Alcaraz ha sconfitto l'autunno
La vittoria al tiebreak decisivo contro Sinner a Pechino è, al tempo stesso, conferma e novità.
Era diventata una maledizione, un tabù da sfatare. Sembrava quasi che il freddo dell’autunno gli rubasse i poteri incredibili di cui dispone. Nella finale di Pechino 2024, invece, Carlos Alcaraz è riuscito ad invertire la tendenza vincendo una partita clamorosa, durata più di tre ore, contro Jannik Sinner, il numero 1 al mondo e campione uscente dell’US Open. L’altoatesino difendeva anche il titolo del China Open, ma Carlos l’ha costretto ad abdicare, gli ha rubato lo scettro e per quest’anno si è laureato lui imperatore di Pechino.
È strano? Dipende da che prospettiva si vuole guardare questo trionfo. Sicuramente il fatto che Alcaraz abbia vinto un ATP 500 ormai non fa quasi più notizia, e questo la dice lunga su ciò a cui ci ha abituato in questi anni, specie perché stiamo parlando di un ancora ventunenne. I più attenti son quasi rimasti sorpresi del risultato considerato che le aspettative non erano tra le migliori. Non è scarsa fiducia nel giocatore, ma semplicemente una questione “storica”.
Alcaraz ha vinto il suo primo titolo ATP a Umago dominando nell’atto conclusivo contro Gasquet il 25 luglio 2021, da quel giorno ha alzato al cielo un altro ATP 250, 5 ATP 500, 5 Master 1000 e 4 tornei del Grande Slam. La statistica che fa sorridere è che tutti questi, tolto ovviamente Pechino, non erano mai arrivati da metà settembre in poi.
Partiamo dal 2022. L’11 settembre Alcaraz si proietta ufficialmente nell’Olimpo del tennis: a soli 19 anni, vince il suo primo titolo del Grande Slam battendo in quattro set sul centrale di New York il norvegese Casper Ruud. Quel trionfo gli vale anche il primo posto nel ranking ATP. Lo swing asiatico non era ancor presente a causa della pandemia: il tennista di Murcia optò per giocare i tornei di Astana, Basilea e Parigi-Bercy per prepararsi al meglio alle prime ATP Finals della carriera. In Kazakhstan perde, malissimo, all’esordio contro Goffin; in Svizzera cede nettamente in semifinale contro Auger-Aliassime; nel Master 1000 francese, invece, rimedia un infortunio agli addominali ai quarti di finale contro Holger Rune che lo costringe a saltare le Finals di Torino e anche gli Australian Open di pochi mesi dopo.
Nel 2023 non riesce a difendere il titolo vinto l’anno prima a Flushing Meadows, costretto ad alzare bandiera bianca in semifinale contro Daniil Medvedev. In più, la tournée cinese non porta di nuovo fortuna: a Pechino perde in semifinale contro Sinner, giocando un secondo set pessimo. Nel Master 1000 di Shanghai sembra davvero lontano dalla sua condizione migliore: nei primi turni fatica sia contro Barrere che contro Evans, prima di perdere agli ottavi di finale in tre set contro Grigor Dimitrov. A Bercy esce al primo turno contro Safiullin ed alle sue prime Finals della carriera riesce a superare il Round Robin, ma poi si arrende in semifinale contro Novak Djokovic.
Questo basta, probabilmente, a spiegare il difficile rapporto di Alcaraz col finale dell'estate e l'inizio dell'autunno. Carlos arrivava all'ATP 500 di Pechino 2024 dopo un agosto complicato, dopo aver perso 2 match su 3 (contro Monfils al primo turno a Cincinnati e contro Van De Zandschulp al secondo turno agli US Open), dimostrando di non aver mai smaltito a pieno le fatiche mentali e fisiche dei Giochi Olimpici di Parigi. A Pechino ha mostrato da subito un’intensità diversa: soprattutto i problemi riscontrati in risposta sembravano un lontano parente di quelli dei mesi precedenti. Nei primi turni si sbarazza facilmente di Mpetshi Perricard, Griekspoor e Khachanov. Dalle semifinali, quando si alza il livello, proporzionalmente migliora come sempre anche lui. La forza di Alcaraz è proprio questa: nelle finali è veramente difficile batterlo.
Lo spagnolo ha vinto 16 titoli a fronte di solamente 5 sconfitte nell’atto conclusivo del torneo. Non ha mai perso una finale Slam, solamente due finali in ATP 500 (Rio de Janeiro contro Norrie e Amburgo contro Musetti) e solamente Novak Djokovic è riuscito a batterlo due volte in finale: una volta a Cincinnati e l’altra alle Olimpiadi. In semifinale a Pechino, tolti i due break consecutivi alla metà del primo set, è stato a tratti ingiocabile: Medvedev non ha potuto far nulla.
In finale con Sinner ha avuto una forza mentale da campione nel reagire dopo le tante occasioni sciupate nel primo parziale, resistente come ci si attende da un ex (e futuro?) numero 1 nel non cedere in quel lunghissimo 8° gioco del secondo set, nel quale ha dovuto annullare due palle break delicatissime che avrebbero portato l’italiano a servire per il torneo. Il terzo ed ultimo set è stato una montagna russa, e il tiebreak l’ennesima dimostrazione del giocatore che è Alcaraz. Sotto 3-0 con due mini break subiti non si è scomposto e con due punti da campione non ha permesso a Sinner di scappare via. Carlos ha poi inanellato sette punti di fila ed ha ottenuto quel titolo che tanto mancava al suo palmares.
Alcaraz ora volerà a Shanghai dove vorrà sicuramente migliorare il risultato ottenuto un anno fa. Al secondo turno è atteso dal padrone di casa Shang, che poche settimane fa ha vinto il primo titolo a Chengdu in finale contro Musetti; nella sua sezione di tabellone ci sarebbero poi Jarry, Humbert, Paul e Ruud, ma l’attesa è ovviamente per la possibile semifinale contro Sinner. La corona di Pechino gli darà ancora più fiducia e consapevolezza, fondamentale perché arrivata in un momento costellato di errori e scelte confuse. Dopo Wimbledon, Alcaraz non aveva mai ritrovato la forma migliore. Ma ora ha sfatato la maledizione autunnale.
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