Inter-Napoli 1-1, Considerazioni Sparse
Un pari dalla doppia faccia per Inter e Napoli: non fa male a nessuno, ma né Inzaghi né Conte possono dirsi soddisfatti.
Le attese, per l'ultima partita del posticipo, erano altissime: le ultime due squadre capaci di fregiarsi del titolo di campione d'Italia, che ha visto sempre una delle due presentarsi in campo da prima della classe nelle ultime 7 sfide, due tecnici che hanno dimostrato di saper vincere pur battendo strade diverse, l'occasione per l'Inter di balzare in vetta ai danni del Napoli, dal canto suo chiamato al riscatto dopo la brutta sconfitta della settimana scorsa, il pubblico delle grandi occasioni. Di carne a cuocere, insomma, ce n'era davvero tanta: il risultato è stata una cottura lenta, paziente, che se da una parte ha caramellizzato gli zuccherosi spunti specialmente della controparte nerazzurra, dall'altra ha finito per allungare troppo il brodo, mancando entrambe l'ingrediente giusto per creare la ricetta perfetta da lasciare sullo stomaco all'avversaria.
Ci ha provato di più l'Inter, reduce dalla fondamentale vittoria contro l'Arsenal, forte del pubblico di casa e dell'inerzia che la vedeva favorita sull'onda dell'entusiasmo della rincorsa in atto, chiamata al risultato che la riporterebbe in vetta alla classifica: la squadra di Inzaghi è quella che ha rotto per prima gli indugi dopo un'iniziale fase di studio, non perdendosi d'animo di fronte a una serie di attacchi frustrati dalla strenua difesa avversaria e dallo svantaggio subito. È probabilmente la seconda frazione ha lasciare più rammarichi ai campioni d'Italia, traditi dal legno colpito dell'eroe della serata Calhanoglu, che aveva pareggiato i conti con un tiro dei suoi che ha fatto quasi venir giù lo stadio. Un rammarico che, complice lo spaventò finale, non oscura una partita che ha dimostrato ancora una volta quanto l'Inter ci sia per la lotta al titolo;
Il Napoli dal canto suo non cambia: non solo ripresenta lo stesso undici naufragato malamente (quantomeno nel risultato) la settimana scorsa contro l'Atalanta, ma ripresenta lo stesso piano tattico di attesa a tratti snervante, tanto per gli avversari quanto per i tifosi, costantemente sull'attenti per tutta la durata della gara. Un Napoli che però ha tanta pazienza, e attende il momento giusto per distendersi in ripartenza lungo i larghi tratti di campo che vengano fisiologicamente a trovarsi quando viene saltata la prima fase di pressione;
Un secondo tempo pieno di occasioni, per lo più di marca interista, ma soprattutto tante sliding-doors che avrebbero potuto cambiare la storia della partita: dal rigore calciato sul palo da Calhanoglu che salva il Napoli da un 2-1 che ai punti l'Inter avrebbe in verità meritato, fino alla chiara occasione da gol sprecata da Simeone nel finale, sull'ultima sfuriata degli azzurri nel finale, che invece avrebbe potuto portare il Napoli al vantaggio per tentare la prima mini-fuga della stagione. Una gara che però consegna alla storia questo 1-1 che magari fa contenti in pochi, ma di certo non fa male a nessuno, rilanciando idealmente la palla in avanti e rimandando la corsa a tra due settimane, quando anche l'ultima sosta per gli incontri internazionali sarà alle spalle.
L'unico forse ad abbozzare una smorfia di sorriso è proprio Antonio Conte, che chissà magari da appassionato di storia classica si traveste da Quinto Fabio Massimo, il celeberrimo "cunctator" che seppe con astuzia evitare lo scontro diretto con i cartaginesi, salvando le sue truppe e logorando fisicamente e psicologicamente quelle del nemico Annibale. Un paro che gli consente di arrivare alla sosta a 26 punti, primo in classifica con un preziosissimo gradino di vantaggio sulla bagarre alle sue spalle e con tre quarti di ciclo terribile ormai alle spalle: a volte, specialmente dopo una delle peggiori difese del titolo che la storia ricordi, basta poco per far bene il proprio dovere.
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