Logo sportellate
Kossounou Atalanta
, 7 Novembre 2024

Alla scoperta di Odilon Kossounou


Gasperini e l'Atalanta non avevano mai conosciuto un difensore così, tra i migliori nello 0-2 a Stoccarda.

L’impatto di Odilon Kossounou con l’Atalanta è stato ai limiti del tragico. Con appena un allenamento nelle gambe prima della pausa Nazionali di settembre, l’ivoriano ha esordito in nerazzurro, in maniera imprevista, nel posticipo del Gewiss Stadium contro il Como. Prendendo il posto di Hien infortunato, l’ex Bayer è stato schierato inspiegabilmente come perno centrale del terzetto difensivo.

Una scelta controintuitiva – non è stato ancora chiesto a Gasperini perché non sia stato messo Djimsiti, impiegato più volte nel corso degli anni con due braccetti al fianco - soprattutto considerando lo storico di Kossounou: tra club (Hammarby, Club Brugge e Bayer Leverkusen) e nazionale, il 2001 di Abidjan aveva ricoperto tutti i ruoli dal centrodestra verso l’esterno della retroguardia (terzino destro, centrale destro di difesa a 4 e braccetto destro di difesa a 3), ma mai con compiti da ultimo uomo.

Il risultato? Una perenne incertezza nell’azzardare l’intervento su Cutrone – mobile e dinamico quanto si vuole, ma non esattamente il profilo dell’attaccante dominante nel duello individuale e del centravanti capace di fissare da solo la profondità di una squadra - che ha trovato sublimazione nei palloni persi da cui sono scaturiti l’1-1 di Strefezza che ha rivoltato l’inerzia della gara e una chiara occasione per Nico Paz.

Così Kossounou a L'Eco di Bergamo: "La vittoria più speciale per me è stata la Coppa d’Africa con la mia nazionale. Vincere quel trofeo a casa nostra, davanti alla nostra gente, è stato un momento che non dimenticherò mai".

Poco più di un mese dopo, siamo invece qui a elogiare Kossounou dopo la serata di Champions a Stoccarda in cui, con un ingresso altrettanto imprevisto (il risentimento al flessore destro di Kolasinac dopo una decina di minuti non era di certo nella bingo card dello staff atalantino), il vincitore della Coppa d’Africa 2024 si è mostrato come il profilo più atipico ma allo stesso tempo più efficace passato per le mani di Gasperini a Zingonia.

33 passaggi riusciti su 34 tentati, secondo atalantino con più recuperi nella metà campo avversaria dopo capitan de Roon (7), giocatore della Dea che ha subìto più falli in tutta la serata di Stoccarda (3). Numeri che sembrerebbero mescolare la partita di un braccetto aggressivo, di un centrocampista dedito alle scalate in avanti e di un trequartista oggetto delle attenzioni della pressione avversaria.

L'anticipo sulla ricezione di Undav da cui è nato lo 0-1 di Lookman, voce del verbo "braccetto di Gasp".

Le caratteristiche richieste al perno centrale della retroguardia gasperiniana sono ormai risapute: pur con diversi gradi di cattiveria gratuita e intimidazione negli interventi, Caldara-Djimsiti-Palomino-Romero-Demiral-Hien hanno garantito una linea ereditaria ben definita e con poche deroghe - motivo per cui elementi leggermente al di fuori dai canoni, per motivi atletici (Škrtel, Kjær e Scalvini) o di concentrazione sui 90’ (Okoli), sono stati rigettati di netto.

Diverso il discorso per i braccetti sinistri dell’Atalanta dall’agosto 2016 a oggi, dove si sono alternati giocatori di piede forte (Zukanovic, Palomino e Kolasinac) e di piede debole (Masiello, Djimsiti, Scalvini), alcuni con spiccate doti in copertura e altri con maggiore utilità in fase di possesso.

A destra, invece, non si sono mai visti elementi come Odilon Kossounou: sempre difensori destri – unica eccezione, in un contesto altrettanto eccezionale, Palomino nel finale di Atalanta-PSG 1-2 -, sempre portati a mantenere il riferimento a uomo fino alla trequarti avversaria, sempre invitati a creare superiorità numerica nel corridoio intermedio tramite corse senza palla e passaggi concepiti per ampliare un vantaggio già costruito. Azioni come queste, invece, non si erano mai viste.

Garanzia dell’ampiezza in possesso; scarico in avanti per l’esterno e inserimento nel mezzo spazio non per attaccare direttamente l’area ma (notare il posizionamento del busto, rivolto spalle alla porta di Nübel) per associarsi a compagni che vengono a giocare sotto; controllo di piede debole, all’altezza del bacino, di una palla di Pasalic troppo alta e potente per definirsi precisa e riciclo di controbalzo verso de Roon; lettura dello spazio ricavato dal taglio di Bellanova e sovrapposizione esterna, sul lato cieco di Undav; valutazione del raddoppio in arrivo da parte di Mittelstädt, tacco destro per rientrare, breve conduzione con protezione palla e conservazione del possesso, tornando ancora una volta da de Roon.

