaio, in molti avevano il presentimento che ci saremmo trovati di fronte a uno dei dischi migliori del 2024 già dopo pochi giorni dal suo principio. E non è un caso se siamo qui a parlare di Simba La Rue quasi un anno dopo, in un pezzo presente nella extended edition ESCI DAL TUNNEL che riassume tutto il suo anno solare. La sua storia la conosciamo e, sebbene si possa non condividere il suo pensiero, a livello artistico tutto il suo background ha contribuito ad arricchire la mistica attorno alla sua figura.

Quando comparve qualche anno fa, Simba La Rue era solo uno dei tanti “rapper-maranza” della scena, oggi invece non c’è paura nel definirlo uno dei pochi veri sopravvissuti di quella wave. E proprio in MI PIACCIONO LE ARMI percepiamo questo suo sentimento di riscossa, cosa lo ha tolto dalla strada per restare in strada, in senso lato. Sopra un beat ipnotico di FT Kings (uno dei migliori produttori sulla piazza oggi) e Sick Luke, il pezzo racconta benissimo chi è Simba, che “vendeva le lattine al suo Paese” e che ha provato pure a fare palestra, però gli piacciono le armi; significa che rimane fedele a sé stesso, a chi è, i soldi non lo cambiano.

Simba La Rue è quello che è perché la società l’ha portato a tanto. La sua sofferenza si è trasformata prima in angoscia, poi in rassegnazione, fino a fare il giro e diventare quasi motivo d’orgoglio. Ha vissuto la povertà, quello che ha visto lo ha inevitabilmente segnato dentro. Lo comunica tutto il mood di TUNNEL e della deluxe, dove vediamo un Simba diventato pazzo a stare al gioco di quelli che comandano. Poi però ha scelto di rompere le catene e iniziare a giocare alle sue regole. Così è arrivato ESCI DAL TUNNEL, a chiusura di un anno che lo ha visto protagonista anche in altri dischi di successo, come quelli di Tony Effe e Baby Gang.

Night Skinny feat. Fabri Fibra, Papa V, Nerissima Serpe - Walzer (prod. Night Skinny)

Dopo il mezzo passo falso di Botox, Night Skinny torna nella sua tazza di the con Containers, un disco incredibilmente street capace di mescolare vecchia e nuova scena con estrema naturalezza. Avremmo potuto scegliere la posse track CNTNRS, oppure le hit Entro nel posto e Tessera sanitaria, ma se vogliamo evidenziare l'abilità di Skinny nell'unire due generazioni, Walzer è sicuramente la traccia più adatta. Su un beat psichedelico ed esagerato, ma mai invasivo, troviamo a duettare due dei maggiori esponenti della new wave del rap italiano, Papa V e Nerissima Serpe, che in più occasioni hanno messo in mostra voci e flow estremamente complementari.

Non parliamo certamente di un pezzo dal testo illuminato o sconvolgente, gli argomenti sono quelli cari alla trap, con droga, soldi e riaffermazione personale a farla da padrone; nondimeno, Walzer è una canzone divertente e orecchiabile, che già prima della seconda strofa merita l'attenzione dell'ascoltatore. Tutto sale su un livello differente al momento dell'entrata di Fabri Fibra, talmente violenta da ricordare il Fabrizio di Mr. Simpatia, senza peli sulla lingua e con la voglia costante di rompere gli schemi.

Fibra sembra decisamente a suo agio su un beat piuttosto diverso da quelli su cui è abituato, le sue rime e il suo flow si sposano a meraviglia con quelli di Papa e Nerissima, nonostante il rapper senigalliese abbia più anni dei due giovani colleghi messi insieme, evitando così l'effetto Mr. Burns vestito da Secco Jones che è sempre in agguato in questi momenti.

