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Inter Milan
, 21 Settembre 2024

Sarà il solito Inter-Milan?


Le strutture di Inzaghi e Fonseca sono poi tanto diverse dagli ultimi derby? Chi cambierà qualche piano?

Déjà vu - "Sensazione illusoria di aver già visto una certa immagine o addirittura di aver già vissuto una determinata situazione. Richiama alla mente cose già viste, già vissute e sperimentate" (Treccani)

Alla vigilia del derby della Madonnina si respira odore di déjà vu. Questa partita, da quando si è girato Giroud, sembra essere ormai sempre la stessa: da una parte l'Inter di Inzaghi, una macchina calcistica di fluidità e alternative tattiche difficilmente scalfibile; dall'altra il Milan - che sia di Fonseca o di Pioli poco importa - immerso nelle sue difficoltà e circondato da un alone di confusione, tanto dentro quanto fuori dal campo.

Il bilancio nella stracittadina recita sei vittorie di fila per i nerazzurri in tutte le competizioni, con tanto di stella alzata di fronte ai cugini rossoneri. Non è difficile capire perché questa partita sia diventata un incubo per i milanisti. A peggiorare il tutto ci si è messa la situazione ambientale che si respira a Milanello, dove il tecnico portoghese sembra arrivato all'ultima spiaggia.

È sempre l'Inter di Inzaghi

Se Atene piange, Sparta stavolta ride eccome. Inzaghi si gode il secondo miglior attacco e la terza miglior difesa di questo inizio di Serie A (dati Understat). Più in generale, si sta notando ciò che più o meno tutti pensavano già in estate: l'Inter rimane la squadra da battere. Questo perché non sembra aver smarrito quella fluidità di calcio che l'ha resa vincente in Italia e celebre anche in Europa.

Se i pregi dei nerazzurri li decantiamo già dalla scorsa stagione, qualche difficoltà nell'ultimo turno col Monza la si è vista. Ciò è dovuto soprattutto all'atteggiamento difensivo che hanno tenuto i padroni di casa. Nesta ha decisamente evitato di andare a pressare la prima costruzione dell'Inter. Con un gigantesco PPDA di 31.6 - ovvero i passaggi concessi prima di intraprendere un'azione di pressing - i brianzoli hanno lasciato il pallino del gioco agli ospiti.

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Thuram attacca la profondità ma Pablo Marì lo segue e Carboni gli dà copertura: il Monza recupera palla.

Nell'attaccare il blocco basso, in mancanza di ali dribblomani, gli uomini di Inzaghi hanno usato spesso il cross, più del solito, stabilendo il record stagionale di 28 tentativi. È proprio da due di questi che sono arrivati i principali pericoli per Turati: l'occasione di Frattesi nel primo tempo, e il gol di Dumfries.

Entrambi sono arrivati ovviamente da sinistra, il lato forte della squadra, dove si costruiscono la maggior parte delle azioni interiste. Il lato destro è invece quello debole, dove invece si va a chiudere l'azione. Proprio questo mix potrebbe essere letale per il Milan, che ha mostrato di soffrire tantissimo questa situazione di gioco, con Emerson e Calabria lasciati spesso soli in balia degli avversari.

Non è un caso dunque che si punti a recuperare Dimarco. Il numero 32 interista, secondo i dati Opta, è 4º in Serie A per passaggi che hanno portato a un tiro, 3º per azioni da tiro create (SCA), e 1º per cross in area di rigore. Il suo mancino e la connection con Bastoni e Mkhitaryan possono essere la chiave anche questa volta, sia contro un Diavolo più aggressivo per saltare la prima linea di pressione, che contro una scelta difensiva più prudente per scalfire un eventuale blocco basso.

Sempre da sinistra, dove Dimarco trova la diagonale per le punte. Velo di Thuram e accompagnamento di Frattesi che portano l'Inter in area.

Non è il Milan di Fonseca

Sull'altra sponda del Naviglio i dubbi la fanno da padroni. Fonseca ereditava un ambiente logoro dagli ultimi due anni di calcio spregiudicato, chiusi quest'estate dopo un campionato da 76 gol segnati e ben 49 subiti. Il tifoso milanista sperava quindi di vedere una squadra più equilibrata in campo, e invece la fase difensiva continua a mostrare numerosi problemi.

Diversi sono gli aspetti che non funzionano nel nuovo approccio a zona proposto dal tecnico portoghese, che almeno in questo differisce da quello orientato sull'uomo di Pioli. Il Milan si schiera con questo 4-2-4 che vede una prima linea molto stretta che prova a coprire il centro per indirizzare il possesso sull'esterno, ma è troppo passivo.

