Empoli-Fiorentina 0-0, Considerazioni Sparse
Nel derby al Castellani uno scialbo pari che soddisfa soprattutto i padroni di casa.
Ennesimo 0-0 casalingo per l'Empoli di D'Aversa che continua a esser imbattuto, ennesima prova senza spunti per la Fiorentina di Palladino, ancora alla ricerca di un'anima e di una sintesi tecnico-tattica. Per i viola siamo al sesto pareggio in 8 partite ufficiali (completano il quadro la vittoria contro la Lazio e la sconfitta di Bergamo), ma soprattutto all'ennesima conferma che, per ora, la squadra naviga ancora a vista, priva di certezze e di capire come esprimere il suo potenziale tecnico.
Palladino abiura almeno a una parte dei suoi dettami tattici, provando a ripartire dal caos controllato del secondo tempo contro la Lazio. Non tanto per il ritorno della linea arretrata a quattro, ma per l'abbandono dell'idea (finora fallita) di prendere riferimenti uomo su uomo e tornare a una difesa di reparto. Se contro i biancocelesti il passaggio al 4231 voleva dire, oltre ad alzare un baricentro, anche mettersi a "specchio" rispetto all'avversario, al Castellani l'ambizione è anche quella di rassicurare gli uomini in difesa, e potersi permettere un atteggiamento più propositivo e un baricentro più alto.
Il primo tempo, di fronte a un'Empoli ben più consolidato nei principi di gioco, scorre soporifero. Per gli azzurri ci sono due ordini di problemi: gestire l'esuberanza di Dodô sulla corsia destra viola e trovare le spaziature giuste tra centrocampo e attacco, dove Esposito e Colombo faticano a lavorare in coppia e l'anarchia di Gudmundsson preoccupa in mezzo, di fatto impedendo a Henderson di fare da collante per i suoi attaccanti. Ma sponda viola si ripropongono, seppur in forma diversa, problemi già visti: difficoltà a saltare le linee di pressione se non con strappi individuali, difficoltà a gestire le transizioni negative per il campo eccessivamente lungo. E lo stesso arretramento di Gosens nella linea a 4, sembra finire a depotenziare ulteriormente gli attacchi dell'area della Fiorentina, già alle prese con la brillantezza atletica del trio difensivo Goglichidze-Ismajli-Viti.
La ripresa vede almeno all'avvio l'Empoli più fiducioso e voglioso di provare a vincerla, capace nei primi 10 minuti del secondo tempo presentarsi più volte davanti a De Gea con contropiedi fulminei, facendo leva sulla tendenza della Fiorentina ad allungarsi e a lasciare troppa distanza tra i reparti. Probabilmente, D'Aversa si aspettava di più dall'ingresso di Solbakken per Colombo, ma il norvegese lungi dal provare a dare la spallata ai viola finisce per seguire il flusso di una gara che per i giocatori dell'Empoli alla fine si può anche pareggiare senza troppi rischi. L'ultima mezz'ora di partita mostra solo uno sterile e sottoritmo possesso viola, con una squadra che in maniera anche confusionaria Palladino finisce per ridisegnare con Adli in mezzo al campo per verticalizzare, e il trio Kouame (poi Sottil) - Beltran - Ikoné dietro a Kean. Forse, una fotografia delle peggior versioni scialbe della Viola di Italiano.
Sulle prestazioni individuali, sono cattedratiche le prove dei tre difensori empolesi, fra le quali forse Ismajli spicca per la facilità con cui addomestica un cliente difficile come Kean. Prezioso metromono e bilanciatore Grassi in mezzo al campo, zona dove l'Empoli ha avuto per lungo tempo pieno controllo. Ennesima bocciatura per Colpani sponda Fiorentina: se ha lavorato bene in tandem con Dodô aprendo spazi importanti al brasiliano, palla al piede è sempre stato conservativo di fronte a un Viti impeccabile. Tra le non poche prove negative dei viola (opaco oggi anche Gudmundsson), la prova di Bove in mezzo al campo va oltre la prestazione singola e apre un dilemma tattico: ha senso giocare con un centrocampo così muscolare e improntato sui duelli e la riaggressione, se poi la Fiorentina non riesce né a conquistare le seconde palle né a far circolare la palla con velocità?
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