Logo sportellate
US Open
, 26 Agosto 2024

5 giocatori da seguire allo US Open 2024


Tra cui un italiano, un vincitore di un Masters 1000 e un semifinalista del 2022 proprio allo US Open

Anno bisestile, anno olimpico. Dopo l’abbuffata di ogni sport immaginabile e il seguente malinconico senso di vuoto, cerchiamo rituali rassicuranti per tornare al consueto. E cosa c’è di meglio dello US Open, il simbolo inaugurale dell’ultimo quarto dell’anno tennistico?

Diciamo la verità: gli Slam sono sempre una medicina fondamentale per attraversare passaggi difficili e cambi di stagione, forse questo più degli altri: superare la fine di agosto e addentrarsi in settembre non è mai facile, come non è mai facile ricominciare, tanto che ci chiediamo perché ci siamo fermati, perché siamo andati in vacanza, perché ci siamo immersi nei sogni di Parigi 2024. Accettiamo allora l’aiuto newyorkese per scacciare la malinconia.

Nella grande mela si ritrovano i soliti noti - grandi vecchi e grandi giovani - a dare l’assalto a un trofeo che più di altri ha regalato sorprese. Si guardano in cagnesco, con le carte in mano ben coperte. Djokovic arriva a fari spenti, non ha ancora vinto titoli ATP in stagione - non succedeva da tre secoli o giù di lì - ma ha rinverdito la sua epica con l’oro olimpico e con il recupero lampo dall’operazione al menisco: ha un tabellone ideale per mettere gli occhi sul 25° major.

Alcaraz ha vinto gli ultimi due Slam, arriva da favorito perché ormai possiede la magia del 5° set, la capacità di scattare sull’ultima salita quando gli altri si piantano. La sconfitta di Cincinnati con Monfils l’ha fatto arrabbiare e qualcosa suggerisce che la sua reazione non sarà delle più tenere.

Sinner: un viaggio difficile da riassumere in una frase, nella sua stagione migliore il n°1 ha sofferto malori, sconfitte amare, polemiche olimpiche e soprattutto la tensione segreta di un’inchiesta che per mesi lo ha tenuto sulle spine; che forza mentale ha avuto per continuare a giocare come se nulla fosse? Ora metterà in campo un’arma in più, la serenità.

Sulla sua strada ci sarà Medvedev ai quarti di finale, che l’ha battuto contro pronostico a Wimbledon, che qua ha litigato e fatto pace con le tribune, che ha un feeling particolare con questi luoghi, che si candida seriamente a guastare la festa a tutti. C’è anche Sasha Zverev, il più forte attualmente tra chi non ha mai vinto un major, quello che ci è andato più vicino, proprio qua, subendo una rimonta sanguinosa da Thiem. Sarà la volta buona?

Ma noi come sempre, schiavi della poesia dei primi turni - una categoria spirituale differente - ci dilettiamo a spulciare fra i giocatori che popoleranno come fantasmi le notti della prima settimana, ci sbizzarriamo a prevedere le parabole imprevedibili degli eroi per caso. Quindi ecco i nostri consueti cinque cavalli diversamente vincenti, i nostri amici di fine estate. (Nicola Balossi)

Brandon Nakashima

Quando il giovane californiano di chiare origini asiatiche vinceva le Next Gen Finals di Milano 2022 (superando alcuni come Draper e Lehecka), in molti avevano visto in Brandon Nakashima un tennista pronto per il salto nel tennis dei grandi.

Prodotto dei college americani, a 20 anni comincia a mettere in mostra un tennis esplosivo ritagliandosi uno spazio sempre più importante nel circuito Challenger, fino a giungere, alla fine del 2022, al primo titolo ATP (a casa sua, a San Diego) e alla conquista delle Next Gen Finals. Nonostante ci siano tutte le premesse per assistere all'ascesa di una nuova stella, il 2023 non è un anno fortunato per Nakashima: fatica a trovare continuità di risultati e, già 22enne, finisce un po' nel dimenticatoio, in un panorama che propone così freneticamente nuovi potenziali campioni.

Abbiamo perso un po' le speranze con Nakashima; mentre annaspava tra risultati stentati, il suo nome così pop ha smesso di affascinarci, mentre ci siamo un po' rassegnati al fatto che non avremmo mai visto esplodere quel talento che prometteva di mostrare a Milano nel 2022. “Dobbiamo dircelo chiaramente, questo rischio c'è”: è davvero possibile che Nakashima non sia niente più che un discreto giocatore, ma questa stagione, che lo ha visto lavorare con Davide Sanguinetti e Mariano Puerta, ha finalmente restituito al californiano sensazioni positive.

