Il declino di Danilo
Dopo un paio di grandi stagioni e la fascia di capitano, quest'anno Danilo sta avendo enormi difficoltà.
Brividi. Quelli che sentono i tifosi bianconeri quando leggono che, ancora una volta, al centro della difesa, giocherà Danilo Luiz da Silva. Il capitano bianconero è diventato, in poco tempo, l’incubo di tanti tifosi, tanto da avere timore solo a pronunciare quel nome, proprio come accade nella saga di Harry Potter con Lord Voldemort. Se poi a inizio stagione il campo lo vedeva poco e quasi niente, con l’infortunio di Bremer ha poi acquisito sempre più minutaggio, sfornando però prestazioni di livello nettamente insufficiente. Com’è possibile che una colonna portante del precedente ciclo, che aveva iniziato con Pirlo la sua trasformazione in centrale di difesa, sia non solo finito ai margini del progetto tecnico ma addirittura sia divenuto un problema per la Juventus?
Al netto di tutte le questioni economiche e anagrafiche che possono spiegare solo fino a un certo punto come stanno veramente le cose, la realtà dei fatti ben chiara a tutti è che Danilo, a livello fisico, tattico e tecnico non è più un difensore di grande livello per quel che richiede il calcio moderno. La partita contro lo Stoccarda in Champions League, dove la Juventus subisce la prima sconfitta stagionale, mette a nudo tutte le difficoltà del brasiliano: minuto 48, Leweling fa partire un gran pallone direzione Undav che aveva attaccato egregiamente la profondità; Danilo è lontanissimo dal tedesco e non riesce a recuperarlo sul lungo, con l’attaccante che fa 0-1 (annullato poi per fallo di mano). Il capitano bianconero non solo fa un gravissimo errore di posizionamento, ma anche fisicamente non tiene l’avversario che lo brucia in velocità.
Ripete lo stesso errore contro il Parma in campionato; sul punteggio di 2-2, Man manda un filtrante diretto a Charpentier. Anche stavolta, Danilo è in ritardo sull’uomo e, nel goffo tentativo di rimediare, scivola e permette all’attaccante di involarsi verso la porta, venendo poi ipnotizzato da Di Gregorio. Sempre nella sfida con la squadra di Pecchia, in occasione del gol del provvisorio 1-2 degli ospiti, viene prima bruciato ancora sul lungo da Man, poi, recuperando la posizione in area, tenta di coprire il primo palo, ma lo fa malissimo, ostruendo la vista del suo portiere sulla conclusione di Sohm.
Se il primo errore è dovuto alla non più brillante velocità, il secondo è una vera e propria ingenuità non degna di un difensore di alto livello. Ingenuità che compie anche in occasione del primo rigore durante Inter Juventus 4-4; minuto 13, Barella con una grande giocata manda Pavard in profondità che è più veloce di Cabal e mette la palla in mezzo, dove Thuram anticipa Danilo che lo stende. Il brasiliano, dal tocco di Barella, stacca completamente gli occhi da Thuram, che gli resta sempre alle spalle, fino a quando non attacca il pallone e subisce il fallo. L’attaccante francese mette in seria difficoltà il difensore anche nell’azione del 2-2 e del 3-2; prima, la sua marcatura è troppo leggera e permette a Thuram di fare tutto ciò che vuole, servendo Mkhitaryan che batte Di Gregorio, poi non segue il nazionale transalpino che fa partire il pallone dal quale scaturisce il secondo rigore, realizzato anch’esso da Zielinski.
Se la fase difensiva non il punto forte dell’ex Real e City, nemmeno della fase di costruzione, fondamentale nel calcio moderno, si può parlare bene (se Atene piange, Sparta non ride). Rapportandolo al compagno di squadra Kalulu, Danilo non regge minimamente il confronto: il francese, per 90 minuti, compie più passaggi (85.10 a 63.26), con maggiore precisione (93.5% a 87.8%) e compie molti più metri palla al piede (338 a 192). Inoltre, in fase di riaggressione, il brasiliano tenta 0.29 volte (contro le 0.50 di Kalulu) di riconquistare la palla, mentre tornando su un aspetto più difensivo, viene dribblato nel 33% dei casi (Kalulu solo nel 20%).
Ciò che però lascia stupiti i più è il fatto che questo crollo sia avvenuto, all’apparenza, di punto in bianco, non sia stato graduale ma improvviso; come se, un giorno, Danilo si alzasse dal letto e, per dirla à la Peter Griffin, si fosse dimenticato come si gioca a calcio. A partire dalla stagione con Pirlo, un anno dopo il suo approdo in bianconero, il brasiliano aveva infatti dimostrato di avere sì dei limiti ma di essere un giocatore di sicuro affidamento. Proprio con Pirlo in panchina, aveva iniziato la sua trasformazione da terzino a centrale; nell’esordio stagionale contro la Sampdoria, viene schierato braccetto destro di difesa al fianco di Bonucci e Chiellini e ben figura, conquistandosi la titolarità e figurando come una delle poche note liete di un’annata non facile per la Juventus.
In quella stagione l’ex Manchester City brilla per passaggi tentati (76.51 a partita, tra i primissimi in A), partecipazione attiva in azioni da tiro (2.04 a partita) ed era primo nel campionato per passaggi progressivi (7.41 a partita). Emergeva positivamente anche in fase difensiva, risultando tra i difensori che contrastano più dribblatori a partita (1.08). Con il ritorno di Allegri, Danilo è tornato a fare il terzino destro nella difesa a 4 voluta dal livornese: cala di molto la sua partecipazione alla fase di possesso della squadra, peggiorando tutti i numeri della stagione precedente.
In quella successiva, dopo un’iniziale fase di caos tecnico-tattico, Allegri torna a schierare la difesa a tre con Danilo - che sarà il giocatore con più presenze a fine anno, 54 - Bremer e Alex Sandro, ma le statistiche del numero 6 peggiorano ulteriormente, in linea con quelli – pessimi – della squadra, incapace di organizzare una fase offensiva e di possesso e nella quale incapacità sprofonda anche Danilo. L’annata 2023/'24 consacra in negativo il brasiliano, che ormai non brilla più a confronto con i colleghi del campionato e anzi è diventato abbastanza mediocre in quasi tutte le voci statistiche.
Quindi, si può affermare che il crollo di Danilo non sia stato improvviso ma, complice anche un triennio complesso sotto la guida di Massimiliano Allegri, che non è stato in grado di proseguire l’evoluzione che aveva iniziato Pirlo, sia andato sempre più giù e quando, come quest’anno, gli è stato richiesto un lavoro in fase di possesso più importante per la squadra, non è stato in grado di eseguirlo e anzi ha mostrato, amplificandole, tutte le sue difficoltà.
Questa analisi non fa altro che confermare che per Danilo non si tratta di crisi, ma di incompatibilità col nuovo sistema. Purtroppo, è probabile che la sua carriera ad alto livello stia per giungere al termine e recentemente le sirene saudite hanno fatto qualche sondaggio per il difensore brasiliano che, al netto della fascia di capitano, è giunto all’epilogo della sua esperienza in bianconero. Ricollegandoci al tema Harry Potter, è ora per lui di prendere un treno e andare. Dove? Non è importante, basta che sia avanti.
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