Tutti i sogni dell'Atlético Madrid
La stagione dei Colchoneros, tra le notti di Champions League e Nettuno.
“En el trono de Neptuno donde no cabe ninguno que no sepa soñar”. La traduzione migliore possibile del verso: “Sul trono di Nettuno non si può sedere nessuno che non sappia sognare”. Queste le parole di Partido a Partido, canzone che Joaquin Sabina e Leiva composero per spingere l’Atlético Madrid durante la sua corsa al campionato, poi vinto, nel 2021. Perché i Colchoneros sono così legati al Dio del mare? Perché sono così legati ai sogni?
Il legame tra l’Atlético Madrid e Nettuno è molto romantico. Al centro di Plaza de Cánovas del Castillo, nella capitale spagnola, spicca una stupenda fontana raffigurante il Dio del mare. Tra le mani tiene il suo famoso Tridente e un serpente, nel frattempo guida un carro formato da una conchiglia trainata da due cavalli marini. Questo stupendo monumento è centrale nella storia dei Rojiblancos: corrisponde al luogo dove i tifosi e i giocatori si recano a celebrare le vittorie più importanti, il corrispettivo della Plaza de Cibeles del Real.
Su quel trono non si può sedere chi non sa sognare, quindi: per essere un Colchonero devi essere anche un sognatore. Se a Madrid hai scelto la sponda rojiblanca anziché quella più “semplice”, famosa e più vincente del Real Madrid, è perché probabilmente ti piace soffrire, ma anche fantasticare e innamorarti dell’impossibile. L’Atlético Madrid rappresenta quell’amore complicato, totalizzante, che non sempre ti riempie di soddisfazioni, che sicuramente non ti lascia solo e ricambia ampiamente i tuoi sentimenti.
Nei momenti belli, quando tutto va bene, sorriderai; nei momenti negativi, quando le cose si complicano, il senso di appartenenza aumenterà ancora e sarai più innamorato. Se non sai sognare o idealizzare un qualcosa di quasi impossibile, quindi, non puoi sederti sul trono del Dio del mare. Non puoi sposare la causa dei Colchoneros. Soprattutto, non si può comprendere cosa possa rappresentare l’Atlético Madrid: “El Atleti tiene muchos más que ver con la vida que con el fútbol” (“L’Atléti ha molto più a che fare con la vita che con il calcio”), recita un altro mantra profano biancorosso.
Il canto d’amore di Sebina e Leiva ha trovato la degna conclusione con il campionato vinto nel 2021, ma non senza sofferenze e paure. Uno scudetto vinto… da Atlético Madrid, insomma. Alla 37° giornata, in un Wanda (non ancora Civitas) Metropolitano spento e vuoto causa Covid, arriva l’Osasuna. La gara è serrata, i Colchoneros non trovano il vantaggio: al 75’ sbuca Ante Budimir che fredda Jan Oblak. Il croato provoca Savic, portandosi le mani alle orecchie.
I ragazzi di Simeone son nervosi, vedono scivolare via quel sogno che hanno inseguito a lungo: il Real sta vincendo a Bilbao, lo sta momentaneamente scavalcando in classifica, 81 punti a 80. Il cooling break è emozionante: il Cholo Simeone, in un momento di tensione così, non lascia trasparire nemmeno il minimo segno di agitazione. Da condottiero, predica calma e concentrazione ai suoi ragazzi: dentro di sé li conosce, sembra sapere cosa accadrà da li a breve.
All’82’ Joao Felix imbuca per Renan Lodi, che col mancino incrocia riportando la gara in parità. Sei giri d’orologio più tardi, Luis Suarez ribadisce in rete un passaggio a centro area di Carrasco dalla destra. L’Atlético Madrid vince, il sogno della Liga è ancora vivo: per concretizzarlo bisogna vincere a Valladolid, con i Pucellanos che necessitano dei tre punti per agguantare la salvezza.
Il destino mette contro i Colchoneros una leggenda del Real Madrid: Ronaldo Luis Nazario de Lima, proprietario e presidente del Real Valladolid. La gara sembra simile a quella con l'Osasuna: a passare in vantaggio sono i padroni di casa, con una rete in apertura di Oscar Plano. Nella ripresa una magia di Correa e la solita firma del Pistolero regalano all’Atleti una Liga tanto attesa e meritata. È tempo di festa.