In entrambi i Masters pre US Open è stato fermato agli ottavi da un Rublev in netta ripresa, ma sul cemento americano si è visto un Nakashima competitivo, in grado di fare lo scalpo ad alcuni specialisti del veloce come Taylor Fritz, Tommy Paul e Arthur Fils: vittorie non banali, che lo portano a Flushing Meadows in fiducia.

Di fiducia Nakashima ne ha bisogno: il sorteggio gli ha subito messo di fronte Holger Rune. Un avversario tosto, quasi proibitivo, ma Nakashima ha già dimostrato di saperlo battere e anche nettamente (meno di un anno fa gli lasciava appena due game nel secondo turno di Shanghai). Ovviamente sarà sfavorito, ma vale la pena dargli una chance. (Marco Bellinazzo)

Alejandro Davidovich Fokina

Lo spagnolo con uno dei nomi più esotici del circuito è stato fino ad ora protagonista di una stagione tutt'altro che brillante, senza mai andare oltre i quarti di finale in tutto il 2024. Deludente anche la stagione su terra battuta, iniziata con la sconfitta con Sebastian Korda (non esattamente un terraiolo) al primo turno di Montecarlo (nel 2022 aveva raggiunto la finale), e terminata al 5° set del secondo turno del Roland-Garros contro Casper Ruud.

Dal suo best ranking alla 21, risalente allo scorso agosto, Davidovich Fokina è precipitato fuori dalla top 50, vittima di alcune noie fisiche e della difficoltà di trovare con costanza il miglior livello. Le qualità atletiche e la predisposizione tipicamente spagnola alla competizione lo hanno reso per tutta la carriera un avversario ostico per chiunque, ma l'impressione è che gli manchi sempre qualcosa per completare il definitivo salto di qualità. Vi ricorderete il clamoroso servizio dal basso sull'8-8 del super tiebreak a Wimbledon contro Rune, con cui di fatto regalò il match al danese e confermò il suo status di guerriero insicuro.

Il cemento americano però sembra avergli dato nuova linfa: quarti di finale ad Atlanta, sconfitto in 3 set da un Jordan Thompson in ottima forma, e ottavi a Washington, persi in un match tiratissimo contro il miglior Flavio Cobolli della stagione. A Montreal poi, Fokina ha eliminato Safiullin al primo turno e, soprattutto, Daniil Medvedev ai sedicesimi, sfruttando le debolezze del russo in una stagione non troppo esaltante. A Cincinnati è stato costretto ad abbandonare il torneo al primo turno, ma la sconfitta è arrivata al termine di una partita equilibrata contro un Frances Tiafoe battuto solamente da Jannik Sinner in finale.

Il legame con lo US Open non è da sottovalutare. Dopo quello in Francia, lo Slam americano è quello dove lo spagnolo ha raggiunto i suoi migliori risultati -due ottavi di finale, 2020 e 2022. Al primo turno affronterà l'australiano Hijikata in un match dove parte favorito, per poi incontrare con ogni probabilità Grigor Dimitrov al secondo turno. Contro il bulgaro le chances di vittoria si riducono, ma se dovesse avere la meglio, lo aspetterebbero prima Baez e poi Rublev, non esattamente al top della forma. Insomma, il cammino è tortuoso ma non impossibile.

Se poi vi fate un giro nella sezione autobiografica della sua pagina ATP, scoprirete di avere di fronte un tifoso di Floyd Mayweather, un appassionato della saga di Creed e un fan di Sylvester Stallone. E se ancora non siete convinti, sappiate che Capitan America è il suo supereroe preferito. Se non è questo il suo torneo... (Matteo Petrera)

Flavio Cobolli

A essere del tutto onesti, quando è cominciata l'ascesa di questo giovane azzurro, l'idea che in molti ci eravamo fatti di Flavio Cobolli era quella di un tennista più adatto ai campi in terra battuta, più vicino alla tradizione tennistica italiana di quanto l'ultimissima generazione abbia poi cominciato a mostrare. Un po' per caratteristiche, un po' anche per i risultati nei tornei minori, veniva difficile pensare a Cobolli come un animale da superfici veloci: con il braccio pesante e il tennis d'intensità da fondocampo, tre dei quattro tornei vinti nel sottobosco dei Challenger/ITF sono proprio arrivati sulla terra rossa.

