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Stati Uniti Francia
, 11 Agosto 2024

Tra Francia e Stati Uniti, è ancora a stelle e strisce


Vincendo 67-66 contro le padrone di casa francesi, gli Stati Uniti si confermano per l’ottava volta di fila d’oro.

Ci vuole una partita speciale per pensare di poter battere Team USA. D’altronde, nelle grandi competizioni, è cosa rara: le statunitensi arrivavano in finale per l’oro senza aver mai perso un'Olimpiade o Mondiale dal 2006. La Francia, contro gli Stati Uniti, quella partita speciale l’ha trovata. La miglior difesa del torneo olimpico, capace di concedere 65 punti di media nelle precedenti cinque partite, ha imposto una pressione durissima a Team USA, non lasciando mai respirare le portatrici di palla, attaccando in maniera aggressiva anche sulle rimesse in campo. La nazionale campione in carica ne ha sofferto: mai si era trovata in così tanta difficoltà nell'imporre il proprio ritmo sulla partita. Le 18 palle perse raccontano di una squadra che ha avuto problemi non solo a prendersi cura del pallone, concedendo dieci rubate alle rivali francesi, ma anche a connettersi le une con le altre, concedendo molte dead ball turnovers.

Ad aggiungere all’approccio decisamente aggressivo delle padrone di casa alla partita c’è il dato dei rimbalzi offensivi, che la Francia ha saputo controllare, creandosi numerose seconde occasioni, e in alcuni casi anche terze o addirittura quarte per trovare la via del canestro. Ma se bisogna essere speciali per provare a sconfiggere le statunitensi, per portare a casa il risultato serve, se non la perfezione, l’eccellenza in molte fasi di gioco. Ed è per questo che nonostante un dominio nelle palle rubate, il controllo dei rimbalzi offensivi, e un numero ben maggiore di conclusioni – 20 tentativi dal campo in più, ma ben ventitré triple tentate rispetto alle avversarie – alla fine la Francia ha dovuto accontentarsi della medaglia d’argento, con gli Stati Uniti che hanno portato a casa l’ottavo oro olimpico consecutivo. La Francia ha tirato malissimo, soprattutto in un primo tempo in cui sembravano quasi spaventate all’idea di visitare le stoppatrici seriali delle avversarie nel pitturato – 0 tentativi ai liberi contro 18 triple, di cui solo 3 entrate.

La conseguenza di questi due fattori ha avuto un grosso ruolo nel determinare quella che è la quota vincente più bassa nella storia del torneo olimpico di basket femminile – 67 punti – ma guai a parlare di partita noiosa. La finale parigina è stata elettrizzante, tanto livellata dall’essere decisa per una questione – letteralmente – di centimetri, come quelli della linea bianca toccata da Gabby Williams, il cui tiro sulla sirena è valso 2 e non i 3 punti necessari per il supplementare. Proprio la nativa del Nevada ha tenuto in piedi la Francia, di cui è stata migliore marcatrice – unica in doppia cifra – e miglior rimbalzista, anche quando la partita sembrava chiusa. Gli Stati Uniti credevano di poter costeggiare la partita a suon di tiri liberi dopo un paio di big time plays di Kahleah Cooper, poi è arrivata la tripla a 6" dello scadere di Williams, che ha lasciato aperto lo spiraglio di overtime chiuso dal suo successivo tiro allo scadere.

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Da parte di Team USA, sicuramente è stata notevole la partita sottotono di alcune delle stelle della squadra, ma i meriti francesi nel bloccarle sembrano superiori ai demeriti delle statunitensi. Certo, Breanna Stewart ha giocato 30' efebici, ma è suo uno straordinario possesso difensivo su Marine Fauthoux che sembrava aver messo la parola fine sulla partita. Sì, Jackie Young è uscita per falli, magari Kelsey Plum non è stata continua, ma ad esempio è a quest’ultima che si deve il break – grazie a 2 triple e 1 assist in contropiede – che ha rimesso in parità la partita dopo un inizio di terzo quarto tremendo che aveva sotterrato le campionesse olimpiche in doppia cifra di svantaggio. Sì, la rotazione di coach Cheryl Reeve è sembrata magari cervellotica, soprattutto per quel che riguarda i pochissimi minuti in campo di Brittney Griner e di Sabrina Ionescu – 0 punti per lei, ma un paio di assist fantascientifici nell’unica striscia consistente di tempo a disposizione – ma non si può non mancare di sottolineare lo splendido piano partita di coach Jean-Aimé Toupane e la perfetta esecuzione di una difesa che è stata sempre eccezionale e che non è riuscita a limitare solo una delle tante campionesse presenti in tutto il torneo.

Giusto riservare una nota di merito alla MVP del torneo olimpico, l’unica statunitense ad aver giocato la sua miglior partita in finale. A’ja Wilson è la miglior giocatrice al mondo, e alle francesi ha riservato 21 punti, 13 rimbalzi e 4 stoppate, numeri ancora più pesanti essendo arrivati in un incontro in cui gli Stati Uniti hanno segnato 20 punti in meno rispetto alla sua media olimpica. Difficile trovare anche solo nella storia cestiste capaci di chiudere lo spazio aereo nel pitturato come ha fatto lei nelle fasi clutch della partita e allo stesso tempo, sempre nelle fasi chiave dell’incontro, tirare dal midrange con le mani di due avversarie in faccia e sfiorare solamente la retina. Il presente, ma anche il futuro, considerato che parliamo di una ventottenne – per capirci, l’età del primo anello di Michael Jordan – continuerà a passare dalle sue mani.

  • Nasce nel 1999 in onore della canzone di Charli XCX e Troye Sivan. Nella sua mente ha scritto un libro su Chris Wondolowski, ma in verità usa quel tempo ascoltando Carly Rae Jepsen e soffrendo dietro a Green Bay Packers e Seattle Mariners

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