Sta arrivando sta arrivando l’Atalanta
La Dea è a un punto dal Napoli capolista dopo 14 giornate: è pronta a lottare per lo Scudetto?
Alle 23.48 di lunedì 2 dicembre 2024, in una delle varie chat in cui si parla di pallone, mi arriva questo messaggio. È una domanda che si sente ormai da qualche mese, ma che scritta al termine di Roma-Atalanta 0-2 assume un peso diverso, più vero.
“Miglior avvio della storia dell'Atalanta in Serie A, quando solitamente fino a dicembre stenta. 8 vittorie di fila. Ma soprattutto prende molti meno gol (5 gol subiti nelle ultime 9 di campionato). Devo credere alla favola o a marzo De Roon e soci crolleranno sul più bello?”.
La risposta in brevissimo? Sì, devi credere alla favola, a meno di una serie di infortuni assai gravi. La risposta meno in brevissimo? Nei prossimi paragrafi. [Tutti i dati riportati in seguito sono prelevati da FBref/Opta]
La rosa e i petali da coccolare
Si può credere a un'Atalanta in corsa per lo Scudetto all'altezza dei "2/3 del campionato" citati dal vice di Gasperini Tullio Gritti nel post partita di Roma, innanzitutto perché la Dea sembra - a differenza di altre annate - essere già riuscita a coinvolgere nel progetto tutti gli elementi della rosa, chi sul campo e chi (Godfrey, Rui Patricio, Sulemana) a livello di gruppo. Forse il più grande miglioramento nella struttura gasperiniana è proprio nella gestione di una rosa allargata, caratteristica mai pienamente apprezzata dal mister di Grugliasco, e nel dare minutaggio e ritmo-partita a più giocatori possibili.
Tra il dire e il fare c'è la duttilità di alcuni di questi e il loro impiego anche in ruoli che, senza poterli vedere tutte le settimane in allenamento, nessuno avrebbe ipotizzato potessero appartenergli.
Godfrey è tornato dall'infortunio ed è stato inserito da perno centrale del terzetto difensivo, quando le prime uscite stagionali lo avevano visto braccetto destro o, addirittura, esterno a tutta fascia; Palestra, terzino destro in Under 21 e quinto della stessa fascia nell'Atalanta Under 23 della passata stagione, contro Hellas Verona e Young Boys è stato impiegato sulla fascia opposta (è fortemente ambidestro); a seconda dei momenti della partita, Brescianini (mediano a due, trequartista centrale o esterno sinistro del tridente) e Cuadrado (quinto destro o mancino, esterno alto su ambo le fasce) possono agire in corridoi e altezze differenti del campo, così come potrà fare Scalvini quando, di qui a poco, tornerà a disposizione. Mosse ai confini del nucleo della squadra, ma marginal gains sempre più determinanti man mano che ci si avvicina all'élite.
Spostandosi dai margini verso il centro, non mancano i giocatori affermati, ormai sulla bocca di tutti: Kossounou, passato dal tragico esordio contro il Como alle prove dominanti tra Serie A e Champions League; Sua Affidabilità Berat Djimsiti; Éderson ovunque; Bellanova che aziona il NOS sulla destra; il senso di appartenenza di Matteo Ruggeri; il sinistro di Samardzic, la crescita di Retegui; Lookman con l'argento vivo addosso; la revenge season di Zaniolo; la rinascita (una stagione di completo disorientamento a 21 anni è sufficiente per considerare finito un talento?) di De Ketelaere. Quando tornerà dall'infortunio, pure Scamacca. Per qualcuno, però, è necessaria una carezza in più, perché nonostante siano titolari fondamentali di questa Atalanta, non gliela dà praticamente mai nessuno e la meritano tanto quanto i loro compagni citati poco sopra.
Sead Kolasinac, idolo della classe operaia, segreto di Pulcinella dell'aggressività senza palla dell'Atalanta e primo attaccante della Dea. Arrivato da svincolato, nell'estate 2023, dopo un anno di tirocinio da braccetto sinistro nel Marsiglia di Tudor, solo Bastoni conduce più volte del bosniaco palla al piede nella trequarti avversaria in questa Serie A (3.04 per 90' il '99 cresciuto a Zingonia, 2.67 l'ex Arsenal e Marsiglia). Nemmeno l'interista arriva così tante volte sino nei 16 metri avversari come il 23 atalantino: 0.27 volte a gara. Nel corridoio intermedio di sinistra, a scambiarsi di posizione e di coperture preventive con Ruggeri o Zappacosta, ecco la meno metaforica delle spine nel fianco.
