Napoli-Atalanta 0-3 - Considerazioni sparse
L'Atalanta riporta drasticamente sulla terra il Napoli, che mantiene il primato ma perde più di una certezza.
Che l'Atalanta sarebbe stato un crash test fondamentale per il Napoli di Conte si sapeva già alla vigilia: quella che si presentava alla partita come la miglior difesa del campionato aveva l'arduo compito di fronteggiare il miglior attacco del torneo, prima linea di una squadra intensa e frenetica nel modo di giocare, che costringe gli avversari a tenere il suo insostenibile ritmo. L'esito della partita è stato tuttavia tutto fuorché scontato.
Una sfida soprattutto tra una squadra che è già una realtà contro una squadra i cui cantieri sono ancora aperti: un Napoli che sta cercando di raccogliere i cocci ancora in frantumi della passata stagione, provando a rimetterli insieme con cura certosina. Conte cerca di praticare l'arre nipponica del Kintsugi, ovvero quella di ricomporre i pezzi infranti di ceramica utilizzando l'oro (in sintonia con la maglia sfoggiata oggi in omaggio alla città di Kagoshima, gemellata con quella partenopea), ma oggi troppe volte i pezzi gli sfuggono dalle mani, non riuscendo a rimanere in piedi. In particolare, è stato fatale il secondo tempo, dopo una prima frazione in cui nonostante il passivo nel punteggio il Napoli aveva fatto vedere qualcosa, in cui i partenopei sono crollati alla mercé dell'Atalanta.
In particolare è la fase offensiva a "tradire" gli azzurri: la squadra partenopea infatti è mancata probabilmente di fantasia e di capacità di adattamento, limitata da una manovra monocorde che, complice la sconfitta su tutta la linea nel duello tra Lukaku e Hien (che si ripete dopo aver già annullato Osimhen nell'ultimo confronto tra le due squadre), ha di fatto reso sterile il Napoli, mai vicino a riaprire la sfida, se non con un tiro tentato da McTominay subito dopo il gol dello 0-1, spentosi sul legno alla sinistra di Carnesecchi. Proprio la mancanza di fantasia aumenta il rammarico di non vedere mai i due uomini maggiormente dotati di questa qualità, Kvaratskhelia e Neres, insieme sul campo di gioco.
L'Atalanta non può più nascondersi, e oggi lancia la sua candidatura ufficiale per lo scudetto: la squadra di Gasperini, che sembra aver raggiunto l'apice del proprio lavoro iniziato ben otto anni fa nella vittoriosa notte della finale di Europa League, continua a stupire aggiungendo sempre un nuovo mattone alla sua crescita tecnico-tattica, spingendosi più in là come un novello Icaro, che però non ha della banale colla ma del resistente silicone a tenergli salde le ali alla schiena. Silicone rappresentato dalla maestria del tecnico di Grugliaco, oggi prodigioso nella lettura della gara: in particolare la mossa coraggiosa di rinunciare al capocannoniere Retegui ha permesso ai suoi di non dare punti di riferimento centrali alla coppia Rrahmani-Buongiorno, schermato il regista scozzese Gilmour con un generosissimo Pasalic, e infine creato il campo per l'uno vs uno decisivo tra il velocissimo Lookman e il capitano azzurro Di Lorenzo, maggiormente in affanno quando chiamato a una gara solo difensiva.
Male per il Napoli come detto Lukaku, ma anche Meret che ha più di qualche colpa in occasione del secondo gol, bellissimo, di Lookman, ma soprattutto compie diversi errori che non finiscono nel tabellino solo grazie alla regola del fuorigioco che nega la gioa del gol a Kolasinac, ma che non devono passare in secondo piano. Nell'Atalanta, oltre ai citati Lookman e Hien, stupisce la prova completa di Ederson, oggi perfetto in entrambe le fasi di gioco con la sua pulizia nella gestione del pallone e il suo atletismo straripante, e Zappacosta, che assolve con sicurezza al non facile compito di contenere il sempre pericoloso (pur se spesso lasciato a sé stesso) Kvaratskhelia
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