Cinque giocatori da seguire nella Serie A 2024/25
Calciatori dai quali ci aspettiamo belle cose nel campionato appena iniziato
La Serie A è appena ricominciata, e come al solito porta con sé tante facce nuove, provenienti dalle categorie inferiori e dall'estero. Racconta nel contempo storie di riscatto, di calciatori pronti a esplodere definitivamente e di altri che cercano semplicemente un posto in cui poter dimostrare il proprio valore.
Sportellate è qui per raccontarvene 5 che, più di altri, ci divertiremo a seguire durante la stagione, e che speriamo diventino interessanti anche per voi. Lo scorso anno non è andata malissimo: 2 su 5 sono effettivamente esplosi, un altro sembra poterlo fare a brevissimo, sugli altri due conviene sospendere il giudizio, per usare un forte eufemismo. Pronti a conoscere i nostri nuovi pupilli?
Difensore centrale: Kialonda Gaspar (Lecce)
Chi è davvero Gaspar Kialonda? Il modello dal drip incalcolabile nelle campagne pubblicitarie del Lecce per le nuove maglie? Il centrale mostratosi in imbarazzo nelle letture e nel tenere la linea contro Atalanta e Inter? Oppure il supereroe capace, coi suoi stacchi, di decidere le partite contro Mantova in Coppa Italia e Cagliari? Ma soprattutto, perché su Instagram si è registrato come KiAlanda Gaspar mentre il suo nome (o cognome?) è registrato dappertutto come KialOnda?
Il sostituto di Pongracic è un'altra trovata di Pantaleo Corvino, ormai entrato in God Mode perenne, capace di far comparire dal nulla calciatori nuovi che sembrano prendere per la prima volta vita nel centro sportivo del Lecce. Gaspar era nascosto nell'Estrela Amadora - nemmeno troppo bene: è stato titolare fisso per due stagioni, contribuendo alla salita del suo club al primo livello del calcio portoghese, indossando a più riprese la fascia da capitano durante la sua ultima stagione in terra lusitana.
Classe 1997, perno della difesa della nazionale angolana dal 2020, Gaspar è costato al Lecce €2 mln, e già le prestazioni nel precampionato sembravano giustificare ampiamente tale cifra. Alto 193 cm e dotato di un poderoso stacco di testa, Kialonda risultava già lo scorso anno tra i migliori centrali d'Europa nel gioco aereo, ed è a suo agio anche nel contrastare gli attaccanti avversari nei duelli corpo a corpo, formando con Baschirotto una delle coppie più temibili della Serie A per prestanza fisica.
Le prime uscite in campionato hanno messo a nudo alcune delle debolezze del calciatore, su tutte la capacità nell'agire di concerto coi compagni della linea difensiva e una certa ingenuità in alcune situazioni, come nel caso del rigore causato nella gara contro l'Inter. Parliamo di un centrale talvolta distratto e con troppe pause, ma con picchi prestativi come quelli della partita col Cagliari, che restituisce un calciatore estremamente concentrato, mai troppo in affanno anche con il Lecce costretto in 10.
In fase offensiva Gaspar ha già avuto modo di rendersi pericoloso, segnando in Coppa Italia e servendo con una sponda di testa il pallone a Krstovic per l'1-0 contro i rossoblù di mister Nicola, rete che ha regalato i primi 3 punti nella Serie A 2024/25 al Lecce. La concorrenza del nuovo arrivato Bonifazi non sembra impensierirlo più di tanto; Gaspar Kialonda (o Kialanda) in Salento è già un idolo, mentre Corvino si sfrega le mani in vista di una prossima, eventualmente ghiottissima, plusvalenza.
