Dieci volate di Mark Cavendish
La straordinaria carriera di Mark Cavendish, durata 19 anni, attraverso 10 volate iconiche.
165 vittorie da professionista, 35 tappe al Tour, 17 al Giro e 3 alla Vuelta. 4 classifiche a punti dei grandi giri, e ancora 1 Mondiale su strada, 3 su pista (specialità della madison) e 1 Milano-Sanremo. Questo è il ricchissimo palmares di Sir Mark Cavendish, che ha appena appeso ufficialmente la bici al chiodo.
Eppure, dietro tutte queste vittorie impressionanti, c’è la storia ancora più straordinaria di un campione unico, che da giovanissimo spacca già il mondo. Diventa quasi subito il migliore sprinter al mondo, ma nel 2018 la sua parabola sembra ormai conclusa. Affronta anni difficilissimi, in cui combatte con problemi fisici e mentali, e riesce a uscirne. Vive una seconda giovinezza, che lo porterà a diventare il corridore con più tappe del Tour vinte. Attraverso dieci volate, proviamo a rivivere una carriera leggendaria durata 19 anni.
Scheldeprijs 2007
La Scheldeprijs Vlaanderen è la classica più antica delle Fiandre. La prima edizione risale al 2007, ed è considerata la corsa sul pavé più adatta alle ruote veloci. Nell’albo d’oro ci sono Cipollini, Boonen, Petacchi, Kittel e, ovviamente, Mark Cavendish. Il mannese l’ha vinta per tre volte, e il primo successo nel 2007 è anche il suo primo squillo nel ciclismo (su strada) che conta.
Nativo di Douglas, nell’isola di Man, Cav inizia a correre da bambino. Pratica prima BMX e mountain bike, poi si sposta sulla strada e sulla pista, dove costruirà le sue prime fortune. Il movimento britannico è ancora agli albori, e la federazione manda i suoi migliori talenti ad allenarsi in Toscana, a Quarrata, alla corte di Max Sciandri. Nella piccola città toscana passano Wiggins, Froome, Thomas, Stannard, Ben Swift e lo stesso Cavendish.
Il salto nel professionismo arriva nel 2006, quando a 21 anni firma come stagista con la T-Mobile. Se oggi è abbastanza normale passare professionisti così presto, allora era una novità assoluta. Ma Cavendish ci mette poco a farsi un nome: dopo qualche mese di adattamento, il 18 aprile 2007 vince sul traguardo di Schoten.
Un successo strepitoso, al termine di una volata fianco a fianco con uno dei migliori sprinter dell’epoca, Robbie McEwen, che aveva anche la semicurva finale a favore. Completa il podio Gert Steegmans, mentre il grande Erik Zabel si deve accontentare del settimo posto.
Giro d’Italia 2008, Tappa 4
A 23 anni Cannonball corre il suo primo Giro d’Italia. L’anno precedente aveva esordito al Tour senza lasciare traccia: due cadute nei primi giorni lo avevano messo subito in difficoltà, ma era riuscito a raccogliere un paio di piazzamenti in top 10 prima di ritirarsi.
Al Giro è tutto diverso. A partire dalla squadra, che ha cambiato sponsor e ora si chiama Team High Road. Con quella maglia bianca Cavendish coglie il primo successo in Italia, sul traguardo della 4° tappa a Catanzaro. Una caduta ai -700 dall’arrivo causa una frattura nel gruppo, che si riduce a una decina di corridori che possono lottare per la vittoria. Il ritmo lo fa il Team Milram di Erik Zabel, ma il grande favorito è Daniele Bennati. L'attuale CT della nazionale ha vinto il giorno prima, indossa la maglia ciclamino della classifica a punti.
La sua ruota è quella più ambita, e lì si è piazzato il tedesco Robert Förster. Ai -400 Cavendish riesce a superarlo e a mettersi dietro Bennati, grazie all’aiuto di Tony Martin. Non è però solo merito del suo gregario, se Cav riesce a trovare la ruota decisiva che gli permetterà poi di trionfare. Già nella vittoria di Catanzaro vediamo due doti di Cavendish che lo accompagneranno per tutta la carriera. Il coraggio, imprescindibile per ogni sprinter - che decide di rischiare la vita ai 70 km/h, spalla a spalla con i suoi rivali -, e la conduzione della bici.
