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Duplantis Marchand
, 12 Agosto 2024

Duplantis e Marchand, le due facce della medaglia


Léon Marchand e Armand Duplantis sono stati tra i grandi volti di Parigi 2024.

L’immortalità è il premio non tangibile che viene consegnato agli atleti olimpici assieme alle medaglie. Dà la possibilità a chiunque di poter porre il suo nome nei libri di storia dello sport, onore destinato ad atleti affermati pronti a chiudere la propria carriera o, in altri casi, riveste e consacra nuove leve nell’olimpo dei grandi.

Si diventa immortali e memorabili per il numero di medaglie al collo o per come le si son vinte, ma non solo. Gesti iconici hanno accompagnato gli stessi atleti olimpici nella loro carriera: la falcata con tanto di sguardo all’indietro di Bolt, l’esultanza del maratoneta Mo Farah o le eleganti movenze di Nadia Comaneci, condiscono le opere più grandi di sempre con un pizzico di ulteriore personalizzazione. La memoria che si ha di Bolt non può tralasciare la sua esultanza che tutti noi abbiamo replicato almeno una volta.

La somma tra record frantumati, gesti iconici, personalità glamour e medaglie al collo consegna agli atleti un aura difficilmente scalfibile lasciandoci in eredità un mondo pre e post impresa. Ogni generazione hai i suoi idoli, le sue icone e le sue divinità sportive, alcuni di essi sono intergenerazionali nonostante vengano superati sul campo da volti nuovi, due dei quali a Parigi 2024 sono ascesi definitivamente verso l’olimpo dei grandi: Armand Duplantis e Leon Marchand lasciano Parigi da assoluti protagonisti.

Le loro imprese scandiscono l’epopea olimpica in terra francese perché corrispondo con il punto di inizio e il punto di fine della rassegna. Il nuoto con cui il francese Leon Marchand lascia a bocca aperta tutti quanti è il grande evento che ci accompagna nelle prime settimane dei giochi. Passa il testimone all’atletica che, con le sue numerose discipline, chiude il percorso olimpico. Atletica che vede come uno dei massimi protagonisti l’astista svedese Armand Duplantis, con una prova di dominio assoluto.

L’atterraggio di questi due alieni dello sport permette loro di aggiudicarsi, in totale, cinque medaglie d’oro e un bronzo in due, senza contare i numerosissimi record infranti. Tutto questo discorso non sembra esaltare la loro grandezza fino a quando, però, non si indaghi sulla loro età o sul loro passato. Duplantis, 24 anni e Marchand 22, sono le prossime next big things dello sport. Nonostante alcune differenze, come le discipline diametralmente opposte, i due enfants prodiges, sembrano avere molto in comune.

Lo svedese cinico

Se si studia la genealogia dei due, fin dai primi passi nel mondo dello sport all’attuale gloria, si vede come entrambi arrivino a Parigi già da affermati, da atleti senza dubbio da tener d’occhio, con una differenza però. Duplantis, infatti, fin dai primi tornei, dimostra una naturalezza quasi scontata nel dominare ogni gara, una spocchia da vincente. Quel cinismo aristocratico di chi sa di essere più forte degli altri sin da piccolo, di un dio che scende per competere coi mortali. Dalla prima apparizione ai mondiali U18 di salto con l’asta in Colombia fino a Parigi 2024, Armand conquista dieci ori, un argento, un bronzo e solo due volte finisce fuori dal podio. Un curriculum da predestinato dello sport.

Da qui viene il fare nobile che contraddistingue l’astista; quella volontà di stravincere senza stare a curarsi troppo di quello che fanno gli avversari. Più che competere con loro, Duplantis lo fa con sé stesso e con la storia, alla ricerca di quel salto che lo mandi in orbita direzione Olimpo.