Esterno Destro: Jackson Tchatchoua (Verona)
L'acquisto di Fabien Centonze nel mercato di gennaio, esterno basso proveniente dal Nantes, suonava come una bocciatura per Tchatchoua nel ruolo di terzino, lui che si era preso il posto da titolare sfruttando la precaria condizione fisica di Faraoni, poi finito in prestito alla Fiorentina. Alla fine, i due si sono spartiti i minuti più o meno equamente, anzi: è stato Tchatchoua il vero titolare dell'Hellas, con 11 gare disputate dal 1' contro le 7 dell'esterno francese, che il Verona deciderà di non riscattare. Un esito per nulla scontato, per un ragazzo alla prima stagione di Serie A, privo di precedenti esperienze in difesa a 4.
Jackson Tchatchoua, classe 2001, arriva in Italia nell'ultimo giorno di mercato dell'estate 2023, in prestito dai belgi dello Charleroi. In Vallonia, il giovane di origini camerunensi si era preso la titolarità ancor prima del ventesimo compleanno, giostrando da esterno destro nel 3-4-1-2 e, nell'ultimo campionato prima dell'approdo in Serie A, anche sul versante opposto. A convincere l'Hellas non sono stati tanto i numeri offensivi - 2 gol e 5 assist in due campionati belgi - quanto il grande impatto in campo di un calciatore che conosce ben poche pause.
Tchatchoua è capace di contrastare, intercettare e rilanciare l'azione con la stessa intensità e per tutti i 90'; il motore sembra inesauribile e lo aiuta a prevalere contro gli avversari che, nei finali di gara, giocoforza concedono qualcosa a livello fisico. Sa qualcosa a riguardo Pako Mazzocchi, che nell'ultimo Verona-Napoli ha dovuto progressivamente cedere il passo all'inesauribile #38 gialloblù, partita manifesto delle sue caratteristiche migliori in entrambe le fasi di gioco.
Restituito all'antico ruolo di tornante di centrocampo davanti alla difesa a 3 da Zanetti, Tchatchoua ha mostrato un inedito feeling con le diagonali offensive, come testimoniato dal gol che ha aperto le marcature a Marassi col Genoa. Per contro, il belga viene sovente lasciato da solo a presidiare la fascia, e quando si trova ad affrontare esterni che ne pareggiano la vigoria atletica, o viene preso in mezzo tra due avversari, può commettere degli errori e andare in affanno negli 1 contro 1 difensivi. Contro la Juventus Tchatchoua è stato più volte messo in imbarazzo dalla coppia Yildiz-Mbangula, tanto da arrivare a stendere il connazionale in area causando un calcio di rigore.
Partito Gendrey in direzione Bundesliga, Tchatchoua è senz'altro uno degli esterni destri più interessanti delle squadre che lotteranno nella parte destra della classifica della Serie A; l'ex Charleroi possiede le doti fisiche sempre più richieste ai terzini moderni, deve ovviamente crescere a livello tecnico e nell'interpretare le situazioni più spinose in non possesso, ma ha in potenza tutte le carte in regola per lasciare Verona a fine stagione alla ricerca di destinazioni prestigiose, o magari prestigiosissime.
Centrocampista centrale: Warren Bondo (Monza)
Il suo nome dovrebbero ricordarselo bene i tifosi del Milan, dato che il centrocampista francese ha scelto proprio il derby postberlusconiano per siglare la prima rete in Serie A, con uno spettacolare destro a giro da fuori area, all'incrocio dei pali difesi da un incolpevole Maignan. Warren Bondo era solamente alla 12° presenza stagionale con il Monza, la 6° da titolare, ma personalità e intraprendenza non sono mai mancate a questo ragazzo, la cui carriera sembrava, fino a non molto tempo fa, inceppatasi in quel di Reggio Calabria.
Francese classe 2003 nato ad Evry, Bondo esordisce da professionista non ancora diciottenne con la maglia della squadra riserve del Nancy, militante nell'equivalente francese della Serie C. Il centrocampista non ci mette molto a debuttare anche in prima squadra, e in un biennio accumula 34 presenze in Ligue 2, condite da 2 reti. Il Monza lo nota e decide di portarlo in Italia: Palladino lo fa esordire in Serie A contro la Roma ma la società decide che per il ragazzo è meglio andare a giocare con continuità altrove, così lo spedisce in prestito in Serie B alla Reggina.