Riesce a infilarsi in ogni buco che trova, e spesso se lo crea, nonostante la velocità altissima e gli spazi ristretti. Questa capacità, innata e poi migliorata soprattutto negli anni in pista, è alla base di molte sue vittorie - in quel 2008 Cav vince due tappe al Giro, ripetendosi a Cittadella, e poi corre il Tour, dove fa sue quattro frazioni.
Milano-Sanremo 2009
Delle Classiche Monumento, la Milano Sanremo è quella più imprevedibile. Negli anni recenti abbiamo visto che può finire in tanti modi diversi, e tanti corridori diversi possono sperare di trionfare nella città dei fiori. Può farlo uno sprinter, uno stoccatore da media distanza o addirittura uno scalatore, grazie a un attacco sul Poggio, in salita (la mente va subito a Nibali) o in discesa (rischiando, come Mohoric).
Al via della 100° Sanremo, il 21 marzo 2009, ci sono quasi tutti i migliori ciclisti al mondo. Hushovd, Petacchi, Boonen e Bennati, che sperano che la corsa possa finire in volata. Nibali e Basso, che devono lavorare per Bennati, ma chissà, forse proveranno qualcosa. Armstrong, tornato dal ritiro e che vuole correre di nuovo il Tour. Pozzato e i compianti Rebellin e Scarponi, che potrebbero provare qualcosa sul Poggio. E poi c’è Cavendish, forse già il miglior velocista al mondo, che non ha mai corso la Sanremo e non sa se riuscirà a tenere il ritmo sulle asperità.
Cav corre come un veterano: non ha problemi né sulla Cipressa né sul Poggio, e fa parte di quel grande gruppo che lotterà nella volata finale. A scompaginare i piani ci pensa però un giovane tedesco della Cervélo, Heinrich Haussler. Quando mancano 250 metri dall’arrivo Haussler parte, e subito fa qualche metro di vuoto. A questo punto gli sprinter devono prendere una decisione: provare a seguirlo, ma rischiare di partire troppo presto, o sperare che sia qualcun altro a muoversi per primo e mettersi in scia, rischiando però che Haussler vinca?
È una domanda difficilissima, a cui i velocisti sono chiamati a rispondere in pochi centesimi di secondo.
Il primo che parte è, ovviamente, Mark Cavendish. Cav si mette a inseguire Haussler come un cagnaccio, con quella accelerazione violenta che lo contraddistingue, e per la quale lo soprannominano Cannonball. Il tedesco procede a zigzag, ma il mannese prende tutta la scia che può.
Dietro di loro il vuoto, nessuno ha i numeri per provare a seguirlo. A 25 metri dall’arrivo Cav affianca Haussler, e sulla linea del traguardo lo precede di 11 centimetri. 11 centimetri che decidono la vittoria, al termine di una corsa di 298 km.
Cavendish piange, e piange anche Erik Zabel, che in carriera ha vinto quattro Sanremo, nel 2008 si è ritirato ed è ora consulente del Team Columbia. Alla Gazzetta il mannese racconta: “Con Zabel ho fatto due ricognizioni del percorso e rivisto in televisione i finali delle ultime edizioni. Mai corsa la Sanremo, però conoscevo già i dove e i quando. Senza Erik non sarei qui. Al traguardo mi ha regalato un braccialetto, che lui aveva ricevuto in regalo quando ha vinto la sua prima Sanremo. "Non mi serve più", mi ha detto”.
Tour de France 2010, Tappa 20
Il 2010 non comincia bene per Cavendish: un problema ai denti lo costringe a saltare parte della preparazione. Corre la Sanremo, ma la sua forma scarsa non gli permette di difendere il successo. Non partecipa al Giro, e si presenta al Tour con solo 3 successi in stagione. Cade subito nella prima tappa in linea, ma alla 5° frazione riesce finalmente a ingranare con il successo a Montargis. Da quel momento, è un altro Tour de France targato Cav, in cui riuscirà a portare a casa cinque frazioni, tra cui quella conclusiva.
Per gli scalatori e per gli uomini di classifica, l’ultima tappa del Tour è puramente celebrativa. Ritmo blando e tanti applausi, dopo venti giorni di grandi fatiche. Ma per gli sprinter la vittoria sul traguardo tradizionale degli Champs-Elysées è uno dei successi più ambiti, che rendono una carriera ancora più speciale.
Ma è anche una delle vittorie più difficili da raggiungere. Si viene da 20 giorni di corsa dura, in cui hanno lottato nelle tappe di montagna per rientrare nel tempo massimo. La differenza la fanno le gambe, e per questo spesso i vincitori sono nomi sorprendenti.
