Milan-Lecce 3-0, Considerazioni Sparse
Il Milan impiega 35 minuti a stappare il match, concluso con un 3-0 fin troppo ingeneroso per il Lecce.
Fino a domenica pomeriggio, se qualcuno ci avesse detto che oggi il Milan sarebbe stato primo in classifica, difficilmente ci avremmo creduto. Certo, si tratta di classifica provvisoria ma è tutta fiducia che entra nella testa di una squadra solo fino a 3 settimane fa sconvolta dal Leao-Theo gate. Un cambio di modulo ma, soprattutto, un cambio di mentalità e atteggiamento, coinciso con il rientro di Alvaro Morata, vero trascinatore di questa squadra che si sta costruendo.
Il 4-2-4 sta diventando una piacevole costante. Paulo Fonseca, qualche giorno fa, ha dichiarato che la disposizione in campo, in realtà, non sia mai cambiata, visto che Morata si trova ad agire alle spalle di Abraham. Vero, così come è vero che sia l’inglese che lo spagnolo in carriera hanno sempre ricoperto la posizione del 9. Il risultato, comunque la si voglia vedere, è che la squadra è aggressiva, subito pronta alla riconquista, con Abraham a fare fa capofila che, inevitabilmente, perde di lucidità sotto porta.
La cerniera Rejinders-Fofana, dopo un derby da protagonista, ha lavorato bene anche in questo anticipo. Certo, l’avversario di fronte era molto più modesto rispetto ai campioni uscenti, ma i due si sono disimpegnati con ordine. Le uniche perplessità sono arrivate da qualche posizionamento errato di Tomori e dalla poca incisività di Emerson Royal, oggi davvero impalpabile.
Molto bene, invece, la catena di sinistra: Leao (oggi capitano) e Theo hanno combinato benissimo, approfittando dell’assenza del terzino titolare con un Dorgu a piedi invertiti evidentemente adattato. L’ammutinamento dell’Olimpico è evidentemente un lontano (brutto) ricordo e i due si sono ripresi, insieme a Morata, Pulisic e Rejinders, la squadra sulle spalle. A Leao manca solo il gol, ma è evidente che sia solo questione di tempo.
Il Lecce, comunque, si è disimpegnato bene, nonostante il risultato lasci intendere tutt’altro. 35 minuti fatti bene nel primo tempo, offuscati da 5 minuti di pura follia, in cui il Milan ha dilagato. Le attenuanti possono essere fondamentalmente due: l’inesperienza e le scarse risorse. Perso Guilbert, infatti, Luca Gotti è stato costretto a schierare Dorgu da terzino destro. Il risultato è stato che il povero danese è finito nel tritacarne di Theo e Leao, i dominatori del match. Riguardo all’inesperienza è un po’ il tormentone che ogni anno viene trasmesso in Salento. Tanti giocatori nuovi, molti giovani e le inevitabili insicurezze che questo si porta dietro. Giusto qualche settimana fa il presidente Sticchi Damiani scriveva di avere il monte ingaggi più basso della serie A con una squadra da zero prestiti. Certamente tutti motivi d’orgoglio ma, da che mondo e mondo, ci si salva grazie ai risultati.
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