Logo sportellate
Superteam NBA Brooklyn LA
, 10 Ottobre 2024

2021-2023: il biennio dei superteam falliti


I Lakers e i Nets '21-'23 sono solo due esempi di come un superteam NBA possa fallire contro ogni aspettativa.

Il termine Superteam nel contesto NBA si fa nuovamente largoil 7 luglio 2016, quando i Golden State Warriors, freschi vicecampioni NBA con un roster di assoluto livello formato, tra gli altri, da Curry, Thompson, Green e Iguodala, firmano il miglior 4 e miglior giocatore offensivo della Lega: Kevin Durant. Gli avversari rumoreggiano, gridano allo scandalo, ma, di fatto, il front office guidato da Bob Myers non ha infranto alcuna regola ufficiale; ha violato solamente il codice etico e morale alla voce “equa competizione”, che non prevede multe o sanzioni disciplinari.

Sia chiaro, i Superteam nella NBA sono sempre esistiti; i Bulls di MJ, Pippen e Rodman, gli Heat di Wade, Bosh e Lebron, i Lakers di Shaq, Kobe, Payton e Malone, i Celtics di Pierce, Garnett e Allen o ancora i Lakers di Kobe, Gasol, Nash e Howard. Ad oggi, chiamiamo superteam qualsiasi franchigia che presenta nel suo roster tre All-Stars con contratto max o near-max salariale. Dobbiamo sempre evidenziare che i Superteam in NBA sono garanzia di successo solo sulla carta: infatti, poi, sul parquet, bisogna dimostrare il proprio valore, e non tutti i superteam formati dai front office delle varie franchigie hanno saputo conquistare l’agognato anello.

Capitolo I - I Lakers a 360°

12 ottobre 2020: nella bolla di Orlando i Los Angeles Lakers di Lebron James ed Anthony Davis sono campioni NBA. Mentre alzano il trofeo al cielo, il general manager Rob Pelinka sta già pensando a come puntellare il supporting cast, che è un mix perfetto di veterani (Howard, Rondo, Green, McGee, JR Smith, Morris, Bradley) e giocatori giovani e funzionali (Kuzma, Caldwell Pope, Caruso, Horton-Tucker); conferma tutti i giovani, acquisisce via trade Dennis Schroder (Green e una prima scelta ad OKC) e ottiene: il 6MOTY 2020 Montrezl Harrell dai Clippers, la guardia 3&D Wesely Metthews e il centro Marc Gasol; sulla carta una free agency perfetta, non rinnovando Howard, Rondo, McGee, JR Smith e Bradley.

La stagione '20-'21 dei Lakers sarà invece molto tormentata; Lebron e Anthony Davis sono falcidiati da infortuni e i nuovi innesti faticano ad integrarsi negli schemi di coach Frank Vogel. Nonostante tutto, la squadra, con un record di 42-30, si qualifica per i play-in, dove elimina i Warriors e si prepara ad affrontare i Phoenix Suns di Booker e Chris Paul. Nemmeno in questa serie c’è pace per la condizione fisica delle due stelle di Los Angeles; LeBron James gioca alla metà delle sue possibilità e Davis si infortuna durante la serie. I Lakers escono in sei gare e il pensiero di tutti è uno solo: la squadra è forte ma serve una terza stella per puntare all’anello.

Free Agency 2021; LeGM vince su Pelinka e Vogel

In estate, il sogno, come naturale che sia, è Damian Lillard, ma Portland non è intenzionata a privarsi del suo uomo franchigia. Si rumoreggia poi che nel front office ci siano pareri discordanti per quanto riguarda l’agire sul mercato. C'è chi spinge per la funzionalità (Hield+Derozan) e chi (LeBron James) voglia fare all-in per vincere immediatamente. Pelinka, alla fine, opta per quest’ultima strategia e il 29 luglio 2021 spedisce Caldwell Pope, Kyle Kuzma, Montrezl Harrell e la ventiduesima scelta del draft 2021 ai Washington Wizards in cambio di Mr Triple Double Russell Westbrook.

https://www.youtube.com/watch?v=n8_4bg7qqx4&ab_channel=NBA

Il play ha ormai 33 anni ed è agli ultimi due (1+PO) anni del suo molto remunerativo contratto; viene dalla quarta stagione in tripla doppia di media e ha appena trascinato, assieme a Bradley Beal, i Washington Wizards ai playoff. Per Oscar Robertson è l’MVP della stagione '20-'21, ma si porta dietro diversi interrogativi: la coesistenza con Lebron e Davis, l’effort difensivo e le possibilità (minime) di manovra dei Lakers in free agency. Pelinka dichiara che è stato portato a LA soprattutto per togliere responsabilità e fatiche a Lebron e Davis, molto sensibili ad infortuni.

