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Andrea Stella
, , 16 Dicembre 2024

La firma di Andrea Stella sulla Formula 1


Il team principal umbro é riuscito nell’impresa di riportare il mondiale costruttori in McLaren.

Ad Abu Dhabi, nel finalone di stagione 2024, a risuonare é God Save the King, pur con un sapore fortissimamente italiano. Un’impresa epocale, che spezza il ciclo Red Bull apparentemente inattaccabile, dopo quello Mercedes della prima era turbo ibrida. Un 2024 nato con ogni pronostico a favore di Max e Red Bull, smentito giorno dopo giorno, pista dopo pista, anche a causa di lotte interne fratricide, culminate con la fuga del mago Newey in Aston Martin.

Pian piano, la perdita dello status di prima forza, programmi di sviluppo non soddisfacenti e un secondo pilota non all’altezza del compagno di squadra e del mezzo disponibile, hanno fatto sì che il livello tecnico tra più squadre di vertice si sia assottigliato col tempo, alternando una squadra all’altra a seconda di layout e adattamento delle auto ai vari circuiti. Tra queste, la McLaren.

Incredibile pensare che, solo un anno prima, nella prima parte del mondiale, i papaya boys erano relegati regolarmente a fondo griglia. La consapevolezza di avere in mano la chiave dello sviluppo era, però, talmente concreta da prevedere un futuro quantomeno da protagonista. Tanto che, quest’anno, a partire da Miami, il team di Milton Keynes si é affermato come il miglior pacchetto tecnico, consolidandosi col tempo, mettendo d’accordo tutti gli addetti ai lavori che si trattasse di un clamoroso capolavoro ingegneristico.

Ma chi c’é alla base di questo clamoroso plot twist? Una vecchia conoscenza Ferrari, oggi indubbiamente il miglior Team Principal della Formula 1: Andrea Stella. Originario di Orvieto, Stella ha iniziato da giovanissimo a lavorare in Ferrari, prima nella squadra test e poi come veicolista di Schumacher. Da campione a campione é passato poi sulla macchina di Kimi Räikkönen.

In tutto questo, nel 2006, la collaborazione con Valentino Rossi durante la valutazione al passaggio con le quattro ruote del campione pesarese. Fino al 2010, anno della consacrazione. É l’anno della promozione a capomacchina di Fernando Alonso. Un’esperienza che terminerà con due finali perse tra cui spicca quella di Abu Dhabi, con quegli 8 punti di vantaggio su Webber, i 15 su Vettel e quel Vitaly Petrov, trasformatosi nel peggiore dei Magnussen per una notte. Una ferita ancora aperta per entrambi, a distanza di 14 anni. 

La fiducia reciproca e una simbiosi divenuta tale nel tempo che comunque convinsero il matador a portarselo con sé in McLaren, sempre come capo macchina. Ruolo che ha consentito ad Andrea Stella di diventare, qualche anno dopo, Team Principal. Fatto non banale, visto che la McLaren, é stata da sempre titubante a ingaggiare figure di spicco italiane, complice anche la controversa Spy Story del 2007, in cui gli inglesi vennero accusati di aver rubato progetti da Maranello. 

La scuola inglese, da sempre, vista come più competente nei confronti di quella italiana, é oggi, paradossalmente ai piedi di un italiano. Un titolo costruttori che mancava dal 1998. Un titolo tanto ambito, visto il recente dominio di Mercedes prima e Red Bull poi, quanto ingiustamente e inspiegabilmente bistrattato rispetto a quello piloti.

Una gestione del team, quella di Andrea Stella, che ha fatto sì che il team di Paragon sia tornato ad un titolo mondiale dopo 26 anni, che per i puristi è un dato oggettivamente molto importante. Dopo anni di dominio tecnico Mercedes e poi Red Bull - con un motore clienti -, la McLaren ha saputo interpretare al meglio il concetto dell’attuale regolamento tecnico, ormai giunto alla sua conclusione. Grazie anche ad un gruppo di tecnici ex Ferrari, che hanno saputo ricostruirsi carriera e reputazione dopo vari e clamorosi fallimenti in rosso. 

