Il Napoli sa dove vuole andare
A San Siro contro il Milan il Napoli lancia un messaggio forte e chiaro a tutte le sue avversarie.
Milan-Napoli è un classico moderno, una partita che negli ultimi due anni è stata tante volte un crocevia per le ambizioni delle due squadre e, anche per questo, spesso piena di polemiche. Ricordiamo il passaggio del testimone di due anni fa, quando un Milan campione d'Italia perdeva a San Siro contro un Napoli che si apprestava a toglierle lo scettro dopo un gol annullato allo scadere per un fuorigioco discusso, o la sfida europea ai quarti di finale di Champions al cardiopalma.
Oggi è una sfida tra una squadra che deve ancora capire definitivamente verso quali acque andrà la stagione, i rossoneri, ed una che comincia a porre le basi per un'annata piena di soddisfazioni, gli azzurri. Per quest'ultimi in particolare il confronto di San Siro è quello che da il "là" ad un calendario complicato che ci dirà una volta per tutte se questo Napoli ambirà allo scudetto fino alla fine oppure no, e ad aprire le danze non può che esserci avversario migliore.
Il Milan è infatti una squadra fragile che vive su un equilibrio sottilissimo, non sta bene ed è evidente, però non è ancora caduta definitivamente e sembra quasi stia ancora imparando, barcolla, questo è certo, ma pare ancora fiducioso di poter risollevare la stagione. Ne è la dimostrazione la reazione rabbiosa dei rossoneri al rinvio della gara contro il Bologna che non le permette di avere due pedine fondamentali come Theo e Reijnders per la sfida con Conte, sentendosi privata di uno scontro diretto equo.
Quale miglior occasione per l'allenatore pugliese per sfruttare la situazione e lanciarsi definitivamente? A venirgli incontro non c'è solamente la squalifica dei due assi rossoneri (Reijnders in particolare era in un gran momento di forma), ma anche l'infortunio di Gabbia (sostituito da Thiaw) e l'influenza di Pulisic (in panchina per Chukwueze). Fonseca schiera dunque un 4-3-3, sulla carta, panchinando di nuovo Leao per Okafor e lanciando Musah, in mediana insieme a Fofana e Loftus Cheek, e Terracciano. Per Conte invece i soliti 11.
La partita non ha un padrone sin da subito, entrambe si alternano nel tenere il pallone ma, come spesso accade, è il Milan a dimostrare di avere più punti deboli. I padroni di casa infatti in fase di non possesso si schierano col solito 424 volto a togliere le tracce centrali verso Lukaku (soluzione che come sappiamo a Conte piace molto), ma che soffre dietro la prima linea di pressione.
Già in questa immagine si può notare i possibili punti deboli dei padroni di casa, come al solito infatti i mediani hanno tantissimo campo da coprire: sui terzini non ci vanno le ali ma scalano proprio i mediani una volta superata la prima linea di pressione. Nei primi minuti tuttavia la fase di non possesso milanista non funziona male, grazie anche alla poca dimestichezza col pallone della coppia di centrali partenopea. Il pressing infatti partiva ogni qualvolta un centrale orientasse il controllo del pallone verso il centro del campo, quindi verso il piede debole. A quel punto l'ala di riferimento usciva forte tagliando fuori il terzino, con le punte che schermavano i due mediani.
Il primo intoppo arriva dopo quattro minuti: Maignan forza la costruzione centrale e non si intende col compagno, regalando il pallone al Napoli. La squadra si risistema, tutti tranne Fofana che rimane, abbastanza inspiegabilmente, molto attaccato con la linea di difesa finendo per non proteggerla affatto, infatti Anguissa è lì a pochi metri libero di ricevere.
Pavlovic, che segue le indicazioni di Fonseca (e in questo caso il buonsenso dato che a palla scoperta, tendenzialmente, si scappa sempre), comincia ad indietreggiare ma la linea è messa male, Thiaw è molto staccato e si crea lo spazio per la palla in profondità verso Lukaku.