728 caratteri per descrivere un braccetto/terzodidifesa/esternino/difensorecentraledestrodidifesaa3 “naturale” (non avendo la domanda “Per che ruolo è nato Giorgio Scalvini?” avuto ancora risposta, e senza la certezza di trovarla mai) con capacità di controllare e gestire la fase di possesso come carattere primario e non aggiunto. 728 caratteri per un giocatore, in fin dei conti, strano.

Dal punto di vista di puri parametri fisici, il giocatore più simile a Kossounou tra quelli con cui Gasperini ha lavorato a Bergamo è paradossalmente un centravanti. Così Gasperini su Rasmus Højlund al termine di Lazio-Atalanta 0-2 del febbraio 2023: “Per la sua statura ha un baricentro basso e una frequenza di passo incredibile”. Non vale lo stesso per Kossounou? L’ivoriano è alto 191 cm, esattamente come il danese dello United: non sembrano entrambi più bassi di quanto non dicano le misurazioni? È strano.

Se gambe più corte e meno cm³ di fibre muscolari nella parte inferiore del corpo possono non sposarsi alla perfezione alla mole di contrasti e duelli che siamo soliti associare ai difensori dell’Atalanta, gli stessi spazi “ridotti” portano giovamento a livello di anticipo e di reazione nello stretto, a livello di sensibilità tecnica e di mobilità laterale. La potenza, come energia per unità di tempo, a scapito della forza.

Individuare tendenze statistiche di Kossounou nell’Atalanta 2024/25 è prematuro: Shakhtar e Stoccarda in Champions League e Bologna in Serie A sono state le uniche sfide “reali” per costituire un campione ancora troppo esiguo, alterato anche dalle comparse finali con Napoli e Monza e dalla prestazione fuori contesto col Como.

Da sottolineare, però, la tipologia di avversari marcati da settembre a oggi - il parametro a prescindere principale per valutare l’influenza di un braccetto gasperiniano nell’economia di squadra: contro profili tanto diversi tra loro, Kossounou non è ancora apparso particolarmente a disagio e nemmeno nella sua tazza di tè, facendo ben sperare in relazione alla costante disponibilità all’abbracciare il rischio che Gasperini richiede ai suoi difensori.

Mezzali di possesso (Marlon Gomes e Sudakov dello Shakhtar), invasori senza palla (Fabbian al Dall’Ara), attaccanti di raccordo e dai tempi inusuali di finalizzazione (Raspadori a Napoli, Undav a Stoccarda), centravanti spostati verso l’esterno per cercare un mismatch fisico (Demirovic nell’ultima mezz’ora alla MHPArena), esterni offensivi di conduzione e 1vs1 (Ndoye a Bologna, Neres al Maradona): dubitare della personalità con cui Kossounou avrebbe vissuto il trasferimento a Bergamo significava non aver approfondito la storia dell’ivoriano – esordio in Champions League a 18 anni, in Nazionale maggiore a 19, 166 partite di club tra i professionisti e 24 con la Costa d’Avorio prima di approdare a Zingonia, una stagione e mezzo in Belgio con uno dei leader del gruppo atalantino come De Ketelaere.

Per mantenere la solidità dimostrata una volta smaltite le fatiche della preparazione, Odilon Kossounou è la risposta che l'Atalanta e Gian Piero Gasperini stavano cercando.

  • (Bergamo, 1999) "Certe conquiste dell'anima sarebbero impossibili senza la malattia. La malattia è pazzia. Ti fa tirare fuori sentimenti e verità che la salute, che è ordinata e borghese, tiene lontani."

Ti potrebbe interessare

Le tre vite di Mateo Retegui

Guida alle italiane in Champions League

Cosa deve fare l'Atalanta sul mercato?

Éderson è dappertutto

Dallo stesso autore

Le tre vite di Mateo Retegui

Saba Goglichidze Ministro della Difesa

Cosa deve fare l'Atalanta sul mercato?

Lecce-Atalanta (0-2) - Considerazioni Sparse

Che finale di Coppa Italia aspettarsi?

Essere vice dell'Ungheria, intervista a Cosimo Inguscio

L'Ungheria a Euro2024, intervista a Marco Rossi

Anche Cose Buone - Samardžić, artisti e supereroi

Il sogno puro dell'Atalanta

Anche Cose Buone - Vlasic Cuore Toro

Newsletter

pencilcrossmenu