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Calcio d'agosto
, 30 Agosto 2024

Esiste ancora il calcio d'agosto?


Una riflessione sull'insostenibile calendario del calcio contemporaneo.

Le prime giornate di Serie A sono state significative per più motivi. L'Inter, dopo il pareggio col Genoa, ha ottenuto tre punti preziosi con il Lecce; il Milan ha dimostrato di non aver ancora ingranato e ha racimolato un solo punto in due partite; il Verona si è rivelata una delle squadre più divertenti del campionato grazie alle esotiche pescate di Sean Sogliano, il Parma è famelico ed intenso; l’Atalanta, anno dopo anno, sbaglia davvero poco sul mercato (Retegui e Brescianini subito decisivi). Tutte queste affermazioni potranno essere smentite da un momento all’altro: il campionato è appena cominciato e questo è, in fin dei conti, solo calcio d’agosto.

Quante volte abbiamo sentito, nel corso degli anni, quest’espressione rimbalzare sui siti d’informazione, nelle bocche dei commentatori e chiacchierando con un amico al bar? Ma cos’è, effettivamente, questo calcio d’agosto

Prima possibile definizione: “Fase dell’anno in cui gli allenatori provano le squadre durante il precampionato”. In questa parte della stagione i meccanismi sono ancora da rodare: il mercato si deve concludere, oppure sulla panchina di una squadra si è seduto un nuovo tecnico che deve ancora trasmettere i propri dettami tattici alla nuova rosa. Ebbene: il calcio d’agosto non esiste più.

O meglio, non più come esisteva prima: con le eventuali competizioni internazionali quali Europei e Mondiali che si concludono a metà luglio e il campionato che comincia a metà agosto - le ferie dei giocatori impegnati con le rispettive nazionali che terminano a fine luglio -, per i tecnici e per le squadre di club è quasi impossibile programmare la stagione come si deve. Non a caso, le critiche non sono mancate.

Genoa-Inter: i padroni di casa si presentano con un tandem d’attacco rivisitato, Vitinha-Messias: avendo ceduto all’improvviso Retegui, la società è dovuta correre ai ripari acquistando Pinamonti. Nonostante una trattativa lampo, però, i rossoblù non sono riusciti a schierarlo in campo in tempo, e qualora avesse giocato lo avrebbe comunque fatto in un contesto tecnico-tattico solo intuito.

Lato Inter, al termine della gara Bastoni e Inzaghi si sono lamentati di come la rosa nerazzurra sia ancora incompleta: il brutto infortunio di Buchanan costringe Carlos Augusto a fare il doppio-ruolo (esterno e braccetto). Naturalmente, Marotta ed Ausilio avrebbero potuto agire anticipatamente per evitare di arrivare al primo impegno ufficiale con la rosa incompleta, ma le tempistiche non hanno aiutato

Verona-Napoli, conclusasi con un incredibile 3-0 a favore dei gialloblù: impossibile non citare le interviste al termine della gara di Antonio Conte. Le dichiarazioni del tecnico leccese hanno sempre fatto discutere, e quelle rilasciate alla vigilia della partita avevano già dato spunti. Quelle in seguito al triplice fischio, però, sono emblematiche.

Foga, comunicazione diretta e senza giri di parole? Il Conte visto a Napoli è sinora parso un Conte diverso: più spento, dispiaciuto, apatico, svuotato dell’essenza che lo contraddistingue da qualsiasi altro allenatore.

Un Conte che pare non sappia più cosa fare e che pesci pigliare. Ha già reso noto il disappunto per la rosa che la dirigenza gli ha messo a disposizione: con il Chelsea che ha fatto per così a lungo muro per Lukaku e un Osimhen che “lavora a parte dall'inizio del ritiro” è difficile impostare il gioco che caratterizza l’ex Inter e Juventus. La prima punta è fondamentale per come lavora Conte, e ritrovarsi al 25 agosto con i soli Simeone e Raspadori non è il massimo.

Lecce-Atalanta: lo sfogo di Gasperini è il perfetto riassunto del fenomeno che si sta abbattendo sul calcio moderno. “Questa è una cosa che non piace a nessuno. Se queste situazioni (i casi Lookman e di Koopmeiners, nda) fossero nate a giugno o a luglio non avrebbero creato tutti questi tipi di problemi. Si sono già giocate partite di Coppa Italia, si è fatta la Supercoppa, si giocano tre partite di campionato ed è incomprensibile per tutta quanta la gente. Se lo sport è intrattenimento ed è uno spettacolo per far divertire la gente. Se alla gente questo non piace perché dobbiamo continuare a farlo? È una follia di chi permette queste situazioni. Avremmo avuto il tempo di preparare la squadra con i tifosi che fanno l’abbonamento che sanno che squadra vanno a vedere. È una cosa strana che tutti dicono, ma che non si fa niente per cambiare”.

Mettetevi nei panni dell’allenatore degli orobici: in meno di due settimane Scamacca si è infortunato e starà fuori per diversi mesi; Koopmeiners ha iniziato a presentare una serie di certificati medici pur di non allenarsi col resto dei compagni (non entreremo nel merito: senza schierarvi, immaginate cosa possa significare avere fuori rosa uno dei migliori centrocampisti della Serie A a pochi giorni di una delle gare più importanti della storia e a una decina i giorni dall'inizio della Serie A); Lookman ha chiesto di non essere convocato per attendere nuovi risvolti da una possibile trattativa con il PSG.