La scelta dei brianzoli sembra rivelarsi fallimentare: a Reggio Bondo gioca mezz'ora scarsa, suddivisa tra i finali di 3 partite. Una bocciatura senza appello: il ritorno a Monza sembra solamente il preludio a un nuovo prestito, magari più proficuo. Invece Bondo è cresciuto, Palladino lo nota e inizia a dargli spazio: Roberto Gagliardini, acquistato dai biancorossi per tamponare la partenza di Rovella, si ritroverà più volte in panchina, a guardar giocare il ragazzo francese che calca i campi della Serie A come se non avesse fatto altro in tutta la sua vita.
Rispetto a Gagliardini, Bondo è sicuramente un giocatore più istintivo e meno abile nelle letture, ma la sua enorme mobilità e un'aggressività fuori scala gli permettono di sopperire ai limiti tattici che talvolta mostra nell'interpretare il ruolo di mediano a 2 del 3-4-2-1. La coppia con Pessina, in questo senso, appare perfetta, dato che abbina nel modo giusto quantità e qualità, capacità di regia e di interdizione, e sembra uno dei pochi cardini sul quale il Monza di Nesta può appoggiarsi senza particolari paure. Non parliamo di un colosso, dato che Bondo è 177 cm per 63 kg, anche se l'impressione nel vederlo in campo è che sia decisamente più grosso e dotato di leve per nulla corte.
Non si pensi però a Bondo come a un centrocampista prettamente difensivo: a raccontarci le qualità di Bondo, oltre al gol da favola contro il Milan, sono le statistiche della scorsa A, che lo vedono tra i migliori del campionato nel ruolo sia per % di passaggi riusciti che per cambi campo effettuati con successo ogni 90'. Bondo sta lavorando per diventare un vero e proprio centrocampista da doppia fase, possiede il dinamismo giusto e doti tecniche non comuni: starà a Sandro Nesta incanalarne nel modo adeguato le doti per farne un nuovo, grande protagonista della Serie A.
I punti di forza sembrano già chiari: Bondo e Nesta dovranno lavorare per migliorare il calciatore nei fondamentali in cui spicca meno (dati FBref raccolti da McLachApp).
Esterno sinistro: Samuel Iling-Junior (Bologna)
Per Iling-Junior la cosiddetta "stagione della verità", in cui un calciatore abbandona parzialmente i panni della giovane promessa per mettersi alla prova in mezzo ai grandi, sarebbe dovuta essere la scorsa. Gli elementi, emersi nel 2022/23, c'erano tutti: esordio folgorante in Champions, sprazzi di talento con qualche giocata decisiva in Serie A, commovente semifinale di Europa League da terzino sinistro vecchia maniera a difendere contro Jesus Navas e Ocampos.
Poi, qualcosa si è inceppato: incomprensioni sul ruolo (fallimentare gli esperimenti da mezzala), rigore causato - e non visto dal Var - contro il Bologna (partita peraltro risolta anche grazie a un suo assist al bacio per Vlahovic). Da lì Iling è sparito dai radar per diversi mesi, ritrovando minuti solamente a inizio 2024, anche se a fine stagione le sue presenze da titolare saranno solamente 4 in A e 2 in Coppa Italia.
Girato all'Aston Villa nell'ambito dell'affare Douglas Luiz assieme a Barrenechea, e successivamente spedito in prestito secco dai Villains al Bologna, ora Iling deve ricominciare da capo, dopo aver di fatto perso una stagione intera. Con la Juve abbiamo visto un giocatore più timido rispetto agli esordi, con meno libertà e spensieratezza nel puntare l'uomo, con meno sfrontatezza negli inserimenti e nelle conclusioni dalla distanza, doti che l'inglese dovrà ritrovare se vorrà ritagliarsi uno spazio nel vorticoso turnover di Italiano.
