Lazio-Porto 2-1, Considerazioni Sparse
Prima, imbattuta e intensa: la Lazio di Baroni non è più una sorpresa, soprattutto in Europa.
Dopo la vittoria casalinga contro il Cagliari, l'Olimpico si illumina di nuovo dei colori biancocelesti grazie prima di tutto all'eternità di un fuoriclasse. Si permetta di sperticarsi le mani applaudendo un giocatore che ha vinto qualunque cosa si possa vincere a livello di club e nazionale, che a 37 anni dimostra una gestione mentale e fisica dimostrante un livello di professionismo altissimo e che si dimostra decisivo al 91' di una partita tiratissima contro un avversario di livello internazionale. Pedro per tutte queste motivazioni si può definire un fenomeno. Che risuoni la Carrà per altre mille partite che ci piace ripetere quel motivo denso di spensieratezza e allegria.
Intensità, rapidità, pressing, recupero palla, capacità di tenuta mentale e tattica, questa Lazio non si può più definire un underdog: dodici punti, quattro vittorie, due gol concessi e primo posto. Il Porto era un bellissimo esame, posto che storicamente non l'aveva mai sconfitto, perché è una società abituata all'Europa, a giocare partite che contano, a lottare per lo scudetto in Portogallo, che sforna talenti in maniera costante. Vero che si giocava all'Olimpico e quindi il fattore campo poteva essere importante, ma la squadra ha dimostrato voglia, fame, capacità, compattezza e ferocia. Tutti i novanta minuti sono stati una lotta costante per ottenere il pallino del gioco anche con quell'agonismo europeo che serve a vincere.
Il gol al novantunesimo non è quasi mai un caso. Certo, può nascere da una palla inattiva, da una sciabolata disperata, da un assalto all'arma bianca ma in questo caso è frutto di una pressione costante che la Lazio ha messo subito dopo aver riposto il pallone a centrocampo una volta subito, giustamente, il pareggio. L'undici di Baroni, che ha saputo perfettamente leggere il momento di difficoltà dopo la prima parte del secondo tempo cambiando modulo e scegliendo i giusti cambi, col passare dei minuti ha lentamente schiacciato nella propria metà campo il Porto non permettendogli di uscire e allargandone la difesa con sventagliate continue sulle fasce sino al cross di Isaksen e al gol di Pedro, figlio di questa filosofia.
La squadra portoghese ha dimostrato di non avere una continuità di gioco ma di vivere di strappi e di intensità agonistica, ha espresso per pochi tratti il suo potenziale tecnico lasciando spazio più alle iniziative personali. Unico momento in cui ha dimostrato superiorità è stato nella prima parte del secondo tempo quando ha costantemente messo in inferiorità numerica le fasce biancocelesti provocando moltissimi grattacapi in pochi minuti salvo, però, non proseguire nella ricerca dei tre punti ma accontentandosi del pareggio sperando in qualche ripartenza non tenendo da conto del fuoco sacro che anima la Lazio. Questo gravissimo errore tattico ma soprattuto mentale da parte del suo allenatore.
Baroni è un uomo di campo e di spogliatoio. Riesce a sistemare la propria squadra nel suo momento di grande difficoltà passando da un modulo all'altro senza mutare lo spirito e la verticalità che sta contraddistinguendo il proprio gioco. La gestione delle forze e dei giocatori gli dà ragione, i risultati arrivano, il morale è altissimo, la spinta del pubblico è incessante: l'allenatore biancoceleste sta saggiamente capitalizzando ogni vittoria prima di tutto mentalmente nei suoi giocatori spingendoli a fare tutto ciò che gli è consentito fare fisicamente. Tanto indemoniato a bordo campo quanto pacato al termine della partita, questa sua splendida bifasicità è la chiave del momento eccellente della Lazio: di lotta e di governo, di strada e di salotto. Gli piacciono gli animi accesi (vedasi la reazione di Guendouzi all'uscita nell'ultima giocata di campionato), adora affamare i propri giocatori: si sarebbe detto a Giugno o a Luglio? No. Qualcuno ci avrebbe scommesso qualche centesimo? No, quantomeno non chi scrive, pur sperando sempre nei massimi risultati della propria squadra. Eppure siam qua a commentare un primo posto in Europa. Que Viva Baroni!
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