Ciononostante, per tutti gli addetti ai lavori, sono i favoriti per il titolo; Kendrick Perkins, noto opinionista ESPN, afferma che il titolo è già assegnato e che Westbrook entrerà di diritto nella top-5 delle guardie all time. Pelinka completa il roster con un corposo rinnovo per Talen Horton Tucker, un MLE da 5,25 milioni per Kendrick Nunn (durante la stagione non giocherà mai per infortunio) e una serie di contratti al minimo salariale: Carmelo Anthony, Trevor Ariza, Kent Bazemore, Malik Monk, Dwight Howard, Wayne Ellington, Deandre Jordan e Rajon Rondo. In aggiunta, con due contratti two-way, vengono firmati Austin Reaves e Stanley Johnson.

Los Angeles, abbiamo un problema!

Nonostante una pre-season di sole sconfitte (0-7) che evidenzia i tre limiti principali della squadra (disfunzionalità, difesa e tiro da 3 punti) i Lakers si preparano all’opening night contro i Warriors carichi di aspettative. Il match è un disastro: Lebron e Davis, sommati, mettono a referto 67 punti, ma nessun’altro dei compagni va in doppia cifra e i gialloviola perdono 114-121. Ciononostante, James si dice tranquillo e afferma solo che si tratta di trovare la chimica e capire quelli che sono gli schemi di coach Vogel.

Tuttavia, la chimica non arriva. Addirittura, nella gara successiva contro i Suns, durante un time-out, Howard e Davis finiscono a tanto così da mettersi le mani addosso, venendo separati a forza dai compagni. Naturalmente, i Lakers perdono anche quella sfida. Dopo le prime due sconfitte, però, qualcosa sembra virare per il verso giusto e la squadra di Vogel, che lavora tantissimo sui quintetti per cercare quello giusto (col senno di poi, non lo troverà mai), dopo 12 partite, ha un record positivo di 7 vittorie e 5 sconfitte. Purtroppo per i gialloviola, è tutta illusione. La squadra non gira nemmeno nelle partite più semplici e dimostra grandi limiti di spaziature ed effort difensivo (a fine anno termineranno con il ventunesimo peggior difensive rating) e conclude il mese di novembre con il record in perfetta parità (10-10).

https://www.youtube.com/watch?v=U9-m-VRvx6s&ab_channel=MLGHighlights
La rissa sfiorata tra Davis e Howard è un buon sunto della stagione '21-'22 dei Lakers

Accusatori e colpevoli

Nel mentre, nell’ambiente c’è malcontento e si alzano i primi dubbi riguardo la stagione in corso e quelle future; si additano le responsabilità a Vogel (incapace di integrare Westbrook ai suoi schemi), Westbrook (equivoco sul parquet non tanto per cause sue quanto per problemi di funzionalità con Lebron e Davis), Pelinka (la sua free agency si rivela disastrosa. Inoltre, mentre Horton Tucker è diviso tra infortuni e gare disastrose, Alex Caruso - lasciato libero di trovarsi una nuova sistemazione a favore proprio di Tucker - sta disputando una stagione clamorosa, soprattutto a livello difensivo, tra le file dei Bulls di Lavine, Derozan e Lonzo Ball, che, guidati di Billy Donovan, sono in vetta nella Eastern Conference. Persino Lebron James, reo di aver forzato la mano per un roster vecchio e disfunzionale, finisce tra il banco degli imputati.

Si parla già di trade per Westbrook, ma i 44 milioni di stipendio del numero 0 sono difficili da piazzare, considerando poi che Pelinka non è intenzionato a sacrificare altri asset (le scelte al primo giro del 2027 e del 2029 in particolar modo). Anche il coaching staff inizia a sentire che la propria panchina non è così solida come dodici mesi prima; Davis e Lebron, dopo il derby perso contro i cugini per 119-115 a inizio dicembre, attaccano velatamente il proprio allenatore, secondo loro non all’altezza delle rotazioni del coach dei Clippers.

