Torino-Napoli 0-1, Considerazioni Sparse
Il Napoli si conferma un killer spietato: basta un eccellente McTominay a mandare il Torino al tappeto.
La prima della classe contro una squadra in difficoltà, un attacco cinico contro una difesa sbadata, il maestro Conte in grande spolvero contro l’allievo Vanoli in un momento complesso: sul fatto che il segno sulla schedina di Torino-Napoli fosse un 2 c’erano pochi dubbi, ma non è stata una gara così a senso unico come ci si aspettava, soprattutto perché i granata hanno offerto probabilmente la miglior performance dell’ultimo bimestre, dando dei piccoli segnali di uscita dal tunnel. Il Napoli ha ribadito però la sua vocazione cortomusista, e pur con qualche sbandata, si porta a casa un 1-0 importantissimo: in assenza di gol degli attaccanti, a metterci la firma è Scott McTominay, che si conferma un acquisto ed un fattore determinante per i partenopei e uno dei top player di questa Serie A. Finisce al 94’, con il Torino con 5 attaccanti ed il Napoli che difende il vantaggio nel recupero perdendo tempo alla bandierina e spazzando alla “viva il parroco”: se qualcuno avesse ancora dubbi sulla fame vorace di vittoria della squadra di Conte, questa è l’immagine ideale per fugarli.
Il Napoli si presenta a Torino con la carta d’identità del killer perfetto: 8 clean sheet, “solo” 6 gol in 6 gare, ma tutti così decisivi da consentirgli di guadagnare il primato in classifica. La gara di oggi nel punteggio conferma questa tesi, ma la sconfessa in realtà per quanto visto sul campo, con i partenopei che creano di più in fase offensiva (cinque interventi determinanti di Milinkovic Savic di cui tre nei primi 45’), ma subiscono anche di più in quella difensiva con distrazioni che sembravano cancellate definitivamente dal loro paradigma. A differenza di altre volte, gli azzurri commettono alcune leggerezze in impostazione e sbandano su alcuni tagli offensivi, ma per loro fortuna sono sempre graziati dall’imprecisione granata: davanti, Kvara conferma un periodo volenteroso ma appannato e Lukaku viene fermato solo da una prodezza di Savic. I veri promossi, nel Napoli, sono a centrocampo: McTominay e Anguissa dominano per fisicità e intensità, e se il primo mette la firma sul match, il secondo emerge alla distanza in un secondo tempo complicato, risultando determinante per spezzare il ritmo avversario. Si aggiornino le statistiche dunque: i clean sheet diventano 9, e 7 i gol in 7 gare e la voce cinismo, sul vocabolario, questo Napoli la sta definitivamente riscrivendo.
Vanoli è stato allievo di Antonio Conte, che ha speso per lui parole al miele in conferenza dopo aver vissuto insieme le avventure al Chelsea, all’Inter e in Nazionale. Il suo Torino vive un momento difficilissimo, ma oggi ha ridato segni di vita: si è visto finalmente un atteggiamento più combattivo, una maggiore propulsione offensiva collettiva con una presenza costante nella metà campo avversaria, e solo i due gol divorati clamorosamente da Adams e Coco hanno impedito di tener in piedi una sfida francamente impari. Per riproporre un’idea sulla scorta contiana, a Vanoli mancano certamente alcune componenti: in primis, il totem offensivo che non c’è più dopo l’infortunio di Zapata ed in secundis la qualità degli interpreti, in tertiis la stabilità difensiva. Se nel primo caso la buona sorte non ha assistito, nel secondo bisogna guardare ad un mercato deficitario: i sostituti di Buongiorno e Bellanova sono stati Walukiewicz e Pedersen, nuovamente i peggiori in assoluto, e anche negli altri ruoli la pesca della sessione estiva è stata insufficiente. Ancora una volta, al di là di questi elementi esterni, il Torino sbanda troppo difensivamente, con Milinkovic Savic che deve mettersi il mantello da supereroe: e questa, probabilmente, è la differenza maggiore tra maestro e allievo.
Era la partita di Alessandro Buongiorno, che tornava per la prima volta a Torino da avversario dopo esserci cresciuto umanamente e calcisticamente: l’emozione è tantissima, e difatti l’ex capitano granata commette subito una leggerezza che spalanca la porta ad Adams, che per sua fortuna non sfrutta la chance. Col passare dei minuti, la gara del ragazzo del Filadelfia si fa più simile alle precedenti: leadership difensiva a tutto tondo che rigenera anche il collega Rrahmani, fisicità importante nei duelli, concentrazione assoluta sugli interventi importanti. Se le stagioni di Buongiorno al Torino erano state una rampa di lancio perfetta, quella che sta vivendo a Napoli è una netta conferma: il centrale di Conte sembra aver assorbito le nuove richieste tattiche in modo straordinario, ed è forse uno dei giocatori più convincenti dell’intero campionato. La sua candidatura a diventare un perno della difesa azzurra, sia partenopea sia nazionale, è inevitabile, ma non è un’eresia spingersi più in là e dire che, per caratteristiche, età, integrità fisica e solidità, possa diventare tra i difensori top a livello europeo.
Urbano Cairo, durante un evento settimanale della sua RCS, ha di fatto ammesso di esser disposto a farsi da parte: non sappiamo cosa stia accadendo dietro le quinte societarie, ma di sicuro l’aria sulla sponda granata della Mole è irrespirabile. Anche oggi la Maratona si è presentata senza striscioni, e quasi tutti i cori, di certo non lusinghieri, erano destinati al presidente, reo, tra le altre cose, di aver agito così male sul mercato da formare una squadra che oggi, di fatto, rischia enormemente di trovarsi invischiata nelle sabbie mobili della lotta per non retrocedere, anche se nella prestazione di oggi si è intravisto qualche cono di luce in fondo al tunnel. Di certo c’è che questo clima non fa che rendere tutto più difficile anche ai giocatori, e che un Torino che rischia la B è decisamente meno appetibile per qualunque presunto acquirente: Cairo ha tirato troppo la corda, ed ora che restare è difficilissimo, deve provare almeno a uscire di scena prima che sia troppo tardi.
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