Udinese-Inter 2-3, Considerazioni Sparse
Lautaro torna al gol e l'Inter alla vittoria: l'Udinese è gagliarda ma si arrende di misura.
In un pomeriggio friulano che ha ricordato molto un capolavoro dei Creedence Clearwater Revival, l'Inter rialza la testa dopo le difficoltà e i grigiori che hanno pesantemente caratterizzato la settimana post Derby e lo fa con una prestazione positiva ma che nel complesso tradisce la presenza di alcune difficoltà della squadra d'Inzaghi che almeno per oggi sono state meritatamente colmate dal buon rendimento dei singoli e da un gioco che riacquista efficacia e dominanza. A fare le spese del ritorno alla rete di Lautaro Martinez è l'Udinese che non sfigura nonostante la caratura dell'avversario ma anzi dimostra la bontà di un percorso intrapreso da poco ma che ha già dato ai friulani un profilo agonistico e tattico diverso rispetto a quelli delle scorse stagioni.
Come in una sorta di destino circolare e benevolo, la partita dei nerazzurri si apre come si era conclusa quella che, circa sei mesi fa, aveva moralmente consegnato lo Scudetto nelle mani dei futuri campioni. Il gol di Frattesi dopo appena due minuti è la cosa migliore che potesse accadere all'Inter e la dimostrazione ne è la fluidità con cui gli ospiti riescono a gestire la fase offensiva e a manipolare lo difesa friulana per la prima mezz'ora di gara. Questo surplus di fiducia non si traduce però in un raddoppio eppure costantemente possibile con una serie di occasioni preziosissime che gli uomini di Inzaghi sprecano con la consueta facilità. La rete del pareggio dell'Udinese, che arriva in circostanze troppo simili a quella di Gabbia per non far squillare più di un campanello d'allarme, sembrava destinato a cancellare ogni vantaggio strategico e mentale che l'Inter poteva aver costruito ma è un episodio che permette ai nerazzurri di mantenere il controllo sulla gara. Quasi come in un film, la prima, rocambolesca rete in campionato di capitan Lautaro è proprio ciò che serve ad una squadra in crisi di fiducia e di risultati per non farsi trascinare giù dai propri demoni.
Il raddoppio dell'argentino permette di tenere a distanza di sicurezza i friulani mai arrendevoli e di gestire una gara che si riapre troppo tardi per rimettere davvero in discussione il risultato. L'Inter arrivava a Udine in cerca di tre cose: risultato, fiducia e concretezza. Ne ottiene due su tre visto che, nonostante la vittoria meritata e soddisfacente, la prestazione non è stata pienamente convincente e ha lasciato intravedere alcuni degli aspetti più problematici di quest'avvio di stagione. In primis un'incapacità di concretizzare l'azioni da rete che non fa più notizia ma che è, per certi versi, la causa di tutti i mali visto che le reti di Kabasele e Lucca non avrebbero creato problemi se l'Inter non avesse sprecato così tanto davanti alla porta difesa da Okoye. Di convesso, nonostante in generale il reparto arretrato abbia funzionato abbastanza bene anche sotto stress, è evidente come la fase di non possesso debba essere di nuovo registrata, in particolar modo nelle situazioni in cui l'Inter arretra troppo il suo baricentro concedendo spazio e gioco agli avversari. Più in generale, a questa squadra sta mancando un po' di equilibrio a centrocampo nella gestione delle spaziature e della fase di contenimento.
Dal canto suo l'Udinese gioca una partita intelligente, dimostrando di poter affrontare alla pari squadre come l'Inter almeno sul piano dell'intensità e dell'approccio mentale. I friulani non si fanno scomporre più di tanto dall'avvio traumatico e dopo aver resistito, anche grazie ai demeriti dell'Inter, alle fiammate iniziali nerazzurre, riesce a guadagnare campo e a dimostrarsi sempre viva. Come testimonia la rete nel finale di Lucca e più in generale il risultato di misura, l'Udinese ha il merito di rimanere sempre in partita nonostante lo svantaggio prima fulmineo e poi doppio che avrebbe messo fuori causa molte squadre del nostro campionato, segno di una fiducia nei propri mezzi e nelle proprie idee che i bianconeri stanno costruendo giornata dopo giornata. Ad impressionare favorevolmente è stata la fluidità e l'efficacia con cui, seppur a tratti, l'Udinese è riuscita a gestire il pressing nella metà campo avversaria e i movimenti con e senza palla in fase di costruzione.
Sugli scudi, ancora una volta, c'è Thauvin che si conferma leader tecnico e mentale di una squadra che ha assolutamente bisogno del suo intuito e della sua capacità di accelerare i ritmi e creare superiorità numerica. Ottima anche la prestazione offensiva di Zemura e Ehizibue, due costanti spine nel fianco della retroguardia interista, con l'olandese che ha messo in crisi la corsia mancina dell'Inter in modo quasi incontrastato. Nonostante il risultato, merita un voto positivo anche la gestione complessiva da parte di Runjaic che è bravo in particolare nel risistemare in corso d'opera una difesa che aveva scricchiolato pericolosamente nel corso del primo tempo e che invece gestisce il secondo con più autorevolezza.
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