Le gare di Armand sono veri e propri soprusi psicologici: per quanto possano provarci, gli avversari non saranno mai al suo livello, competono tra di loro per l’argento. L’alone che lo circonda però è quello del bravo ragazzo dal viso pulito che ama ciò che fa e punta a farlo al meglio, ed è per questo che quando cerca di battere l’ennesimo record, gli altri astisti e tutti i tifosi presenti, non possono non tifare “Mondo” Duplantis. Prima di Parigi il suo nome era già cosa nota, a Tokyo aveva stabilito un record di 6,02 metri con tanto di medaglia d’oro al collo.

Tra i due appuntamenti olimpici Armand non riposa, cerca di alzare ancor di più il tiro, come ai mondiali indoro di Glasgow del 2024 dove stabilisce un nuovo primato di 6,24 metri.

Ma se esiste un record è fatto per essere battuto e quando a farlo è sempre lo stesso atleta, la percezione di aver davanti un fenomeno non è campata in aria. Prima delle gare di salto con l’asta, nello stadio di Parigi si avverte una strana tensione, come se si stesse per avverare qualcosa e ciò diventa realtà quando Duplantis arriva a saltare 5.70 metri con uno stacco dall’asticella di cerca 30 cm. I tempi sembrano maturi. Conquista l’oro egregiamente e senza neanche troppi sforzi, fino a quando un’idea malvagia lo attraversa: saltare 6.25 metri. Ci riesce al terzo e ultimo tentativo, creando un pathos da opera teatrale.

L’impresa lascia il mondo in uno stato di sbigottimento puro, come se fosse consapevole di aver assistito ad un’impresa leggendaria, ma tale è e lo sarà fino al prossimo record.

https://youtu.be/H3N8uPSVDoI?si=ht1DM_Wy1fdzBTAa

La potenza del francese.

Per Marchand la gloria, intesa come medaglia vinta, arriva dopo, avendo comunque impressionato il pubblico sin dalle prime uscite. La precocità è solo una delle numerose sfumature di un atleta capace di arrivare in finale dei 400 misti a Tokyo 2022 all’età di 19 anni. L’acqua olimpica inizia a prendere dimestichezza con un talento che tre anni dopo farà la storia di questo sport. Il punto di svolta per la sua carriera sembra arrivare con il nuovo Bob Bowman, l’ex coach di Michael Phelps. Se vuoi diventare grande devi studiare come i grandi, e Marchand lo fa.

Le medaglie iniziando ad arrivare ai mondiali di Budapest 2022: in totale sono tre: due ori e un argento. La fame del nuotatore francese non sembra essere sazia: gli stili in cui eccelle, ovvero farfalla, rana e misti, hanno record che sembrano lì per essere battuti da Leon. Ciò avviene un anno dopo, ai mondiali di Fukuoka, dove vince tre ori nelle sue specialità e in più fissa un nuovo primato mondiale di 4’02’’50 nei 400 misti.

L’atleta defraudato di questo record era Michael Phelps, che sarà una costante nel percorso di Marchand. L’allenamento si mescola con una capacità naturale ed innata, creando una miscela olistica che vede nella rapidità di ripresa una caratteristica del francese, venuta fuori in maniera lampante durante Parigi 2024. Alle olimpiadi in patria Marchand è paladino di un popolo che non ha un nuotatore così promettente da Florent Manaudou e Alain Bernard. Con Leon, però, sembra tutto diverso, come se gli stessi francesi siano consapevoli di aver davanti un prototipo di Michael Phelps transalpino.

La prima finale a Parigi coincide con una performance descrivibile in toto col termine “olimpico”: medaglia d’oro nei 400 misti col tempo di 4’02’’95. Marchand pone le basi di un’olimpiade da puro protagonista.

Il secondo oro arriva nei 200 farfalla in cui Leon non ha vita facile, chiude con 1’51’’21, pochi decimi dall’ungherese Kristof Milak l’unico che finora sembra avermelo messo in difficoltà. Il tifo sugli spalti sembra scandire i movimenti durante i 200 rana in cui Marchand fa registrare un nuovo record olimpico con 2’05’’85 e una medaglia d’oro, la terza. Inizia a paventarsi l’idea di esser davanti a un fenomeno della natura.

