Inter-Arsenal 1-0, Considerazioni Sparse
L'Inter ritrova la sua difesa e si conquista tre punti fondamentali contro un Arsenal che controlla la partita e dà battaglia.
Doveva essere una partita difficile, complicata, uno snodo cruciale per il futuro del percorso europeo di entrambe le squadre e, a suo modo, lo è stata, seppure condizionata dalle tantissime assenze e più in generale per il momento di forma non eccezionale di tutt'e due le pretendenti. A prevalere è stata così la squadra che si è dimostrata mentalmente più forte. L'Inter resiste per cento interminabili minuti all'assedio continuo di un Arsenal bravo nella gestione del pressing e a mantenere il controllo della partita ma non nello sviluppare trame offensive degne del suo livello e in grado d'impensierire una squadra, quella nerazzurra, che si riscopre solida e attenta, confermando ancora una volta come le radici dei problemi difensivi dell'Inter siano da rintracciare nelle prestazioni dei singoli. Gli uomini d'Inzaghi ottengono così una vittoria che per risultato e andamento non può che ricordare quella ottenuta, venticinque mesi addietro, sempre in casa ma contro il Barcellona, un 1-0 che ha lo stesso sapore di sofferenza e decisività.
E non a caso, le due partite in questione condividono lo stesso, ineluttabile match winner. L'assenza di Hakan Calhanoglu si è fatta sentire nel corso di queste due difficili settimane, ma mai quanto la sua presenza in mezzo al campo. L'MVP della sfida con i gunners non è solo glaciale e furbo dal dischetto ma è preziosissimo nel gestire il traffico davanti all'aria di rigore nerazzurra, a ripulire palloni scomodi e rimpalli insidiosi, a coprire anche i più piccoli spifferi e a raddoppiare questa volta sulla destra, questa volta sulla sinistra. Che il turco fosse il giocatore più importante di questa Inter non lo scopriamo di certo oggi ma è comunque sorprendente la velocità e l'autorevolezza con cui il numero 20 riprende il suo posto al centro dell'universo e a governarlo con la sua forza gravitazionale. E quando la stanchezza e la gestione delle energie lo costringono ad essere richiamato in panchina, ci pensa Nicolò Barella a dispensare primi controlli decisivi e riaggressioni che permettono all'Inter di allentare la pressione asfissiante dell'Arsenal e a guadagnare tempo, metri e speranza. I due centrocampisti confermano di essere i due leader tecnici di questa squadra. Dateci un pallone e solleveremo l'Inter.
Ma nella tensione di una partita in bilico e nelle pieghe di un dominio londinese della palla e del campo che l'Inter non riesce (e ad un certo punto non vuole) mettere in discussione c'è spazio per una difesa che, a dispetto di quanto accaduto nei primi mesi di questa stagione, si riscopre solida, concentrata e votata al sacrificio. Serviva l'ostacolo di affrontare una delle squadre più forti del mondo, la possibilità di sentir risuonare l'inno della Champions o forse la consapevolezza dell'importanza della gara odierna, ma sta di fatto che gli uomini di Inzaghi ritrovano lo spirito di sacrificio collettivista e quella sofferenza organizzata che aveva contraddistinto la campagna europea nerazzurra del 2023. Il cleen sheet di questa stasera è la prova a contrario di quanto le incertezze difensive e i tanti, troppi gol subiti dall'Inter in queste settimane siano prima di tutto responsabilità delle imperfezioni dei singoli, di un deficit di concentrazione e lavoro sui dettagli, da cui consegue poi un calo inevitabile della prestazione. La partita di tutto il quintetto difensivo è stata eccezionale, anche considerando le difficoltà di un avversario che da inizio stagione sta affrontando il problema opposto rispetto a quello dei milanesi. Nonostante l'Arsenal abbia confermato di avere una questione spinosa di produzione offensiva, nondimeno Dumfries, Darmian e soci hanno ribaltato l'inerzia di un periodo che ha visto l'Inter traballare anche di fronte a squadre e attacchi di gran lunga meno forti e pericolosi di quello inglese, proprio per colpa dei propri limiti. Menzione d'onore per Yann Bisseck: il tedesco deve ancora crescere in alcuni rudimenti come la capacità di accorciare o sull'uscite sul portatore di palla e non è di certo Bastoni in quanto a gestione della palla, peraltro in una zona del campo non sua; ma fa da contraerea formidabile contro gli assalti dall'alto dell'Arsenal e dimostra di avere una presenza di spirito e una reattività decisive in partite di sofferenza come queste.
L'Arsenal ritorna in patria a mani vuote ma non così ridimensionata rispetto alla sua condizione al suo arrivo a Milano. Paradossalmente, anzi, la sconfitta contro i Campioni d'Italia non fa altro che certificare i problemi che la squadra di Arteta sta affrontando in questo periodo ma anche i punti di forza da cui ripartire con nuovo slancio. I Gunners subiscono l'iniziale aggressività dell'Inter e la traversa di Dumfries in apertura di gara ma non fanno troppa fatica a riconquistare le redini della partita senza più lasciarle andare. L'Arsenal è bravo e costante nell'approfittare delle difficoltà dell'Inter nell'uscire palla al piede dalle situazioni passive e riaggredisce senza troppa intensità ma in modo sufficiente per limitare, a tratti annichilire, le proiezioni offensive dell'Inter. Sulle transizioni poi, e sulle palle lunghe, Saliba e Gabriel si confermano due dei migliori difensori centrali al mondo, rendendo la vita impossibile a Lautaro e a Taremi. Insomma c'è la fase di non possesso e c'è sempre la formidabile capacità difensiva dei londinesi, ma a mancare è la capacità di fare gol. All'Arsenal riesce difficile accelerare il palleggio e impossibile trovare la verticalità mentre Martinelli, Saka e il resto della batteria di attaccanti e trequartisti agli ordini di Arteta non riescono a trovare lo spunto tecnico e a saltare l'uomo, aiutando in questo modo la difesa dell'Inter che ha mostrato più volte di soffrire i giocatori di qualità e le iniziative personali. Rimane quasi il dispiacere di non aver potuto vedere Inter e Arsenal duellare a piena potenza ma la sensazione è che la squadra di Arteta, a cui mancavano fuoriclasse come Odegaard (entrato solo nel finale), Rice e Calafiori rimanga una delle compagini più forti del continente, a prescindere da una prestazione a tratti opaca e in generale a scarto ridotto.
La situazione in classifica per l'Arsenal rimane tutto sommato positiva ma è per l'Inter che le cose si fanno davvero interessanti. La squadra d'Inzaghi sale al quinto posto generale e rimane, assieme all'Atalanta la miglior difesa della Champions League fino a questo momento. L'aver vinto uno scontro diretto così importante e prestigioso e l'aver approfittato dei tanti passi falsi che hanno coinvolto le big europee in questa giornata mette l'Inter in una posizione strategicamente invidiabile e le concede la possibilità di guardare alle due prossime sfide, decisive e difficilissime, con serenità, con la possibilità di amministrare risultati ed energie e con la consapevolezza che questo turnover in salsa continentale orchestrato da Inzaghi possa permettere all'Inter di gestire con più agilità entrambe le competizioni.
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