Dal Montjuïc all’Olimpo, l’Atlético Madrid vuole sognare
Lo scontro in vetta col Barça vedrà in campo un Atletico Madrid nuovo, lontano parente di quello di inizio stagione.
Quando parli di Atlético Madrid è impossibile non fare riferimento ai sogni. Fantasia e speranza sono due termini che nella testa di un tifoso Colchonero non possono mai mancare. L’estate si era rivelata più dolce di quanto ci si potesse aspettare: Sorloth, Gallagher, Le Normand e soprattutto Julián Álvarez: i rojiblancos volevano fare le cose in grande.
È stato un mercato ambizioso che, dopo il rifiuto di Artem Dovbyk, sembrava procedere verso la solita sessione stagnante a cui la dirigenza aveva abituato i suoi tifosi negli ultimi anni. L’acquisto dell’argentino dal Manchester City è servito ad infiammare una piazza che ha bisogno di ardere, di sentire la passione bruciare. Se l’Atlético può permettersi di acquistare un top player del calibro di Julián a quelle cifre e da una squadra come i Citizens, allora significa una sola cosa: i Colchoneros vogliono essere una delle regine d’Europa.
La stagione, però, non inizia nel migliore dei modi. Il Cholo sembra in crisi, non riesce a dare una chiave tattica alla squadra e i risultati proprio non arrivano. Il 3-5-2 che ha caratterizzato le ultime stagioni ha finito il suo tempo e soprattutto non è adatto alla rosa che ha in mano. La retroguardia dell’Atlético Madrid non è fatta per giocare a tre, i centrocampisti sono spaesati e Julián a volte è relegato da solo sulla fascia a fare quasi il quinto di centrocampo. È uno spreco, una rosa così piena di talento non può giocare così male.
Alle tante critiche che si possono muovere a Simeone, però, un merito bisognerà per sempre riconoscerglielo: il Cholo è camaleontico. Ha cambiato pelle al suo Atlético, ha ripescato nei meandri della sua memoria più dolce ed ha donato una nuova vita a questi Colchoneros. L’ha fatto nel momento più duro della stagione: dopo le sconfitte pesanti contro Benfica e Lille in Champions League, dopo quella con il Betis Siviglia che l’ha portato ad undici punti dalla vetta.
I giornali, come al solito, sono crudeli ed aleggiavano già dubbi sull’Atlético Madrid. L’era di Simeone era finita, i rojiblancos dovevano guardare avanti e progettare un futuro senza di lui. Dopo tanti anni bisognava cambiare e volgere lo sguardo ad un nuovo orizzonte. Se c’è una persona che mai si arrenderà, però, quella è il Cholo. Si è rimboccato le maniche, ha abbandonato ogni velleità di 3-5-2 ed ha donato una nuova cute alla sua squadra. Come l’ha fatto? Tornando agli albori, al suo primo e bellissimo Atlético Madrid: il 4-4-2.
Ha adattato Conor Gallagher ad esterno di sinistra e pescato suo figlio Giuliano Simeone sulla corsia di destra. Ha reinventato i Colchoneros plasmandoli di nuovo, creando un sistema di gioco a tratti simile a quello che ormai dieci lunghissimi anni fa l’ha portato a pochi secondi dalla prima Champions League nella storia dell’Atlético. La similitudine si ferma in realtà alla disposizione in campo, essendo le caratteristiche dei giocatori molto diverse rispetto a quelle degli interpreti dell'Atleti campione di Spagna. Marcos Llorente, ad esempio, non ha nulla a che vedere come archetipo del terzino con Juanfran. Questo Atlético è molto più offensivo, più spregiudicato. Il peso dell’attacco poi è radicalmente differente: non c’è un Diego Costa, ma un Julián Álvarez.
