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Roma Juventus Women's Champions League
, , 13 Dicembre 2024

Roma e Juventus sono fuori dalla Women's Champions League


Juventus e Roma escono dalla UWCL, dopo aver rimarcato il divario tra i club italiani e i top europei.

I loro cambi hanno ucciso la partita”: così Spugna ha commentato il 6-1 inflitto dal Wolfsburg alla Roma. È il 67’ quando Stroot leva dal campo l’ex Juventus Beerensteyn, autrice del gol del 2-1 appena qualche secondo prima, e mette in campo Sveindís Jónsdóttir – attaccante islandese, classe 2001 – che in appena 27 minuti segna 4 golal 68’ al primo pallone giocato, sfruttando un controllo errato da parte di Cissoko che la lancia in porta, all’85’ anticipando Cissoko per raccogliere l’assist di Svenja Huth, all’88’ attaccando la profondità e spazzando via Kumagai e al 92’ raccogliendo una palla che sembrava finita per caso dentro l’area di rigore. Un gol dopo l’altro Jónsdóttir ha sottomesso la Roma, schiacciando ogni speranza per le giallorosse di rimanere aggrappate alla partita e alla qualificazione. Da quando è entrata in campo sembrava semplicemente inarrestabile. 

Il Wolfsburg non ha disatteso le aspettative: “Ha dimostrato di essere superiore e meritatamente va ai quarti”, ha affermato Spugna a fine partita. Le tedesche hanno dominato la Roma per tutta la partita, giocando con le giallorosse come un prestigiatore fa con le sue carte: senza mostrare le proprie debolezze e rimarcando i difetti della Roma. Con il passare dei minuti, la squadra di Spugna è crollata prima con il fisico e poi con la testa. Le giallorosse hanno sofferto ogni palla alta, il pressing opprimente del Wolfsburg e ogni attacco alla profondità. Invece, le tedesche alle prime difficoltà si appoggiavano sulle proprie attaccanti – Popp su tutte che, oltre ad aver segnato il primo gol e fornito l’assist per il 2-1, ha vinto 9 duelli aerei su 9 – nascondendo così le proprie lacune nel muovere la palla vicino alla propria porta.

La Roma si è presentata con una rosa smembrata dagli infortuni: Viens non gioca da Lione-Roma per problemi muscolari, Pilgrim è stata convocata dopo oltre un mese di stop e mancava anche Haavi, che durante Roma-Como ha riportato un profondo taglio all’altezza del ginocchio rendendola indisponibile per la partita contro il Wolfsburg. Per non parlare degli infortuni al crociato, a inizio stagione, di Valdezate e Lukášová: Spugna non aveva vere e proprie contromisure in caso di imprevisti. Infatti, appena il piano gara di difendere a tutti i costi lo 0-0 è saltato dopo appena 6', il tecnico giallorosso non è stato capace di fare gli aggiustamenti necessari per raddrizzare la partita. Le sostituzioni fatte sono state scontate e non risolutive – una delle quali forzate a causa dell’infortunio di Di Guglielmo in occasione del 2-1 del Wolfsburg. Per certi versi hanno solo peggiorato la situazione, minando gli equilibri già precari alla squadra ed esponendola a un passivo molto pesante.

Ce l’abbiamo messa tutta” ha dichiarato Greggi a fine partita, ed è vero. La Roma è consapevole di aver dato il massimo e di essere arrivata fin dove poteva. Semplicemente non bastava.

Cosa non ha funzionato?

Juventus e Roma avevano aspettative diverse e sono uscite per motivi diversi. Le bianconere, nonostante giochino la competizione dal 2018-19 e abbiano raggiunto i quarti di finale nel 2021-22, avevano tutto da guadagnare da questa edizione del torneo. La rosa a disposizione di Canzi – e Canzi stesso – non ha una grande esperienza internazionale, e molte erano alla loro prima partecipazione a questa competizione come Schatzer, Bennison, Krumbiegel e Beccari. La Juventus è una squadra che si sta evolvendo, passando gradualmente dallo storico gruppo vincente a uno nuovo in cui le veterane stanno facendo da chioccia alle più giovani. Canzi è stato capace di creare una amalgama perfetta, come quando in una torta riesci a dosare alla perfezione tutti gli ingredienti. Mentre in campionato questa metamorfosi è accompagnata anche dagli ottimi risultati che la squadra colleziona ogni settimana, in Champions è sembrato che mancasse qualcosa. 

La Juventus si è affidata per la prima parte del girone al suo vestito migliore: il 3-4-3 fatto di pressing sulla prima impostazione e riaggressioni sulle seconde palle. Così la Juventus si sta imponendo in Italia, così la Juventus ha battuto il PSG ai preliminari, ma ai gironi le è stata richiesta un’abilità che ancora non ha sviluppato: la capacità di adattarsi all’avversaria. La squadra di Canzi non è ancora capace di cambiare totalmente registro a seconda di chi affronta e in questa competizione non te lo puoi permettere. La Juventus sembrava aver studiato solo una parte del programma e sperare, con tutte le sue forze, le venisse chiesto proprio quello. Se questo metodo è stato sufficiente contro il Vålerenga, non si può dire che sia bastato contro Arsenal e Bayern Monaco. La Juventus, infatti, solo nella gara dell’Emirates contro l’Arsenal ha provato una nuova soluzione, diventando più prudente e reggendo per 89’ fino al gol dell’ex Hurtig.

