La nuova Juventus per la nuova Champions League
Di nuovo la Juventus di fronte all'amata, odiata e rinnovata Champions League.
“Sarà una grandissima stagione”: con queste parole Thiago Motta ha accolto Teun Koopmeiners nel suo primo giorno da giocatore della Juventus alla Continassa. L’olandese non è stato un acquisto qualunque, ma è la ciliegina sulla torta della prima vera e propria sessione di mercato targata Cristiano Giuntoli. L’ex AZ è stato un frutto proibito per due mesi: l’Atalanta è rimasta ferma sulle richieste di inizio estate per cedere uno dei protagonisti principali dell'ultima stagione e solo negli ultimi giorni di mercato i bianconeri hanno trovato le cifre e la formula per soddisfarle.
Questa stagione sarà l'anno zero della Juventus guidata sul campo da Thiago Motta. L'anno della rinascita, il primo del nuovo ciclo di vittorie che s’intende costruire. Il destino vuole che, insieme alla nuova Juventus, prenda forma anche la nuovissima Champions League, competizione che i bianconeri hanno inseguito talmente tanto a lungo da esser diventata una vera e propria ossessione.
La Juve vorrà da subito essere protagonista anche lì: dopo il magico triennio 2015-17 (due finali perse con Barcellona e Real Madrid), alla Juventus son mancati altri acuti. È dal 2019 che i bianconeri non raggiungono i quarti di finale: da quella campagna europea, conclusasi con l’eliminazione per mano dell’Ajax di ten Hag, le spedizioni successive possono essere paragonate all’Armada Invencible naufragata nel Canale della Manica prima ancora di giungere in Inghilterra.
3 sconfitte consecutive agli ottavi contro Lione, Porto e Villarreal, la figuraccia del 3° posto ai gironi con PSG, Benfica e Maccabi Haifa poi tramutata nell'eliminazione alle semifinali di Europa League contro il Siviglia. Nel 2023/24 i bianconeri non hanno nemmeno partecipato a una competizione europea, a causa della decisione UEFA per il caso plusvalenze. Questo è dunque l'anno per rifarsi, per la Juventus: è l'ora di tornare nuovamente nell’élite. Per farlo ci si è affidati a un allenatore esordiente, ma che da giocatore quella competizione l’ha vinta: Thiago Motta.
Koopmeiners è stato solo l’apice della rivoluzione promossa e realizzata da Giuntoli. La Juventus arrivava da anni vuoti e cupi, da stagioni dove l’ambiente, per anni invidiato poiché apparentemente perfetto e inscalfibile, era diventato nocivo, ai limiti del tossico. L’Allianz Stadium diventava sempre più vuoto, silenzioso: da fortezza inviolabile a terreno di possibile caccia per molti, quasi chiunque.
Gli anni successivi (ma non solo) all’ultimo scudetto vinto con Maurizio Sarri evidenziarono nitidamente tutti gli errori e le lacune a livello societario, fecero risaltare la confusione ai piani alti della dirigenza. Tra Pirlo ed i primi due anni dell’Allegri-bis, le campagne acquisti della Juventus erano caratterizzate da scelte poco ponderate, atte solamente ad aggrapparsi ad un passato che ormai non doveva più essere il presente e tantomeno il futuro.
In primis, la scelta dell’allenatore; in secundis, il ritorno di Pogba, una scelta di mercato totalmente errata; in tertiis, la grande indecisione nell’acquistare Depay o Milik, archetipi di giocatori completamente diversi.
In questa sessione, però, Giuntoli ha deciso di fare le cose in grande: il DS ha rivoluzionato la rosa a partire dalla guida tecnica, reduce da una stagione magica a Bologna dove ha conquistato con i felsinei proprio la qualificazione in Champions League. Successivamente ha alleggerito il monte ingaggi e ringiovanito la rosa, seguendo le due parole chiavi di questo mercato e di quelli che verranno a breve: sostenibilità e competitività.
La Juventus ha salutato giocatori importanti e con un ruolo chiave nello spogliatoio come Alex Sandro, Szczesny e Rabiot perché era necessario ripartire, indispensabile effettuare una vera e propria rifondazione.
In porta è arrivato Michele Di Gregorio dal Monza; in difesa le aggiunte sono quelle di Pierre Kalulu dal MIlan, centrale francese arrivato in prestito con diritto di riscatto dopo una stagione costellata da tantissimi problemi fisici, e Juan Cabal dall’Hellas Verona.
I reparti in cui la mano di Giuntoli è stata più pesante son stati centrocampo e attacco. In mezzo al campo i volti nuovi son quelli di Douglas Luiz, Khéphren Thuram, Teun Koopmeiners e Vasilije Adzic, mentre in attacco portano il nome di Nico Gonzalez e Francisco Conceição.
L’aggiunta più importante, quella che giustifica e corona questa campagna acquisti, è Thiago Motta. La Juventus ha deciso di affidarsi a un allenatore che, nei due anni a Bologna e in parte anche nell'esperienza a La Spezia, aveva dimostrato di avere un’idea moderna di calcio e di un grandissimo talento nel valorizzare i propri giocatori. Non si possono non citare Riccardo Calafiori o Joshua Zirkzee, i due che maggiormente a Bologna hanno elevato il proprio livello sotto la guida dell'italo-brasiliano.
In queste prime uscite, Thiago Motta ha dimostrato di aver già messo la propria firma. Innanzitutto ha lanciato due giovani che hanno subito ripagato la scelta: Samuel Mbangula e Nicolò Savona, entrambi prodotti della Next Gen. Dopo tanti anni, soprattutto, i bianconeri paiono finalmente avere un’identità precisa e proattiva quando scendono in campo. La domanda che tanti si pongono è se si riuscirà a traslare tutto ciò anche nelle gare più importanti della Champions League. Come rispondere?
