Un nuovo muchacho per la Juventus
Il passaggio dalla Fiorentina di Nico González è l'ennesimo capitolo albiceleste della storia bianconera.
Le pianure della Pampa nel centro, la catena delle Ande a ovest che segna il confine con il Cile, la Patagonia a sud e le piane subtropicali del Grand Chaco nella parte settentrionale del paese.
Nemmeno la morfologia aiuta a descrivere una nazione tanto varia e allo stesso tempo affascinante come l’Argentina. Il legame tra la Juventus e la patria di Maradona e Messi è sempre stato forte, solidissimo: nelle ultime stagioni si è consolidato sempre di più, con la tifoseria bianconera che ha potuto acclamare a gran voce le giocate di tanti talenti provenienti da Buenos Aires e dintorni.
La Vecchia Signora ha visto tra le proprie fila argentini di ogni tipo. Alcuni sono arrivati da campioni già affermati, che a Torino hanno dimostrando grande attaccamento come Higuain o Carlos Tevez. Uno come Dybala, invece, è arrivato giovanissimo ed è cresciuto come giocatore e come uomo alla Juventus fino ad arrivare a vestire la 10. Altri hanno incantato con giocate per solo una stagione, come il Fideo Di Maria. Altri ancora sono state vere e proprie meteore, come Esnaider.
Occupano un discorso a parte due giocatori che hanno un legame ancor più viscerale con l’Italia. Omar Sivori ha giocato con entrambe le nazionali, ancora oggi ha la sua stella all’Allianz Stadium e un intero settore dedicato. E poi non si può non nominare Mauro German Camoranesi, nato in Argentina a Tandil, ma che ha scelto di rappresentare l’Italia, con la quale ha vinto il Mondiale di Germania 2006. Camoranesi è ancora oggi uno dei giocatori più amati dalla tifoseria bianconera grazie all’immenso impegno che ha sempre messo in campo, soprattutto grazie alla scelta del 2006 di scendere in B e di non abbandonare la Vecchia Signora nel momento di più bisogno.
La tradizione argentina alla Juventus è sempre stata forte ed importante ma, nei primi mesi del 2023/24, non c’era nessun giocatore dell’Albiceleste in rosa. Negli ultimi giorni di gennaio è arrivato in prestito dal Southampton Carlos Alcaraz, centrocampista scuola Racing, ma il feeling non è mai scattato a pieno. Il mercato estivo, però, ha portato un nuovo grande esponente del calcio argentino, un esterno pienamente inserito nelle rotazioni della Scaloneta: Nicolás Iván González.
La sessione di mercato bianconera è stata rivoluzionaria: se il nome di punta rimarrà comunque quello di Teun Koopmeiners, un altro diamante è proprio Nico, arrivato dalla Fiorentina al termine di un corteggiamento durato quasi un mese, nel quale lui ha sempre spinto per vestire il bianconero nonostante le lusinghe dell’Atalanta.
Nico nasce a Belén de Escobar, quasi al confine con l’Uruguay e a 400km da Buenos Aires, il 6 aprile 1998. Sin da piccolo cresce nell’Argentinos Juniors, col quale a 18 anni fa il suo esordio tra i professionisti. Sia grazie al suo modo pungente di giocare, Nico eredita il tipico soprannome affibbiato ai biancorossi, El Bicho.
Il salto oltreoceano arriva nel luglio 2018, quando viene acquistato dallo Stoccarda. La prima stagione in terra tedesca non è delle più semplici: l’esperienza successiva in 2. Bundesliga dura solo un anno e, grazie anche ai suoi 14 gol, lo Stoccarda torna in Bundes. Dopo un solo anno in massima serie (impoverito anche da un infortunio), González fa nuovamente le valigie nel giugno 2021: arriva l’offerta della Fiorentina, che punta talmente tanto sull’argentino che coi €27 mln spesi per ingaggiarlo lo trasforma nell’acquisto più oneroso nella storia dei Viola.