A Bologna Iling-Junior arriva per tamponare il grave infortunio occorso a Cambiaghi, anche se le caratteristiche dell'ex esterno della Juve sono diverse sia da quelle dell'ala cresciuta nell'Atalanta, sia da quelle di Dan Ndoye, titolare sull'out offensivo di sinistra e anche lui al momento ai box per un problema fisico. In un reparto che annovera anche altri giocatori di valore - Karlsson e Odgaard, oltre al titolarissimo Orsolini -, Iling sembra essere l'unico esterno da binario, più a suo agio nel muoversi sulla fascia del piede d'elezione.
Non parliamo però di un crossatore seriale o di un calciatore monocorde: Iling non disdegna l'ingresso in area di forza tramite il dribbling, più volte lo abbiamo visto sterzare e andare al cross tagliato con il destro, nonché inserirsi in area per calciare dal limite: una dote poco esplorata in Serie A, ma che l'esterno ha messo in mostra sia in Next Gen che con le selezioni giovanili dell'Inghilterra. I mezzi tecnici e fisici non mancano certo a Iling-Junior: il suo prossimo futuro è davvero tutto nelle sue mani più che in quelle di Vincenzo Italiano, che difficilmente non darà una chance a un giocatore di tale valore.
Centravanti: Boulaye Dia (Lazio)
L'estenuante braccio di ferro tra la Salernitana e Boulaye Dia, durato quasi un anno intero, ha infine visto la conclusione col trasferimento del senegalese alla Lazio, squadra decisamente più consona alle sue ambizioni e al valore di un calciatore che non poteva restare in Serie B. Prestito biennale con obbligo di riscatto fissato a €12 milioni: questa la formula e la cifra con cui i biancocelesti hanno deciso di investire per l'attaccante ventottenne, che ci eravamo ormai quasi disabituati a vedere in campo in Serie A.
Chi si immaginava Dia come pura e semplice alternativa a Castellanos è stato smentito alla prima occasione utile. 4 uomini offensivi dall'inizio per Baroni nel big match contro il Milan, in una formazione che a tratti ha flirtato con un 4-2-4 puro: Castellanos e Dia in avanti, Zaccagni e l'altro ex Salernitana Tchaouna a sbattersi in fascia. Sarà proprio la duttilità una delle caratteristiche a fare le fortune di Dia: il nuovo #19 biancoceleste può giostrare da unico riferimento o da mezzapunta, ma anche spostarsi più largo, come mostrato a Salerno, sfruttando la sua notevole progressione.
La fama da finalizzatore in Serie A di Dia è tutta, o quasi, costruita sul suo primo anno a Salerno, stagione in cui ha toccato medie realizzative mai avvicinate prima in tutta la sua carriera, ma non è (solo) il gol ad aver spinto la Lazio a investire su di lui. Con le maglie di Reims e, soprattutto, Villarreal, l'attaccante senegalese ha mostrato di poter incidere anche come uomo dell'ultimo passaggio, creando superiorità numerica grazie alle accelerazioni brucianti, mostrandosi utile anche in fase di costruzione dell'azione e nei ripiegamenti difensivi. Un giocatore scafato e completissimo, che non sembra aver sacrificato tali aspetti del proprio gioco sull'altare di qualche rete in più, come lo stesso Baroni ha sottolineato.
Ci aspettiamo di vedere Dia in campo davvero molto spesso, indipendentemente dai moduli e dai compagni di reparto. Baroni ha bisogno di un'altra bocca di fuoco, che possa farsi trovar pronta a tamponare i cali i rendimento di Zaccagni e Castellanos, giocatori storicamente discontinui dal punto di vista realizzativo. Dia in questo senso è più dipendente dal gioco della squadra rispetto a entrambi, non essendo un calciatore particolarmente bravo a costruirsi occasioni da solo, ma il grande e variegato arsenale in possesso della Lazio in avanti dovrebbe essere sufficiente a costruirgli le occasioni per risultare decisivo.
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