Per Cavendish, che ama dare spettacolo e brilla nei palcoscenici più importanti, gli Champs-Elysées sono il traguardo migliore. A Parigi ha vinto 4 volte consecutive, dal 2009 al 2012, rendendo speciale ogni successo. Dopo la sua prima vittoria aveva detto: “Attraversare la linea d’arrivo con le mani in aria, con l’Arc de Triomphe sullo sfondo, è una delle emozioni più spettacolari che si possa provare. Sicuramente oggi sono felice”.
Nel 2010 è la Cervélo di Hushovd a lanciare lo sprint, sul rettilineo finale che segue Place de la Concorde. Potrebbe arrivare la sorpresa: il norvegese è piazzato perfettamente, come Petacchi, che lancia lo sprint in maglia verde. Dalla telecamera laterale che segue le ruote veloci, in quella che è l’inquadratura tipica dell’arrivo degli Champs-Elysées, esce però la solita figura in maglia gialla e bianca, con un’accelerazione doppia rispetto ai rivali.
È il solito Cav, che dà un paio di biciclette di distanza a tutti i rivali prima di alzare la mano destra, aperta ad indicare le cinque vittorie di quel Tour.
Mondiali su strada 2011
Per un velocista non è semplice vincere i Mondiali su strada. Sono il sogno di una vita per tutti i ciclisti, ma il percorso è spesso mosso, finendo così per favorire puncheur e cacciatori di classiche. Per questo motivo, quando l’altimetria è quasi totalmente piatta, per gli sprinter è un’occasione da non lasciarsi scappare.
Il Mondiale del 2011 sembra disegnato appositamente per Mark Cavendish. Nel percorso intorno a Copenaghen, i corridori dovevano coprire una distanza di 260 km che non prevede particolari asperità. Oltre al mannese, i favoriti sono l’australiano Goss e il tedesco Greipel. Il primo, compagno di squadra di Cav alla Columbia, ha vinto la Milano-Sanremo ed è in grande forma, mentre il secondo, soprannominato il Gorilla per l’esultanza caratteristica, è destinato a diventare uno dei più grandi rivali di Cannonball.
Nei primi anni di carriera, Greipel e Cav sono stati compagni di squadra. Hanno iniziato la loro carriera da professionisti nella T-Mobile nel 2006, e in poco tempo sono diventati le due punte di diamante. Il problema era però chiaro: avere due velocisti di quel calibro nella stessa squadra può diventare un peso, perché non possono partecipare entrambi nelle corse più importanti del calendario. E così nel 2011 Greipel aveva dovuto lasciare la Columbia, passando nella Omega Pharma–Lotto (poi Lotto-Belisol) in cui rimarrà per otto stagioni.
Nel Tour di quell’anno Cav dirige il solito show vincendo cinque tappe, ma il Gorilla riesce a batterlo nella decima frazione. I due hanno qualche screzio, e il 25 settembre si trovano uno contro l’altro. La squadra inglese fa un ottimo lavoro per controllare la corsa, ma nel momento decisivo Cav rimane un po’ solo. È abituato a sfruttare l’ottimo treno della Columbia, ma quel giorno deve arrangiarsi. E lo fa alla grande, partendo per primo sul lungo rettilineo finale, leggermente in ascesa.
Negli ultimi metri Goss sembra recuperare, ma alla fine è Cavendish ad alzare le braccia al cielo. Ora è campione del mondo. Era dal 1965 che un britannico non vinceva la maglia iridata. Solo Tom Simpson era riuscito nell’impresa, ora sono in due. Ha solo 26 anni, e tutti si chiedono cosa gli sia rimasto ancora da vincere.
Tour de France 2016, Tappa 1
Dopo un’unica stagione al Team Sky, e i tre anni passati alla Omega Pharma alla corte di Patrick Lefevere, nel 2016 Cavendish firma con il Team Dimension Data. L’anno prima, con il vecchio nome di MTN-Qhubeka, era entrato nella storia del Tour come prima squadra africana partecipante. E aveva anche vinto una tappa, con una fuga del britannico Cummings. L’arrivo di nuovi sponsor, tra cui Dimension Data e Deloitte, aveva reso possibile la firma di uno dei volti del ciclismo moderno, Mark Cavendish.
