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, 26 Novembre 2024

Slovan Bratislava-Milan 2-3, Considerazioni Sparse


Un Milan pasticcione conquista i 3 punti contro lo Slovan. Qualificazione a un passo ma quanti errori!

Il Milan torna da Bratislava con una vittoria dopo una partita inaspettatamente complicata. A dire la verità più per demerito proprio che per merito degli avversari. Il primo tempo, chiuso 1-1, è stato un festival dell’horror difensivo da parte dei rossoneri: al di là del gol di Barseghyan, gli slovacchi sono riusciti a presentarsi faccia a faccia con Maignan altre due volte in maniera limpida. E, prima di questa partita, lo score dello Slovan era di appena 2 gol fatti in tutta la competizione. Meglio il secondo tempo: seppur in maniera poco convincente gli uomini di Fonseca sono riusciti a portare a casa la partita grazie ai gol (piuttosto casuali a dire il vero) di Leao e Abraham, nonostante l’autogol nel finale di Marcelli.

La prestazione, comunque, è stata davvero poco entusiasmante (per usare un eufemismo) da parte del Milan. I rossoneri sembrano una squadra senza capo né coda, con reparti lungi, poche idee e soprattutto una fase difensiva disastrosa. Anche davanti le cose non è che vadano meglio ma, grazie alle individualità, nel bene o nel male la palla riesce quasi sempre ad entrare nella porta avversaria. Pulisic è l’uomo a cui aggrapparsi in un deserto di poche idee. Oggettivamente, il Milan oggi è davvero poca roba e additare tutte le responsabilità ai calciatori sarebbe come nascondersi dietro una dito. Nel Milan, la qualità dei calciatori è l’ultimo dei problemi, a latitare è la società che, oltre a qualche macroscopico errore di mercato (E. Royal, Kalulu e Adli, solo per citarne tre), ha il demerito di aver messo alla guida della squadra uno Yes Man che, senza troppe pretese, si limita al compitino, che spesso è insufficiente.

Visto l’11 di stasera, viene da pensare che gli intoccabili per Fonseca siano solo 4, oltre al portiere: Theo, Fofana, Reijnders e Pulisic, a comporre la spina dorsale della squadra. Gli altri, tutti alternabili. A lasciare perplessi sono, soprattutto, le coppie di difensori, che sembrano sembra male assortite (al di là del anti-match ingiudicabile di sabato contro la Juventus): Tomori e Pavlovic oggi sembravano giocare a rimediare all’errore dell’altro. Uno dei due era sempre in ritardo o sbagliava l’anticipo, costringendo il compagno a delle rincorse che oggi non sono nelle corde né dell’uno né dell’altro. Impossibile, comunque, pensare che ci sia stata un’involuzione tecnica di tutti i componenti del reparto arretrato. Probabilmente è sempre una questione di organizzazione e la colpa ricadrebbe, come detto sopra, su chi mette in campo i calciatori.

Viene da pensare alle parole di Geoffrey Moncada, il quale, già à -7 dal quinto posto e -8 dal primo (adesso -9 e -10) dichiarava:  “Sì, sono sicuro che questa squadra ha margine per lo scudetto, già quest'anno”. Un totale distacco della realtà che porta ad un’aggiunta di sfiducia da parte del popolo rossonero verso questa proprietà. Inutile fare questo tipo di proclami quando la situazione è evidentemente diversa. Forse sarebbe meglio resettare tutto, guardarsi in faccia e diventare consapevoli che la situazione del Milan, quest’anno, è completamente diversa. Non irrecuperabile ma diversa dalle aspettative. In campionato gli avversari sono più del previsto e sono molto agguerriti, anche solo la qualificazione alla prossima Champions League sembra tutt’altro che scontata.

La nota positiva è che, in questa edizione della Champions, il Milan è già  quasi certo di accedere al prossimo turno. Una vittoria contro la Stella Rossa, infatti, basterebbe per qualificarsi ai preliminari (o sedicesimi che dir si voglia) e permetterebbe di lasciare accesa la speranza di qualificarsi tra le prime 8, evitando il preliminare, che sarebbe un grosso intralcio per la rincorsa in campionato. Fino ad ora, quindi, non è tutto completamente da buttare in casa rossonera ma, onestamente, sembra difficile che la squadra possa cambiare marcia in maniera significativa nel breve termine. 

  • 34 anni, pugliese di nascita, siciliano, ciociaro e ligure d'adozione. Ex pallanuotista, da sempre appassionato di sport in generale ma con una fissazione per il futbòl. Ho visto giocare Ronaldinho contro Romario al Maracanà di Rio de Janeiro nel 1999. Trasmissione sportiva preferita: Tutto il calcio minuto per minuto.

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