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, , 5 Dicembre 2024

Lazio-Napoli 3-1, Considerazioni Sparse


Continua il contraddittorio rapporto con le coppe di Antonio Conte: il suo Napoli cede il passo a una Lazio concentrata sull'obiettivo.

Finisce qua la stagione partenopea nelle coppe, col Napoli che per la quarta volta consecutiva si arresta agli ottavi di finale della Coppa Italia: una competizione che sembra stia diventando una vera e propria maledizione, visto che per ricordare l'ultimo accesso tra le prime otto dei partenopei bisogna risalite addirittura al 2020-2021, con Gattuso in panchina. Primo obiettivo fallito per Antonio Conte, anche se facciamo molta fatica, vista la formazione schierata oggi in campo, a immaginare il tecnico leccese intento a strapparsi i capelli per la disperazione nel buio degli spogliatoi;

E dunque parliamo immediatamente dell'elefante nella stanza, ovvero l'undici titolare col quale il Napoli è sceso in campo all'Olimpico dopo la vittoria contro il Torino: in conferenza stampa Conte era stato chiaro sul fatto che avrebbe concesso spazio a chi, di minuti per incidere, ne aveva avuto pochi finora. Tuttavia in pochi si aspettavano una squadra cambiata in tutti i suoi uomini, rispolverando calciatori finiti nel dimenticatoio e addirittura forzandoli in zone di campo non proprie, come Zerbin schierato come esterno di destra della difesa a quattro. Il risultato è lo stesso di quando, in un suo memorabile cameo nei Simpson, Stan Lee infilò a forza l'action-figure di La Cosa in un modellino di una bat-mobile: il giocattolo finisce irrimediabilmente per rompersi;

Una scelta superficiale, quella di Antonio Conte, che la sua squadra paga a caro prezzo contro una Lazio che, al contrario, rispetta impegno ed avversario pur concedendosi qualche cambio buono per la gestione delle forza in vista del triplice (e non duplice, come per gli avversari), impegno stagionale: non solo quindi i poco utilizzati Mandas, Hysaj o il mattatore Noslin, ma anche l'artiglieria pesante dei titolari Rovella, Zaccagni e Pedro, necessari punti di riferimento per i compagni che non perdono mai la bussola. La differenza, sul campo, si è vista: da un lato una squadra allo sbando e alla costante ricerca di sé stessa, dall'altra una che ha un piano gara preciso e lo esegue con puntualità, portando a termine il proprio compito e l'obiettivo quarti di finale;

Mentre la Lazio aveva i suoi totem incrollabili a cui affidarsi, specialmente nel duello sulla sinistra dove Zaccagni esce nettamente vincitore contro il duo Ngonge-Zerbin, il Napoli invece si scontrava contro i ritmi strutturali di una rosa magari non corta in senso stretto, ma di certo povera di alternative in certi snodi fondamentali del campo: se il tridente di riserva infatti è risultato all'altezza, specialmente nel brillante Neres che meriterebbe maggior considerazione da parte del suo tecnico; viceversa la coppia centrale Marin-Juan Jesus è sembrata semplicemente inadatta a questo livello: male assortiti, poco coordinati, insicuri, imprecisi nelle marcature, ancor di più sulla prima costruzione, sempre preda del pressing della Lazio e dai cui errori sono nati due dei tre gol oltre all'occasione del calcio di rigore, che non finisce nel tabellino solo grazie alla grande risposta di Caprile. Un Napoli, insomma, troppo dipendente dalla linea Di Lorenzo-Rrahmani-Buongiorno, senza la quale non dorme di certo sogni tranquilli;

È dunque della Lazio il primo round di questa doppia sfida che si dipana, tra Coppa Italia e campionato, in questo weekend lungo sull'asse Roma-Napoli. Una partita, quella di stasera, che fa storia a sé rispetto a quella di domenica: entrambi i tecnici, come degli esperti giocatori di poker, hanno parzialmente bluffato, evitando di mostrare tutte le proprie carte migliori. Se dal lato Napoli la speranza che il ritorno della squadra A cambi radicalmente la storia della sfida, dal lato biancoceleste la vittoria netta di stasera, oltre a rappresentare un'importante iniezione di fiducia per la sfida alla capolista, dall'altra ha dato delle preziose indicazioni: non solo che la Lazio ha più alternative di quanto si credesse alla vigilia, ma anche che la classe cristallina e l'intelligenza rara di Pedro sono ancora un rebus difficile da risolvere anche per curatori maniacali della fase difensiva come il tecnico del Napoli.

  • Nato per puro caso a Caserta nel novembre 1992, si sente napoletano verace e convinto tifoso azzurro. Studia Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Napoli "Federico II", inizialmente per trovare una "cura" alla "malattia" che lo affligge sin da bambino: il calcio. Non trovandola però, se ne fa una ragione e opta per una "terapia conservativa", decidendo di iniziare a scrivere di calcio e raccontarne le numerose storie. Crede fortemente nel divino, specie se ha il codino.

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