Insieme a lui arrivava anche la firma del fidatissimo ultimo uomo, Mark Renshaw. L’australiano ha avuto un ruolo fondamentale nella carriera di Cav: tre anni più grande, nelle prime stagioni da pro' aveva avuto modo di levarsi qualche soddisfazione personale. Un buon velocista, ma non così talentuoso da vincere sui traguardi più importanti. Nel 2009 firma con la Columbia con compiti da gregario, e per i successivi sette anni è l’ultimo uomo migliore del mondo, (quasi) sempre al servizio di Cav.
I francesi li chiamano poisson-pilote, "pesci pilota". Sono i più fidi scudieri dei velocisti, hanno il compito di guidarli nei finali più tortuosi, lasciandoli al vento solo nelle ultime centinaia di metri. Spesso, tra velocisti e ultimi uomini, si instaura un rapporto profondo: c’è bisogno di piena fiducia per affidare le proprie speranze di vittoria a un altro corridore. E questa fiducia, che si costruisce dopo mesi e mesi passati insieme, lunghi discorsi, camere condivise, si trasforma spesso in una grande amicizia.
Nel 2024, in un’intervista a SBS Sport, Cav ha parlato così di Mark Renshaw, che ha lavorato con il mannese in Astana come consulente: “Mark è stato un pezzo fondamentale della mia carriera. È stato fondamentale in così tante delle mie vittorie, e anche parlarne così non gli rende giustizia. È uno dei miei migliori amici. Quando vivi i momenti migliori e quelli peggiori che noi abbiamo avuto, formi un legame speciale. La sua natura calma è stata un bene per il mio carattere incostante. Sono stato molto fortunato”.
Avevamo bisogno di trovare una volata di Cavendish per ricordare Renshaw. E cosa c’è di meglio del primo arrivo di tappa del Tour de France 2016, in cui Cav vince e torna a indossare la maglia gialla dopo otto anni, grazie a una lunga tirata dell’australiano.
Presidential Cycling Tour of Turkey 2021, Tappa 2
Gli anni alla Dimension Data sono deludenti, anche a causa di diversi problemi fisici. Al Tour del 2017 finisce violentemente a terra nella quarta tappa, dopo un contatto con Sagan in volata. L’incidente causa la frattura della scapola di Cav, che è costretto al ritiro, mentre la giuria sceglie di squalificare lo slovacco. Nel 2018 finisce fuori tempo massimo, e l’anno successivo la Dimension Data decide di non includerlo tra i partenti della Grande Boucle. Tra i motivi ci sono i tanti problemi fisici di Cav, e il fatto che non riesca più a esprimersi come un tempo.
Il mannese ci rimane molto male, e a fine stagione si trasferisce alla Bahrain–McLaren. Le sue ambizioni sono concentrate sul Tour e sulla prova olimpica su pista, ma il Covid si abbatte sul mondo. La stagione ciclistica riparte ad agosto, e Cav non riesce mai a trovare la forma giusta. La Bahrain sceglie di non rinnovare il contratto. Dopo 15 anni tra i professionisti, Cavendish non riesce a trovare una squadra che punti su di lui. D’altronde, l'ultima vittoria risale al febbraio 2018, in una tappa del Dubai Tour, e in molti credono che la parabola di Cannonball sia ormai giunta alla fine. Al termine della Gent-Wevelgem, corsa a ottobre a causa della pandemia, ai microfoni di Sporza racconta che quella potrebbe essere stata “l’ultima gara della mia carriera”.
Per un campione assoluto, che è stato per anni tra i volti dello sport che pratica, non può essere facile guardarsi dentro per capire se c’è ancora qualcosa da dare. Ci si accorge che non si è più giovani, che i rivali con cui lottavi a inizio carriera si sono ormai ritirati tutti, e forse è quella la strada da seguire. In questi anni, Cav aveva sofferto anche di problemi depressivi.
Però non si arrende, e a inizio dicembre riesce a trovare un accordo con la Deceuninck–Quick-Step. Lui, che è stato per anni tra i ciclisti più pagati, è costretto ad accettare un contratto al minimo salariale, portando anche i suoi sponsor in squadra.
A inizio stagione cominciano a vedersi i primi lampi. Al GP Jean-Pierre Monseré fa secondo, e raccoglie lo stesso risultato nella prima frazione della Settimana Coppi e Bartali. Non sono gare di primo livello, ma servono al mannese per capire che, anche se non è più il velocista di un tempo, ha ancora molto da dare. Alla “sua” Scheldeprijs chiude sul terzo gradino del podio, e una settimana dopo riesce finalmente a sbloccarsi nella seconda tappa del Giro di Turchia.