Se qualcosa può andare male, andrà peggio

Il 17 dicembre 2021 avviene il primo crocevia della stagione dei Lakers; AD, saltando a rimbalzo nella sfida contro i Minnesota Timberwolves, mette male la gamba a terra e si procura un infortunio grave al ginocchio, che lo costringerà a saltare diverse partite. Durante il periodo di degenza dell’ex Pelicans, Vogel e il suo staff optano per una soluzione inedita, ovvero quella di schierare Lebron James da centro, per garantire maggiori spaziature alla squadra. L’esperimento pare funzionare, perché regala quattro vittorie consecutive ai Lakers, ma cessa immediatamente dopo due sconfitte con Memphis e Sacramento.

Il 15 gennaio 2022, contro i Nuggets, arriva una sconfitta pesantissima: i Denver Nuggets piegano 133-96 i gialloviola e Vogel sembra prossimo all’esonero in favore dell’assistente David Fizdal. Il cambio viene però annullato a seguito della prestigiosa vittoria contro gli Utah Jazz, che regala ossigeno ai Lakers. Per il resto, il mese di gennaio è un massacro: i Lakers lo terminano con un record di 6 vittorie e 14 sconfitte che portano la squadra ad un record di 27–34, con la partecipazione ai playoff sempre più compromessa. Non basta nemmeno un Lebron straordinario (penalizzato dagli infortuni, terminerà comunque con quasi 30 punti di media) a salvare la stagione della franchigia; a marzo le sconfitte sono 16 su 20 con i Lakers che mettono in mostra un grande ed ennesimo difetto, forse il più grave: l’incapacità di reagire dopo aver subito un parziale.

È finita, finalmente!

Nella gara numero 79 della stagione, sconfitta contro i Phoenix Suns, i Lakers vengono aritmeticamente estromessi anche dal play-in. Le ultime tre gare della stagione saranno giocate dalle seconde e terze linee: Stanley Johnson, Austin Reaves, Weynen Gabriel e Malik Monk si mettono in mostra come poche note liete di quella stagione. A seguito dell’ultima gara, vinta contro i Nuggets con una tripla doppia di Reaves (primo e finora unico undrafted a riuscirci), Adrian Wojnarowski, il più noto insider NBA, comunica in conferenza stampa a Frank Vogel di essere stato sollevato dall’incarico di head coach dei Lakers.

Il nuovo condottiero e l'immobilismo

Il prossimo coach gialloviola deve soddisfare un imperativo, dato che Westbrook ha esercitato la sua Player Option da 47.3 milioni, ovvero essere in grado di integrare l’ex Thunder nei suoi schemi insieme a Lebron e Davis. Il rapporto con Westbrook è stata probabilmente una delle cause della rottura tra Vogel e i Lakers: l’attuale allenatore dei Suns, come rivelato da un ex membro del coaching staff, ha faticato molto con l’MVP 2017 sin dall’inizio del training camp a causa dell’apporto richiesto al giocatore, profondamente diverso dal suo stile di gioco.

La dirigenza sonda vari allenatori; Quinn Snyder e Doc Rivers sono i primi due nomi caldi, salvo poi sgonfiarsi, fino a che il front office programma tre incontri; Darvin Ham, assistente storico di Budenhozer ad Atlanta e Milwaukee, Terry Stotts, ex allenatore dei Blazers, e Kenny Atkinson, assistente di Kerr ed ex allenatore dei Nets. La scelta ricadrà su Ham, alla sua prima esperienza da capo allenatore. Durante la conferenza di presentazione si dice entusiasta di allenare giocatori come Westbrook, AD e Lebron. Mentre quest’ultimo prega la dirigenza di sacrificare le scelte al primo giro rimaste per andare all-in, il front office in free agency cambia politica, lasciando a casa praticamente tutti i giocatori del passato roster, confermando solo Reaves, Johnson, Gabriel, Nunn e Horton Tucker e firmando diversi giovani a contratti vantaggiosi (Troy Brown Jr, Thomas Bryant, Damian Jones, Lonnie Walker IV, Juan Toscano Anderson) oltre alla trentacinquesima scelta del draft 2022 Max Christie.