A descrivere perfettamente il tema dei sogni per un tifoso rojiblanco è la Champions League, il massimo palcoscenico europeo. La musichetta di quella competizione rievoca ricordi strepitosi ai Colchoneros, notti magiche di speranza e felicità ma allo stesso tempo incubi, tristezza e lacrime. La Champions per l’Atlético Madrid sarà sempre un frutto inafferrabile, un desiderio enorme che in passato è riuscito a sfiorare, ma mai a gustarsi pienamente.
Con l’arrivo di Simeone i Colchoneros sono arrivati a toccare vette che non avrebbero mai ipotizzato nemmeno nelle più rosee aspettative del più ottimista dei tifosi. L’Atlético Madrid si è proiettato nell’élite del calcio europeo, ma si è seduto al tavolo delle grandi d’Europa quasi a sorpresa. Il 2013/2014 è la consacrazione: prima la Liga vinta all’ultima giornata al Camp Nou grazie al pari di Godin, poi la finale di Champions raggiunta, con la “maledetta” sfuggita per il gol di Sergio Ramos nel recupero inoltrato del da Luz.
L’Atlético è diventato ambizioso, anno dopo anno ha provato a costruire sempre una squadra sempre più forte, che potesse dire la sua in campo internazionale. Da lì, con la guida tecnica del Cholo, è arrivata un’altra finale di Champions League, un’Europa League e una Supercoppa Europea vinta a Tallinn nel 2018 per 4-2 contro i cugini blancos.
Il rapporto tra l’Atlético e la Champions probabilmente non sarà mai sano. Se da un lato il tifoso penserà ai capitoli intermedi di Stamford Bridge o Monaco di Baviera, inevitabilmente dovrà fare i conti con la conclusione. Prima Lisbona con il gol di Ramos a tempo scaduto, poi San Siro con una rete dello stesso difensore in fuorigioco, il rigore sbagliato da Griezmann nei tempi regolamentari e il tiro dagli undici metri fallito da Juanfran, stampato sul palo come tutti i sogni dei Colchoneros.
La sera di Milano è straziante: insieme ai tifosi piangono a dirotto anche Fernando Torres e Gabi, nati e cresciuti col rojiblanco addosso e che hanno dato tutto loro stessi per regalare una gioia immensa al loro popolo. L’immagine più bella che descrive perfettamente l’afición e il rapporto viscerale con la squadra la si nota nel finale di quella partita: Juanfran è in lacrime sotto la curva, chiede scusa ma i tifosi non provano rancore. Cantano per lui.
Ecco ciò che è la tifoseria dell’Atlético: non importano le vittorie o i trofei, conta l’amore. Per mezzo di una sciarpa, una maglietta, allo stadio o da casa. L’Atlético Madrid conta più di ogni altra cosa.
Nell'estate 2024, i Colchoneros stanno ponendo le basi per tornare a quei livelli, dopo qualche spedizione europea anonima e priva di acuti. Il mercato degli anni passati dell'Atlético sembrava percorrere un sentiero triste e desolante. Pochi colpi, low cost o parametri zero, giocatori esperti e veterani come Witsel e Azpilicueta. Nei primi giorni di mercato hanno salutato Madrid due giocatori centrali nelle ultime annate in rojiblanco: Alvaro Morata e Stefan Savic. La priorità era quindi sostituirli e le scelte sono state ricavate dal mercato interno offerto dalla Liga.
Dalla Real Sociedad è arrivato Robin Le Normand, centrale difensivo, protagonista vincente di Euro2024 da titolare. Successivamente, l’Atleti ha inseguito Artem Dovbyk, pichichi della Liga 2023/24 col Girona: gli accordi tra i due club c’erano, inizialmente si era raggiunto anche un accordo di massima con il giocatore ucraino. Parallelamente, dall’Argentina uscirono voci riguardanti un possibile approdo di Julián Álvarez: l’attaccante del Manchester City era scontento del ruolo di vice-Haaland, voleva andare a giocare in una squadra che gli garantisse più titolarità.
