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, 15 Dicembre 2024

Bologna-Fiorentina 1-0, Considerazioni Sparse


Chi, se non il Bologna dell'ex Vincenzo Italiano, poteva fermare la striscia vincente della Fiorentina?

Chi poteva mai fermare una Fiorentina versione rullo compressore, se non quel Bologna guidato dall'ex odiato-amato (ma più odiato) Vincenzo Italiano? Come nella più scontata delle profezie cabalistiche, sono i felsinei a vincere il derby dell'Appennino, che grazie al gol-partita di Odgaard possono mettere nel mirino in campionato la Juventus guidata per l'appunto da un altro ex di questo incrocio, ovvero Thiago Motta.

Al Dall'Ara partita intensa, a tratti furiosa. Si gioca tutto su duelli e conquista delle seconde palle sotto lo sguardo permissivo dell'arbitro Fabbri, mentre il possesso palla serve quasi più a rifiatare che a costruire. Chi la spunta più volte nello stretto può smuovere la gara a suo favore. Alla lunga lo fa il Bologna, che - nonostante l'uscita di Ndoye per infortunio - nella ripresa sposta l'ago della bilancia a suo favore, e affonda il colpo su una Fiorentina combattiva nel primo tempo, ma entrata troppo presto in riserva di energie.

Senza Palladino in panchina (lutto familiare: un abbraccio mister) e con il vice Citterio a guidare la squadra, la Fiorentina dà il via all'esperimento di Beltran in veste di ala tattica per sostituire Edoardo Bove, lasciando fuori il vivace Sottil delle ultime settimane per far spazio a Gudmundsson dal 1° minuto. L'islandese va sulla trequarti con un'ampia libertà di movimento, con l'idea di affidarsi alla sua creatività palla al piede in luogo delle letture negli spazi dell'ex romanista (nonché di quelle dello stesso Beltran). Operazione già provata nella ripresa contro il LASK in Conference, ma in parte fallita a Bologna: nonostante alcuni guizzi del fantasista numero 10, sul piano dell'applicazione senza palla i viola hanno faticato, soprattutto nel tenere le giuste distanze nelle due fasi di gioco. L'isolamento di Kean nella morsa Lucumí-Beukema sul lungo è stato fatale per la Fiorentina, privata della sua soluzione più sicura in uscita nonché della sua bocca da fuoco più potente.

Alla partita quasi disperata di Kean fa dà contraltare la prova - ennesima - di Santiago Castro, folletto terribile da gestire anche per quella coppia Comuzzo-Ranieri apparsa quasi insuperabile negli ultimi mesi. Si badi bene, non che i due centrali viola abbiano giocato male, o abbiano a referto errori sostanziali; anzi entrambi si sono presi più di una volta rischi calcolati con scelte coraggiose, a rompere la linea per limitare le ricezioni avversarie. Ma la vivacità dell'argentino e la sua capacità di uscire sistematicamente da zone complicate con pochi tocchi, ha portato a una pressione costante sul reparto arretrato viola, non sufficientemente schermato dalla mediana. Castro è stato un piccolo grimaldello, alla lunga in grado di scassinare - anche con un palo che grida vendetta - quello che finora era stato un caveau blindato a tinte viola.

Alla fine, al di là delle mosse tattiche di entrambe le panchine - anche l'ingresso di Ferguson all'intervallo che ha dato una bella spinta al Bologna, soprattutto per qualità e visione nella zona di rifinitura - a fare la differenza per gli uomini di Italiano è stata la capacità di tenere la partita sempre su ritmi altissimi. La Fiorentina non è mai entrata in controllo, una situazione che non le era mai successa negli ultimi tre mesi, e non ha avuto né la gamba né la forza di dare una sferzata. Con le debite proporzioni, qualcosa di simile a quanto le successe a Bergamo a inizio stagione. Là dopo una prima mezz'ora abbondante alla squadra mancavano le certezze e l'identità per guidare la partita in quel momento in suo vantaggio, a Bologna è mancato soprattutto l'energia - fisica e mentale - sui novanta minuti. Doveva succedere, prima o poi. Sponda opposta, si deve per l'ennesima volta constatare che, pure al netto di una serie di limiti del tecnico, il requiem per Italiano in Emilia era stato suonato decisamente troppo presto. E non tanto per la vittoria in sé, ma per la lucidità con cui la sua squadra sta governando le partite dell'ultimo periodo.

  • Scribacchino sull'ala sinistra. Fiorentina o barbarie dal 1990. Evidenzio le complessità di un gioco molto semplice.

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