Agli albori della free agency, Kevin Durant chiede la trade ai Nets e i Lakers si fiondano su Irving; Sean Marks, GM dei Nets, però non trova acquirenti per l’ex Warriors e per questo, almeno fino all’anno nuovo, Irving resterà a Brooklyn. I Lakers poi cercano di imbastire una trade con i Pacers; Westbrook e due prime scelte a Indiana, Myles Turner e Buddy Hield a Los Angeles. Sarebbe uno scambio funzionale e vantaggioso per i Lakers, ma, non volendo rinunciare a questi asset, rinunciano anche a questo scambio; l’unico movimento estivo è l’acquisizione di Patrick Beverley in cambio di Horton Tucker e Stanley Johnson. Fatto curioso; gran parte dei veterani al minimo firmati da Pelinka l’estate prima non ha più trovato posto in NBA.

Finalmente Rob!

La stagione dei Lakers comincia nell’incertezza totale sul futuro del numero 0, responsabile “di campo” dell’insuccesso generale; Ham dopo due partite lo relega a sesto uomo, migliorando sensibilmente il suo impatto sul parquet, ma la squadra non gira e naviga sempre intorno ad un record più o meno negativo. Pelinka prova a muovere qualche pezzo portando Rui Hachimura alla corte di Ham, senza però ottenere un cambio di passo. Con il rischio sempre più concreto di restare fuori dalla post-season due anni di fila (e probabilmente compromettere il futuro di Lebron a Los Angeles, dato un suo inequivocabile tweet in data 4 dicembre 2022 che evidenzia tutta la sua intenzione di partecipare ai playoff 22-23), Pelinka finalmente muove gli asset rimasti.

NBA Superteam LeBron tweet
Il famigerato tweet, poi cancellato, di LeBron James

Fallito l’assalto a Irving, finito a Dallas, il 9 febbraio 2023 il GM dei Lakers chiude un ménage a trois con Jazz e Timberwolves che segna la fine dell’era di Mr Triple Double in gialloviola. I Lakers ottengono D’Angelo Russell, Jarred Vanderbilt e Malik Beasley; gli Utah Jazz Westbrook (che, tagliato, tornerà a Los Angeles ma sponda Clippers, dove terminerà discretamente la stagione ottenendo un rinnovo biennale), Juan Toscano Anderson, Damian Jones e una prima scelta top-3 protetta del 2027. I Timberwolves, invece, ottengono Mike Conley, Nick Alexander Walker e 3 scelte al secondo giro.

Un finale amaro: tutti vinti e nessun vincitore

La stagione dei Lakers finisce nel migliore dei modi; ottengono il miglior record della lega (16-7) nelle successive 23 partite, nonostante un grave infortunio di Lebron al tendine d'Achille che comprometterà il livello del suo finale di stagione, qualificandosi al play-in (vinto contro i Timberwolves) e poi ai playoff quando i bookmakers davano loro lo 0.2% di possibilità di riuscirci. In post season elimineranno Grizzlies e Warriors, arrendendosi in Finale di Conference ai Denver Nuggets di Jokic, futuri campioni NBA. Westbrook, intanto, ben figura come terzo violino dei Clippers, ma i troppi infortuni di George e Leonard rendono il confronto con i Suns impari, la franchigia dell’Arizona vince in 5 gare. Finisce così, nel modo peggiore possibile - una bella stagione nella metà sbagliata di Los Angeles - l’avventura del numero 0 in California. Le cause del fallimento sono state esaminati in lungo in largo e, si può affermare con un buon grado di certezza che non sia stata esclusivamente colpa sua. Rimarrà, ovviamente, un grande rimpianto per tutti. Se Lebron e Davis fossero stati sani? Se Westbrook avesse accettato di giocare meno con la palla in mano? Di certo, possiamo dire che ci hanno (e ci abbiamo, da amanti della pallacanestro) perso tutti.

* * *

Capitolo II - How much help does KD need?