I primi pareri, sui social, erano un mix tra l’entusiasmo e l’incredulità. Sembrava utopia, infatti, che i Colchoneros riuscissero ad arrivare a un giocatore così importante, che stava attirando anche le mire di squadre di Premier League o del PSG, club con maggiore potere di mercato dell’Atlético. L’accordo con Dovbyk salta a causa (forse) di problemi legati alle commissioni, ma l’affare Julián sembra impossibile: il DS Berta chiude così in maniera cautelativa con Alexander Sørloth, attaccante del Villarreal da 23 gol nell'ultima Liga. In pochi giorni, poi, succede di tutto.
I Colchoneros cominciano ad avvicinarsi a Conor Gallagher, il Chelsea intavola anche una trattativa per Samu Omorodion, di proprietà dell'Atleti ma reduce da un'annata tra Granada e Alaves. Di riflesso, l’Atlético Madrid avvia le conversazioni per Álvarez. L’Araña accetta la destinazione, ma bisogna incastrare tutto e trovare un accordo, non facile, con i Citizens. In poche ore l’Atleti realizza il colpo a sorpresa: €75 milioni più 20 di bonus e si assicura Julián, uno degli attaccanti più forti dell’intero panorama calcistico. Le trattative col Chelsea vanno per le lunghe: Omorodion non passa le visite mediche, ma le società trovano una quadra e a Londra ci finisce Joao Felix.
Il ritorno a Stanford Bridge del giocatore portoghese permette all’Atlético Madrid di chiudere con Conor Gallagher un mercato di coraggio e ambizione. Un mercato da sogno.
Le Normand, Sørloth, Julián, Gallagher, infine lo scaricato dal Barcellona Clément Lenglet. Non sono acquisti compiuti per galleggiare intorno alla canonica 3° posizione, sono un tentativo di tornare nell’élite del calcio europeo, cercando di colmare il gap storicamente ampio con Real Madrid e Barcellona.
La nuova Champions League che, a livello di sorteggio, è stata abbastanza benevola con l'Atleti. Dalla prima fascia sono arrivate Paris Saint-Germain e RB Lipsia: le partite con i francesi saranno una novità, mentre i tedeschi non evocano dolci ricordi ai tifosi dell’Atleti, che hanno ancora in testa l’eliminazione subita nei quarti di finale del 2020.
Nella seconda urna, i Colchoneros hanno pescato due squadre come i quasi imbattuti del Bayer Leverkusen di Xabi Alonso e il sempre ostico Benfica. Più semplici invece le ultime due fasce, che hanno portato Red Bull Salisburgo, Lille, Sparta Praga e Slovan Bratislava. Nessuna di queste gare avrà un esito scontato, ma con il mercato fatto l’Atlético Madrid ha il dovere di vincere e convincere per cercare di ottenere almeno uno degli 8 posti che significherebbero evitare i play-off.
Una nuova spedizione europea è alle porte, ma questa volta più che mai l’Atlético Madrid comincia con grandi aspettative. Il mercato ha portato una stella come Julián, l’acquisto migliore per infuocare una piazza già calda di suo. È difficile, o quasi impossibile, che ci siano tifosi Colchoneros convinti di alzare la Champions League al cielo di Monaco Baviera la notte del 31 maggio 2025, ma è altrettanto impossibile che non ci sia un grande numero che lo stia pensando.
Tanti vorrebbero sedersi su quel trono. Tenere in mano il Tridente. Tanti sognano la grande notte europea e festeggiare nella stupenda Plaza de Cánovas del Castillo quello che sarebbe il trofeo più importante della storia. È un appuntamento, una rivincita contro il destino, contro quel fato beffardo che più volte gli ha voltato le spalle sul più bello. Nonostante le delusioni o i momenti difficili, il tifoso dell’Atlético Madrid rimarrà sempre lì. Ancora più legato e innamorato della sua squadra, ancorato al biancorosso. Sarà sempre al suo posto, a sostenere quei colori che ha scelto di sposare e di non abbandonare mai. Ha scelto di farlo nel modo più magico di tutti: sognando.
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