Fiorentina, male la prima europea
Al Franchi, i viola di Palladino vengono fermati sul 3-3 dalla Puskás Akademia.
Lo psicodramma del preliminare di Conference è destinato a diventare una tradizione per la Fiorentina? Probabilmente è presto per definirlo tale, ma se quella delle finali di UECL pare già una maledizione assodata per i viola, anche questo sorprendente (in negativo) pareggio all'esordio stagionale europeo sembra fare coppia con la sconfitta in terra austriaca dello scorso anno contro il Rapid Vienna, poi ribaltata tra le mura amiche. Tanto più tenendo conto della caratura dell'avversario, la Puskás Akademia, apparso sì brillante sul piano della condizione ma a tratti veramente modesto per caratura tecnica e organizzazione di gioco. Ma, alla prova dei fatti e del risultato, non così tanto più della Viola.
La Puskás Akademia è più nota per essere una succursale di potere del premier ungherese Viktor Orbán che per il suo blasone calcistico, essendo la sua storia nemmeno ventennale. E il suo arrivo a Firenze (senza giornalisti al seguito, con appena una quarantina di tifosi presenti sugli spalti di un Franchi versione cantiere aperto) sapeva di passerella ed esperienza da raccontare ai nipotini ma sempre con il ruolo da vittima predestinata da accettare senza troppe remore. Invece i magiari dopo appena 12 minuti si ritrovano avanti di due gol, colpendo una Fiorentina sciagurata nell'approccio e superficiale nell'esecuzione. Due gol che forse mettono di nuovo in luce alcune criticità della rosa, ma soprattutto evidenziano ancor più del pari di Parma quanto i viola siano ancora indietro sull'assimilazione dei dettami del nuovo tecnico.
Palladino cambia molto rispetto all'esordio in campionato: De Gea tra i pali, Ranieri terzo di sinistra al posto di Comuzzo, Parisi e Kayode per Biraghi e Dodô, Bianco per Amrabat in mezzo al campo, nel tridente Beltran e Sottil fanno compagnia a Colpani. Cambia molto, ma le risposte sono in varia misura negative. A partire dai "giovani" Kayode e Bianco, che in combinazione propiziano il rigore del vantaggio ungherese (trasforma Nagy) e con il primo in solitaria che sbaglia un pallone in uscita, regalando un fulmineo contropiede a Soisalo (De Gea rivedibile, ma forte staffilata). A livello tattico, di nuovo si è visto una Fiorentina in tremenda sofferenza sul pressing avversario, e non ancora in grado di padroneggiare il concetto "costruire basso per attirare pressione". I viola hanno sbagliato ripetutamente, soprattutto nelle uscite da dietro: un problema non da poco, considerando che questa è l'architrave delle idee di gioco di Palladino.
La reazione culminata nel gol di Sottil a fine primo tempo e un avvio di ripresa più pimpante (Dodô per Kayode, Kean al posto di un ectoplasmatico Beltran) facevano rassicurare gli animi: la Fiorentina poteva permettersi lo show di italianesca memoria fatto da occasioni sprecate malamente soprattutto da Ikoné (entrato al 55' per un Colpani ancora indietro di condizione). Rassicurazioni poi che sembravano arrivare nel gol di Quarta - meglio ancora una volta come battitore d'area che come presenza rassicurante in difesa - e nel 3-2 di Moise Kean, di nuovo in rete dopo quasi un anno e mezzo di astinenza e autore di una prestazione positiva. Partita che pareva rimessa sui binari già scritti, partita nella quale la Puskás Akademia tutto sommato sembrava quasi disposta ad accontentarsi di una onorevole sconfitta. E invece la superficialità della Fiorentina colpisce di nuovo, facendo emergere anche un altro aspetto problematico, ovvero l'estrema confusione che sembra regnare nel reparto arretrato viola quando c'è da difendere. Ai gigliati oggi mancano tante, troppe sicurezze.
Il 3-3 dagli sviluppi di corner firmato dall'eroe di giornata Golla, che seguiva di pochi minuti il riscatto di un De Gea autore di una buona parata dopo un primo tempo pieno di tentennamenti, certifica più che altro quanto debba lavorare la Fiorentina sia sul campo sia sui nuovi, eventuali arrivi. Certo, la trasferta in terra ungherese continua a presentarsi tutt'altro che proibitiva anche per una squadra poco in salute, così come la prossima sfida di campionato contro un Venezia apparso sotto l'acqua alta contro la Lazio. Ma, senza far confronti su chi sta meglio o peggio, le prime risposte dal terreno di gioco da parte dei viola aprono lasciano molti più dubbi che certezze nella testa sia dei tifosi che di mister Palladino.
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