Parigi val bene una tripla
La capitale francese ha finalmente un’alternativa al calcio degli sceicchi: Paris Basketball è all'esordio in Eurolega.
Ci sono tante città che rappresentano il potere, ma Parigi lo è sempre stata in un modo diverso. A modo tutto suo.
Per secoli è stata il centro culturale e politico del mondo. Le sue contraddizioni, la sua storia, le sue tradizioni, la sua atmosfera creano tuttora una suggestione che nessun’altra riesce a creare. Moda, arte e lusso si intrecciano in continuazione con povertà e violenza. I bagliori della Tour Eiffel si riflettono nella disperazione della banlieue, dove le uniche alternative alla criminalità, per diventare qualcuno, sono la musica e lo sport, l’hip hop e il calcio.
Regnare su Parigi significa regnare su una città che influenza il mondo intero. È sempre stato così. Lo sapeva Enrico IV di Navarra, che pur di sedere sul suo potente e scintillante trono accettò di cambiare religione. Da protestante a cattolico, “Parigi val bene una Messa".
Lo sanno i regni arabi di Qatar e Bahrein, disposti a tutto pur di diventare i custodi di una delle città con più potenziale di talento al mondo, anche a comprarsi una delle massime espressioni della cultura occidentale: il calcio. "Parigi val bene una Champions”, verrebbe da dire, vista l’ossessione che questa competizione provoca ai vertici del calcio parigino.
Così, grazie alla sua influenza culturale, al potere suggestivo, al talento ancora non del tutto espresso, lo sport parigino è diventato di proprietà degli sceicchi. Il Qatar si è comprato il PSG, una delle squadre più iconiche al mondo e lo ha trasformato prima in calderone e ora anche in fucina di stelle. Il Bahrein ha investito nel 20% della seconda squadra della città, il Paris FC, quest’anno una delle grandi favorite per la vittoria della Ligue 2. Il primo livello del calcio francese potrebbe avere a breve due squadre della capitale: espressioni quasi opposte del calcio parigino, entrambe, però, di proprietà degli sceicchi.
E chi non vuole piegarsi ai soldi del petrolio? Chi tifa? Rimane il Red Star Paris, fresco di promozione in Ligue 2: nonostante sia oggi di proprietà americana (la stessa del Genoa) e abbia catturato anche l'attenzione dell'azionista di maggioranza dell'Atalanta Stephen Pagliuca, nasce con una fortissima connotazione politica di sinistra.
D’altronde, Parigi è città di contraddizioni, di opposti che si attraggono, di questioni mai risolte. Il tutto si riflette nel calcio, lasciando però un enorme vuoto in cui nessuno, fino ad ora, ha provato a inserirsi, tutto quello che c’è di mezzo fra l’ipercapitalismo arabo e lo scrostato comunismo francese. Ed è qui che entra in gioco il basket.
L’NBA a Parigi
Parigi è sempre stata una città marginale, nelle cartine del basket mondiale. In tempi recenti, la Francia era rappresentata principalmente da Monaco e Lione, le due franchigie di EuroLeague, e da qualche fenomeno che, come Parker, Diaw e oggi Wembanyama, si è imposto in NBA. A Parigi, fino al 2018, il basket è sempre stato il più classico dei vorrei ma non posso (e non capisco perché).
La squadra principale, il Boulogne-Levallois Metropolitans 92, ha raccolto l’eredità del Paris Basket Racing, vincitore di quattro titoli nazionali fra il 1922 e il 2007, ma non è mai riuscito a portare la capitale nuovamente sul tetto di Francia.
La seconda squadra della città, il Paris Avenir, era stata fondata nel 2013 come cooperativa di tre club dell’est parigino - Domrémy Basket 13, Ménilmontant Paris Sports e Club Sportif du Ministère des Finances - con l’obiettivo di sviluppare il basket nella capitale. Obiettivo che non sarebbe mai stato raggiunto se, con la squadra appena promossa in National 2, il quarto livello della pallacanestro francese, non fosse arrivato David Kahn.
L’ex presidente dei Minnesota Timberwolves (oltre che giornalista, commentatore, uomo d’affari e avvocato), ha capito prima di chiunque altro le potenzialità ancora inespresse di Parigi, città molto affine al mondo della pallacanestro made in USA. Qui Kahn ha deciso di costruire il proprio piccolo grande miracolo: dopo aver acquisito i diritti dell’Hyères Toulon Var Basket, che sarebbe altrimenti fallito, nel 2018/19 il Paris Basketball ha fatto il suo esordio in Pro B. 5 stagioni dopo, è stato raggiunto l’obiettivo dichiarato di dare a Parigi la sua franchigia di EuroLeague.
Il Paris Basketball, però, è e vuole essere molto più di una semplice squadra di basket.