Con la palla sulla fascia si fa fatica a chiudere sul lato l'avversario, e allo stesso momento si svuota la zona centrale, con il mediano del lato opposto che rimane isolato. Se invece si trova il cambio gioco, ecco che il terzino rimane quasi inevitabilmente solo perché i due esterni offensivi faticano a rientrare.

Solito 4-2-4 e solita passività che lascia tempo e spazio a Rovella per l'apertura su Zaccagni che assieme a Tavares punisce un Emerson lasciato solo contro due.

Cambiare o soccombere

La distanza tra i reparti del Milan è ampia. Se non si riesce a rimanere corti è difficile difendere, perché si creano spazi per gli avversari per fare male. Ecco perché, in questa gara così importante per il suo futuro, Fonseca potrebbe prendere spunto da Nesta, sia per il modulo che per l'atteggiamento tattico.

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Il 5-2-3 in blocco medio del Monza che porta l'Inter a forzare la giocata senza spazi e a perdere palla rischiando una transizione.

Una difesa a 5 potrebbe proteggere meglio i due centrocampisti, e aiuterebbe anche a coprire tutti e cinque i corridoi offensivi, sperando in questo modo di soffrire meno in ampiezza senza rinunciare a fare densità al centro. I 3 centrali sarebbero di supporto anche per le transizioni difensive, altro tallone d'Achille rossonero.

Tale soluzione sgraverebbe anche Leão e Pulisic da troppe corse all'indietro, anche perché sono le principali note liete del Milan. Il 10 è 1º in Serie A sia per passaggi in area che per passaggi progressivi ricevuti, ed è 3º per azioni da tiro create. L'11 invece è 2º davanti al compagno per SCA, e guida la classifica dei passaggi che portano a un tiro.

Fonseca ha già utilizzato il 3-4-2-1 a Roma, e non è escluso che possa pensarci. Al momento non vi sono notizie di grossi cambiamenti rispetto al 4-2-3-1 proposto fino ad ora, ma è probabile che a cambiare sia l'intensità e l'altezza della pressione. Anche solo per evitare ai tifosi questo loop infernale dell'Inter di Inzaghi che si prende gioco della pressione milanista e vince quasi senza sforzo.

A cambiare però non dovrà essere solo l'atteggiamento difensivo, ma anche la prima costruzione. Anche qui, come per Dimarco, si spera che Maignan sia della gara. Il francese è certamente il calciatore più a suo agio con i piedi quando si tratta di dover superare la pressione avversaria. Contro il Liverpool in particolare, sono state messe a nudo le difficoltà di Tomori e Pavlovic, non certo aiutati da Fofana e Loftus-Cheek, nel resistere a una pressione a uomo così aggressiva.

La stessa pressione che potrebbe porgli di fronte anche Inzaghi.

In tal senso, che sia Abraham o Morata, la punta del Milan sarà molto sollecitata con palloni diretti spalle alla porta e con l'uomo addosso. Non a caso, quando la Lazio nel secondo tempo ha alzato la pressione, è stata una sponda di Abraham a dare il largo all'azione del gol del 2-2.

Abbassarsi può essere anche quella soluzione alternativa a un gioco dominante che latita a dare risultati, e anzi apre pericoli nelle transizioni negative. Ecco che allora lasciarsi campo da attaccare, per una squadra che ha diversi elementi in grado di esaltarsi in questa situazione, può rendere le transizioni positive la principale arma in mano a Fonseca per colpire l'Inter.

Il derby della marmotta

Come abbiamo visto, i due club, i due allenatori, e i calciatori stessi, arrivano al derby con stati d'animo diversi. L'Inter si presenta forte di una società solida che ha costruito i successi degli ultimi anni, e che è stata confermata anche dalla nuova proprietà. A ciò aggiunge un tecnico e un gruppo di giocatori che si conoscono bene, e che poggiano il loro gioco su principi ormai radicati.

Sponda Milan, si faticano a stabilire ruoli e soprattutto rapporti di potere, in un organigramma societario che ha visto entrare una persona ingombrante come Ibrahimovic. Fonseca, a quanto si dice, gioca per mantenere la sua panchina e, oltre ad aver ottenuto solo una vittoria casalinga col Venezia, non sembra aver attecchito con la squadra. Il cambiamento tattico a zona non sta pagando, e anche un mercato un po' schizofrenico e ritardatario non ha aiutato.

Non abbiamo la palla di vetro per sapere come andrà e che scelte prenderanno gli allenatori, sia per la formazione che tatticamente. Di certo la speranza di tutti, interisti a parte, è quella di non rivivere l'ennesimo giorno della marmotta, e togliere quella patina di déjà vu che avvolge ormai da troppo tempo il derby della Madonnina.


  • Definitemi voi se ci riuscite. Gli indizi per capirmi sono nei miei pezzi. Scrivo ciò che sono, e sono ciò che scrivo.

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