Fiorentina-Udinese 1-2, Considerazioni Sparse
L'Udinese sbanca il Franchi in rimonta: seconda sconfitta consecutiva della Fiorentina
Il rigore con cui Kean porta in vantaggio la Fiorentina dopo otto minuti sembra tracciare un solco inesorabile sulla partita: l'Udinese costretta suo malgrado a giocare, la Viola che resta corta e stretta in attesa, a controllare la situazione per ripartire. Ma questo sarà lo spartito del solo primo tempo. Nell'avvio di ripresa la squadra di Palladino mostra un nuovo caso di brutta partenza a freddo - come a Bologna - e propizia al limite dell'autosabotaggio il ritorno dei friulani, usciti - con grande merito -vittoriosi dal terreno del Franchi nonostante lo svantaggio iniziale.
Sono Thauvin e Lucca gli uomini della riscossa bianconera. Non solo per le marcature pregevoli (che il centravanti numero 17 accompagna a un legno colpito in rovesciata pochi minuti dopo il pari), ma perché dopo un prima metà di gara d'affanno affrontano la ripresa sulle ali dell'entusiasmo, minando quelle certezze difensive che avevano fatto le fortune recenti della Fiorentina. Ma, a parte la prestazione dei due attaccanti friulani (con Thauvin che qualche avvisaglia l'aveva già mandata nel primo tempo), è emerso un limite dei gigliati: quello di non saper reagire a partite non (più) in controllo.
Se l'Udinese, chiamata a condurre il gioco in svantaggio, aveva mostrato limiti di esecuzione e di lettura nei tentativi di aggiramento del blocco basso viola, il cambio d'inerzia (e di risultato) della partita riporta la squadra di Runjaic su un terreno di maggior comfort. L'intensità della pressione portata sulla costruzione viola e il lavoro sulle corsie intermedie hanno spostato l'inerzia della gara, e alla Fiorentina è sembrata mancare tanto la lucidità quanto la freschezza per combattere sullo stesso piano, fatto di intensità e duelli. Pur concedendo più di qualcosa dietro (Kean ha un paio di occasioni clamorose sciupate a taccuino), l'Udinese ha tenuto per tutta la ripresa il timone della partita, mentre la Viola è finita in un loop di nervosismo e frustrazione.
Sulla panchina gigliata si è rivisto Edoardo Bove, di fatto non disponibile ma presente in distinta con una piccola deroga federale. E forse alla Fiorentina è mancata soprattutto l'aggressività e il ritmo del centrocampista romano; è mancata la capacità di alzare il forcing e di resistere alla tentazione di difendersi saturando l'area (una delle cause del raddoppio di Thauvin). Ma alle pecche generali di gioco si sommano, con diversa gravità, quelle individuali: oltre al regalo di Ranieri sull'1-1 di Lucca e agli errori di Kean, c'è l'ennesima prova tutto sacrifico ma priva di spunti di Colpani, c'è un Adli apparso troppo sottogamba, c'è il diffuso impatto modesto dei subentrati, in particolare di Gudmundsson, che conferma di esser lontano dalla migliore condizione.
Quella dell'Udinese è una piccola grande impresa, sia per il valore dell'avversario sia per la rosa falcidiata con cui si presentava al Franchi (dove la Fiorentina non perdeva da marzo, ndr). Gli uomini dello jugoslavo Runjaic avevano fatto sudare spesso le grandi e mostrato una grande organizzazione di gioco, raccogliendo però finora poco o nulla. A Firenze tornano a casa con il bottino pieno, mostrando tanto una capacità di tener botta nelle difficoltà quanto la preziosa qualità di saper imporre, anche contro avversari superiori, il proprio piano-gara e la propria idea di calcio.
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