Il Tour de Turkiye presenta una startlist di livello tra le ruote veloci. Oltre a Cav, ci sono il giovane Jasper Philipsen e l’eterno rivale André Greipel, giunto alla sua ultima stagione. La seconda tappa prevede un percorso piatto con arrivo a Konya, nell’altopiano centrale dell’Anatolia. Sarà una volata a decidere il vincitore. A 600 metri dall’arrivo, Philipsen è il meglio piazzato. Può contare su due compagni, alla sua ruota ha Greipel, mentre Cav segue il tedesco della Israel. Philipsen viene lanciato perfettamente, forse solo un po’ troppo presto, ma parte forte con il suo sprint. Greipel fatica a tenerne la ruota, e ai -100 c’è una bici di distanza tra il belga e i due rivali più anziani. Allora Cavendish capisce che quello è il momento giusto per partire, e si infila in quel varco strettissimo tra la ruota posteriore di Philipsen e l’anteriore di Greipel. A 30 metri dall’arrivo affianca Philipsen, e lo supera con facilità. Dopo la linea del traguardo alza il braccio destro. Un’esultanza quasi contenuta, per un campione che raccoglie la prima vittoria a distanza di 1158 giorni dall’ultima volta.
Forse è proprio questa l’impresa più straordinaria di Cavendish. Quanti sportivi si sarebbero ritirati dopo tre anni di problemi continui e mancanza di risultati? Quanto sarebbe stato più facile ammettere che la propria carriera fosse ormai conclusa, invece di allenarsi più forte di prima e accettare un contratto al minimo salariale, per competere in un ciclismo totalmente nuovo?
Tour de France 2021, Tappa 13
È una primavera ottima per Cav: 5 vittorie tra Turchia e Belgio. Il sogno sarebbe tornare al Tour, ma nei programmi della Deceuninck dovrebbe andarci l’altro velocista, Sam Bennett. L’irlandese entra però in contrasto con la dirigenza della squadra: Lefevere sceglie di portare il mannese alla Grande Boucle. Cavendish fa il suo ritorno nella corsa più importante del mondo, a tre anni di distanza dalla sua ultima partecipazione.
Ed è subito un successo. Alla quarta tappa, a Fougeres, supera Bouhanni e Philipsen e vince. Si ripete anche nella sesta e nella decima frazione, arrivando così a quota 34 vittorie al Tour. Ne manca una per pareggiare il record assoluto, che appartiene ovviamente a Eddy Merckx. Un primato che sembrava ormai inavvicinabile per un Cavendish a fine carriera, ma il mannese è rinato e sembra attraversare una seconda giovinezza.
Il giorno atteso con trepidazione arriva infine il 9 luglio. È un venerdì di sole, e il sole brilla sui 220 km di percorso di tappa che portano il gruppo da Nimes a Carcassonne. Per la città dell’Occitania, famosa per la sua Città fortificata, ospitare la storia è un’abitudine consolidata.
Ed è proprio qui che Cavendish, in maglia verde di leader della classifica a punti, raggiunge Merckx a quota 35 vittorie al Tour. Il merito è suo, ma anche della fantastica squadra che lo aiuta in ogni sprint. Il mannese può contare sul treno migliore al mondo. El tractor Tim Declercq guida il gruppo per decine e decine di chilometri con l’aiuto di Dries Devenyns e Mattia Cattaneo. Negli ultimi metri entrano poi in gioco Asgreen, Ballerini e Michael Morkov. Il danese è l’altro poisson-pilote della carriera di Cav, che lo accompagna negli ultimi anni di carriera. Con lui costruisce un rapporto simile a quello con Renshaw.
E il suo talento si vede in questo arrivo di tappa. Prima lascia andare Ballerini, costringendo le altre squadre a lavorare. Poi, con una calma straordinaria, aspetta il momento giusto per partire. Momento che arriva ai -400. Senza mai alzarsi dai pedali Morkov pilota Cav fino quasi all’arrivo. Non è un caso se il danese finisce secondo, mentre la maglia verde urla di gioia e alza il pugno destro.
Giro d’Italia 2023, Tappa 21
Cannonball ritorna al Giro d’Italia nel 2022. Era 9 anni che Cavendish non correva la Corsa Rosa. In Ungheria, sede di partenza di quel Giro, torna ad alzare le braccia nella terza frazione precedendo Demare e Gaviria.