Marco Carnesecchi, portiere a cui solo la contemporaneità con Donnarumma e la presenza altri profili in un momento più avanzato di carriera stanno impedendo il coinvolgimento nel giro della Nazionale - conviene avere, nell'immediato, riserve come Provedel, Vicario, Di Gregorio, Meret, dai 6 ai 3 anni più "vecchi" del 2000 di Rimini, o come un 24enne con ambizioni superiori? Il CT Spalletti, per fisiologici equilibri del gruppo, sta prediligendo la prima opzione. Certo, non il portiere più abile con i piedi della storia dell'Atalanta di Gasperini (quartultimo per precisione di lanci lunghi (25.6%): nel 2024/25 di Serie A, hanno fatto peggio di lui solo Vásquez, Joronen e Montipò), inferiore alle alternative offerte da Gollini in fase di possesso e ancora alle prese coi cicli di ammorbidente raccomandatigli dallo staff tecnico, ma con una personalità impattante e una grande sicurezza per tutta la difesa.
Dopo un paio di stagioni con un estremo difensore per nulla portato a comunicare coi compagni di reparto come Musso, per la prima volta la retroguardia atalantina è dotata di un portiere di cui si fida, che trasmette sicurezza al di là dei limiti tecnici. Solo Maignan (1.92) effettua più azioni difensive di Carnesecchi oltre il limite della propria area (1.67 per 90'): Carnesecchi portiere-libero. L'Atalanta è la squadra che fronteggia meno cross per partita (7.75), ma il riminese è il 4° portiere di A per traversoni raccolti direttamente tra le proprie braccia (8.6%: Ravaglia, Di Gregorio e Provedel fanno meglio): Carnesecchi portiere-scudo aereo.
Marten de Roon, capitano de facto da un paio di stagioni, giocatore con più presenze in Serie A della storia dell'Atalanta da un paio di settimane. L'uomo di cui si sentirebbe di più la mancanza in termini di equilibrio in campo, di personalità fuori dal campo e di abitudine nel leggere il numero 15 nelle distinte ufficiali. Numero massimo di partite consecutive di Serie A saltate dal neerlandese per infortunio: 3, le ultime della scorsa stagione (Lecce, Torino e il recupero con la Fiorentina), in seguito alla lesione al bicipite femorale rimediata nella finale di Coppa Italia. Numero massimo di gare consecutive saltate in campionato da de Roon in carriera: 4, le prime della A 2021/22, causa squalifica per pugno a Rade Krunic e spallata all’arbitro Mariani nel finale di Atalanta-Milan 0-2, ultima del campionato precedente (“Sono molto fiero di questa squadra e di questa città, ma non della mia ultima azione stagionale, avrei dovuto capirlo subito. Vorrei chiedere scusa a tutti coloro che ho coinvolto nell'episodio”, il suo commento in merito, pubblicato su Instagram).
Messo al centro della mediana a tre di Reja nel 2015/16; centrale destro per le prime cinque stagioni insieme a Freuler; centrale sinistro dei due in mezzo o braccetto in caso di emergenze infortuni in difesa. Citando Gasperini, "Diventa molto difficile giocare senza di lui per tutte le varie soluzioni che riusciamo ad adottare durante le partite: è sempre l’interprete che ragiona con la mia testa e io con la sua. Ci capiamo sempre. A volte le indicazioni non vengono ben recepite, lui invece ha sempre chiaro in testa quello che serve”.
L'Atalanta più forte?
Al di là del semplice "Sì", bisogna aggiungere: “Perché è la più consapevole”. Non è forse la più bella o la più iconica, la più memorabile: quella di Gomez-Ilicic-Zapata era il primo amore, inaspettato e irripetibile, idealizzato anche a decenni di distanza. Quella del 2024 è un partner fedele, con cui si sono già superate gravidanze e tradimenti. Un compagno di vita meno pazzo e folle, infinitamente più saldo e confortante, che non ti lega a sé con l’Eros ma col piccolo gesto al termine di una giornata tremenda al lavoro. Che anticipa con una risposta ogni domanda che può venirti in mente, che trova una soluzione a qualsiasi imprevisto possa capitarvi.
