Possiamo parlare di Barcellona in crisi?
Dopo un avvio stagionale quasi perfetto il Barcellona sembra essersi smarrito e fatica a vincere.
La sera del 26 ottobre 2024, quando il Barcellona ammutolì un Santiago Bernabeu tirato a lucido umiliando il Real Madrid stellare e miliardario di Mbappé, Vinicius e Bellingham, mostrandolo totalmente inerme di fronte a un Barça giovanissimo, che conta ben sette giocatori della Masía, ma che pare rigenerato dal nuovo approccio tattico di Hansi Flick. Un secondo tempo stellare dei catalani che, grazie alla doppietta di Lewandowski e le reti di Lamine Yamal e Raphinha, calano un poker devastante sui rivali di sempre, oltretutto guadagnando un ottimo vantaggio in termini di classifica, nella stessa settimana in cui i blaugrana avevano liquidato 4-1 anche il Bayern Monaco.
Una settimana dopo il Barcellona domina 3-1 il derby contro l’Espanyol e la strada verso la Liga sembra già tracciata, nonostante sia soltanto l'inizio novembre: +9 sul Real (che però ha una partita da recuperare) e +10 sull'Atlético, ma soprattutto un numero simile di gol subiti (11 per Barcellona e Real, 7 per l'Atlético) ma il doppio dei gol fatti (41, 21, 18).
Nella partita di Champions League a Belgrado contro la Stella Rossa Lamine Yamal subisce una botta alla caviglia che lo terrà ai box per tre partite. Nonostante la giovanissima età il classe 2007 di Esplugues de Llobregat è già un ingranaggio indispensabile per quella che è la macchina del Barcellona e la sua assenza cambia tremendamente il volto della squadra. L’aggettivo tremendamente non è utilizzato a sproposito: le partite senza Yamal non sono state in alcun modo positive ed è preoccupante che i blaugrana dipendano così tanto da un singolo giocatore, oltretutto - per quanto forte e carismatico - diciassettenne.
Dopo una vittoria relativamente semplice in Serbia, il Barcellona vola a Donostia-San Sebastián per affrontare la Real Sociedad, ma un gol di Sheraldo Becker (insieme ad una rete di Lewandowski annullata per un fuorigioco molto controverso) frena l'impeto dei catalani e regala i tre punti ai padroni di casa. Per il Barça è il secondo intoppo in campionato dopo quello di Pamplona di fine settembre, ma non c’è nulla di cui preoccuparsi, la sosta può aiutare a ricomporsi e magari accelerare il processo di recupero di Yamal.
A Vigo le cose sembrano andare per il verso giusto, prima Raphinha e poi Lewandowski firmano uno 0-2 che recita tranquillità e che dona una boccata d’aria fresca ad un Barcellona bisognoso di respirare serenamente. All’82’ Casadó, uno dei giocatori migliori di quest’avvio stagionale, rimedia un doppio giallo sciocco e due giri d’orologio più tardi una leggerezza di Koundé permette ad Alfonso Gonzalez di accorciare le distanze. Il Balaídos diventa una bolgia e all’86’ Hugo Alvarez sigla la rete che vale un pareggio clamoroso e che fino a cinque minuti prima sembrava impossibile.
La gara disputata in Galizia segna uno spartiacque importante in questi primi quattro mesi stagionali. Non è importante tanto il pari, le disattenzioni fanno parte del calcio ed è impensabile nell’economia di una stagione non averne nemmeno una. Il Barcellona da Vigo è caduto in una spirale negativa, vittima dei suoi stessi fantasmi. Si è innervosito, probabilmente conscio di aver sprecato in poche partite un larghissimo vantaggio sulle rivali che hanno ritrovato il sentiero.
