Boulaye Dia è tornato tra noi
Quello tra la Lazio, mister Baroni e l'attaccante senegalese sembra essere un matrimonio perfetto.
L’ultima volta che tra Boulaye Dia e la Salernitana non c’erano di mezzo avvocati e studi legali era poco prima della conferenza stampa del 2 settembre 2023. Le dichiarazioni emblematiche di Morgan De Sanctis, ai tempi DS dei campani, additavano con toni duri il Wolverhampton di comportamenti scorretti nei confronti della società per il possibile acquisto in extremis di Dia.
“Io, il mio presidente e tutti i dirigenti della Salernitana non dimenticheremo” è la citazione tradotta dall’inglese abbozzato dell'ex portiere di Napoli e Roma tra le altre, che aggiunge un velo tragicomico alla situazione. De Sanctis, con un fare da padre di famiglia ferito nei sentimenti, voleva trasmettere l’immagine di una società solida, con una presa sui propri giocatori ben salda. L’idea di un club che si comporta come una grande squadra, con progettualità e visione, cosa che la Salernitana per un breve periodo è sembrata essere in grado di fare, anche grazie ad investimenti onerosi sul mercato (lo stesso Dia era stato riscattato per €12 milioni nella stessa estate dal Villarreal).
Da quel giorno, i rapporti tra giocatore e società saranno sempre più sfilacciati: dopo il rientro in ritardo dalla pausa nazionali e i botta e risposta di multe e ammende, Dia concluderà la stagione con appena 17 presenze, poco più di 1000' giocati in A e la miseria di 4 gol, tutti segnati nelle prime partite. Se a questo aggiungiamo che il senegalese è stato messo fuori rosa per essersi rifiutato di subentrare in un Udinese-Salernitana degli inizi di marzo, non calpestando più il campo fino a fine stagione, il caso Dia si può affermare che non sia mai rientrato, con anzi esplosioni a più riprese, come una striscia di petardi a mitraglietta.
Il 12 agosto scorso Dia ha giocato l’ultima partita con la maglia granata all’Arechi, in Coppa Italia, in Salernitana-Spezia. A passare il turno sono i padroni di casa, con una vittoria ai rigori dopo 90' deliranti. Al 65°, con lo Spezia avanti 1-3, il difensore spezzino Mateju decide di investire in area Amatucci, dimenticandosi del pallone. Sul dischetto va Dia che, sotto la Siberiano, insacca all’angolino basso sinistro.
Guardate la curva. In pochi si alzano per esultare. Qualcuno alza le mani al cielo. Tanti, ancora prima che tirasse, lo fischiano. Lui, dando le spalle alla curva, reagisce ai fischi mettendo bene in mostra la 10.
È lo stesso Dia, al 93', a mandare la partita ai supplementari. In uno degli ultimi assalti finali, Nagy goffamente respinge di testa un pallone che sarebbe stato più semplice calciare; la palla in qualche modo finisce a Daniliuc che appoggia comodo per Dia, che dal limite insacca. La curva stavolta esplode, dimenticando per un attimo le diatribe con il giocatore. Nel modo in cui calcia si intravede la tranquillità di chi si sente superiore al contesto, di chi non teme di lasciare che la gamba, dopo l’impatto con il pallone, vada libera.
Dia si atteggia come chi sa che è lì ancora per poco, chi sta per partire ed è sereno nel lasciare quello che abbandonerà alle spalle.
Il rapporto tra Salernitana e Dia è a questo punto ridotto all’osso: vedere il suo impegno disinteressato in campo è considerabile già un miracolo. Se Dia ha giocato questa partita, è per adempiere ai doveri contrattuali (cosa che, secondo la società, non ha sempre fatto) e poco altro, se non quello di rimpolpare il suo CV di gol per invogliare le altre squadre ad avanzare offerte. Tutto quello che nel calcio corrisponde alla sfera emotiva e passionale è cancellato, sostituito dall’aridità di collegi arbitrali, avvocati e contratti da rispettare.
Finalmente, le catene che il numero 10 e Salerno avevano aggrovigliato a vicenda si spezzano. Solo quattro giorni dopo, il 16 agosto, Dia firma un quadriennale con la Lazio. Alla Salernitana vanno 12 milioni più il cartellino di Fabio Ruggeri, che si aggregherà alla Primavera granata.