La capacità di rigenerazione fisiologica di Marchand è qualcosa di paranormale. Tra i due ori intercorre uno lasso di tempo di poco più di due ore a dimostrazione di una ripresa dallo sforzo impareggiabile. L’ultimo oro, il quarto, arriva nei 200 misti, con un 1’54’’06 in scia del primato mondiale dell’americano Ryan Lochte che dista solo sei decimi di secondo. La sua rassegna si chiude con il bronzo nella staffetta 4x100 misti. A squadre sembra difficile spiegarsi il mancato oro del francese, un calo fisiologico dettato da una serie di sforzi nei giorni precedenti può sembrare non cozzare con quanto visto prima.

Marchand sembra vivere in simbiosi con l’acqua, con un’attitudine da pesce ascendente squalo. Le sue gesta sono sinuose, fendenti, quasi ipnotiche. Guardandolo si rimane folgorati immediatamente dal suo respiro e dai suoi movimenti: bracciata, movimento dei glutei, gambata. I due però vivono a loro volta in un rapporto di dipendenza: il respiro di Marchand sembra plasmare il suo movimento scapolare, l’adduzione e l’abduzione di Leon sono il suo trademark.

I fantasmi del passato: Bubka e Phelps

Nella carriere di qualsiasi sportivo di livello, i termini di paragone sono una costante fissa. Alcuni miti del passato sembrano intoccabili, Bolt ad esempio. Altri, invece, iniziano a venir messi in discussione, come se nominare il loro nome non fosse più un atto blasfemo. Duplantis ha un predecessore con un elevato peso specifico come l’ucraino Sergej Bubka, con cui il mondo del salto con l’asta ha conosciuto una fase di totale monopolio.

L’astista ex sovietico, infatti, ha dominato la scena dal 1984 al 2014 ritoccando sedici volte il primato del mondo, consolidandolo a 6.14 metri. Sergej è senza dubbio un pioniere, capace di catalizzare l’attenzione di molti su questa disciplina, diventando l’idolo di una nuova generazione di astisti, tra cui lo stesso Duplantis. “Mondo” ha affinato ancor di più la tecnica di salto, agevolato anche da attrezzature più moderne. La sua figura è quello di un perfezionista, arrivando a toccare vette difficilmente ipotizzabili prima. L’astista svedese ha ottenuto un passaggio di consegne memorabile nel momento in cui ha ricevuto l’oro dallo stesso Bubka a Parigi.

L’ucraino ha già speso parole al miele per Armand affermando che ha ancora ampi margini di miglioramento. Così come nel nuoto, dove la nuova stella Leon Marchand ha ricevuto l’endorsment da Michael Phelps in persona.

https://youtu.be/BeXo70t61-0?si=20TmN5MEaDxgsQB4

I due hanno in comune una precocità fuori dal comune, grazie alla quale lo stesso Phelps è riuscito ad esordire a soli 15 anni in un Olimpiade, in quel caso era Sydney 2000. La differenza principale tra i due sta nella differente stazza: Marchand, seppur alto 1,87 metri, ha una corporatura più esile paragonata a quella dello squalo di Baltimora. Il gap fisico viene colmato da una tecnica che con gli anni è cambiata, si è evoluta dai tempi di Pechino 2008, capace di migliorare negli anni e consentendo allo stesso Marchand di poter dettar legge in vasca. A dimostrarlo, i record frantumati e il modo in cui sono state vinte le medaglie.

In vasca Marchand si distingue anche per ciò in cui eccelle: i due pesi massimi condividono solamente farfalla e i misti. Davanti a sé Marchand ha davanti tutta la carriera, ma la domanda che si pongono tutti è se riuscirà mai ad eguagliare, o addirittura superare, il record di otto medaglie d’oro alle olimpiadi ottenuto da Phelps a Pechino 2008. Il nuovo banco di prova si chiama Los Angeles 2028 dove i due atleti proveranno a stupire il mondo ancora una volta.

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