Difficile, dal momento che non si possiede una sfera di cristallo. Ma le sensazioni attualmente son più che positive. L’Allianz Stadium è tornato ad avere i colori, è tornato l’entusiasmo nell’ambiente, la Juventus sta cominciando a registrare tanti sold out nelle partite casalinghe. C’è tanta fiducia, e con il ritorno della Champions League torneranno anche le grandi notte europee e i sogni del tifo bianconero.
Motta si ritrova al primo anno a dover far bene anche su questo palcoscenico: sarà la prima volta da allenatore, ma non da giocatore. Nel suo palmarès ne vanta ben due: una vinta col Barcellona 2005/06 (finale sotto il diluvio parigino contro l'Arsenal) e l’altra vinta con l’Inter 2009/10.
Sarà anche una Champions diversa, per forza di cose. Addio al vecchio format: quest’anno la massima competizione europea si è rinnovata, trasformandosi in un girone unico da 36 squadre nel quale ognuna giocherà 8 partite, equamente divise tra casa e trasferta, contro 8 squadre diverse. Il calendario toccato alla Juventus è assai intrigante e rappresenta subito un bel banco di prova per i ragazzi di Thiago Motta.
La prima fascia ha opposto ai bianconeri una tra le due squadre più forti d’Europa: il Manchester City di Pep Guardiola. Il tecnico spagnolo ritroverà Thiago Motta da avversario 14 lunghissimi anni dopo la proverbiale semifinale tra il Barcellona e l'Inter del Triplete. Pep è sempre a bordo campo, mentre Thiago lo vedrà da qualche metro e non più dal centro del campo: da metronomo a mister anche lui. Gli ultimi incontri coi Citizens sorridono ai bianconeri: nel 2015-2016, sia all’Etihad che a Torino, la Juventus ne uscì vincitrice. 1-2 in rimonta con le reti di Mandzukic e Morata a Manchester, 1-0 in casa sempre grazie a un gol del croato.
Era, però, un altro City, allenato da Pellegrini: non era la potenza calcistica quasi insormontabile che conosciamo oggi. I Citizens possono contare su giocatori di caratura mondiale come Foden, De Bruyne, Haaland, Bernardo Silva, Rodri: sarà difficile emulare quei due risultati. Oltre alla squadra inglese, la prima urna ha regalato ai bianconeri una sfida in Germania contro l’RB Lipsia di Marco Rose, creando il primo precedente della storia tra le due.
Più benevola, invece, è stata la seconda fascia: il computer ha associato alla Vecchia Signora il Club Brugge in trasferta e una possibilità di rivincita contro il Benfica dell’ex Di Maria. La squadra lusitana, fresca di esonero di Roger Schmidt, negli ultimi incontri è sempre risultata indigesta: prima ha negato nel 2014 alla Juventus il sogno di disputare una finale di Europa League nell’ex Juventus Stadium, poi nel 2022 ha dominato le partite della fase a gironi di Champions (1-2 a Torino e 4-3 al da Luz).
Non saranno da sottovalutare nemmeno le gare contro PSV e Stoccarda in casa o quella contro il Lille in Francia - les Dogues hanno già affrontato un percorso tortuoso per accedere alla prima fase di CL, sotto forma di un doppio preliminare prima contro il Fenerbahce e poi contro lo Slavia Praga - ma sempre parlando di rivincita è suggestiva quella in Inghilterra contro l’Aston Villa.
Questa volta l’occasione di “vendetta” non è contro la squadra in sé, bensì contro Unai Emery, il tecnico dei Villans. La ferita di Juventus-Villarreal è ancora aperta, quando il tecnico spagnolo ingabbiò clamorosamente Massimiliano Allegri passando per 0-3 a Torino in un’Allianz Stadium inerme ed incredulo. La squadra di Birmingham giocherà con l’entusiasmo del ritorno in Champions League dopo la grandissima stagione disputata lo scorso anno (4° in Premier League). Trasferte difficili, quindi, che tempreranno inevitabilmente il carattere di una Juventus ancora impreparata, sulla carta, ad affrontare le difficoltà che arriveranno.
Una Juventus nuova e giovane in una Champions League completamente rinnovata: gli ingredienti per divertirsi e godersi il viaggio ci sono tutti. Sicuramente la Juventus proverà ad entrare immediatamente tra le prime 8 per evitare i playoff, ma verosimilmente potrebbe arrivare ad occupare una tra la 9° e la 16° posizione per essere testa di serie nel doppio scontro.
Una frase recitava “Da tifoso juventino amo la Champions League, da tifoso juventino odio la Champions League”. Testimonianza perfetta e fedele del rapporto che ogni bianconero prova per una competizione che gli ha donato tante speranze e gioie, ma anche delusioni sul più bello. La Vecchia Signora comincerà la nuova spedizione europea con un giovanissimo condottiero alla prima esperienza da allenatore su questo palcoscenico, che gode di grande fiducia ed è riuscito a riportare entusiasmo a un ambiente che ne aveva tanto bisogno.
Sarà ancora più bello vedere come reagiranno tanti giocatori chiave a questo palcoscenico per la prima volta. Il nuovo numero 10 Kenan Yıldız, Douglas Luiz, Nico Gonzalez e Di Gregorio sono alla loro prima esperienza in assoluto in Champions League: che sia amore, odio o entrambi, il tornare a vivere sentimenti del genere della Juventus nei confronti della massima competizione sarà da tenere d'occhio.
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