Juventus Women's Champions League
foto Juventus FC

Nonostante gli 11 i gol subiti a fronte di uno solo segnato – peggior attacco della competizione come Celtic e Galatasaray –, la Juventus porta a casa un buon carico di esperienza da questa Champions che sarà utile nelle prossime partecipazioni, specie per le più giovani. Non è stato un girone brillante e la squadra di Canzi ha raccolto ben poco dalla competizione, ma tutto questo è stato un investimento per il futuro, come quando in estate fai la legna per l’inverno. La soddisfazione maggiore per la Juventus rimane aver battuto nel doppio confronto il PSG al turno preliminare. Questo è stato un grande risultato. Come ha detto lo stesso Canzi alla fine della sfida contro il Bayern Monaco, “Queste sono sempre sfide che ci permettono di fare esperienza. Avevamo degli obiettivi che ci siamo posti: il primo era quello di accedere alla fase a gironi di questa competizione e ci siamo riusciti, pur avendo avuto un sorteggio complicato. In campionato probabilmente siamo anche un po’ più avanti di quanto potessimo immaginare qualche mese fa”.

Per quanto riguarda la Roma, il discorso è leggermente diverso. Non si pretendeva un passaggio ai quarti di finale, ma vista la crescita della squadra negli ultimi anni, le aspettative erano leggermente maggiori rispetto alle bianconere. La Roma era chiamata a giocarsi un posto fino all’ultima partita del girone e, nonostante tutto, le cose si erano anche messe discretamente bene per la squadra di Spugna che si presentava allo scontro decisivo contro il Wolfsburg con la possibilità di poter contare su molti risultati a disposizione: le giallorosse potevano vincere e assicurarsi la qualificazione, pareggiare e avere un grosso vantaggio in vista dell’ultima partita contro il Galatasaray o addirittura perdere con un solo gol di scarto per rimanere con qualche speranza di passare il turno con la differenza reti.

La Roma ha pagato il non essere in grado di reggere l’intensità fisica delle partite, esaurendosi sempre prima della fine e, quando il livello di interpretazione della partita scende appena sotto la perfezione, le avversarie a quel punto hanno la strada spianata e puniscono. La squadra di Spugna assomiglia al telefono che sai non avere la batteria per poter durare tutto il giorno. La Roma ha subito 11 gol su 14 nei secondi tempi, 10 di questi dal 65’ in poi. L’impressione è che non riesca ad arrivare alla fine delle partite.

Roma Women's Champions League
foto AS Roma

La Roma ha una rosa troppo corta per affrontare bene la Champions? Forse. La società quest’estate ha voluto fare un mercato spendendo zero e forse Spugna e la sua squadra lo hanno scontato sul campo. Inoltre, le giallorosse come la Juventus hanno pagato anche un certo gap fisico e atletico con le altre squadre, spesso molto più strutturate e con centimetri che pesano in campo internazionale. 

Chiunque abbia visto almeno una partita di questa Champions – ma non solo – avrà notato quanto le romane vadano in difficoltà sui calci piazzati. Il mercato estivo ha provato a portare più fisicità alla squadra di Spugna, però o non è stato sufficiente o non è stato possibile schierarle, come nel caso di Lukášová. In altri casi la Roma ha pagato l’inesperienza nello stare a questi livelli: è la sua 3° partecipazione, e in alcuni momenti è sembrata esserci proprio una mancanza di gestione dei momenti più delicati. Ad esempio, il gol del pareggio del Lione nasce da una palla persa con superficialità a centrocampo da Dragoni, che rende possibile il tiro di Marozsán dal quale arriva il corner che porterà al pareggio del Lione. Nonostante tutte le difficoltà e le cause che hanno portato la Roma a un risultato deludente, ci sono stati dei momenti in cui ha potuto assaporare nuove sensazioni; come il vantaggio, estemporaneo, di Dragoni in casa del Lione, o il gol del pareggio di Giacinti che aveva illuso la Roma di avere altre chances per passare il turno con poco meno di 35 minuti al termine della gara. 

Proprio come nella scorsa stagione, per la Roma, la qualificazione ai quarti è come prendere la sabbia al mare e appena apri la mano vola via. Per quanto siano stati effimeri questi momenti, la cosa più triste è che, guardandosi indietro e vedendo i tabellini e le statistiche, neanche sembra che ci siano stati.

Roma Women's Champions League
foto AS Roma

Entrambe le italiane sono fuori, e ora?

Roma e Juventus sono uscite dalla competizione rispettivamente con una e due giornate di anticipo. Il percorso delle italiane, in questa edizione della Women’s Champions League, ci ha detto che non siamo al livello delle top europee, e la strada per colmare il divario è ancora lunga e in salita. Questo lo sappiamo, e lo sapevamo anche prima che iniziasse la competizione, tant’è che già avere due squadre, su tre possibili, del nostro campionato ai gironi è stato un ottimo risultato, considerando che l’Italia è quinta nel ranking UEFA. In caso di qualificazione di una delle due squadre, avremmo parlato di un’eccezione, una cosa non prevista. Questo dobbiamo sempre tenerlo a mente quando parliamo delle italiane in Champions. 

Nonostante questo, possiamo dire che questa annata di Women’s Champions League è stata deludente. A volte dettagli minuscoli si sono rivelati carissimi da pagare per proseguire nella competizione, e in fondo è giusto così. In un torneo in cui ci sono 4 gironi da 4 squadre la probabilità di giocare contro una squadra che farà semifinali o anche la finale è molto alta: bisogna essere perfette, la Roma e la Juventus non lo sono state. Qualcuno cantava che “strada facendo troverai un gancio in mezzo al cielo”, chissà quando troveremo il nostro e vedremo finalmente squadre italiane protagoniste in Europa, e perché no giocarsi anche una finale.

  • Romano, classe 1999, a tempo perso studia ingegneria e si diletta su Excel, utile difensore mancino per il calciotto

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