Juventus-Parma 2-2, Considerazioni Sparse
La Juventus è molto lontana dalle idee di Motta mentre il Parma ne approfitta per portarsi a casa un buonissimo punto.
Per chi pensava di aver compreso la Juve di Motta, dal fischio di inizio di Juve-Stoccarda in poi le certezze sono letteralmente crollate, a colpi di praterie concesse agli avversari, mancanza di controllo ed scollamento tra reparti. Il bel Parma di stasera, mandato in campo da Pecchia senza il minimo timore reverenziale allo Stadium, torna in Emilia con un punto, ma a conti fatti chi si mangia l'occasione per il 3-2 a pochi minuti dalla fine è Charpentier, messo a tu per tu con Di Gregorio in uno dei tanti incomprensibili contropiedi che i bianconeri concedono in chiaro sotto-numero. Fin dalle battute iniziali la Juventus appare sfilacciata, destrutturata, distribuita su un campo diventato di colpo chilometrico, dopo che tutti avevano elogiato Motta per il controllo del gioco, addirittura visto come limite alle possibilità realizzative della squadra. I gialloblu banchettano negli spazi lasciati aperti dall'ansia bianconera di rimettersi in carreggiata dopo il vantaggio di Del Prato, ennesimo recente caso di morbidezza difensiva della Juventus nella sua area.
Il pareggio della juve arriva in modo piuttosto episodico, sugli sviluppi di un angolo dopo che i bianconeri non avevano creato troppi grattacapi a Suzuki, se si eccettua una clamorosa occasione capitata sui piedi di Vlahovic, che la spreca in modo fantozziano. Tale episodio fa entrare il serbo in una delle sue proverbiali serate no, nella quale si affossa su se stesso e gioca senza la minima convinzione: la Juventus queste partite non le può vincere senza la sua presenza "effettiva" in area di rigore.
Subito dopo il pari ancora una situazione di campo semi-aperto per il Parma produce il gol di Sohm, che arriva perfettamente a rimorchio e trafigge un Di Gregorio non perfetto, ma che è scusabile dato l'affanno complessivo della difesa Juve, in particolare di un Danilo ancora esposto a figuracce non degne del suo pedigree. Onestamente non si spiega l'inversione a U di Motta nei suoi confronti: da messo ai margini a titolare inamovibile, esattamente quando la Juve sembra aver abbandonato le sue manie di controllo a favore di una visione "Gasperiana" della fase difensiva, in cui cioè si accettano gli uno contro uno a campo apertissimo. Il risultato è che il brasiliano appare un pesce rosso preso dall'acquario e messo in mare aperto. Il gol del 2-1 nasce proprio da questo.
Il Parma ha il grandissimo merito di scendere in campo con l'atteggiamento corretto, con la voglia cioè di stupire e di non buttare mai via la palla. Verticalizza moltissimo la squadra di Pecchia, difendendosi sempre con ordine e disciplina benissimo Coulibaly e Del Prato) e mai rinunciando a lasciare uomini oltre la linea della palla in fase di possesso bianconero, tenendo sempre aperta la possibilità di far male in ripartenza. Bernabè sembra poter avere un luminoso futuro davanti: forte fisicamente nei contrasti, sempre a testa alta e bravo giocare tra le linee cercando la rifinitura. I gialloblu non vanno mai in carenza di ossigeno, riuscendo a gestire il possibile contraccolpo del 2-2 subito dopo pochi minuti nella ripresa, un colpo che poteva fare malissimo. Non è un caso che il Parma sia la squadra con più gol segnati nella parte destra della classifica, zona in cui si trova a causa dei 16 gol subiti fin qui, sicuramente troppi.
Il secondo tempo della Juve è la riprova che qualcosa nei meccanismi di Motta si è spostato o incrinato: la squadra è si più verticale e diretta rispetto a prima, ma i centrocampisti sono obbligati a coprire una porzione di campo improponibile, nella quale gli avversari banchettano agevolmente. Se contro lo Stoccarda la mancata tenuta di Thuram e Fagioli si poteva ascrivere alla superiorità fisica degli avversari, questa sera invece le distanze sono completamente saltate, senza una logica di sistema.
La fase offensiva bianconera oggi è quasi tutta nelle mani di Francisco Conceincao e Kenan Yldiz, uniche note positive della serata accanto ad un Weah ancora in rete ed al solito Cambiaso coltellino svizzero. Anche Locatelli sembra essere più disposta a tentare la verticalizzazione, ma con poca continuità e quasi mai in modo decisivo. Il risultato è che gli ultimi 20 minuti sembrano una partita di basket, dove le due squadre sono spaccate in due e solo il caso farà si che non ci siano gol da una delle due parti; esattamente il contrario di ciò che la Juve di Motta proponeva fino a due settimane fa.
Le prossime partite ci diranno se questa è una fase di ciò che Schumpeter definiva come "distruzione creatrice" o se il processo di apprendimento del calcio di Motta ha avuto una brusca frenata/crisi di rigetto: il progetto Juventus richiede tempo e pazienza, ma i pareggi son già 6, il Napoli capolista se ne è andato e la coperta di Linus bianconera appare molto più corta di come ci si poteva aspettare.
Il Parma di Pecchia esce dello Stadium con la consapevolezza di aver affrontato una big in un modo perfetto e di averla messa in serie difficoltà con le proprie qualità, sia offensive che di organizzazione difensiva. Onestamente il Parma sembra valere di più della zona di classifica in cui si trova e nella Città Ducale non ci dovrebbero essere timori per una salvezza che appare naturale conseguenza del livello dei gialloblù.
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