Ciò che accomuna i due sistemi è anche il fatto che funzionano entrambi, ed i rojiblancos oggi possono sognare come hanno iniziato a fare ininterrottamente dieci anni fa. L’avvio di stagione timido e incolore ormai è un lontanissimo ricordo, quasi come se si fosse trattato di un universo parallelo. Oggi i Colchoneros sono ad undici vittorie consecutive tra Liga, Champions League e Copa del Rey. Nella massima competizione europea si trovano all’undicesimo posto ad un solo punto di distanza dalle prime otto e nelle ultime due giornate affronteranno Benfica al Metropolitano e Red Bull Salisburgo in terra austriaca. In Copa del Rey, invece, se la vedranno nei primi di gennaio con il Marbella nella meravigliosa Andalusía. E in campionato?
Vi ricordate, sempre facendo riferimento a quel romantico 2014, il colpo di testa di Diego Godin che valse all’ultima giornata il titolo per l’Atlético Madrid? La cornice è il Camp Nou e gli avversari sono ovviamente i padroni di casa del Barcellona. I blaugrana ed i Colchoneros si giocano il titolo all’ultima giornata e ai ragazzi del Cholo basta anche solo un punto per laurearsi campioni. La gara si mette subito sui binari sbagliati ed Alexis Sanchez porta in vantaggio il Barça, ma nel secondo tempo un colpo di testa di Godin sugli sviluppi di un corner condanna i catalani e regala ai biancorossi la gioia di un titolo tanto meraviglioso quanto inaspettato a inizio stagione.
Oggi la gara non è decisiva come allora e non c’è nemmeno il Camp Nou a fare da sfondo alla sfida tra le due squadre. Sabato sera Atlético e Barcellona si sfideranno allo Stadio Olimpico Lluís Companys situato sulla collina del Montjuïc, in una gara che ha comunque un sapore particolare. Con le undici vittorie consecutive, i Colchoneros si sono portati a 38 punti, stessa cifra dei catalani che hanno anche una partita in più, mentre insegue il Real Madrid a 37 e con le stesse gare disputate dei rojiblancos. È dunque giusto dire che sabato Atlético e Barça si giocano una fetta di Liga?
In parte si, è corretto. Avete mai sentito il proverbio “il nemico del mio nemico è mio amico”? Non si conoscono bene le origini di questo motto, addirittura nella Bibbia c’è una frase molto simile e un’altra locuzione somigliante è riportata in un’opera intitolata “Storia della conquista dell’Inghilterra da parte dei Normanni”. Ecco, c’è sempre stato un lato romantico nella forma di rispetto reciproco che c’è tra Atlético e Barcellona in virtù del nemico comune raffigurato dal Real Madrid. Tra qualche gruppo di tifosi dei Colchoneros e dei catalani, infatti, intercorrono addirittura anche legami di gemellaggio.
Sabato sera le due compagini si giocheranno temporaneamente la vetta della classifica e sarà interessante vedere come l’Atlético Madrid affronterà il nuovo Barcellona di Flick, la sua difesa altissima e la sua trappola del fuorigioco. Non sarà della partita Lamine Yamal che ha subìto una botta alla caviglia che ha evidenziato una lesione di primo grado del legamento. I numeri dei blaugrana senza il classe 2007 in campo non sono per nulla positivi e questo gioca ovviamente a favore dei Colchoneros.
Da un lato il Barcellona di Flick forte della Masía e desideroso di invertire la tendenza negativa delle ultime settimane, dall’altro l’Atlético del Cholo che non perde o pareggia dal 27 ottobre, quando uscì con zero punti dal Benito Villamarin di Siviglia contro i padroni di casa del Betis. È la gara da ex di Antoine Griezmann, che a Barcellona non è mai riuscito ad imporsi, è la prima volta contro i catalani con la camiseta rojiblanca per Julián Álvarez e per Conor Gallagher, o per Giuliano Simeone, che è molto di più di un figlio d’arte. L’Atlético Madrid vuole sognare e prendersi la vetta, vuole salire dalla collina del Montjuïc all’Olimpo.
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