Patrick Dorgu, talento illimitato
Alla seconda stagione tra i professionisti, Dorgu sta mostrando tutto il suo potenziale.
"Credo che madre natura sia stata particolarmente clemente. È nato per giocare a calcio e tutto per lui è facile. Ha doti tecniche, fisiche, forza e serenità mentale" (Luca Gotti, allenatore Lecce, 19 luglio 2024).
"Lui compie 20 anni quest'anno, ha una qualità altissima in tutto quello che fa. Allo stesso tempo però è molto veloce e forte sia fisicamente che tecnicamente. Delle volte sembra semplicemente avere una marcia in più degli altri" (Lars Knudsen, CT Danimarca, 5 settembre 2024).
"Dorgu ha le stimmate del campione, non gli manca nulla" (Pantaleo Corvino, direttore area tecnica Lecce, 30 novembre 2024).
Patrick Chinazaekpere Dorgu esordisce con la prima squadra del Lecce il 13 agosto 2023, in Coppa Italia contro il Como. L'hype che già si era creato a lui non era minimamente paragonabile a quello di un comune diciottenne con ancora 0 presenze da professionista. L'etichetta di predestinato viene appiccicata addosso a fin troppi ragazzi al giorno d'oggi, con esiti talvolta catastrofici, ma le parole dei tecnici che hanno avuto la fortuna di allenarlo fin qui lasciano trasparire che Dorgu abbia, effettivamente, qualcosa di speciale che lo distingue.
Il percorso di un giovane calciatore è raramente lineare, somiglia più a un elettrocardiogramma impazzito che a una retta o una curva. L'esterno danese non fa eccezione: le battute a vuoto come il rosso col Cagliari o le brutte prestazioni contro Milan e Fiorentina (con la compartecipazione importante del resto della squadra) stanno lì a testimoniarlo.
Anche nell'arco della stessa gara, Dorgu alterna momenti di strapotere fisico e tecnico a vuoti ed errori difficili da spiegare. Emblematica, in questo senso, è la gara contro il Parma. Fino al 92' il danese gioca una partita da 8 in pagella: suo il gol che porta avanti il Lecce, sua l'accelerazione che causa l'espulsione di Cancellieri e la seguente punizione che Krstovic trasformerà nel 2-0. Nel recupero, però, il 13 giallorosso si rivela troppo morbido in fase difensiva, sia nel batti e ribatti che favorisce il gol dell'ex Almqvist, sia soprattutto in marcatura su Hainaut al 95', amnesia che costa ai salentini due punti che parevano già in cassaforte.
Eppure, nessuno si è sentito di sottolineare più di tanto gli errori del ragazzo, tantomeno di mettere in dubbio le sue immense qualità. "Ovunque lo metti partecipa alle due fasi con qualità e quantità, ha fatto tanti ruoli anche stasera", arriverà ad affermare mister Gotti dopo Lecce - Parma 2-2: il rammarico per il pari subito in extremis è superato dall'ammirazione nei confronti del suo calciatore. Chi accantona i difetti di Dorgu non lo fa per proteggerlo, o almeno non solo, ma semplicemente perché i pregi e il potenziale del giovane crack sono così tanti e abbaglianti da mettere in ombra i lati ancora da smussare, fisiologici in un ragazzo alla seconda stagione da professionista.
Nato a Copenaghen nell'ottobre 2004 da genitori nigeriani, Dorgu rappresenta una delle poche falle dell'eccellente gestione sportiva del Nordsjaelland. Il club della città danese di Farum è, dal 2016, controllato da Right to Dream, uno dei più grandi sistemi africani di academy con base principale ad Accra, in Ghana. Right to Dream è a sua volta gestita dal gruppo egiziano Mansour, il cui proprietario è soltanto un omonimo dello sceicco proprietario del Manchester City, anche se un'inchiesta della FIFA pone proprio il City Group dietro ad alcune operazioni di mercato poco trasparenti tra Nordsjaelland e Citizens.
Abbiamo parlato di falla: che Pantaleo Corvino sia riuscito a strappare Dorgu a due colossi del genere, e l'abbia fatto per soli €200mila più un presunto 15% sulla futura rivendita, somiglia tanto a un miracolo quanto a un bug di sistema. Intendiamoci, il DT del Lecce di capolavori ne sta orchestrando a un ritmo impressionante, ma l'esterno che viene paragonato a Gareth Bale appare semplicemente oltre, un progetto di campione che raramente, a oggi, transita anche solo temporaneamente in una realtà come quella di Lecce.