Il belga fa valere tutta la sua prepotenza fisica, sposta Pavlovic e batte Maignan segnando l'1-0. Il Milan non si scompone troppo, continua con la sua strategia ma il Napoli comincia a prendere le misure della loro fase di non possesso. Kvara comincia a scendere di più trovandosi sempre libero: i partenopei riavevano sempre la superiorità numerica dietro la prima linea di pressione visto che i centrali del Milan non hanno la licenza di rompere la linea.
Le discese di Kvara erano una delle risposte alle difficoltà del Napoli nel trovare i suoi mediani per far progredire il gioco, l'altra era lo smarcamento dentrolinea di Gilmour che favoriva le salite in ampiezza dei terzini, spesso raggiunti dalle aperture dello scozzese. Questa, però, era una soluzione che al Milan non interessava particolarmente subire.
L'obiettivo degli azzurri doveva essere, piuttosto sfruttare i tanti metri di campo che i mediani dovevano percorrere per uscire in pressione sui terzini (bassi). In quel caso infatti si creava una situazione interessante: il Napoli attaccava con il solito 4222, Politano non stava largo in ampiezza ma più accentrato e veniva seguito da Terracciano, così veniva meno la copertura della fascia e Di Lorenzo poteva servire Lukaku sulla corsa.
Questa giocata è stata probabilmente quella che ha fatto più male al Milan nel primo tempo, anche perché ad uscire sul terzino era Musah che ovviamente arrivava in ritardo e dava tutto il tempo del mondo all'avversario di calibrare il passaggio.
In ogni caso tutta la partita nella fase di possesso del Napoli è sempre girata attorno agli stessi temi, le punte del Milan non sempre schermavano bene le linee di passaggio, soprattutto verso i mezzi spazi (in particolare quello presidiato, in maniera fissa, da McTominay), questo dava tanto lavoro da fare a Fofana che si ritrovava a dover marcare praticamente 3 avversari, ora vediamo il perché.
Il primo è Anguissa su cui il francese esce ma non può impedire l'apertura verso Olivera, lasciato solo da Emerson perché impegnato da Kvara. Sul terzino chi esce? Ovviamente Fofana che allunga la corsa, alle spalle però c'è McTominay.
Lo scozzese non rappresenta un uomo in più vista la presenza di Thiaw sulla carta, ma appena il pallone arriva ad Olivera la palla diventa scoperta e la linea si prepara a scappare non rompendo sull'ex United, che può girarsi e puntare la porta liberamente.
Ecco, in questa situazione l'abbassamento di Gilmour dava i suoi frutti perché permetteva ai centrali di stare larghi ed ai terzini di occupare l'ampiezza dietro la prima linea di pressione creando superiorità. Lato Milan, la pressione organizzata da Conte non è stato un grosso problema per tutta la partita. Gli azzurri aggredivano con Anguissa e Lukaku i centrali, Kvara e Politano i terzini e con Gilmour e McTominay i mediani, chi era l'uomo in più? Loftus Cheek su cui saliva Buongiorno.
Il difensore italiano però non aggrediva in maniera aggressiva il centrocampista, che se si abbassava tanto si ritrovava spesso solo. Ad accorciare su di lui era Kvara che stringeva molto per coprirlo, ma così facendo lasciava Emerson solo facilmente raggiungibile con passaggi a muro con Loftus. 0Così facendo, inoltre, il brasiliano poteva salire alle spalle del georgiano con Maignan che lo serviva sulla corsa.
La posizione dell'ex Chelsea in ogni caso non è stata la più sofferta dalla squadra di Conte, a far saltare il banco è stato spesso Morata che si abbassava molto per sbloccare la manovra milanista. Rrahmani era il suo marcatore primario, ma non ha mai seguito l'attaccante fino a centrocampo lasciandolo libero di ricevere e smistare.