Nel 2023 è di nuovo al via. Ha cambiato squadra, e ora veste i colori azzurri della Astana. Nella firma con la società asiatica, l’obiettivo è sotto gli occhi di tutti: diventare il ciclista più vincente nella storia del Tour. Ma Cavendish non disdegna di partecipare al Giro, dove raccoglie alcuni buoni piazzamenti. Non ci sono gli sprinter più blasonati, ma tanti buoni velocisti che si dividono le soddisfazioni. Ed è l’anno in cui il mondo scopre Jonathan Milan.
Nell’ultima tappa romana il favorito è proprio lui, riconoscibile per la maglia ciclamino, oltre alla stazza quasi da cestista. Però Cavendish sa che ha ancora una carta da giocare: non è il più veloce del gruppo, ma è il più esperto, e sappiamo come siano complicate da vincere le ultime frazioni dei grandi giri.
Cavendish può contare, a sorpresa, sull’aiuto di un suo amico ed ex compagno di squadra, il gallese Geraint Thomas. Mister G ha perso la lotta con Roglic per la maglia rosa il giorno prima, ma negli ultimi chilometri della 21esima tappa si trova comunque in testa al gruppo. Fa una tirata fantastica, mettendo tutti in fila alle sue spalle, e aiuta Cavendish a gestire il finale mosso. Poi è il mannese a metterci del suo per saltare Gaviria e trionfare. Dopo l’arrivo, il primo abbraccio è proprio per il leader della Ineos.
Alla linea d’arrivo, Thomas spiega: “Ero già davanti e quando ho visto che aveva solo Luis León Sánchez al suo fianco, ho pensato che avrei potuto aiutare un vecchio amico”.
Tour de France 2024, Tappa 5
Il giorno in cui si consacra la carriera di una leggenda. Il 3 luglio 2024 è un mercoledì. Tutta la Francia pensa già ai vicinissimi Giochi Olimpici di Parigi, ma questo non mette in secondo piano la Festa Mobile del Tour, che adesso si trova nel Dipartimento della Savoia. È nel paesino di Saint-Vulbas, un migliaio di anime all’ombra delle Alpi, che Cavendish supera finalmente Merckx, e arriva a quota 36 vittorie alla Grande Boucle.
Sarebbe troppo facile dire che tutta la carriera di Cav, dagli inizi su pista ai successi maggiori, e dal periodo di crisi nera alla successiva rinascita, si completi il 3 luglio di quest’anno. La carriera di Cavendish sarebbe stata unica anche con qualche vittoria in meno, ma il destino ha voluto che nel Tour dominato dal fenomeno Pogacar, il mannese superasse il Cannibale, almeno in una di quelle tante classifiche in cui occupa la prima posizione.
Cavendish prende la ruota di Philipsen, il miglior velocista al mondo, a sua volta guidato dal campione del mondo Mathieu Van der Poel. 9 volte su 10, quando Van der Poel riesce a guidare alla perfezione lo sprint, il compagno belga completa il lavoro e alza le braccia. VDP rimane però chiuso, e così anche Philipsen. Cav non ha lo stesso problema: è troppo furbo per non lasciare la ruota dell’avversario, e si porta su quella di Pascal Ackermann.
Il tedesco della Israel è veloce, ma la sua accelerazione è iniziata troppo presto. Cavendish lo salta, e si porta sul lato sinistro del rettilineo. L’unico che potrebbe batterlo è Philipsen, ma al belga manca lo spunto finale per uscire dalla scia. Ed è così che si supera un record che durava da 49 anni, e che tutti pensavano imbattibile. Imbattibile per tutti gli altri, non per Cannonball.
A Cavendish mancava solo questo successo, e una volta raggiunto ha sentito di aver completato il lavoro. Quel Tour è stata la sua ultima corsa da professionista. Ha partecipato a qualche criterium, e domenica scorsa ha salutato il mondo del ciclismo vincendo il Tour de France Prudential Singapore Criterium. Una gara non competitiva, in cui ha corso a fianco di alcuni tra i migliori corridori al mondo. C’erano Philipsen e Girmay. Hanno vinto tre tappe a testa nel Tour di quest’anno, sono ottimi talenti in grado di lottare anche nelle classiche. Ma nella storia della Grande Boucle, e del ciclismo, ci sarà un solo Mark Cavendish.
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