Juventus-Fiorentina 2-2, Considerazioni Sparse
Sottil spegne gli entusiasmi bianconeri: pari allo Stadium dove una buona Juventus lascia i tre punti nel finale.
Lo scivolone - letterale - di Cambiaso costa i tre punti a una Juventus che manda segnali positivi, ma che rimane appigliata in episodici cali di concentrazione difficilmente ammissibili. Al JStadium la partita la dettano e la governano i bianconeri, contro una Fiorentina che conferma il suo momento di scarsa brillantezza; ma la squadra di Motta non trova l'affondo, finendo per farsi riacciuffare per due volte dai viola appesi a De Gea e soprattutto al solito Moise Kean. Sospiro di sollievo per i gigliati, che dopo due mesi vissuti sulle ali dell'entusiasmo, si riscoprono umani ed evitano al fotofinish il terzo ko di fila.
Fiorentina che però sul tabellino ha un altro uomo nelle vesti improbabili di eroe di giornata, ovvero Riccardo Sottil. Per citare l'avvocato Agnelli in uno dei suoi nomignoli affibbiati ai suoi giocatori, un Godot ormai inaspettato tanto è per lui duratura la nomea di eterna promessa poco mantenuta. E in una partita dove sui novanta minuti offre una prova discreta ma non memorabile, è lui che d'improvviso obbliga la Juventus all'ennesimo pari stagionale, scaricando in rete la palla difesa e contesa da Kean dentro l'area. Al posto giusto nel momento giusto, a fare la cosa giusta.
Andando oltre l'autore del gol che ribalta i sentimenti sulla partita, il man of the match di questa sfida resta Kephren Thuram, autore di una doppietta e di una prova complessivamente dominante in mezzo al campo. Sia sul piano tecnico che su quello atletico non c'è stato confronto tra lui e la mediana avversaria, e il francese ha tambureggiato sui corridoi tagliando come il burro la Fiorentina con una facilità disarmante. Per i grandi assenti, gli stolti diranno Vlahovic (partita faticosa, De Gea gli nega un gol), i più lucidi guarderanno in casa viola: le prestazioni di Gudmundsson (rilanciato titolare) e Colpani sono state, per dirla brutalmente, ectoplasmatiche.
Sulla carta in questo Juventus-Fiorentina si sfidavano due tra le migliori difese della Serie A per prestazioni. Nei fatti si sono viste più le amnesie - corali e/o individuali - dei suddetti reparti. Sponda bianconera, piuttosto che per il gol del 2-2, la Juventus ha da mangiarsi le mani per la gestione del primo vantaggio: calo di ritmi e soprattutto un gol preso con una transizione negativa agghiacciante per superficialità, come se la squadra non si fosse resa conto che il pallone fosse in gioco. Lato viola, se la coppia centrale Comuzzo-Ranieri è pur con fatica riuscita a limitare Vlahovic, ci sono criticità di fase che mostrano una cerniera difensiva scricchiolante rispetto a un mese fa.
Sta emergendo nella Fiorentina un problema di natura anche tattica, preoccupante soprattutto per la ripetitività con cui si presenta: la tendenza a perdere le distanze tra le linee in fase difensiva. Nelle ultime i viola hanno affrontato squadre ritmate, brave a levare i riferimenti ai difensori gigliati, o brave a manipolarli tramite il possesso sfruttando la profondità data dal centravanti. E in tutte queste ultime uscite si è trovata esposta a imbucate proprio nella zona centrale, con corridoi che si aprivano e rispetto ai quali è mancato il passo per chiudere. A Torino, al netto del risultato, Koopmeiners e Thuram sono stati grimaldello e ariete capaci di far saltare i cancelli davanti a De Gea: per Palladino un nuovo enigma da risolvere.
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