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, , 15 Novembre 2024

Utah Jazz-Dallas Mavericks 115-113, Considerazioni Sparse


I Mavericks sono irriconoscibili: gli Jazz sbancano Dallas con una vittoria a sette secondi dalla fine.

Ancora il clutch time, ancora niente vittoria. Dallas sprofonda sempre di più ed incappa nella quarta sconfitta consecutiva. Ora le assenze non possono più essere l’unica attenuante ed il beneficio del dubbio non vale più. I Mavericks sembrano i lontani parenti della franchigia che lo scorso anno è arrivata a giocarsi le Finals eliminando Minnesota ed Oklahoma in due durissime serie playoff. Questa volta la sconfitta arriva al Delta Center di Salt Lake City contro gli Utah Jazz, roster che prima di stanotte aveva collezionato solamente due vittorie nelle prime dieci gare. Non che siano una brutta squadra, ma il loro intento in questa stagione non è quello di vincere le partite, bensì quello di arrivare il più in fondo possibile al fine di avere una pick alta al prossimo Draft. Dallas, invece, è riuscita nell’impresa di regalare una win anche ai Jazz.

Sì, è vero, mancavano Kyrie e PJ Washington, ma? Nulla, se sei Dallas per battere Utah non ti servono quei due giocatori, per quanto essi possano essere importanti. I Mavericks sembrano semplicemente in confusione, un caos che nasce anche dal coach Jason Kidd, sul quale i dubbi sembrano essere sempre molto elevati. Si erano attenuati durante i playoff, ma i limiti tornano evidenti alle prime difficoltà. Ha anche provato il quintetto con il doppio lungo ed ha reinserito nelle rotazioni Dwight Powell, ma nonostante questo i texani hanno sofferto di nuovo a rimbalzo come Golden State ed hanno permesso ai Jazz di catturare ben 16 rimbalzi offensivi.

Qualche nota positiva c’è. Sono virali le due dormite difensive di Doncic, specie quella nell’azione cruciale della gara che ha portato al game winner di John Collins. Resta sempre da considerare, però, che se lo sloveno non fosse stato in campo probabilmente Dallas non sarebbe nemmeno arrivata a giocarsi la gara sugli ultimi possessi. Luka ha chiuso con 37 punti, 9 assist ed 1 rubata, si è caricato la squadra sulle spalle (nonostante il solito tiro da tre punti che stenta a decollare) ed ha contribuito alla rimonta dei Mavs nell’ultimo periodo. Benissimo anche Naji Marshall dalla panchina e soprattutto anche Quentin Grimes che è autore di un’altra grandissima prestazione dopo quella di San Francisco. Vedendo l’ex Knicks giocare in questo modo rimane ancora più lecito chiedersi come mai abbia avuto così poco spazio.

Ed ora? Cosa possono fare i Mavs? Semplicemente ritrovarsi, è un calo mentale che Dallas ha sempre avuto nelle ultime tre annate. C’è sempre stato un punto della stagione in cui Doncic e compagni sembravano persi ed incapaci di vincere, ma poi son sempre riusciti a venirne fuori. La sconfitta di stanotte fa male e la motivazione risiede tutta in quel terribile passaggio a vuoto arrivato nel terzo periodo che ha permesso ai Jazz di infilare un netto 38-21 in dodici minuti. Avere la squadra al completo ed oliare ancora gli ultimi i meccanismi aiuterà sicuramente, ma per ora i limiti del roster sembrano più psicologici che tecnici.

Il dodicesimo posto fa paura e nella Western Conference non puoi permetterti di perdere quattro sconfitte di fila. I Mavericks devono rimboccarsi le maniche e tornare a vincere, a difendere con grinta ed essere più cinici in attacco ma attualmente sono di sicuro tra le squadre più in difficoltà di questo inizio stagione. Ora arriva uno span di sei partite toste in cui capiremo se Dallas riuscirà a scacciare i fantasmi e tornare ad essere quella contender che abbiamo ammirato nella stagione precedente. Dopo il derby texano con gli Spurs i Mavs voleranno per un back to back ad Oklahoma City nel remake delle semifinali di Conference dello scorso anno. Successivamente un rapido ritorno a casa per la sfida contro i Pelicans e poi un viaggio a Denver prima di un mini road trip ad Est tra Miami ed Atlanta. Affascinante non è vero?

  • Nato nel nuovo millennio in provincia di Torino. Appassionato di sport, romanticismo, scrittura e di tutto ciò che è argentino. Juventino con ogni fibra del proprio corpo, ha un’adorazione sfrenata per La Masia e per i mancini di Lionel e Lamine oltre che per la Madrid dei Colchoneros, in più perde il sonno grazie ai Boston Celtics.

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