Atalanta-Arsenal 0-0, Considerazioni Sparse
Un'Atalanta convincente mette in difficoltà l'Arsenal, ma va a sbattere sui guantoni di David Raya.
Per l'esordio nella nuova Champions dell'Atalanta c'è tutto: uno stadio gremito e in fermento, una grande avversaria, la voglia di imporsi dopo l'Europa League anche sul palcoscenico principale del calcio europeo, giocandosela con i più grandi. C'è un Arsenal che è tornato di diritto tra le grandi d'Inghilterra ed ora spaventa tutti in patria e fuori, ad impreziosire la serata del Gewiss Stadium. Insomma, ci sono tutte le premesse per godersi una grande gara europea, soprattutto ora che la grande tonnara della nuova formula non mette ancora grande pressione sui risultati. Ma a Bergamo va in scena quella che in letteratura si definirebbe una gara tattica, una partita a scacchi, un match equilibrato: come spesso accade in questo sport sono gli episodi (stasera uno su tutti) a guidare l'andamento delle partite, ma quello che si legge alla fine sul tabellone, tutto sommato, è un risultato giusto.
Al cospetto di un avversario prestigioso, Gasperini fa valere i gradi di vincitrice dell'Europa League e veste coraggiosamente la sua Atalanta con il tridente, per sfidare un Arsenal orfano di Odegaard, che Arteta prova a ridisegnare arretrando la posizione di Havertz e schierando Gabriel Jesus (dimenticabile) come centravanti. Sembrano le premesse per un match aperto e divertente, ma la gara fatica a stapparsi, complice un'Atalanta un po' imprecisa in avvio che fatica a scardinare un Arsenal aggressivo ma bravo anche a ricompattarsi in seconda battuta. Ai Gunners manca un po' la qualità nello stretto del capitano norvegese, ma qualche timida occasione riescono a ì ritagliarsela, poi sale l'Atalanta che pian piano si scuote e prende terreno, dando un po' più di apprensione all'Arsenal e anestetizzando meglio le armi di Arteta.
Sul quel dischetto al 51' minuto della gara c'è uno di quei palloni che non solo possono cambiare il risultato, ma anche spostare massicciamente i giudizi ed entusiasmi intorno a due giocatori. Da un lato c'è Mateo Retegui, che in un primo tempo di sacrificio si batte con valore tra i forti centrali dell'Arsenal e riesce anche a dare qualche ansia a quella che è probabilmente la coppia centrale più forte della Premier League. Dall'altra parte David Raya, titolare da un anno per volere di Arteta ma reduce da una stagione non senza errori, che hanno portato inevitabilmente anche ad aspre critiche. Già decisivo a Birmingham con una parata simile, è il portiere spagnolo a vincere il duello personale dal quale passano tutte le sorti della gara, sfruttando l'occasione per redimersi definitivamente di fronte ai suoi tifosi, mentre l'esordiente europeo Retegui fallisce per due volte l'occasione per diventare l'eroe del match e viene sostituito tra i rimpianti.
Nella settimana che porta dal North London Derby alla trasferta di Etihad contro il City, l'Arsenal si trova un giovedì sera di settembre a Bergamo senza nemmeno grandi possibilità di avvicendare gli effettivi (non che il turnover normalmente sia la passione di Arteta, in realtà) e, dopo una discreta mezz'ora, tira quasi i remi in barca, dando l'impressione di voler poco più che limitare i danni. È qui che l'Atalanta sente la possibilità concreta di andare a conquistare la posta piena e, nella ripresa, si prende di forza il controllo delle operazioni, spostando il centro della disputa nella metà campo dei londinesi. Il rigore di Retegui potrebbe essere la svolta per una partita diversa, ma di fatto sblocca nei nerazzurri la convinzione di poter essere superiori: è però anche l'ultima grande occasione per la Dea che, tolte un paio di conclusioni dalla distanza di Cuadrado, non riesce più a scardinare un Arsenal solido e deliberatamente prudente, che alla fine ottiene più o meno quello che vuole.
Al netto del risultato, Gasperini si porta a casa la consapevolezza (qualora ce ne fosse ancora il bisogno) che la sua Atalanta non è più un outsider in questo tipo di scontri, ma che ormai partite come queste dovranno diventare sempre più normalità nell'ambiente nerazzurro. La gara accorta, soprattutto nel secondo tempo, di un Arsenal che siamo soliti vedere giocare un calcio molto più propositivo, è una testimonianza sensibile del rispetto che anche squadre molto blasonate portano nei confronti dei bergamaschi. Resta il rimpianto di non sapere come sarebbe finita se quel penalty, o al limite quella respinta, fossero entrate (ma non è proprio questo il gioco del calcio?) ma, a dirla tutta, al netto di un paio di punti nella lunghissima classifica della nuova Champions, tutto sommato non fa nemmeno troppa differenza.
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