In fase di blocco medio il Napoli faceva scendere Politano nei 5 di difesa, l'esterno italiano però rompeva la linea per attaccare Terracciano non appena riceveva il pallone. La struttura in fase di blocco basso era un 5-4-1 con Anguissa esterno, il senegalese però rompeva la linea su Pavlovic quando andava in possesso della palla.
Quando i partenopei difendevano con un blocco basso Politano rimaneva in linea con i difensori, anche perché spesso e volentieri Terracciano, come Emerson dall'altra parte, aggrediva o presidiava il mezzo spazio. Un movimento che aveva benefici più strategici che altro, chiaramente nessuno dei due ha le capacità per essere un fattore in quella porzione di campo né per creare superiorità ma, specialmente nel caso di Emerson, potevano rendere inutile il lavoro difensivo degli esterni di centrocampo.
Inoltre teneva occupati i braccetti in alcuni casi liberando Morata dalle doppie marcature in area di rigore, in altri lasciando l'esterno isolato in 1v1 col quinto di difesa.
Thiaw inoltre è stato un'ottima arma per i rossoneri. Il difensore tedesco infatti ha sfruttato le marcature a uomo della quadra di Conte per imbucare spesso verso Loftus. Mctominay e Gilmour infatti erano attratti dai mediani, il Napoli non lavorava sulle linee di passaggio perciò si creava lo spazio tra i compagni, l'inglese si posizionava spesso nel mezzo spazio braccato da Buongiorno, non riceveva mai solo però era un buon mezzo per superare le linee avversarie e magari andare dagli esterni.
Di certo è mancato il lavoro nello stretto ed associativo coi compagni ma sappiamo che non è la miglior dote dell'ex Chelsea, che preferisce giocare con tanto spazio da attaccare.
In ogni caso l'impressione è che i padroni di casa abbiano creato occasioni più per iniziative personali, di Morata nel primo tempo e di Leao nel secondo, che per una fase di possesso efficace. Il portoghese in particolare ha dimostrato ancora una volta di essere croce e delizia di questa squadra: da un lato l'atteggiamento svogliato che infastidisce i tifosi, dall'altro la costante sensazione che qualcosa di pericoloso possa nascere dai suoi piedi.
Alla fine i suoi strappi non basteranno alla sua squadra, che cadrà per 2-0 contro un Napoli che si prepara a lanciarsi definitivamente. A far specie sono i numeri sui palloni recuperati nel terzo offensivo di entrambe le squadre: 1 per gli azzurri in tutta la partita, 3 per i rossoneri fino al 65' (7 a fine partita), ovvero quando sono arrivati i cambi di Fonseca per recuperare il risultato dando un prevedibile dominio territoriale.
Come già sapevamo entrambe hanno dei problemi nella pressione alta: il Milan per problemi strutturali evidenti, concede tantissime "vie di fuga" agli avversari; il Napoli per una predisposizione naturale dell'allenatore, a cui non piace essere troppo aggressivo (ne è la dimostrazione la difficoltà nel seguire con i difensori Loftus e Morata). Se ad accomunare queste due squadre è questo aspetto, a differenziarle è la solidità e la convinzione nell'attuare i propri principi.
Il Milan sembra una squadra che non ha ancora ben chiaro né come deve attaccare, sia in fase di sviluppo che in costruzione, né come difendere, oltre i problemi già citati in pressione alta ci sono degli elementi non adatti alla difesa di reparto; il Napoli, invece, alla prova di un nuovo scontro diretto appare in crescita e sa bene quali sono i suoi punti di forza e sa sfruttarli, oltre al fatto che Conte come al solito ha creato un gruppo unito e l'ha convinto di poter competere per lo scudetto di nuovo. Solo il futuro ci dirà a cosa ambiranno, quel che è certo è che solo una delle due sa dove vuole andare, e questo martedì sera si è visto in campo.
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