Tre dei maggiori fautori dello straordinario 2023/24 dell'Atalanta hanno visto l'esordio di Lecce e la successiva trasferta a Torino dal divano, nessuno per motivazioni immediatamente ascrivibili a responsabilità societarie.

Lavorare così è difficile, e lo è per tutti. Per il Genoa senza Retegui (poi sostituito con Pinamonti), giocatore di assoluto spessore per i rossoblù; per la Juventus, che ha deciso di gestire tutti gli esuberi che non rientrano nei piani di Thiago Motta imponendo un iniziale aut-aut (prima di reintegrarne alcuni, vedi McKennie); per la Roma, che è uscita "vincitrice" dalla situazione Dybala paralizzando il resto delle trattative giallorosse per una settimana circa - “Mi spaventerebbe perdessimo qualcuno senza sostituirlo”, le parole di mister De Rossi.

Inutile ignorare, infine, lo spunto offerto da Bastoni al termine di Genoa-Inter: "La difficoltà è derivata dal fatto che molti di noi sono arrivati tardi dalle Nazionali e hanno avuto poco tempo per lavorare. Rimango fiducioso. Non è facile dal punto di vista mentale tenere alta la concentrazione 365 giorni l'anno". 

Le interessanti proposte di The Athletic.

Il calcio sta cambiando. Sta cambiando la vita di chi lo vive sul campo, quella degli allenatori che devono preparare le squadre per la stagione in condizioni non ottimali, quella dei dei dirigenti che hanno sempre più pressione nel costruire in fretta le rose. 

Inter e Juventus potrebbero scendere in campo in questa stagione (senza considerare gli impegni con la nazionale) per 71 volte dal 16 agosto 2024 al 31 maggio 2025. 38 di Serie A, 15 di Champions League (escludendo i possibili playoff, altre due partite), 5 di Coppa Italia, 2 di Supercoppa Italiana e 11 di Mondiale per Club. Non lo avete pensato solo voi, tranquilli: sono davvero tantissime, in media una ogni 4,07 giorni.

Tralasciando la problematica di un calendario sempre più saturo e privo di slot liberi per recuperare eventuali partite sospese, questo numero di partite fa impressione in primis per le possibili ripercussioni fisiche, in secundis per la questione sollevata da Bastoni. Tenere la spina attaccata per tutto questo tempo venendo sottoposti alla pressione che riceve ogni giorno un calciatore di quel livello dev’essere cosa non da tutti e, alla lunga, logorante

Non a caso uno dei maggiori esponenti del calcio mondiale, Carlo Ancelotti, ha proposto una soluzione quantomeno da prendere in considerazione: concedere ai calciatori delle ferie durante l’anno per prendere una pausa ed evitare guai fisici e mentali.

Sarebbe una questione che, in caso di implementazione ufficiale, andrebbe regolamentata con paletti specifici per non gettare il tutto nelle pericolose mani dell’anarchia. Un’altra questione riguarda il fatto che se il Real Madrid manda in ferie Vinicius può schierare Arda Güler, mentre se il Milan si priva di Theo al suo posto giocherebbe Jimenez. Estendendo la problematica al di fuori della singolarità Theo-Jimenez e facendo l’esempio dell’Empoli come simbolo delle "squadre piccole" del privilegiatissimo mondo del calcio professionistico - coinvolto “solo” in Serie A e Coppa Italia - l’ammontare di match che deve affrontare è ancora sostenibile, ma un club come Milan ed Inter necessiterebbero di ricambi più all’altezza. 

Preparare una partita ogni quattro giorni è fisicamente e mentalmente difficile, il che potrebbe far scendere piano piano il prodotto offerto. Inoltre, allungando le rose per far fronte a 71 ipotetiche partite in una stagione, la richiesta di materia prima (i calciatori stessi) si espanderebbe, andando inevitabilmente a diminuire la qualità media dei calciatori ingaggiati.

A meno che non si operi in stile Chelsea, le numerose competizioni richiedono rose più attrezzate; le squadre, che gioverebbero di nuovi introiti, potrebbero far fronte alla questione nel breve termine. Ma, se un giorno si decidesse di tornare indietro, le singole squadre avrebbero delle uscite non più sostenibili qualora alcune competizioni venissero eliminate, incassi compresi. Si formerebbe un circolo vizioso nocivo, a tratti tossico. Infine, più sono gli impegni, più costerà fruire di calcio, che sia davanti ad uno schermo o allo stadio.

La trasformazione che ha intrapreso il calcio è sotto gli occhi di tutti, addetti ai lavori e tifosi. Nonostante ciò, però, è un toro che non è stato ancora preso per le corna ed anzi è lasciato libero. Come risolvere questa questione? Difficile a dirsi. Sicuramente, tra qualche anno avremo a che fare con le conseguenze di ciò che non stiamo affrontando adesso.

  • Nato a Venezia nel 2003, studia Scienze della Comunicazione a Verona. Si è avvicinato al mondo del calcio grazie alle repliche delle partite di Serie A su Rai Sport e a quelle del PSG su Sportitalia.

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