L'Atalanta-di-Gian-Piero-Gasperini (una creatura che deve legarsi simbioticamente alla sua materia cerebrale, anche nel nome) sta raggiungendo il secondo picco della sua storia, e omettendo dall'equazione il primo si creerebbe una voragine nella sceneggiatura. L'attuale record di vittorie consecutive in Serie A, eguagliabile in caso di 3 punti col Milan nel venerdì sera del Gewiss, è 9. Dall'8 febbraio all'8 luglio 2020, periodo in cui sono incluse anche le vittorie contro il Valencia in Champions League. Anzi: dal 25 gennaio 2020 al 28 luglio 2020, l’Atalanta non perde mai. 15 vittorie e 4 pareggi, 13 e 4 solo in A.
Quella era però un’Atalanta troppo paradossale: spensierata nel difendersi in avanti nel momento più triste della storia recente della provincia; con la testa libera da reali pressioni mediatiche ma col giocatore dai colpi più geniali che assorbe e mentalizza tutto in negativo; alle spalle un quadriennio già corposo ma senza alcuna sensazione che possa e debba arrivarne un altro ancora più significativo a livelli di risultati.
Questa, al contrario, è un'Atalanta che starà anche meno simpatica al tifoso neutrale perché ormai di casa ai piani alti della Serie A, ma che trae forza proprio dal sapere di esserlo.
Prima uno degli aspetti che rendeva l'Atalanta incontenibile erano momenti di foga irrazionale, necessariamente distribuita in piccole dosi durante la stagione - lo sforzo della finale di Dublino di Europa League, contro l'invincibile Bayer Leverkusen scosso fisicamente e mentalmente dalla pressione alta della Dea, non è riproducibile su larga scala. Adesso le cose vanno diversamente: quest'anno l'Atalanta è terzultima per contrasti nella trequarti offensiva nelle prime 14 gare di Serie A (20, 1.54 a partita), meglio solo di Monza e Cagliari, ma possiede una fiducia cieca nelle proprietà di palleggio dei suoi calciatori, qualità che non era mai stata così omogeneamente diffusa tra tutti gli undici in campo nelle scorse stagioni.
Un dato su tutti, l'Atalanta è penultima per spazzate (14.2 a gara, più solo dell’Inter). La palla non si va necessariamente a prenderla laggiù per ri-attaccare immediatamente. La si può prendere anche qua, da momento che sa di essere in grado di riciclare il pallone in maniera pulita e regolare il ritmo di gioco.
L'imperfezione del diamante
Una squadra priva di lacune? Tutt'altro. Oltre alle naturali fluttuazioni nelle prestazioni dei singoli, acuite da un calendario arricchito per prestigio e fatica dalla Champions League, si possono individuare almeno tre aree del gioco nerazzurro che hanno margini di miglioramento così ampi da sembrare, al momento, difetti strutturali, seppur non stiano pregiudicando i risultati.
Capitolo 1: la difesa sui calci piazzati. Non derogando mai dal castello difensivo a zona, la concentrazione collettiva ogni tanto viene meno: contro Fiorentina, Stoccarda, Young Boys e Roma i campanelli d'allarme suonati spesso e volentieri, al di là dei gol effettivamente subiti.
Capitolo 2: come in un contrappasso dantesco, i calci piazzati a favore dell'Atalanta. Anni e anni passati con abbondanza di specialisti quali Gomez, Ilicic, Malinovskyi, Muriel e Koopmeiners, rendono l'attuale Dea quella con meno qualità per calci d'angolo e di punizione. Non tanto perché manchi qualità per i calci da fermo in senso assoluto, ma perché i piedi migliori - il destro di Cuadrado e il sinistro di Samardzic - per ora passano più tempo in panchina che in campo. Uno specialista in più dal mercato di gennaio è chiedere troppo?
