Napoli-Roma 1-0, Considerazioni Sparse
Il gol dell'ex di Romelu Lukaku regala la vetta al Napoli e qualche pensiero in più alla Roma.
In un Maradona pieno e rumoroso, Napoli e Roma sono accompagnate in campo dalle note inedite (“Again”, brano registrato nel 2009 e mai pubblicato, uscirà la prossima settimana) di Pino Daniele. L’atmosfera è insomma quella delle grandi occasioni, ma la situazione delle due squadre è tutt’altro che analoga. I partenopei giocano per riconquistare la testa della classifica, mentre Claudio Ranieri al terzo esordio sulla panchina giallorossa ha l’obiettivo di ridare fiducia e compattezza ai suoi, senza guardare al piazzamento al momento preoccupante. Il tecnico testaccino mette immediatamente le cose in chiaro con una formazione molto accorta, complici anche le condizioni precarie di Paulo Dybala: dietro Dovbyk staziona Pellegrini, non proprio un attaccante di ruolo, mentre sulle fasce ci sono El Shaarawy a destra e Pisilli a sinistra, vera novità di giornata. L’altra grossa modifica sta nella linea difensiva schierata a quattro dopo due mesi, tra Juric e le ultimissime sortite di De Rossi, passati a tre. Conte invece è fedele all’assunto che squadra che vince non si cambia, e così ripropone il “nuovo” 4-3-3 consolidato nelle ultime giornate. L’allenatore salentino recupera tutti i calciatori in dubbio e non esita a mandarli in campo: ci sono Lukaku, McTominay, Olivera e Lobotka.
Proprio nello schermare il regista slovacco, comunque sempre preciso e abile nelle letture, la Roma si dimostra piuttosto efficace. Dovbyk e Pellegrini si destreggiano bene nel limitarne le ricezioni mentre a turno escono in pressing sul centrale in possesso del pallone. Maggiori problemi li creano invece le corsie laterali, da dove arrivano le principali occasioni del Napoli (nell’ordine con Kvaratskhelia, McTominay e Politano da fuori area). A destra Celik e El Shaarawy si parlano spesso, dimostrando un’intesa poco solida nel contrastare le sovrapposizioni e i movimenti avversari, mentre dall’altro lato Pisilli è in difficoltà nel tempismo delle uscite su Di Lorenzo, comprensibile vista la scarsa abitudine al ruolo, e non è aiutato da un Angelino quantomeno svagato.
Di buono per la Roma, in un primo tempo comunque dominato dal Napoli, ci sono l’applicazione dei giocatori, un paio di ripartenze pericolose e ovviamente il risultato. Al ritorno dagli spogliatoi comunque Ranieri cambia le carte in tavola e passa al 3-5-2 con Hummels che va a sostituire El Shaarawy e si piazza al centro della retroguardia e Baldanzi che rimpiazza Pellegrini nel ruolo di seconda punta. La sostanza cambia però poco, e il Napoli alla fine sfonda con l’ennesima sortita sull’esterno. Di Lorenzo stoppa di petto un lancio e si incunea nella difesa romanista complice una sbagliata interpretazione di Angelino, che anticipa maldestramente il movimento. Il terzino della nazionale è poi abile nel mettere in mezzo un pallone basso e teso su cui si fionda Lukaku, che arriva dove non riescono né Svilar né Hummels.
Da qui in poi inizia una seconda partita, alterata in modo piuttosto confusionario dai cambi. Conte decide di privarsi di un Kvaratskhelia nervoso e a tratti impreciso per affidarsi alle doti di contropiedista di Neres. La Roma ha un paio di grosse occasioni per pareggiare, entrambe nate dal piede sinistro di Angelino, ma le spreca malamente con Baldanzi e Dovbyk. Sulla traversa dell’Ucraino si spengono però le velleità di rimonta dei giallorossi, con la compagine di Conte che si chiude bene, ma sembra fuggire la possibilità di chiudere realmente la partita. Ranieri allora inserisce Abdulhamid per un insufficiente Celik e soprattutto Dahl nell’inedito ruolo di mezzala. Una scelta particolare se si pensa agli zero minuti concessi a Enzo Le Fée. Stessa sorte, tra l’altro, toccata anche a Matias Soulé, rimasto a guardare nonostante lo svantaggio. Negli ultimissimi minuti si vede anche Paulo Dybala, inserito probabilmente per disperazione con il pari ancora alla portata, ma al gol va vicino soltanto il Napoli con due tentativi di Neres.
Conte può essere felice di una squadra che ha trovato la quadra sia per modulo che per uomini cui affidarsi e di un Lukaku determinante in una sfida di rilievo, anche se ad oggi la Roma è una big solo sulla carta. L’impressione è che però ci sia ancora qualcosa da limare nella gestione dei 90’, con degli abbassamenti di ritmo fin troppo repentini e un atteggiamento a tratti rinunciatario dopo il vantaggio. Serve trovare delle soluzioni per quando gli episodi smetteranno di girare a favore, anche perché Inter e Atalanta quest’anno sembrano avversarie parecchio competitive e agguerrite. Per la Roma la via verso la guarigione è ancora lunga, ed è forte la sensazione che dopo Firenze si sia perso tempo prezioso mettendo il nuovo allenatore nelle condizioni peggiori, costretto a confrontarsi subito con un trittico di partite infernale. Ranieri ha scelto comprensibilmente la via della prudenza nell’approccio alla gara, ma a un gruppo di calciatori in evidente stato confusionale serve una scintilla difficile da trovare quando l’obiettivo più o meno dichiarato è non prenderle. A maggior ragione se poi lo stesso tecnico, con i cambi in corsa di modulo e uomini, è parso ancora poco in controllo della situazione. In ogni caso c’è il serio rischio che la stagione della Roma inizi davvero soltanto con il Lecce il 7 dicembre.
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