Il nuovo epicentro del basket europeo
L’obiettivo del Paris Basketball è creare una vera e propria cultura della pallacanestro a Parigi, nel palazzetto e soprattutto fuori. Per riuscirci, dalla sua fondazione organizza sempre più iniziative volte ad avvicinare il pubblico a questo sport e alla sua subcultura, favorendone lo sviluppo a tutti i suoi livelli.
Dal 2018, oltre 300 parquet sono stati donati a scuole nell’area metropolitana di Parigi; sempre nelle scuole, da ormai 5 anni vengono organizzati stage e atelier per i bambini iscritti ai centri estivi, permettendo a chi non va in vacanza di praticare sport con dei professionisti, che non solo insegnano loro a giocare a basket, ma sono anche in grado di dare consigli riguardo a nutrizione, stretching e gestione del sonno.
Il basket, però, è sport di strada per eccellenza. Ed è in strada che il Paris Basketball concentra la propria presenza.
Il 31 agosto 2019 ha organizzato il primo Paris Basketball Fest, al playground Bir-Hakeim, uno dei luoghi mitologici per il basket parigino. Un campetto così scarno ed essenziale che dà l’illusione di portare la banlieu letteralmente ai piedi della Tour Eiffel. Durante il festival non potevano mancare animazione musicale in vero e proprio stile NBA e gare di schiacciate sotto gli occhi di giocatori professionisti, ma il fulcro dell’evento era un particolare torneo di 3x3, in cui i giovani della capitale avevano la possibilità di sfidare i ragazzi della nazionale under 18.
In collaborazione con Ball’N Connect - applicazione mobile che consente di geolocalizzare i campetti e conoscerne l’affluenza in tempo reale a molte decine di migliaia di appassionati - Paris Basketball organizza anche i migliori eventi di street basketball, nei playground più iconici della città.
Se in strada, pur con evidenti influenze americane, la subcultura che si può percepire rimane quella delle banlieues francesi, nel palazzetto l’aura dell’NBA prende il sopravvento, con veri e propri show prepartita, mini-concerti, match a tema e partite casalinghe giocate fuori dalle mura del proprio palazzetto. Un esempio? Quella disputata davanti ai 12 mila spettatori dell’Accor Arena (che ospita il Masters 1000 di Parigi-Bercy): per l’occasione - una sentitissima Paris-Monaco, il fischio d’inizio è stato preceduto da una sfilata di moda dei ragazzi delle giovanili con indosso i capi realizzati dallo stilista del club Klein Epstein Parker.
Per restare in tema tennis, un’altra Paris-Monaco nel 2022 si è giocata sul Philippe Chatrier del Roland Garros.
adidas Arena: epicentro dell’epicentro
“Chiedete alla NBA, EuroLeague, FIBA. Tutti vi diranno che la città di Parigi è l’epicentro del basket europeo. Questa adidas Arena sarà l’epicentro dell’epicentro” - così David Kahn aveva definito il vero e proprio gioiello del Paris Basketball.
Costruito anche per ospitare le gare di badminton, ginnastica ritmica e sollevamento pesi di Giochi Olimpici e Paralimpici, l’impianto di Porte de la Chapelle è uno dei più moderni al mondo sotto tantissimi punti di vista, dall’estetica alla sostenibilità. Prima che adidas ne comprasse i diritti di naming, avrebbe dovuto essere intitolato ad Alice Millat, pioniera nella lotta per l'accesso delle donne alle competizioni sportive internazionali, a cui poi è stato comunque dato il nome della piazza che accoglie questo capolavoro di modernità.
Il palazzetto - 8 mila posti a sedere, 20k mt quadrati di superficie complessiva - è stato pensato come vettore di trasformazione di un intero quartiere e come modello di sostenibilità ambientale e sociale fin dalle prime fasi della sua costruzione.
Si è data grande importanza all’utilizzo di materiali a base biologica: il 30% del calcestruzzo arriva da filiere a bassa produzione di anidride carbonica, con alcune parti costruite interamente con materiali riciclati. È il caso dei muri esterni dell’ingresso - fatti di terra compressa ricavata dagli scavi dei cantieri dell’area metropolitana di Parigi - e dei seggiolini, per la cui realizzazione sono state riciclate 70 tonnellate di rifiuti plastici, 9 kg a seggiolino.
A 11 mt d’altezza, un’enorme terrazza interamente ricoperta di vegetazione offre 3k mt quadrati di spazio all’aperto con una splendida vista sulla città.
L’impianto è alimentato al 100% da fonti rinnovabili, il sistema di riscaldamento/raffreddamento da energia geotermica prodotta localmente. Tutto questo, assieme ad apparecchiature elettroniche di ultima generazione, fa sì che l’adidas Arena consumi 3 volte meno di un altro palazzetto della medesima capienza.