Isaac Newton, forse il più importante fisico prima del XX secolo, nel lontano 1687 formulò la legge di attrazione universale, e scrisse: “[...] nell’universo i pensieri, le persone, i sentimenti e gli oggetti vengono attratti verso cose simili [...]”. Durante la free agency 2019, con definitiva dimostrazione il 13 gennaio 2021, Sean Marks - GM dei Brooklyn Nets - ha mostrato all’intera Lega e anche alla fisica che la sopracitata legge vale anche per le All-Stars NBA. Riavvolgiamo un momento il nastro: Finals NBA 2019, i Toronto Raptors, guidati da Kawhi Leonard e favoriti dagli infortuni di Klay Thompson e Kevin Durant, piegano i campioni in carica e superr-favoriti Golden State Warriors in sei gare. Nella Baia il periodo è complicatissimo: gli infortuni di KT e KD sono gravissimi e faranno saltare loro almeno tutta la stagione successiva. Kevin Durant, inoltre, a causa probabilmente di una lite con Draymond Green, decide di levare le tende e non rifirmare con la franchigia che l’aveva messo sotto contratto tre estati prima.

Adesso, l'ex Seattle Sonics. ha un unico obiettivo: giocare con l’amico Kyrie Irving, anch’egli free agent. In tutta la Lega circola una sola voce: Uncle Drew e KD firmeranno con i New York Knicks e li renderanno - finalmente - contender. Alla fine entrambi andranno a giocare a New York, ma sponda Brooklyn Nets. Quattro anni a 164 milioni per Durant e stessa estensione ma qualche milione in meno (141) per l’ex Cleveland Cavaliers, che ha firmato appena aperta la free agency, seguito da un altro grande loro amico: Deandre Jordan. Il primo anno, a causa dell’infortunio da cui KD deve ancora riprendersi, è avaro di soddisfazioni. Il capo-allenatore Kenny Atkinson si dimette a marzo in piena pandemia e ad interim l’assistente Jacque Vaughn conduce la squadra per le ultime 10 partite di stagione regolare e per il primo turno di playoff nella Bolla di Orlando, dove i Nets vengono eliminati con un netto 4-0 dai Toronto Raptors.

Steve Nash, barbe e musi lunghi

A seguito dell’eliminazione, Vaughn resta come assistente, ma i Nets assumono, nel ruolo di Capo Allenatore, l’acclamatissimo Steve Nash. La stampa non si risparmia e descrive l’approdo di Nash di livello pari o superiore a quello di Kerr nel 2014 ai Warriors. Il canadese, comunque alla prima esperienza da Head Coach, compone un staff di lusso, che comprende due big come Mike d’Antoni e Ime Udoka. In off-season, Marks aggiunge esperienza al roster: arrivano Mike James, Jeff Green, Blake Griffin e Lamarcus Aldridge come tasselli complementari al duo KD-Irving e ai già presenti Allen, Levert, Dinwiddie, Prince ed Harris. Intanto, a 2600 chilometri, in quel di Houston, iniziano a circolare strane voci, alimentate dalla presenza di James Harden al camp organizzato da Durant, sempre più vicino al rientro: il Barba vuole comporre un tridente da sogno ai Nets perché reputa il suo tempo ai Rockets ormai terminato.

https://www.youtube.com/watch?v=rHG4uHOY5SM&ab_channel=MaxaMillion711
Se qualcuno si fosse dimenticato cosa significasse James Harden nel 2021

A Houston la bomba scoppia il 15 ottobre 2020; Daryl Morey (i meno avvezzi all'NBA si ricorderanno di lui per un famigerato tweet pro Hong Kong che creò grossi problemi nei rapporti tra Cina ed NBA), da tredici anni GM della franchigia e uomo di fiducia di Harden presenta le dimissioni. Si tratta il secondo addio di rilievo dopo quello di coach d’Antoni e non sarà l'ultimo della stagione: il 3 dicembre i Rockets scambiano Russell Westbrook a Washington in cambio di un pacchetto incentrato su John Wall.

A Brooklyn intanto il front office muove le prime pedine, scambiando i draft rights di Saddiq Bey e Jaylen Hands in una trade a tre che coinvolge Clippers e Pistons e che porta alla corte di Nash due pedine importanti: Bruce Brown e Landry Shamet. A Houston il Barba, sempre più insofferente, forza (troppo) la mano: prima si presenta al training camp in condizioni pietose di evidente sovrappeso e poi viola i protocolli anti-coronavirus della NBA, girovagando per diversi club di Las Vegas e Atlanta privo di mascherina. L’ex Thunder comunque rientra e gioca 8 gare con Houston, fino al 13 gennaio 2021.