A Formello, Dia trova Marco Baroni, ex allenatore di Lecce e reduce dalla Serie A col Verona. In campo, dovrà fare coppia con Taty Castellanos: se all’inizio ci sono perplessità riguardo l’impiego dei due attaccanti contemporaneamente, prima della partita con l’Udinese, Baroni lascia trasparire quelle che saranno le scelte di formazione per il futuro: “Non escludo che Dia possa giocare insieme a Castellanos anche se ci dobbiamo lavorare”.
Nelle due partite successive, lo schieramento biancoceleste sarà un 4-2-3-1 con Dia, sulla carta, dietro Castellanos, pronto però in campo ad interpretare i ruoli in maniera fluida, scambiandosi con l'ex Girona.
Secondo le statistiche di Opta, l’inizio della Lazio è stato uno dei migliori del campionato. 1° per punti attesi, 3° per gol attesi creati su azione e 2° per gol attesi subiti. Se la Lazio al momento sosta solamente 6° e non in cima alla classifica, è dovuto a una serie di disattenzioni del pacchetto difensivo. Non è un caso che, dopo la partita con l’Udinese, Casale sia stato "spedito" a Bologna in prestito, e a sostituirlo è arrivato dal Marsiglia un difensore più esperto come Gigot: contro Venezia, Udinese, Milan e Hellas Verona, la battaglia per gli xG l’hanno sempre vinta i biancocelesti.
Grazie all’aggressività della squadra di Baroni, la fase offensiva è stata finora una delle più pericolose dell'intera Serie A. Il recupero della palla alto (4° per tackles nell’ultimo terzo di campo) e l’intensità del pressing (4° PPDA più basso del torneo via Understat) permettono alle individualità offensive di attivarsi in zone favorevoli di campo dove è più facile far male.
Zaccagni - già 2 assist e 3 passaggi chiave a partita - si è fatto ancor più carico della rifinitura, costretto anche dalle partenze di Luis Alberto e Felipe Anderson. L’ala italiana sta calpestando zone più arretrate di campo e ricevendo più basso: è più libero, può rivolgere lo sguardo in avanti verso le punte che hanno campo e spazi da attaccare.
Avere in squadra due riferimenti mobili come Dia e Castellanos permette alla Lazio di impegnare i centrali avversari con facilità e, potenzialmente, metterli in crisi coi movimenti a elastico tra l'accorciare e il taglio in profondità. In particolare, il senegalese partendo da una zona più arretrata può trovare più campo libero per fare una delle cose che gli riesce meglio: puntare le difese avversarie in arretramento. Il meglio in carriera in Serie A di Dia lo si è visto non a caso quando è stato affiancato ad un’altra prima punta, in quel caso il Piątek di Salerno.
Nel 2022/23, Dia era nell'85° percentile tra i pariruolo nei top 5 campionati europei per distanza percorsa in conduzione: essendo un buon dribblatore con discreto volume (3.15 dribbling tentati, 1.25 riusciti, meglio del 70% delle punte dei top 5 campionati europei), le sue caratteristiche sembrano sposarsi perfettamente con le transizioni fulminee del gioco di Baroni.
Inoltre, Boulaye aggiunge un tasso di gol e pericolosità che alla Lazio serviva: Taty e Zaccagni hanno chiuso l’anno scorso con solo 6 e 7 gol considerando tutte le competizioni; Immobile, Felipe Anderson e Luis Alberto sono partiti (il campionato italiano è tuo orfano, Luis); i nuovi acquisti nelle ali sono da verificare, soprattutto in termini realizzativi.
Sono bastate tre partite a farci dimenticare l’ultima brutta stagione di Dia, come se il filo rosso tattico che collega questo inizio e la stagione dei 16 gol avesse espulso i ricordi del fantasma con la 10 granata dalla nostra testa. Aspettarsi da lui una stagione da tiratore scelto come la prima a Salerno, dove letteralmente segnava ogni 3 tiri, sarebbe fin troppo. Ora che però Dia e Baroni fanno parte di una squadra da parte alta della classifica, dovranno fare i conti con il test più difficile di tutti: capire come affrontare i blocchi bassi, uno dei Millenium problems del calcio moderno.
Nel frattempo, possiamo dire che la serie A ha ritrovato una delle frecce più pericolose, spesso sottovalutata. “E sembra un film di Woody Allen / Ma senza il finale in cui tu poi torni da me”, cantano i Tamango. La differenza è che lui è di nuovo qui: Boulaye Dia è tornato tra noi.
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