Il 2024 è stata la stagione che ha visto Cobolli passare dall'essere un prospetto interessante nel panorama Challenger al presentarsi al sorteggio dell'ultimo slam dell'anno come testa di serie, grazie al best ranking alla posizione 31 del ranking ATP. Ma soprattutto è stata la stagione che ha quasi ribaltato le idee sul gioco di Cobolli, consegnandoci un giocatore decisamente competitivo anche sulle superfici veloci.

A Wimbledon, una battaglia di 5 set contro Tabilo ha messo fine abbastanza in fretta a una stagione su erba non indimenticabile: mentre sfumava per poco il sogno di partecipare alle Olimpiadi (5° italiano per classifica!), Cobolli è partito per gli States dove ha messo in scena probabilmente la miglior versione di sé, proprio sul cemento americano. Prima finale ATP in un 500, ma soprattutto vittime illustri e tutt'altro che banali su campi veloci come questi: Ben Shelton, Felix Auger-Aliassime, Tommy Paul, tutti caduti sotto i suoi colpi durante questo swing americano che lo accompagna all'unico Slam in cui non era mai entrato nel main draw.

Lo fa da testa di serie, in fiducia per i buoni risultati e con un sorteggio che potrebbe dargli una sfida prestigiosa con Daniil Medvedev in terzo turno. Il coraggio non gli manca, potrebbe essere il suo momento. Noi vogliamo sperarci. (Marco Bellinazzo)

Alexei Popyrin

Con questo nome da farmaco antipiretico, Alexei Popyrin - australiano di origine russa - è un ex enfant prodige che a lungo ha visto scorrere davanti agli occhi una carriera non del tutto brillante. Se nel 2017 ha vinto il Bonfiglio, il Roland Garros junior e raggiunto il 2° posto del ranking giovanile, qualche motivo ci sarà stato, ma la sua affermazione fra i grandi è stata meno dirompente delle attese.

Bisogna aspettare il 2021 per vedere il primo titolo ATP, vinto a Singapore su Bublik, bottino raddoppiato soltanto a Umago 2023 contro Stan Wawrinka. Nel frattempo lo ricordiamo per qualche sporadica affermazione di rilievo, per esempio la vittoria ai danni di Sinner al 1000 di Madrid. Al tramonto del 2023 gioca una finale di Davis che ben conosciamo e perde con Arnaldi più per limiti di tigna e di carattere che per un’inferiorità tecnica o fisica. Il resto è storia recente: un venticinquenne che non ha ancora concluso granché e che trova la strada per i grandi titoli chiusa dai mostri sacri vecchi ma soprattutto da quelli nuovi, in un passaggio di consegne di cui lui pare un testimone oculare.

Invece all’improvviso, tra le pieghe di un’estate distratta da Parigi 2024, il ragazzo scorge il pertugio della settimana della vita. Sullo sfondo di Montreal va in scena il sogno proibito dell’underdog, sfavorito dai bookmakers dal primo all’ultimo incontro. Se la vittoria con Machac poteva anche starci, sorprende già di più l’upset su Ben Shelton.

Poi sotto con Dimitrov, vestendo i panni dell’agnello sacrificale: il bulgaro vince il primo e giunge a match point sul 6-5 nel secondo. Popyrin si salva tre volte e poi va a vincere al terzo: c’è aria di missione, ma forse non ci crede nemmeno lui. Nei quarti di finale lo aspetta Hurkacz. Qui al posto del match point ci sono due palle break sul 5-5 del secondo set che gli assomigliano molto. Ma una missione è una missione, perciò anche qui l’australiano la spunta epicamente al terzo. Meno epiche ma ugualmente inattese sono le vittorie con Korda e soprattutto con Rublev, costretto a perdere la sua quarta finale 1000 in carriera.

Questo fulmine a ciel sereno potrebbe restare un episodio oppure segnare una svolta. Viene spontaneo tornare all’inizio, alla storia di un ragazzo del 1999, alto quasi due metri, che ha masticato tennis fin da piccolo spostandosi con la famiglia qua e là per il globo - Australia, Dubai, Alicante, Florida, e una parentesi importante anche nella scuderia di Riccardo Piatti - e che è cresciuto con una vocazione profonda per questo sport.