Se il Real Madrid ha zoppicato un po’ e lasciato qualche punto per strada, lo stesso non si può dire dell’Atlético Madrid che, dopo un avvio di stagione timido e incolore, ha totalizzato undici vittorie di fila in tutte le competizioni (sei trionfi consecutivi in campionato) ed ha ritrovato compattezza ed equilibrio. Dopo Vigo i catalani hanno totalizzato solamente quattro punti in altrettante partite e gli scivoloni casalinghi contro Las Palmas e Leganés hanno avuto due esiti: da un lato hanno permesso ai Colchoneros di rimettersi in carreggiata e dall’altra hanno evidenziato alcuni limiti di una squadra non ancora perfetta come molti avevano erroneamente pensato dopo il poker al Bernabeu.
Si può parlare di crisi?
Nonostante fino ad ora questo articolo abbia evidenziato più i tratti negativi del Barcellona piuttosto che quelli positivi credo che il termine crisi sia fuorviante ed in un certo senso moralmente sbagliato. Un famoso filosofo livornese (perdonate il titolo conferitogli) dopo un Sassuolo-Juventus 4-2 aveva utilizzato un’asserzione che in questo momento descrive benissimo il Barcellona: “Non eravamo fenomeni prima di questa partita, non siamo brocchi dopo questa”.
La nuovissima era targata Hansi Flick era cominciata come meglio non potesse: cinque vittorie su cinque per iniziare la stagione, 17 gol fatti a fronte di soli 4 subiti. Poi un po’ di sfortuna e i diversi problemi fisici che i giocatori blaugrana hanno patito hanno evidenziato quello che forse è il limite strutturale più grande della rosa del Barça: la coperta è corta. È vero che per capacità tecniche uno come Lamine Yamal è praticamente insostituibile, ma nelle gare in cui è mancato non c’era un altro esterno di ruolo che potesse sostituirlo (complici anche gli infortuni di Ferran Torres ed Ansu Fati) e il tecnico tedesco ha dovuto adattare Fermín, giocatore che rende meglio se inserito in una posizione più centrale.
Un discorso analogo si può fare anche in occasione della squalifica di Marc Casadó, senza di lui i catalani si sono ritrovati a giocare senza un regista di riferimento, ma anche qui la sfortuna ha giocato la sua parte considerato che Flick da inizio stagione non può contare sul promettentissimo Marc Bernal, fermo per la lesione del legamento crociato anteriore sinistro ed anche del menisco. La difesa è il reparto che più soffre, specie i terzini dove Koundé e Balde sono costretti a fare gli straordinari. I loro sostituti non si sono ancora dimostrati all’altezza di giocare partite importanti: Hector Fort è ancora giovanissimo e a tratti acerbo, ma Gerard Martín purtroppo non ha ancora offerto prestazioni di livello per garantire solidità in caso di assenza di Balde. Ronald Araujo non ha ancora disputato un minuto in questa stagione, ma è tornato da poco ad allenarsi e sarà arruolabile, mentre Andreas Christensen sarà probabilmente venduto a gennaio per fare cassa e poter registrare regolarmente Dani Olmo.
Probabilmente non abbiamo ancora visto il vero Barcellona, né ad inizio anno e tantomeno ora. La verità sta nel mezzo e i catalani hanno appena iniziato un progetto con un nuovo allenatore che, in quanto tale, ha bisogno di rodaggio e di oliare alla perfezione i meccanismi tattici. Anche in questo periodo scuro in campionato, i blaugrana hanno disputato due ottime gare in Europa battendo prima 3-0 il Brest e poi espugnando il Westfalenstadion per 3-2 grazie al gol di Raphinha ed alla doppietta di Ferrán Torres. Nella sessione di mercato invernale Deco potrebbe inventarsi qualcosa per allungare le rotazioni e regalare a Flick una rosa più completa per affrontare i prossimi impegni.
Ora la stagione entra nel momento più caldo: arriva la gara casalinga contro l’Atlético Madrid e a gennaio si disputerà la Supercoppa Spagnola oltre che alle ultime due giornate di Champions League. Nonostante questo momento complicato con i risultati che faticano ad arrivare una cosa è certa: non bisogna perdere la fiducia in Hansi Flick o nella Masía, i catalani non devono commettere questo errore.
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