A confermare il bug di sistema è Federico Coppitelli, primo allenatore di Dorgu in Italia, in quel Lecce Primavera che vincerà il campionato 2022/23, unica stagione disputata del danese a livello giovanile in giallorosso. "Era un nazionale danese under 19 - racconta Coppitelli - ma di quella selezione era l'unico senza un contratto da professionista. Potevano prenderlo tutti, ma se ne accorse solo il nostro capo scouting". Il tecnico poi conferma, come se ce ne fosse il bisogno, la sensazione che hanno avvertito tutti quelli che l'hanno avuto tra le mani: "In lui vedo le doti dei predestinati".
Con la Primavera gioca tutti i minuti di tutte le partite, fatta eccezione per l'ultima (ininfluente) gara di regular season, da laterale sinistro della difesa a 4, già col numero 13. Il dominio esercitato dal danese sul campionato Primavera è a tratti imbarazzante: i dreadlocks diventano un incubo per tutte le difese, sia quando il terzino allunga la falcata sull'out di competenza, sia nelle frequenti occasioni in cui si accentra per cercare l'incursione o la battuta a rete.
Nel luglio 2023, Dorgu parte per il ritiro precampionato di Folgaria insieme a molti dei vincitori dello scudetto. Degli 11 primavera aggregati alla prima squadra, lui sarà l'unico a trovare spazio sul terreno di gioco; Medon Berisha, il secondo ex Primavera più impiegato, si fermerà a 294' in stagione. Il salto di Dorgu non avviene per sopperire a una mancanza vera e propria: il titolare sull'out di sinistra è l'ottimo Antonino Gallo. Al contrario, è una precisa scelta della società Lecce, che decide di non riscattare Giuseppe Pezzella e puntare sul danese per completare la batteria degli esterni bassi.
La partita di Coppa Italia col Como citata in apertura è un assist a porta vuota per Dorgu. Gallo deve uscire dopo un quarto d'ora, al posto suo entra Patrick, subito decisivo con un'intelligente palla arretrata nel cuore dell'area che manda in gol Almqvist per l'1-0.
La strada verso un campionato da titolare e protagonista sembra in discesa, ma per Roberto D'Aversa la pulizia tecnica e gli equilibri garantiti da Gallo sono fondamentali. I due mancini si ritrovano a doversi dividere la fascia, non proprio equamente: il vero titolare resta Gallo, con 30 gare su 38 nell'XI iniziale. Dorgu continua ad accumulare minuti, subentrando quasi sempre, ma il rendimento si appiattisce di pari passo con quello del Lecce, che dalla 6° alla 28° giornata vince la miseria di 2 partite.
Proprio in occasione di una delle due vittorie, il 3-2 contro la Fiorentina, al 92' Dorgu sigla la sua prima rete in Serie A: un interno sinistro che sbatte sul palo e s'insacca alle spalle di Terracciano. I 3 punti permettono al Lecce da respirare ma non bastano a salvare la panchina di D'Aversa, esonerato qualche giornata più tardi. Sulla panchina dei salentini arriva Luca Gotti, allenatore che si rivelerà decisivo nell'elevare la dimensione di Dorgu all'interno della squadra e nel trasformarlo in qualcosa in diverso da una semplice alternativa ad Antonino Gallo.
Alla prima in giallorosso contro la Salernitana, Gotti inserisce Dorgu al 46' come ala sinistra del 4-2-3-1; anche se dopo 25' lo risistema sulla linea difensiva per far posto a Sansone, l'esperimento riesce. Da lì fino a fine campionato, il danese non uscirà più dai titolari, giocando sempre da esterno alto a sinistra fatta eccezione per una non indimenticabile partita da ala destra contro il Milan. Il nuovo binario mancino Gallo-Dorgu è una delle armi decisive che porteranno i salentini alla salvezza: in tempi recenti, Gotti ha individuato nella sua scomposizione "per dare una zolla di campo migliore a Rebic" una delle criticità del suo ultimo Lecce.
Torniamo a parlare di sensazioni: quella che si percepisce in casa Lecce durante il ritiro di Neustift ci racconta un Dorgu che, scrollatosi di dosso una prima stagione di rodaggio, è pronto a imporsi tra i grandi prospetti della Serie A 2024/25. A inizio settembre arriva l'esordio in nazionale maggiore, il cui svolgimento ci spinge di nuovo pericolosamente vicini alla parola predestinato: subentrato all'81' in Danimarca-Svizzera di Nations League, a Patrick basta un minuto per incunearsi in area su invito di Skov Olsen e battere Kobel col destro, portando i suoi sull1-0 che verrà poi arrotondato da Hojbjerg nel recupero.