7-11-13: Marks completa il capolavoro

7. Kevin Durant. 11. Kyrie Irving. 13. James Harden. Sean Marks completa l’opera il 13 gennaio 2021 in una trade che coinvolge Cavs, Pacers e Rockets; i Nets ottengono James Harden e una scelta al secondo giro; i Cavaliers ricevono Jarret Allen, Tauren Prince e i diritti sulla pick 57 del draft 2027; Indiana ottiene Caris Levert e due scelte al secondo giro; infine, Houston, riceve Dante Exum, Victor Oladipo, Rodions Kurucs, quattro scelte al primo giro e quattro swaps. Finalmente, Brooklyn ha i suoi Big-Three e può lottare per la conquista del titolo. Finalmente Durant aveva avuto successo nella sua opera di reclutamento e finalmente i Rockets si sono liberati di Harden, ormai una zavorra. I Nets, che prima del 13 gennaio avevano un record di sette vittorie e sei sconfitte, terminano la regular season con ben 48 vittorie e 24 sconfitte, qualificandosi da secondi nella Eastern Conference. I tre All Stars esordiscono insieme nella sconfitta al secondo supplementare contro Cleveland il 20 gennaio; in RS giocheranno assieme solamente otto gare, vincendone sei.

superteam nba nets
Raro, se non rarissimo, vedere KD, il Barba e Kyrie insieme in campo

Forzatura Durant

La squadra della Grande Mela, al netto dei risultati, nasconde grossi problemi relativi alla salute delle sue stelle, solo otto partite giocate insieme in stagione regolare (saranno sedici in totale in un anno e mezzo), oltre a quelli relativi al coaching staff. Nash si è dimostrato un valido allenatore, ma non è (ancora) un top e forse non è pronto per guidare una squadra al titolo. Nonostante questi dubbi, i Nets spazzano via i Celtics in 5 gare (10-3 il record per KD, Harden e Irving) al primo turno e vincono le prime due gare a Milwaukee, valide per il secondo turno della Eastern Conference, nonostante l’assenza del Barba in gara 2. Fatto curioso: dopo la sconfitta per 39 punti in gara 2, tutti gli addetti ai lavori sono sicuri: Mike Budenhozer è un allenatore esonerato. Due mesi dopo sarà campione NBA.

Tornando a noi, il numero 13 salta anche gara 3 e 4, perse entrambe dai Nets; i Bucks riequilibrano la serie. Harden rientra in gara 5, ma contemporaneamente Irving è out fino alla fine della serie e della stagione; nonostante ciò, i Nets, guidati da una tripla doppia di KD, fanno loro gara 5 e hanno a disposizione il primo match point, che sprecano. Si deciderà tutto in gara 7. La gara 7 di questa serie è uno spettacolo tecnico di Kevin Durant; il numero 7 realizza 48 punti, compreso il canestro ad un secondo dalla sirena per mandare la partita al supplementare. Il canestro è iconico per due motivi: il primo è l’urlo di un estasiato Flavio Tranquillo ("Durant va in flare attacca Tucker che muove i piedi FORZATURA DURANT DURANT DURANT PARI 109 IM-POS-SI-BI-LE"), mentre il secondo salva la stagione dei Bucks: per forse due centimetri il piedone di KD pesta la linea e il tiro è da 2 e non da 3, allungando la partita all’overtime, in cui Giannis e compagni hanno la meglio 115-111.

Vaccini e spaccature

In off season, i Nets scambiano Deandre Jordan (giunto al capolinea della sua carriera); perdono Dinwiddie, scambiato per Edmond Sumner, e firmano due veterani come Millsap e Mills. L’eliminazione è stata una cocente delusione ma nell’ambiente c’è fiducia che questa possa essere l’anno giusto. Prima dell’inizio della stagione però scoppia il caso in casa Nets: Kyrie Irving non è vaccinato al Covid-19 e non ha intenzione di vaccinarsi, nonostante le insistenze di staff, front office e compagni. Viene dapprima sospeso e multato e in seguito autorizzato a giocare solo le partite in trasferta per leggi in vigore a New York fino a marzo 2022.

