Torino-Bologna 0-2, Considerazioni Sparse
Il Bologna è tutto ciò che il Torino avrebbe potuto essere (con un altro presidente).
Neanche la promozione a prezzi stracciati e cappellino di Babbo Natale in omaggio riescono a rendere il clima più festoso all’Olimpico Grande Torino: il Bologna di Italiano si impone meritatamente per 2-0 su un Torino a corto di idee, di slancio e di entusiasmo in un ambiente ancora una volta viziato dalla contestazione verso il presidente Cairo, sempre più aspra ed aggravata dal risultato finale. Sulla sponda granata c’è pochissimo da festeggiare, mentre i felsinei confermano una consapevolezza, un gioco e una fiducia che sono frutto di un lavoro certosino di mister Italiano, di una squadra costruita abilmente dal DS Sartori, di un ambiente ambizioso e sereno. Questa partita è il confronto tra una realtà che ha saputo svilupparsi ed una che, nonostante le parole al vento del suo presidente, vivacchia cercando plusvalenze ed affari per le casse delle aziende del proprietario: quando Cairo fa un bilancio del suo ventennio al Torino, dovrebbe pensare proprio al Bologna come ad un modello che in fondo non era così irraggiungibile, ed invece è diventato uno specchio che mette a nudo tutte le sue iniquità.
Andiamo sul campo, e vediamo un Torino che conferma da subito le sue fragilità: la struttura difensiva trema ad ogni piè sospinto e l’attacco non è in grado di mettere a referto nemmeno un tiro in porta, insomma, non un grande biglietto da visita per il gioco del calcio. Vanoli sembrava aver trovato contromisure alle emorragie difensive, ma va detto che le ultime due reti inviolate arrivavano contro squadre non esattamente prolifiche sotto porta (Empoli e Genoa): appena si è presentato all’appuntamento un avversario dotato di una fase offensiva migliore, il muro granata è mestamente crollato subendo 2 gol che in fin dei conti potevano esser di più, se non fosse stato per la prodezza di Milinkovic Savic sul rigore di Castro e per la traversa colpita da Pobega. Se la tenuta difensiva è discutibile, la manovra offensiva è completamente assente, sia per mano degli attaccanti sia per i rifornimenti dei centrocampisti: l’unico gol nelle ultime 4 partite è stata la magia di Adams da centrocampo a Empoli, praticamente un miracolo divino più che un'azione corale. Proprio quei 3 punti di Empoli sono una manna dal cielo in ottica salvezza, l'unico obiettivo a cui questo Torino deve pensare, sperando di esser graziato dal fatto che in questa Serie A a 20 squadre, ci potrebbero essere realisticamente tre squadre messe peggio di lui.
Il Bologna ne ha vinte 6 nelle ultime 8: dopo un inizio difficoltoso dovuto al cambio di guida tecnica ed alla perdita di alcuni elementi importanti, pare che i rossoblù abbiano trovato la strada virtuosa. Diversi sono i fattori che hanno portato a questa inversione di tendenza: sicuramente Italiano aveva bisogno di tempo , ma altrettanto sicuramente è capace di dare un’anima tattica importante alle proprie squadre, ed il colpi di Sartori dopo un periodo di ambientamento stanno mostrando le loro qualità. I due marcatori di oggi fanno particolarmente ben sperare, con Dallinga che si sblocca e Pobega che si sta ritrovando: Italiano non dimentica nessuno ed il suo progetto sta mettendo le ali in una piazza che, a differenza di altre, ti lascia volare senza inutili tiri al piccione. Il Bologna aveva bisogno di un tempo fisiologico per scacciare dei fantasmi: quello di Thiago Motta, quello di Zirkzee e Calafiori, quello della stagione da Champions: l’abilità di una grande società è stata quella di scegliere un tecnico con cui ricostruire, avere pazienza e dargli giocatori su cui farlo. Questo Bologna realisticamente riuscirà a tornare in Europa, magari senza un miracolo eclatante come quello precedente: ma confermare un trend positivo dopo mille cambiamenti, spesso, è più degno di merito dell’averlo cominciato.
Promossi e bocciati: nel Torino, eccetto Vanja Milinkovic-Savic, non si salva nessuno. In particolare dietro alla lavagna finiscono Masina, che in difesa ne combina più di Giamburrasca risultando il peggiore in campo insieme ad un Vojvoda fuori ruolo, e tutto il reparto offensivo, incapace di confezionare una sola occasione da rete: Sanabria impalpabile, Karamoh fumoso, Adams e Vlasic non riescono a dare una sterzata al suo ingresso. Praticamente tutti promossi invece tra le fila ospiti, con qualche menzione speciale: Pobega torna quella mezzala capace di inserimenti importanti, Odgaard è una spina nel fianco per la difesa granata, Dallinga trova il gol dopo pochi secondi dall’ingresso, la difesa garantisce una ottima stabilità con Miranda (ennesimo ottimo colpo di Sartori) abilissimo anche in impostazione. Unica, inevitabile, bocciatura per Castro, che si prende avidamente la palla del rigore ma poi lo fallisce calciandolo in maniera tutt'altro che impeccabile.
Pare che Vincenzo Italiano fosse tra i papabili per la panchina del Torino in estate: sicuramente, con le due finali di Conference all’attivo, sarebbe stato un upgrade per la società granata, ed il fatto che non sia arrivato è uno dei chiarissimi segnali delle ambizioni al ribasso del presidente Cairo. Al suo posto, è stato scelto Paolo Vanoli, che magari sarà anche un bravissimo allenatore in futuro, ma al suo arrivo aveva una carriera in B o da vice: insomma, può starci che il tecnico ex Venezia non abbia ancora nelle sue mani gli strumenti per maneggiare una situazione scottante, un clima teso, una squadra piena di bidoni resa ancora più vulnerabile dall’infortunio del suo miglior giocatore e capitano. Vanoli non è stata una scommessa, ma una scelta al ribasso: di ingaggio, per i €700k in meno da versare rispetto a Italiano, e di ambizioni. Ad oggi, quel risparmio si riflette in tutta la differenza vista sul campo oggi: Italiano ha dato al Bologna identità, idee e strategie, mentre il tecnico granata si è perso nei meandri delle difficoltà tecniche, tattiche ed ambientali, con una squadra che letteralmente non si capisce a che gioco stia provando a giocare. Il presidente granata esce dallo stadio scortato dalla Digos prima di fine match, dopo una settimana passata ad autocelebrarsi sui suoi canali mediatici zeppi di vergognosi lacchè, ma il risultato è sotto gli occhi di tutti: il Bologna è di oggi è ciò che il Torino avrebbe voluto, e potuto, essere, se solo avesse avuto un presidente diverso da lui.
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