La produzione offensiva nelle tre stagioni a Firenze sale costantemente, sino a diventare il giocatore di punta del club premiato con la maglia numero 10. Nico sfiora per ben tre volte la vittoria di un trofeo con la Fiorentina, ma è costretto ad arrendersi in finale di Coppa Italia contro l’Inter e prima contro il West Ham e poi contro l’Olympiakos nell’atto conclusivo della Conference League. Poche settimane fa, la consacrazione: l’approdo alla Juventus e la numero 11 bianconera, quella che fu, fra tanti, di Pavel Nedved.
Con l’Albiceleste Nico si è laureato per ben due volte campione del Sud America, mentre solo un problema muscolare l’ha tenuto fuori dai convocati dalla spedizione in Qatar 2022. Ciò non l’ha fermato dall’essere presente sugli spalti di Losail il 18 dicembre 2022 e poter festeggiare con la Scaloneta il terzo Mondiale nella storia dell’Argentina.
Sembra ormai una banalità dirlo, ma per pensare a Nico González dovete uscire dai canoni dell’esterno tradizionale. Nell’ultima stagione a Firenze ha giocato quasi sempre a destra, per partire largo per poi accentrarsi e usufruire del mancino eccezionale. All’inizio della sua ancor giovane carriera, però, Nico era un giocatore diverso: allo Stoccarda inizialmente giocava sulla fascia sinistra, e spesso mister Matarazzo lo usava anche come punta. Nella nella sua ultima stagione in Bundesliga, infatti, Nico giocava molto più in mezzo al campo che sulle fasce.
Vincenzo Italiano, invece, ha progressivamente decentrato verso destra il fulcro dell'azione della Fiorentina per sfruttare a pieno le qualità di Nico quando stringeva e, in questo modo, si avvicinava alla porta. Proprio con l'attuale mister del Bologna Nico si è evoluto, diventando il giocatore che conosciamo oggi: secondo FBref, González è stato nel 95° percentile per gol non su rigore tra gli esterni offensivi degli ultimi top 5 campionati europei e nel 99° per tiri totali.
C’è un’altra statistica che descrive una caratteristica apparentemente incredibile di Nico: per duelli aerei vinti, l’argentino è nel 99° percentile, nonostante sia alto “solo” 180 cm. L’ex Fiorentina dispone di un grandissimo stacco di testa: lui stesso afferma che sia l’arma più micidiale a sua disposizione.
Nico risulta così perfetto per questa Juventus. Thiago Motta è un tecnico che chiede duttilità, e l’argentino sotto questo aspetto è l'ideale. Può ricoprire tutti i ruoli dalla trequarti in avanti senza problemi, risultando impiegabile in moltissime composizioni offensive nello scacchiere dell’allenatore italo-brasiliano. Prendiamo ad esempio la partita contro la Roma: Nico è entrato tardi, a causa dei pochi allenamenti con la squadra, al posto di Dusan Vlahovic. Motta, nel post-gara, ha affermato di non vederlo come un falso 9, ma come un attaccante puro.
Nel 4-2-3-1, o 3-2-4-1 in fase di impostazione, Nico González sarà importantissimo: il fit in questa rosa è ottimo; ha già giocato insieme a Vlahovic nella Fiorentina nella prima metà della Serie A 2021/22; essendosi abituato principalmente a giocare sulla destra, lascerà spazio a Yıldız a sinistra o nel corridoio intermedio di quella metà campo, dove si è visto nelle prime partite molto più a suo agio che altrove.
Nico è questo: duttile, pungente e fantasioso. La carriera è stato un continuo salto di qualità, un continuo reinventarsi. Ora, alla Juventus, deve arrivare lo step definitivo. Arriva in una Vecchia Signora che si sta ricostruendo da zero, affidandosi anche alle sue giocate. È forse la sua stagione più importante, quella dell'esordio in Champions League, con la maglia che ha insistito tanto per poter indossare.
Nell'intervista di presentazione, Nico González ha sottolineato come sia un sogno vestire il bianconero, per lui e per la sua famiglia: la Vecchia Signora era un desiderio sin da giovane, è venuto a Torino per vincere. Perché, in linea con la narrativa tradizionale bianconera, alla Juventus esistono solo due parole: vincere e vincere. E rafforzare il legame storico tra la Juventus e l'Argentina.
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