La rete in nazionale svolta la stagione di Dorgu: gol del vantaggio contro il Parma, rete da 3 punti nell'1-0 al Verona, gara indirizzata da un rosso a Tchatchoua propiziato da una sgasata del danese, e una consapevolezza dei suoi mezzi sempre crescente. Nel mentre, Gotti ha sfruttato l'innata abilità di Dorgu nel trovare gli spazi giusti in mezzo al campo, piazzandolo sempre in ruoli diversi a partita in corso. Contro l'Empoli, ad esempio, il #13 è partito da ala destra del 4-2-3-1, poi si è spostato a sinistra, occupando non di rado anche i corridoi centrali, infine dopo la sostituzione di Guilbert ha giocato gli ultimi 12' da terzino destro.
Non è scontato che un allenatore si affidi in modo così massiccio, affidandogli compiti molto diversi, a un calciatore alla seconda stagione da professionista; Gotti l'ha fatto perché si fidava di Dorgu, ma anche per dotarlo il prima possibile di un ampio bagaglio di conoscenze tattiche e permettergli di vedere il campo da diverse angolazioni. Anche Giampaolo, sedutosi sulla panchina del Lecce a fine novembre, ha confermato Dorgu da ala destra, portandolo poi a sinistra nel 4-1 incassato a Roma, gara in cui l'ex Nordsjaelland ha sofferto la coppia Abdulhamid-Saelemaekers più di quanto fosse lecito attendersi.
Anche alla prima da titolare in nazionale, al ritorno di Nations League contro la Svizzera, Dorgu ha giocato da quinto di sinistra nel 3-4-2-1 messo in campo da Knudsen. Poco aiutato dall'atteggiamento remissivo della Danimarca, il leccese è risultato il giocatore meno coinvolto nella manovra, in un ruolo che teoricamente si sposerebbe a meraviglia con le sue caratteristiche tecniche e fisiche - motivo per cui il calciatore è finito nel mirino dell'Inter.
Qual è la posizione ideale per Dorgu? "In un grande club, probabilmente giocherebbe terzino", ha affermato Gotti; nel Lecce, il danese si è trovato a giostrare nel ruolo di ala, ma non solamente per "colpa" di Gallo. Una squadra che fatica a segnare come il Lecce ha bisogno di giocatori che sappiano muoversi in area e finalizzare - il centravanti titolare dei salentini è Krstovic, tra i peggiori della Serie A per percentuale di finalizzazione e per differenza tra gol e xG prodotti. Nel suo primo anno e mezzo tra i pro', Dorgu si è scoperto un calciatore incredibilmente forte in area, con un'innata capacità di trovarsi nel posto giusto al momento giusto.
Non stiamo parlando di un'ala classica, che quando gioca a piede invertito prova a rientrare sul sinistro per calciare dal limite e quando si trova sul suo binario cerca il fondo per andare al cross. Dorgu è attratto dall'area di rigore, i suoi tagli sono frequenti e difficili da leggere, e rappresentano forse la principale variabile dell'attacco del Lecce. La già citata gara col Verona offre ottimi esempi dei movimenti del danese:
- Ricezione sullo spigolo dell'area piccola e palla sotto l'incrocio (rete annullata per fuorigioco nonostante un tocco di Ghilardi);
- Taglio interno e accelerazione verso il centro del campo che costringe al rosso Tchatchoua;
- Taglio alle spalle di Lazovic sul lato debole, avventandosi di testa in tuffo sul cross di Banda per il gol del vantaggio.
Tra gli esterni alti della Serie A, Dorgu è 7° per tiri totali a partita (2,1), davanti a giocatori marcatamente offensivi come Man, Colpani, Zaccagni e Conceiçao. Tale valore va inoltre parametrato sui numeri offensivi del Lecce, sotto la 10° posizione sia per tiri totali che per tiri in porta a partita, una squadra che si appoggia alle fiammate di Dorgu più che facilitarne il compito. Se un 2004, che fino all'altro ieri giocava terzino, si trova a doversi caricare sulle spalle la fase offensiva di una squadra che lotta per salvarsi, significa che la fiducia in lui è davvero sconfinata.
Ci troviamo dunque di fronte a un dilemma che ogni spettatore vorrebbe vivere il più spesso possibile: è più bello guardare Dorgu in campo e osservarlo migliorarsi settimana dopo settimana, oppure fermarsi a fantasticare sulle infinite possibilità che il campioncino del Lecce racchiude? Chi sarà il suo metro di paragone? Udogie, Theo Hernandez, Bale, Hakimi?
Magari tra una decina d'anni diremo che quel giovane calciatore con quella corsa dirompente, quella facilità di calcio e quella duttilità innata, somiglia incredibilmente a Patrick Dorgu. Smarcarsi dai paragoni illustri e diventare lui stesso il termine di paragone per la prossima generazione di esterni: è la sfida definitiva del ragazzo arrivato dalla Danimarca, che ha appena iniziato a farci divertire.
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