Kid Yugi - S.X.S.I.C. (prod. Bassi Maestro)

Definire il 2024 l'anno di Kid Yugi non è un'esagerazione. Non ora che il rapper di Massafra è diventato il 7° artista italiano più ascoltato su Spotify, un'ascesa all'Olimpo rapidissima e apparentemente inarrestabile. I Nomi del Diavolo è riuscito a giustificare l'hype pazzesco che portava con sé; le collaborazioni sono state praticamente tutte riuscitissime, con Kid Yugi a mettere in ombra anche l'artista principale (qualcuno ha detto Lazza?), L'extended edition Tutti i Nomi del Diavolo è pure riuscita nell'impresa di non sembrare una semplice appendice all'album principale, ma un prodotto musicale convincente e variegato in ogni sua parte.

C'era l'imbarazzo della scelta per decidere quale canzone premiare, dal trittico Eva - Lilith - Donna a Gotham, presente nell'album di Shiva, o Entro nel Posto, con Tony Boy e Capo Plaza in Containers, e tutte sarebbero state assolutamente idonee. Ma quando Bassi Maestro compare dal nulla con "Eh yo, riconosci il suono? Gli anni passano ma in questa Nazione non cambia mai un cazzo" e parte il beat immortale che avrà fatto salire un brivido lungo la schiena dei vecchi appassionati, è facile capire di trovarsi di fronte ad un instant classic.

S.X.S.I.C. è il seguito diretto di S.A.I.C. di Bassi Maestro e Fabri Fibra, ripresa direttamente nel ritornello, con qualche riferimento anche all'originale S.I.C. del solo Bassi. Nella prima strofa Yugi omaggia e attualizza la strofa di Bassi in S.A.I.C., sparando senza pietà sull'industria discografica, mentre la seconda - che, curiosità, non è presente nell'edizione fisica di Tutti i Nomi del Diavolo - è completamente farina del suo sacco e si concentra sul dissing dei suoi presunti concorrenti. Chi vede in Kid Yugi l'erede dei grandi dell'hip hop italiano del passato, da oggi ha una freccia assai acuminata in più al suo arco.

Marracash - POWER SLAP (prod. Marz & Zef)

7 di mattina, nessun teaser, nessuno spoiler, un lancio che Marracash aveva tenuto nascosto anche a sua madre: "È Finita La Pace" è il titolo del nuovo album di Fabio Rizzo da Barona, ma è anche il monito del King del Rap a una scena, a suo dire, ormai incapace di rinnovarsi e comunicare messaggi non banali e stereotipati. La bolla di sapone, che scoppia alla fine del disco, è metafora della realtà ovattata e fasulla che il settimo disco di Marra mira a squarciare.

La prima traccia, Power Slap, è una vera e propria dichiarazione d'intenti, nonché un guanto di sfida lanciato alla concorrenza. Sul beat da scontro finale prodotto da Mars e Zef, Marracash esordisce così come aveva chiuso Cliffhanger, ultima canzone di Noi, Loro e Gli Altri, con Mi sono ripreso, per poi partire subito in quarta. In È Finita La Pace non sono molte le tracce marcatamente rap, ma Power Slap è una piacevole eccezione, come a riaffermare la supremazia del rapper di Barona, che mescola attualità a rime taglienti, con un ritornello che entra immediatamente in testa e difficilmente può lasciare indifferenti.


  • Alex Campanelli, made in Senigallia, insegnante di inglese e di sostegno, scrive e parla di Juventus e di calcio (che spesso son cose diverse) in giro per il web dal 2012. Ha scritto il libro “Espiazione Juve - il quinquennio buio della Signora”.

  • Nato a Giugliano (NA) nel 2000. Appassionato di film, di tennis e delle cose più disparate. Scrive di calcio perché crede nella santità di Diego Maradona. Nel tempo libero studia per diventare ingegnere.

  • Classe 2001, laureato in Comunicazione, innamorato del calcio latino, e non a caso adesso vive a Valencia, casa di Pablo Aimar — ma è il primo fan di Juan Román Riquelme. Scrive e ha scritto di calcio, di musica, di cose a tempo perso, ma non pensa sia davvero tempo perso.

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