Capitolo 3: il rientro in campo dagli spogliatoi. Se le prime versioni dell'Atalanta-di-Gian-Piero-Gasperini erano solite partire con l'handicap solo per autoalimentare ulteriori stimoli, quella attuale mostra una tendenza sinistra: 8 dei 16 gol incassati in Serie A sono arrivati tra il 45' e il 60'. Il 50%, concentrato nel 15% del tempo. Adams a Torino e la doppietta di Thuram a San Siro; Strefezza nella sconfitta casalinga contro il Como (seguito a stretto giro dall'autorete di Kolasinac e il tris di Fadera) e il gol segnato da Castro a Bologna praticamente dal calcio d'inizio, senza tralasciare quello di Cancellieri nella trasferta di Parma. Difficoltà a rimettersi in partita? Oltre alle reti effettivamente subite, a confermare questa preoccupazione ci sono le tantissime occasioni concesse a pochi minuti dall'inizio del secondo tempo (Konoplya in Shakhtar-Atalanta 0-3; Dovbyk in Roma-Atalanta 0-2) o addirittura a pochissimi secondi dalla ripresa del gioco dopo un gol segnato (vedasi il palo di McTominay in Napoli-Atalanta 0-3, meno di 1' dopo il vantaggio di Lookman). Troppi indizi per non fare una prova.
Sogno Scudetto?
L'ultima volta in cui l’Atalanta - anche in quel caso in attesa di una gara del Napoli nello stesso turno . è stata momentaneamente in vetta solitaria alla Serie A è stato sabato 15 ottobre 2022. Atalanta-Sassuolo 2-1, doppio assist di Soppy e sette degli undici titolari oggi nemmeno più presenti in rosa (Sportiello, Okoli, Demiral, Soppy, Koopmeiners, Maehle, Muriel). Poco più di due anni per cambiare tanto. Poco più di due anni in cui l'Atalanta-di-Gian-Piero-Gasperini, anche grazie ad altre sconfitte brucianti, è passata dall'avere una mentalità vincente all'essere una squadra vincente.
L'ultima volta che Gasperini ha utilizzato la parola sogno è stato nelle interviste dopo Atalanta-Udinese 2-1: “I tifosi devono poter sognare. La gente deve sognare e non le va mai tolta questa possibilità”. Già nell'intervista a L’Eco di Bergamo dell’8 agosto 2024, tuttavia, Gasp si era espresso usando praticamente lo stesso lessico, nonostante tutto sembrasse remare contro ai sogni dei bergamaschi: Scamacca si era rotto il crociato appena tre giorni prima; Koopmeiners il giorno prima aveva inviato il primo dei tanti certificati medici che gli consentivano di non partecipare agli allenamenti in attesa del passaggio alla Juventus. Gasperini, alla domanda “A giugno Gasperini sarà soddisfatto se...” risponde con una sincerità e un ottimismo inaspettati: “Se vinco lo scudetto [NdR: ride]. Quest’anno non sono in grado di fare previsioni o fissare obiettivi. La gente deve sempre sognare. Bisogna sempre godere di quello si ha, poi i traguardi si inquadrano anche lungo la strada”. Quindi sì, l’Atalanta rimarrà in quelle zone di classifica fino al termine della stagione. A meno di eventi straordinari, in negativo. Straordinari almeno quanto quelli che, in positivo, devono far sognare i suoi tifosi.
P.S.: l'uso del termine favola è un lapsus, troppo spesso ricorrente nel descrivere il percorso dall’Atalanta. Favola Atalanta e modello Atalanta: paradossale, il fatto che si utilizzi favola, l’inspiegabile e magica, per quanto riguarda il campo e invece modello per tutto ciò che circonda la creatura nerazzurra.
Antonio Percassi, un presidente che ha giocato, tra giovanili e prima squadra, nella stessa società di cui è proprietario al 45% circa. Stephen Pagliuca, un azionista di maggioranza straniero, che ha concesso oneri di rappresentanza e di rapporti istituzionali a chi conosce il contesto di manovra come le proprie tasche e che sta permettendo investimenti gradualmente più onerosi. Il Gewiss Stadium, uno stadio di proprietà, acquistato e ammodernato nel corso degli ultimi anni. Gasperini, Gritti (vice), Raimondi e Fumagalli (collaboratore tecnico), Biffi (preparatore portieri), Trucchi, Borelli e Boccolini (preparatore atletico): il nucleo dello staff tecnico ha alle spalle oltre otto stagioni di lavoro comune, capace ora di permeare anche la proposta tattica e di pensiero di quasi tutte le selezioni giovanili.
Cosa è replicabile e cosa no? Cosa è modello e cosa è favola?
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