La stagione dei Nets si trova di colpo ribaltata e travagliata. I risultati arrivano a fasi alterne e, peggio ancora, a seguito dello smantellamento del suo super coaching staff (Udoka, personalità forte e rispettata, si è accasato ai Celtics; l’esperto Mike d’Antoni ha lasciato libero il posto), Nash perde il controllo dello spogliatoio; la sua panchina diventa sempre meno stabile e si rumoreggia continuamente di trade per una delle tre stelle. La squadra occupa comunque il terzo seed a est, ma non sembra pronta per il titolo come sei mesi prima.

10 febbraio 2022 – 9 febbraio 2023: il sogno è finito

Alla fine, in casa Nets la bomba esplode fragorosamente. James Harden chiede la trade con la chiara intenzione di finire a Philadelphia con Morey ed Embiid e il 10 febbraio 2022 viene accontentato, con Andre Drummond, Seth Curry e Ben Simmons (che non scenderà mai in campo per problemi alla schiena) che fanno il percorso inverso. In conferenza stampa il Barba attacca direttamente la sua ex squadra, affermando che qualcuno (Irving) era interessato a tutto meno che a vincere titoli (va ricordato che Harden è l’unico dei Big Three senza aver mai vinto un anello). I Nets terminano la stagione per inerzia, scivolando al settimo posto a causa dell’infortunio di KD, ma riescono comunque a qualificarsi ai playoff eliminando i Cavs al play-in.

Al primo turno contro i Celtics, recuperato pienamente Durant, le aspettative sono alte ma la squadra guidata da Udoka archivia la pratica in 4 gare. Eliminati e sconfitti, i Nets si preparano ad una off-season difficile: Irving esercita la player option presente nel suo contratto, ma è per giorni ad un passo dai Lakers a seguito dello scambio richiesto da Durant. I Nets però non trovano acquirenti e nemmeno il giocatore forza la mano in maniera eccessiva; alla fine restano tutti e di preparano alla stagione con un recuperato Ben Simmons.

La stagione è complicata ancor prima di iniziare; Kyrie Irving viene sospeso dalla Lega per aver sponsorizzato un film antisemita e Brooklyn inizia con un record di 2-5 che porta all’esonero di Nash. Sean Marks, su spinta dello spogliatoio, fa all in su Ime Udoka, ma sempre la NBA, in virtù della sospensione che il coach ha ricevuto ai Celtics a causa di una relazione consenziente ma proibita dal suo contratto, blocca la trattativa. I Nets confermano come head coach l’assistente Jacque Vaughn che aveva preso le redini della squadra ad interim. La stagione procede discretamente, con i Nets che sono stabilmente nelle posizioni di vertice della Eastern Conference, ma a fine gennaio scoppia l’ennesimo terremoto: Irving deduce che Marks non ha intenzione di offrirgli in estate un nuovo contratto al massimo salariale e chiede la trade.

Quando sembrava ad un passo dai Lakers - i Nets, che si dicesse non avrebbero mai acconsentito che Irving tornasse alla corte di Lebron - lo scambiano ai Mavericks di Doncic per Dinwiddie, Finney Smith e due scelte, una al primo e l’altra al secondo giro. Il 9 febbraio fa le valigie anche Kevin Durant, scambiato a Phoenix, dove forma un nuovo superteam con Devin Booker e Chris Paul. Finisce ufficialmente e in maniera un po' triste l’era dei Big Three a Brooklyn. James Harden, Kevin Durant e Kyrie Irving hanno giocato insieme soltanto 16 partite, vincendone 13 e regalando momenti di basket raffinatissimi. Rimarranno uno dei più grandi what if della storia dell'NBA, della pallacanestro e forse dello sport in generale. Persiste la domanda: e se KD non avesse avuto il 52 di piede che gli ha fatto toccare quella maledetta? Se avessero giocato sani una, una sola stagione? Purtroppo, non avremo mai risposta e i Brookly Nets resteranno per sempre l'ennesimo superteam fallito.


  • Studente universitario, grande appassionato di sport, in particolare calcio, basket e Formula 1.

Ti potrebbe interessare

10 buoni motivi per seguire l'NBA 2024/25

Phoenix Suns tra miglioramenti e (poche) lacune

Boston Celtics, uno sguardo alla preseason

Derrick Rose aveva un Destino

Dallo stesso autore

Newsletter

pencilcrossmenu