Anche dal punto di vista dell’accessibilità, la casa del Paris Basketball è all’avanguardia: numerosi e ben riconoscibili punti di accesso per le persone in carrozzina, bagni senza distinzione di genere e una sensory room - l’adidas Arena è il primo palazzetto di Francia ad averne una - che consente alle persone affette da autismo o disturbi del comportamento di guardare la partita in un luogo più adatto alle loro esigenze.
Non si tratta, però, solo di un prodigio ingegneristico senza un’anima. All’apparenza fredda, candida da fuori, al suo interno l’adidas Arena è la sintesi perfetta fra intrattenimento made in NBA e passione europea.
Durante le partite, l’animazione è affidata a due speaker, una presentatrice, un collettivo di break dance e un DJ d’esperienza internazionale nell’intrattenimento sportivo (è stato a Parigi 2024) e non solo. I momenti di pausa, però, non sono prerogativa solo di pochi scelti. Chiunque abbia un talento artistico è invitato a iscriversi e proporsi per diventare protagonista di uno degli show che alimentano l’atmosfera dell’adidas Arena.
A proposito di atmosfera, nonostante sia nato da pochi anni, il Paris Basketball ha già una vera e propria curva, riconosciuta dal club - che, se ci pensiamo, messa così, in Europa è un po’ un controsenso - chiamata Kop Parisii, un nome che non nasconde una chiara ispirazione al tifo balcanico, in particolare a quello del Partizan Belgrado.
I protagonisti dell’ascesa
Dal 2018 Parigi ha anche la sua squadra di basket, che con gli anni è cresciuta sempre più, fino ad arrivare alla massima competizione europea per club. La mente dietro a questa cavalcata è quella di Amara Sy, leggenda di ASVEL Lyon-Villeurbanne, posta nel 2022 da Kahn a capo dell’area sportiva per costruire un roster che unisse “la forza dell’esperienza alla potenza della gioventù, un mix che incarna a meraviglia la capitale”.
Il primo successo è arrivato nella scorsa stagione, con l’arrivo, dal Telekom Baskets Bonn, dell’allenatore finlandese Tuomas Iisalo e del blocco che con lui in panchina aveva appena vinto la Champions League, in primis il pivot Leon Kratzer e il play TJ Shorts.
Timothy Neocartes Shorts, per tutti TJ, nato il 15 ottobre 1997 a Irvine, California, e cresciuto col mito di Chris Paul ma naturalizzato macedone, merita una digressione. Lo #0 dietro la sua canotta rappresenta il numero di offerte di scholarship che ha ricevuto sia dopo la high school, che dopo il college. Cresciuto a UC Davis, a pochi chilometri da casa, ha iniziato la sua carriera da pro in Lettonia, nel Ventspils. Dopo una serie di esperienze nel vecchio continente ha trovato in Bonn l’ambiente ideale per esplodere, vincendo la Basketball Champions League da MVP della regular season e delle Final 4.
Nella scorsa stagione, Iisalo, Shorts e Kratzer hanno portato a Parigi il primo trofeo continentale della sua storia cestistica, mentre nel calcio i campionissimi del PSG continuano a provare senza successo. La stagione di EuroCup si è conclusa con la vittoria in una finale tutta francese contro JL Bourg-en-Bresse: quel playmaker che da ragazzino non riusciva ad ottenere borse di studio eletto MVP delle finals dopo esserlo stato, solo un anno prima, anche della BCL.
A differenza di coach Iisalo, Shorts e Kratzer giocheranno ancora in Europa in questa stagione. L’allenatore finlandese, dopo i successi europei, ha invece lasciato il basket FIBA in direzione Memphis, dove è diventato assistente di Taylor Jenkins. Al suo posto, ha fatto il percorso inverso il brasiliano Thiago Splitter, campione NBA da giocatore con San Antonio, che dal 2018 faceva parte dello staff di Brooklyn.
Assieme a lui sono arrivati giocatori importanti, da squadre che giocano regolarmente in EuroLeague: la guardia ex Milano Maodo Lo, l'esterno da Monaco Yakuba Ouattara, il centro USA dallo Zalgiris Kevarrius Hayes, oltre a due giocatori passati dalla Serie A come Daulton Hommes (Cremona 2020/21 e Trento 2024) e Mikael Jantunen (Treviso 2022/23).
Quest’anno, Paris Basketball non ha organizzato il consueto torneo pre-season con le migliori squadre d’Europa. Ci si è limitati a un’amichevole all’Accor Arena contro il Panathinaikos e una toccata e fuga in Serbia, ospitati dal Partizan Belgrado. D’altronde non c’è più bisogno di far assaporare ai propri tifosi l’atmosfera dell’EuroLeague da spettatori. Da quest’anno potranno farlo ogni settimana, protagonisti. D’altronde, come ha detto Kahn alla presentazione della squadra, ora Paris Basketball entra in un nuovo mondo, il mondo del grande basket europeo. Ora sì che Parigi val ben una tripla.
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