La combinazione servizio-dritto è affidabile e in generale lo è la sua potenza di fuoco da fondo campo; una grande vittoria come quella ottenuta a Montreal può potrebbe essere un balsamo e una scintilla per guarire dal suo limite principale, quella scarsa convinzione che lo rendeva spesso laconico e quasi rassegnato alla sconfitta nei momenti che contano di più. Arriva allo US Open carico e riposato, con due turni aggredibili (Kwon e forse Pedro Martinez), tutto porta all’incrocio fatale con Novak Djokovic: lì si che servirà tutta la convinzione di un fresco campione 1000. (Nicola Balossi)

Frances Tiafoe

Caviamoci subito il dente. Frances Tiafoe non è un giocatore per cui strapparsi le vesti, e forse a vederlo qui alcuni di voi storceranno la bocca. L'etichetta di tennista diversamente simpatico ha molto a che fare con la suscettibilità di noi appassionati. Ci ricordiamo ancora la farsa con cui riuscì a irretire Sinner a Vienna, nel 2021. Qualche giorno fa, a Cincinnati, ha battuto Lorenzo Musetti e mimato il gesto del “too small”, un’esultanza provocatoria del mondo NBA che dopo la stretta di mano è apparsa violentemente fuori luogo.

Parte della nostra repulsione per Tiafoe nasce proprio dall’imbarazzo con cui constatiamo la forbice tra questi atteggiamenti da spaccone e i suoi risultati in campo. Sconcertato dalla modestia del suo tennis di inizio 2024, Frances si è rimproverato pubblicamente di aver perso contro dei clown. Tiafoe non è davvero un villain, ma la parodia poco riuscita del cattivo della storia — «la tua ambizione è superiore al tuo talento», disse una volta il famoso cattivo di un altro sport.

Ma davvero Tiafoe si sopravvaluta? O forse siamo noi a sottovalutarlo? Quando è uscito dalla top 10, ci siamo chiesti come avesse fatto a entrarci. Quest’anno, nel periodo tra l’Open d’Australia e i Championships, ha messo insieme 15 sconfitte. Allora perché inserirlo tra i tennisti da seguire nell’ultimo Slam dell’anno? L’aria di Flushing Meadows, semplicemente, lo rende un altro giocatore.

Nel 2022, nella rocambolesca maratona contro un epifanico, 19enne Carlitos Alcaraz, fu a un solo set dalla finale. L’anno scorso lo fermò in quarti un’altra stella in ascesa, il connazionale Shelton. Tennisti umorali come Frances risentono del contesto più di altri. Due dei suoi tre titoli sono arrivati negli USA, a Delray Beach e Houston. Nel 2023 ha raggiunto la sua prima semifinale 1000 in California. Pochi giorni fa ha perso da Sinner a Cincinnati, su un cemento rapido a cui i nuovi campi di New York sembra somiglino molto. La splendida settimana in Ohio lo ha riportato in top-20 dopo cinque mesi. Anche lui l’ha notato: «Per qualche motivo, la pallina comincia a funzionare per me in agosto. Adoro giocare in America».

Dopotutto, nel ribollente catino dell’Arthur Ashe, allo US Open – sempre più lo Slam degli outsider, dove “tutto è spettacolo” in pieno stile americano – gli istrionismi di Frances, il suo sgargiante tennis da saltimbanco non potrebbero essere più opportuni. Con buona pace del nostro cringe. (Francesco Garamanti)

  • La Redazione di Sportellate è un miscuglio di persone che provano a scrivere di sport senza mai tirarsi indietro.

Ti potrebbe interessare

Jannik Sinner è nato per questo

Dominic Thiem ha dato tutto

Ben Shelton va di fretta

L'umanesimo di Novak Djokovic

Dallo stesso autore

In continua evoluzione, intervista a Domenico Tedesco

Guida alle italiane in Europa e Conference League

Guida alle italiane in Champions League

Ganna è il traino azzurro di Parigi 2024

5 giocatori da seguire a Wimbledon 2024

L'Inghilterra si fa bastare Bellingham

20 giocatori da seguire a Euro 2024

Serie A 2023/24, i premi della stagione

Serie A 2023/24, la squadra della stagione

5 giocatori da seguire al Roland Garros 2024

1 2 3 9

Newsletter

pencilcrossmenu