In passato, soltanto un altro tecnico italiano, aveva portato al successo un team straniero da team principal: quel Flavio Briatore che prima con Schumacher con la Benetton, poi con Alonso in Renault, era riuscito, non senza qualche sospetto riguardo ai primi due mondiali, a vincere sia il piloti che i costruttori.

Gli anni a venire, nessun’altra nostra figura era riuscita ad arrivare a posizioni di rilievo in altri top team. Binotto in Ferrari l’ultimo e tutti ci ricordiamo di un’esperienza finita in un mare di critiche e strascichi, nati dal mai rivelato patto con la FIA sulla questione motore irregolare della SF90 del 2019 fino ai dissidi con Leclerc. Oggi, lo stesso tecnico reggiano, è stato scelto dall’Audi per seguire l’ingresso nel mondiale 2026.

Non è stato facile coordinare due piloti talentuosi ed ambiziosi come Norris e Piastri. Questo é stato il problema più grosso che Andrea Stella ha dovuto affrontare: dare ad entrambi i piloti le stesse chances e garanzie di materiali al top, avendo già aggiustato in corsa la questione MCL60. Un déjà-vu, visto che, sempre in McLaren, una situazione del genere si si era vissuta negli anni di Senna e Prost e di Hamilton e Alonso

La differenza principale rispetto all’epoca era che io materiale tecnico era già da campioni del Mondo agli albori della stagione, mentre l’anno 2024 é stato quello della definitiva rinascita. È, quindi, ragionevole, ipotizzare che McLaren, raggiunta ormai la stabilità organizzativa, possa diventare una seria pretendente al ruolo di favorita per il mondiale 25.

Il bellissimo e avvincente mondiale appena concluso ci dovrebbe dare una chiave di lettura molto chiara: il tifo può trasformarsi in ammirazione, in acclamazione di fronte a un’impresa strepitosa, ingigantita dal fatto dell’essere non immaginabile a inizio anno. Il plauso e il riconoscimento dovuto a un uomo che ha saputo ricostruire il mito della storica squadra inglese che, da anni, era caduta in un oblio apparentemente senza via d’uscita.

Perché le battaglie, le lotte e schermaglie, spesso fuori dalle righe, con Ferrari e Williams dei bei tempi passati, fanno un po’ parte della storia della F1 e, sotto sotto, un po’ la storia di tutti noi, appassionati o semplicemente tifosi. Non può che far piacere vedere una vera “racer”, ritornare all’hurrà, dopo così tanti anni. E, questa volta, con un italiano al ponte di comando. Che vuole, alla fine dei conti, con la sua compostezza, serietà e competenza, regalarci un messaggio che tutti dovremmo cogliere, condividere e coltivare: questa vittoria è anche un po’ nostra. Complimenti e grazie ancora, caro Andrea.

  • Nato il 3 agosto 1982 in un luogo sperduto ma bellissimo dell'Appennino Tosco Emiliano, Camugnano. Mi appassiono a 9 anni di quelle auto particolari chiamate Formula, guidate da quei caschi coloratissimi che mi folgorano l'esistenza. Imola e il suo Autodromo diventano la mia Mecca e le testate settimanali da corsa la mia Bibbia. Ogni veicolo da gara con 4 ruote mi contagia di interesse e mi cattura lo sguardo con il desiderio perpetuo di poterlo vedere dal vivo, ascoltare il suo urlo lacerante. Metto finalmente al servizio comune la mia passione.

  • 34 anni, pugliese di nascita, siciliano, ciociaro e ligure d'adozione. Ex pallanuotista, da sempre appassionato di sport in generale ma con una fissazione per il futbòl. Ho visto giocare Ronaldinho contro Romario al Maracanà di Rio de Janeiro nel 1999. Trasmissione sportiva preferita: Tutto il calcio minuto per minuto.

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